giovedì 31 dicembre 2015

Samsāra 2016

Per carità, non voglio sentire discorsi su consuntivi di fine anno, speranze per l'anno nuovo, oroscopi, pronostici e vaticini, e nemmeno le solite geremiadi su Renzi e il governo ladro, sul culo della Boschi o sul nasone dell'Agnese, basta, portiamoci oltre la nevrosi. L'Agnese, per esempio, è magra, per lei stasera un tubino nero che scende appena sotto il ginocchio e décolleté bordeaux made in Tuscany, senza strafare, il tutto abbinato a un cappottino sciancrato con finiture in astrakan. Per la Boschi, invece, che ha passato i suoi guai con papà, un "maglione tricottato con le renne, ma pronto per essere tolto, nel caso ci si butti nelle danze, per lasciare la scena a un sexy bustier"(1). Vietato il Dom Pérignon, largo al Prosecco, che il mondo ha sete d'Italia.

(1) Il resto del Carlino, "Capodanno 2016: ecco il look giusto".

Lo Zen e l'arte della manutenzione del cronotopo


fig. 1

Dice il saggio: così come l'occhio si illude di vedere una riga centrale sfumata quando invece è piatta e uniforme (fig. 1), così la coscienza ci illude che tutto sia in movimento quando in realtà tutto è fermo, realtà eterna e atemporale che comprende tutto ciò che accade. Il saggio non fa uso di sostanze psicotrope(1). «La nozione di tempo potrebbe rivelarsi un concetto utile solo nell’ambito di una descrizione approssimata della realtà macroscopica», dice il fisico(2), e se lo dice lui invece ci fidiamo. La realtà cosciente come prodotto olistico(3) della lavorazione dello spazio-tempo, il quale ha la caratteristica di essere già tutto spiegato(4). "Quello che sembra movimento in realtà non lo è", andavano cianciando gli eleati(5), gente bistrattata dalla storia, considerati alla stregua di illusionisti, colpevoli di giocare con la logica per amore dell'assurdo (il tempo è pure galantuomo). Kant invece, con la sua idea delle categorie a priori: così come il vaso dà la forma all'acqua che contiene, così la coscienza dà la forma alla realtà che produce, ma "come puoi contenere quel che ti contiene?"(6). E a questo punto mi voglio rovinare, ci voglio aggiungere anche il velo di Maya, il Tao e lo Zen e il tiro con la motocicletta, e per finire il povero Husserl, il quale, con la sua fenomenologia, ci suggerì di considerare come vero e reale solo ciò che si mostra nella misura in cui si mostra: la riga centrale sfumata è l'unica reale, la riga centrale piatta è un prodotto concettuale secondario. Proprio perché vede, egli non osserva. Amen. (il cronotopo è un roditore che viaggia nel tempo).

(1) Stasera ha mangiato la pastina.
(2) Carlo Rovelli, "Gravità Quantistica", Enciclopedia Treccani.
(3) Il tutto che è altra cosa rispetto alla semplice somma delle parti.
(4) Srotolato.
(5) Parmenide e Zenone. 
(6) Kung Fu, Serie TV (1972-1975), con David Carradine.

mercoledì 30 dicembre 2015

Nota biografica

Ormai si sarà capito che trovo dolorosa l'esperienza del vivere e che l'accetto come una condizione in cui ormai sono calato, per cui il mio rifiuto di mettere al mondo altri esseri viventi non dev'essere preso come una forma di disprezzo per la vita o per una sorta di nichilismo di maniera, è solo che non vorrei rischiare di trasmettere ai miei figli il gene delle mie carenze, è un atto di responsabilità. Spesso mi dico: se proprio dovessi fare figli, almeno che la famiglia di lei sia più attrezzata, perché nella povertà non vedo futuro. Un'eguaglianza in cui tutti hanno di meno, questo intende propinarci l'avvenire? Chissà. Lascio comunque agli ottimisti il supremo compito del ripopolamento, a ciascuno la sua mansione.

martedì 29 dicembre 2015

Fenomenologia

Dice un amico: hai visto Kate Upton? E lì per lì mi prende alla sprovvista. Si tratta di fare commenti fra maschi sulle donne, sono fuori allenamento. Questa Kate Upton la trovo sulla Gazzetta dello Sport, in bikini, equipaggiata di regolari poponi* della quarta o della quinta misura, bionda, tratti caucasici di una bellezza standard modello unificato, non si può dire sia brutta. Non si sa bene se per meriti sportivi o che altro, la ragazzona campeggia sulle pagine della rosa, forse frequenta un terzino, forse un ballerino, comunque sempre di attività agonistica si tratta. Ora, a questo punto dovrei inserire una massima di Kant o una supercazzola di Hegel, ma, giuro, non mi viene (il primo, fra l'altro, noto asessuale, il secondo già più interessato ad assecondare la natura). Alas**, temo di aver perso per strada parecchia della metafisica sessuale che ancora mi rintronava giusto qualche anno fa. Comunque sia, fingo di stare al gioco e mi lancio in commenti grossolani sulla dimensione dei respingenti***, ma a giudicare dalla reazione temo di non essere stato molto convincente: cos'è che non va in me?

* Meloni (termine mutuato da Gadda).
** Ahimè.
*** Sì, insomma, le tette.

La favola del cane tonto e del gatto smagato

Il mio cane mi chiede ragguagli sulla situazione politica, il gatto no, lui è più smagato* e se ne frega, ma il cane prende tutto sul serio e bisogna spiegargli le cose, mi chiede di Renzi. E allora io a spiegargli che Renzi è il minore dei problemi, ma lui insiste, dice che Renzi è bugiardo. Che cucciolo. Tutti i politici mentono, ma se mentono è perché sanno che possono confidare in una platea di cagnolini a cui piace farsela raccontare, se vivessimo in un mondo di gatti, caro mio, sarebbe dura anche per Renzi. Per non parlare di Grillo, il quale anche lui ha la sua bella fila di scodinzolanti, che quando vengono abbandonati sull'autostrada improvvisamente rinsaviscono, a calci nel didietro. Ma io non sono tipo da maltrattare gli animali e al mio cane voglio bene quanto ne voglio al gatto, anche se il gatto l'ho fatto castrare. Spero si sia capita la metafora. 

* Nel senso di "disincantato", guarito dalla magia.

domenica 27 dicembre 2015

Su un ipotetico revival della metafisica

Ricorrentemente ci si auspica un ritorno della metafisica, magari nella speranza di un revival della fede nelle cose che non si mostrano, ma ce lo si auspica come fosse questione di rilanciare una moda, di un ritorno ai pantaloni a zampa o delle maniche alla raglàn. La cosa più intelligente da fare sarebbe invece capire le ragioni profonde che impediscono alla metafisica di ritornare, comprendere le ragioni di una tendenza che inesorabilmente ha soppiantato tutte le altre. Il fatto è che noi continuiamo ad avere fede, ma non si può avere fede allo stesso modo in cui l'avevamo prima della rivoluzione scientifica e industriale, ora abbiamo fede nelle nostre capacità, e solo dove ancora non riusciamo ad arrivare ci rivolgiamo eventualmente a Dio come speranza di ultima istanza. Pensare di ritornare alla fede saldissima del tipo medioevale (idealizzata oltre misura) significa ignorare quel che si è venuto a sapere sul mondo, e non ce lo si può nascondere, a meno che non si faccia opera di distruzione sistematica della conoscenza. In altre parole non ci può essere fede del tipo medioevale senza un ritorno al medioevo, perché l'uomo crede nei modi e nelle forme concesse dalla contingenza storica. Poi, che anche la scienza poggi più o meno consapevolmente su pilastri metafisici è questione nota, ma il fatto è che la modernità presta molta più attenzione al risultato finale che ai problemi del fondamento, che se anche il fondamento poggiasse sulle nuvole, quel che più conta sono le ricadute pratiche del procedimento (basta che funzioni).

sabato 26 dicembre 2015

Junghiana

Oggi parleremo di Jung. O meglio, lasceremo parlare qualcun altro. Per Jung "la nevrosi scaturisce dalla rottura dell'unità originaria di inconscio e coscienza. Si tratta di ricostruirla. Ma la terapia non consiste nel rimuovere le contraddizioni che si presentano nel paziente quando quell'unicità viene perduta, bensì nel favorire in lui un «innalzamento del livello della coscienza, e cioè il comparire di un interesse più elevato e più ampio», che non rimuove la contraddizione, ma le fa perdere importanza, come quando dalle cime di un monte si contempla un temporale nella valle. [...] I problemi, le sofferenze, le contraddizioni non si risolvono: ci si può portare al di sopra di essi. Il fatto patologico consiste nel restare bloccati all'interno di un conflitto e nel non affidarsi al "nuovo" che il divenire del mondo porta sempre con sé [...] Il "nuovo" inviato all'uomo dal "destino impenetrabile", non corrisponde alle attese. Perché il "nuovo" compia la sua funzione liberatoria, l'individuo non deve fare proprio nulla, come suggerisce il taosimo e, nella mistica europea, Eckhart. «Bisogna essere psichicamente in grado di lasciar accadere» le cose, senza voler imporre al loro accadimento la nostra volontà e le nostre costruzioni concettuali." (E. Severino, La filosofia contemporanea).

Quel "non opporre resistenza al destino" che ritrovai negli stoici e quel "lasciare accadere le cose" che in genere informa le filosofie orientali. Dunque, senza saperlo, mi stavo curando junghianamente, e gratis (un bel risparmio). Chi è troppo ansioso, come il sottoscritto, si preoccupa di tutto cercando di trattenere il più possibile il presente, ma non c'è nulla da fare, per tanto che si cerca di trattenerlo, l'imprevedibile irrompe: perché resistergli? Più si oppone resistenza e più cresce la nevrosi, lasciar accadere, dunque, lasciar scorrere, il conflitto non verrà risolto ma l'impatto verrà di molto attutito. Das ist gut.

domenica 20 dicembre 2015

Estremadura

Non mi appassiona la Spagna, che ti devo dire? Sto attualmente lottando contro l'emicrania, mi tirano i punti, si vive nell'incertezza. In tutto questo che la Spagna sia diventata un po' come l'Italia interessa relativamente. Mi hanno regalato una bella sciarpetta, a voi non piacciono le sciarpette? (abbiate pazienza, sto cercando di mettere insieme i fatti salienti della giornata). Per esempio in sudamerica l'uomo non porta la bufanda perché è segno di poca virilità. Tanto piacere. Intanto in Estremadura la lotta si fa estremamente dura. Tenete a mente quello che vi dico: la qualità dell'elettorato determina la qualità della proposta politica (daje che ricomincia). L'elettore chiede inconsciamente di essere preso per i fondelli, l'elettore premia la migliore fra le suggestioni possibili. Anche perché l'elettore non ha la minima idea di cosa realmente sia giusto o sbagliato, forse nemmeno chi è chiamato ad eleggere. L'elettore cerca semplicemente di autoconvincersi e sceglie la proposta che più gli sembra in grado di tramutare in certezze il fumoso corso dei suoi pensieri. L'Estremadura deve il suo nome al fatto di trovarsi all'estremità del fiume Douro ("Extrema Duris").

giovedì 17 dicembre 2015

Virtute progredior

Quelli del Manifesto dicono che Sua Maestà Venerabile il dott. Gelli (nonché N.H. Conte, ecc. ecc.), pur da morto, continua ad essere il vero burattinaio, l'occulto ispiratore di tutta la politica italiana dal dopoguerra ad oggi, e che Renzi, in quanto massone a sua volta, non è che l'ultima incarnazione in ordine di tempo del piano di "Rinascita Democratica". Non è una novità, quando la sinistra, in qualità di sol dell'avvenire, si sente esclusa dai giochi e svilita nel suo ruolo di guida morale, è sempre a motivo del complotto pluto-massonico, ci puoi scommettere. Io invece penso che il piano di "Rinascita Democratica", qui da noi, non abbia nemmeno bisogno di una struttura o di una organizzazione occulta per prendere corpo, ma che scaturisca per naturale indolenza dallo stesso popolo sovrano, basta solo toccare le corde giuste (per contro, mi pare di avere compreso il profilo antropologico dell'uomo di destra, il quale nel culto dell'ostracizzazione trae la sua forza e fonda i suoi argomenti).

martedì 15 dicembre 2015

I torbidi

Dicevamo, non di bunga bunga perirai ma di casse di risparmio? Non ci voglio credere. Tutto questo bailamme, tutto questo uso politico che si fa dello scandalo, non fa che confermare una mia vecchia teoria, e cioè che sarebbe meglio, per il politico, essere orfano e figlio unico, privato dell'affetto di amici e parenti, cresciuto su un'isola deserta in compagnia di un precettore che verrebbe poi indotto a suicidarsi, solo così avrebbe la certezza matematica di non essere ricattabile, di non cadere in tentazione, di non essere oggetto di illazioni. Ma non è praticabile. E allora avanti il prossimo e occhio alle correnti d'aria, che in Russia, si sa, si moriva di purghe e di raffreddore.

domenica 13 dicembre 2015

La revanche

L'assalto lepeniano anche stavolta è stato respinto sulla linea del bagnasciuga, la barriera anti-tsunami del doppio turno ancora una volta ha retto. Qualcuno a digiuno di cose francesi potrebbe anche obiettare: e lasciarli vincere 'sti lepeniani? Macché, messi con le spalle al muro e sotto il ricatto della guerra civile, socialisti e repubblicani trovano sempre il modo di allearsi e fare fronte comune contro i fascistoni, i quali a questo punto devono proprio essere degli impresentabili, che i nostri colonnelli di AN, al confronto, erano dei dorotei. Si sviluppa invece fra gli sconfitti quella sindrome degli esclusi che poi diventa motivo d'orgoglio e di distinzione, come capita da noi con Buttafuoco, il quale è talmente orgoglioso della sua différance e così poeticamente innamorato della sua immagine da reietto che si è convertito all'islam per completare il quadro e porsi all'estremità ultima della questione (escludo che possa accadere anche ai Le Pen, così poco inclini al richiamo delle zagare). C'est bon.

Hegeliana/2

"Hegelianamente", no? Ci siamo capiti. E' un termine ormai entrato nell'uso comune, sui social lo usano in continuazione, soprattutto i giovani. Quando di un cosa si dice che è "hegeliana", si intende che vi è dietro una logica o una provvidenza, un piano che tende a un fine, un concatenamento di circostanze ben congeniate. Il concetto si adatta a meraviglia ai movimenti storici, e il movimento è perpetuo, quando sembra aver raggiunto la sua meta, da lì riparte per una nuova destinazione (dialettica hegeliana, sviluppo attraverso la contrapposizione). Alla morte di Hegel i seguaci presero due strade, alcuni svoltarono a destra, altri a sinistra. La destra hegeliana intese vedere nella logica che sottende la storia la mano del Dio onnipotente ed elevò il cristianesimo al rango di religione par excellence. La sinistra liquidò invece con Feuerbach la questione teologica (Non è Dio che crea l'uomo, ma l'uomo che crea l'idea di Dio) e volle partecipare attivamente al processo dialettico attraverso la prassi rivoluzionaria: farsi provvidenza per cambiare il mondo, cambiare il mondo (i rapporti di produzione) per cambiare le coscienze, e conseguentemente gli uomini. Ma esiste veramente questa logica metafisica che guida la storia e che architetta piani ben congeniati o è tutta una suggestione indotta dal tentativo di spiegare a posteriori la successione degli eventi? Esiste in ogni caso l'intricata trama delle loro relazioni, quella trama in cui viene intessuta la realtà e in cui si trovano calate cose e persone, e tanto ci basti.

sabato 12 dicembre 2015

Hegeliana

Hegelianamente parlando, il partito della nazione, o se volete la progressiva e inesorabile trasformazione del partito democratico in democrazia cristiana, risponde a una sua propria funzione storica, e cioè quella di presidiare il campo moderato in assenza della destra. Nell'ottica hegeliana ogni movimento della storia è infatti legato al precedente e insieme costituisce l'anticipazione di quello successivo (nel caso attuale, la reazione grillina e i travasi di bile della sinistra). Tutto ciò che accade si giustifica di per sé solo per il fatto di esistere, dal più terribile dei casi al più corrispondente alle nostre inclinazioni. Quindi, non datevi troppa pena, passerà anche Renzi con le sue Leopolde e le sue fascinose ministre per le riforme costituzionali, arriveranno altri ad occupare il suo posto, i quali, volenti o nolenti, prepareranno a loro volta il terreno ai loro futuri rottamatori. Hegelianamente parlando tutto si tiene, compresa, eventualmente, anche la rovina.

giovedì 10 dicembre 2015

Soluzione al sette per cento

Stasera l'idea è di infilarmi a letto a leggere Il segno dei quattro, che ho i piedi gelati, d'altronde Trump non ci concede il bis e non si può stiracchiare una cazzata per tre giorni di seguito, si squaglia, diventa una pappetta, vorrà dire che stasera me ne inventerò una io: i negri si sono inciviliti grazie all'apporto decisivo dei bianchi americani, fosse stato per loro stavano ancora a mangiare le banane (così omaggiamo anche Tavecchio). Intanto il Krasnodar vince sul campo del Qäbälä, qualcosa vorrà pur dire. Il segno dei quattro si apre con Holmes che per la noia si fa una pera di cocaina, "soluzione al sette per cento", il povero Watson gentilmente rifiuta (la campagna afghana), dopodiché passa alla rampogna. "La mia mente si ribella all'inerzia", ribatte Holmes, "Aborrisco la monotona routine dell'esistenza. Ho un desiderio inestinguibile di esaltazione mentale". Come non capirlo? Va da sé che io al massimo mi faccio una birretta, la quale, invece di esaltarla, mi ottenebra definitivamente la mente trascinandola in un torpore senza domani. Alla fine il Krasnodar ha vinto. Goodnight.

mercoledì 9 dicembre 2015

The lady is a Trump

Oggi stavo ancora pensando al Giubileo, di come molte porte si siano spalancate ai quattro angoli del globo terracqueo come metal detector o teletrasporti, attraversati i quali si viene mondati dai peccati e irrorati dalla misericordia di Dio (mi pare di aver letto nei Canti di Hyperion di queste case in cui ogni porta era un teletrasporto che conduceva a una stanza su un pianeta diverso, sai il casino con l'imu). Intanto la Roma ha pareggiato col Borisov. Di Donald Trump che possiamo dire? Andavano educati gli elettori, ormai è tardi, e poi vuoi mettere Melania Trump come first lady? E Ivanka first daughter, bella e bionda come le figlie dei ricchi (o Dio onnipotente sii misericordioso con Donald! E a questo punto anche con noi). Sul salvabanche un consiglio: impegolatevi solo con istituti too big too fail, prima che chiudano anche internet. Buonanotte.

martedì 8 dicembre 2015

Tout est pardonné

Dunque possiamo dire che oggi la scena era tutta per il Giubileo dei miserabili. Ecco, mi è venuto da pensare che anche i non credenti, per avere più presa sul popolo, dovrebbero creare le loro liturgie, gran parte del piacere di essere cristiani si risolve infatti nella rappresentazione scenica, nei gesti, nei rituali, nello sfavillio dei costumi e degli allestimenti. Ci sono atei, per esempio, che ne sanno più di un cardinale in fatto di etichetta, io appartengo ai distratti, di quelli che proprio non se ne curano. Subito dopo il Giubileo vengono i primi verdetti dei gironi di Champions League, ma ahimè anche lì, causa esclusione delle milanesi dalle coppe, non saprei dirvi di più. Devo dire invece che mi è rimasto impresso l'articolo di Langone sull'Immacolata*, nella parte del dogma da accettare così com'è, a scatola chiusa, per sgomberare la mente dai pensieri complicati e spianare le rughe del viso, ma soprattutto nella parte dell'onomastica: Concetta, Immacolata, Carmela, le cugine morbide dai ventri ospitali (ospitali alla vita), amadriadi della gigantomastia... ma si è fatta una certa, è l'ora della camomilla, bonne nuit.

lunedì 7 dicembre 2015

Rotari

Per interposta sciagura ora gli occhi sono puntati su Salvini, hai visto mai che sull'onda del momento possa riuscirgli l'exploit? La lepenizzazione del centrodestra italiano, del resto, procede a passi spediti causa naturale esaurimento dei moderati con scappellamento a destra (ora pare vada di moda scappellare a sinistra). I longobardi ebbero vita facile nel penetrare il corpaccione floscio della decaduta civiltà romana, e il Salvini ce l'ha la faccia da longobardo (Longobardos vulgo fertur nominatos prolixa barba et numquam tonsa, cioè i longobardi non si tagliavano mai la barba e per questo avrebbero dovuto chiamarsi longobarbi). Salvini è il Rotari in grado di riunire la penisola sotto un unico barbarico vessillo, da Pavia a Benevento, da Mediolanum a Spoleto passando per Castropignano. Be', l'ho fatta troppo lunga e pure l'ho nobilitata oltre i suoi meriti, la faccenda è molto più ordinaria e priva di rilevanza storica.

domenica 6 dicembre 2015

La défaite

C'è rabbia e indignazione fra i compagni, i lepenisti hanno vinto e non se lo sanno spiegare: com'è possibile che vinca ancora l'ignoranza, com'è possibile che non trionfi la ragione? Si sono spesi in chilometri di pagine per spiegare all'umanità l'uso corretto che si deve fare della democrazia, ma il popolo è bue e ha la testa dura, insiste nella sua dabbenaggine. La sinistra fu un tempo movimento di popolo e fra i suoi accoliti abbondavano cretini, omofobi e razzisti specchiati, oggi abbondano invece i professorini, quelli che si credono istruiti solo perché hanno fatto il classico. Ma sarà pure permesso ai francesi di avere paura? No, i francesi dovevano invece capire che un po' se la sono cercata, che è per colpa delle diseguaglianze se c'è gente che li odia al punto da ammazzarli davanti ai bistrot, perché fanno parte di quell'élite che se la spassa. Badate, compagni, che siete voi che state perdendo il lume della ragione, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Kirkegór

Tu lo sai che Severino Kierkegaard (pronunciato kirkegór, con la seconda kappa leggermente aspirata) era un uomo che non poteva sottrarsi, per educazione e per tradizione familiare, dal credere fermamente nel Dio abramitico, e proprio in quel particolare momento storico in cui in tutta Europa si assisteva alla crisi del sacro, prodromo di quella morte di Dio che fu poi annunciata da Nietzsche. Un personaggio amletico, il nostro, roso da mille dubbi esistenziali, conscio che la nuova razionalità illuminista aveva messo in crisi la pretesa tomista di giustificare la fede per mezzo della ragione, e per questo si spese per considerare la fede come uno scandalo tutto compreso nell'irrazionale. Non a caso Kierkegaard non aveva troppo in simpatia gli aspetti esteriori del culto, la fede era una cosa seria, qualcosa che sconquassava l'essere dalle sue fondamenta e che poteva anche spingere alla rinuncia e alla dolorosa disillusione di certe aspettative sociali o aspirazioni affettive (e qui si inserisce tutta la letteratura riguardante Regine Olsen, la donna su cui volle fondare il tempio del suo rimpianto e il culto della sua malinconia). Con Kierkegaard siamo dalle parti del proto-esistenzialismo, ma declinato non edonisticamente. L'angoscia deriverebbe non già dall'assenza di Dio o dall'impossibilità di credervi, ma piuttosto dalla vertigine che coglie l'uomo di fronte alle possibilità infinite offerte dalla sua libertà (lo sgomento di essere liberi). Kierkegaard fu così fonte di ispirazione per le teologie negative del ventesimo secolo che consideravano Dio come il "totalmente altro" rispetto agli uomini, quell'incommensurabile differenza qualitativa che si rispecchierà poi nel concetto di differenza ontologica heideggeriana. L'essenziale è stato detto.

Sotto lo storytelling, niente

Non so di che scrivere, non di Renzi perché mi pare un insulto alla serietà del momento, Renzi lo storyteller, con le sue Leopolde e i pantaloni alla saltafosso; potrei allora scrivere della mania degli americani per le armi, ma tutto è già stato detto ed è del tutto inutile voler insegnare agli americani le buone maniere, soprattutto sotto le feste. Allora parlerò di terrorismo. Scherzo. Lo so, in realtà voi siete preoccupati per il plenum della Consulta, vi capisco, c'è gente in sciopero della fame, manco uno struffolo o una fetta di pandoro. E poi, dovessimo mai dichiarare guerra al Bucodelkulistan, una Consulta impossibilitata ad operare nel suo plenum rappresenterebbe un pericolo per la democrazia. Ma passiamo alla stima del PIL: non c'ero, non conosco, non ho seguito, il mio metodo per misurare la salute dell'economia è più immediato, per esempio anche per quest'anno niente caviale. Comunque gli americani ci giocano con le armi, se ogni tanto ci scappa un morto ci sta, è un po' come i botti di capodanno (ridere).

mercoledì 2 dicembre 2015

Trahunt

Il mondo è pieno di individui (o di "singoli", per dirla alla Kierkegaard) che per risolvere inadeguatezze del tutto personali progettano di cambiare il mondo coinvolgendo se necessario l'umanità intera, ma il mondo non cambia in due minuti, né tantomeno lo fa per accontentare loro. Il progetto consiste essenzialmente nella volontà di ritagliarsi il mondo su misura, spacciando predilezioni personali per interessi generali quando non addirittura per leggi universali. La regola inerisce ai moralisti di ogni genere e natura, che siano del tipo marxista o del tipo religioso, non fa differenza. Così chi si sente schiacciato dalla logica del profitto desidera il superamento dei conflitti di classe (che non si sa bene cosa sia, ma basta la suggestione), e chi invece si sente rassicurato da un mondo più ordinato nelle sue abitudini si appella al suo dio per preservare immutabili certi istituti sociali e valori "non negoziabili". Senonché, le alterne vicende del mondo li trascinano loro malgrado nelle situazioni più disparate, ma quando occasionalmente accade che la realtà corrisponde miracolosamente ai loro desiderata, la cosa fa loro presumere troppo ottimisticamente di essere nel giusto e di avere avuto ragione: pie illusioni, il mondo non cambia per farci un piacere.

giovedì 26 novembre 2015

Nessuna consolazione

Ho letto l'intervista di Onfray sui fatti di Parigi, e che dire? Le solite banalità, il solito eccesso di sociologismo da gauche al caviale, niente di nuovo. Sono uno strano tipo di nichilista, talmente non credo in nulla che nemmeno sono tentato dall'edonismo, anzi, in quanto ennesimo tentativo di dare un senso alle cose, l'edonismo è una bufala. Vivere, dunque, ma senza alcun tipo di consolazione, né religiosa, né scientifico-razionalista (né tantomeno edonista). Venire trascinati dal fato, volenti ma soprattutto nolenti, questo è l'unico senso che riesco a dare alle cose.

martedì 24 novembre 2015

"Conseguenze tragiche"

Se è vero che il vero è l'intero, come diceva il nostro amico Hegel, ogni passo fatto nella direzione della III° guerra mondiale ci avvicina alla verità. Ora, ci va pur sempre una buona dose di amaro sarcasmo, ma l'incidente di oggi fra Turchia e Russia è quel pezzettino del puzzle mancante che sempre avanzava e che infine trova il suo posto all'interno del grande disegno generale. Qual è questo grande disegno generale? La tempesta perfetta, il grande casino globale. Come diceva Clausewitz, la guerra non scoppia mai all'improvviso, ma quando scoppia allora fa come il Vesuvio, in un solo istante libera tutta l'energia accumulata nel corso dei secoli e dei secoli, e allora amen (diceva proprio così). Prendetelo come rito apotropaico.

Guarire si può

Arrivi a un punto che prendi congedo pure dal conformismo di sinistra, con la sua pretesa di essere sempre dalla parte giusta della storia (ci siamo passati). Il fatto è che a sinistra si sta comodi, è come stare alla Società del Whist, ti vengono gentilmente offerte le pantofole e tutta una serie di coordinate che nella maggior parte dei casi bastano ad attribuirti il titolo di intellettuale (rigorosamente engagé) e a sublimare qualche frustrazione personale mascherandola da solidarietà verso i più deboli. In pratica si passa il tempo a sentirsi incommensurabilmente migliori di Gasparri (ma il fatto che ci si debba sentire incommensurabilmente migliori di Gasparri non costituisce in sé motivo di distinzione, anzi). Poi arriva il momento della liberazione, in cui non devi più rendere conto di quello che pensi e che dici e nemmeno del tuo atteggiamento verso i migranti (cioè verso le persone diversamente stanziali). Coraggio, c'è vita là fuori, non abbiate paura, si può avere qualcosa da dire anche senza celebrare Pasolini e Berlinguer, provateci.

domenica 22 novembre 2015

Intermezzo teologico

Da un'introduzione a L'Ora di Kierkegaard di Mario Dal Pra: «esiste tra Dio è l'uomo una incommensurabilità ontologica che, considerata isolatamente dal resto, può indirizzare l'uomo alla disperazione». E' il grande tema del Dio come "totalmente altro", cruccio di tanta teologia nordica. Un ateo risolverebbe tosto la questione: e per forza che c'è una incommensurabilità ontologica fra Dio e l'uomo, è l'uomo stesso che si obbliga a questa incommensurabilità, è l'uomo che se la canta e se la suona da solo! Poi c'è sempre il Deus sive natura, che è una forma di ateismo raffinato: non c'è alcuna distanza fra uomo e Dio perché l'uomo, in quanto natura, coincide con Dio. Senonché è un Dio muto e sordo che non ci dice nulla sulla nostra salvezza, un Dio che non ci piace (a noi piace pensare che ci sia un piano). Per quanto mi riguarda io avrei invece raggiunto il mio personale satori, vale a dire che nego il libero arbitrio e rimetto la mia povera esistenza nelle mani del destino, vero arbiter della questione, il che non significa rinuncia al mondo e distacco da esso, ma partecipazione attiva e consapevole al mondo anche se percepito nella sua dimensione di vacuità (l'ho letto su wikipedia, dev'essere vero).

sabato 21 novembre 2015

Dum spiro, spero

Diceva l'ontologo che è impossibile essere altro da sé, e questo intendevo dire, che a questo punto non ci si può nascondere e mimetizzarsi sperando di non dare troppo nell'occhio. Non c'è via di scampo, questa volta il problema andrà affrontato. E sapendo di che pasta siamo fatti, specialisti delle strade tortuose e maghi del piede in due scarpe, prevedo la solita ammuina. Una condanna chiara non la potremo mai esprimere, nessun percorso lineare, ci sarà sempre un "ma" e un "però" a ricordarci che siamo corresponsabili, che in fondo trattasi della giusta punizione, della nemesi che ristabilisce l'equilibrio in un mondo che pende tutto ad occidente. Per cui da una parte chi è genuinamente convinto di essere "dalla parte giusta della storia", che i valori occidentali convengono a tutti perché espressione dei diritti umani universali, dall'altra chi proprio non gliela vuole dare vinta e si fissa sull'ipocrisia, come a rimbrottare il soldato che se ne va alla guerra con i calzini spaiati. Io dico: quando la minaccia è grande sarebbe opportuno lasciare da parte i bisticci, casomai dopo, a bocce ferme e se mai riusciremo a spuntarla, riprenderemo il discorso dal punto in cui l'avevamo lasciato, ma è fiato sprecato.

giovedì 19 novembre 2015

Dell'impossibile fuga da se stessi

Ho una visione dolente della realtà, per esempio non capisco perché proprio a me sia toccato di vivere in occidente, in relativa pace e tranquillità da una sessantina d'anni, e non invece a un buon diavolo di siriano che magari si è visto bruciare casa e accoppare la famiglia, eppure tra me e lui non vi è a priori alcuna differenza. Ma poi, proprio giunto a questo punto, comprendo come tutto sia necessariamente a posteriori: non ci si può giudicare indipendentemente dall'esperienza, astraendosi dalla cultura in cui si vive, dal tempo e dal luogo in cui ci si trova. Per esempio il giudizio che diamo delle altre culture passa necessariamente attraverso quello che siamo, e noi siamo occidente, volenti o nolenti. Per cui non dobbiamo tanto preoccuparci di dar loro meno fastidio possibile con la speranza che ci possano odiare un po' di meno, loro ci odiano già per quello che siamo, per come viviamo e per quello che pensiamo, e siamo occidentali anche e soprattutto quando crediamo di cavarcela a buon mercato offrendo loro un'ospitalità che suona quantomai pelosa. Allo stato attuale non vedo dunque alternative, e non è un mistero che il cosiddetto "islam moderato" venga giudicato tale in relazione all'adesione allo stato diritto laico e liberale, un'idea quanto mai occidentale, non trovate? (Oppure fate come gli antagonisti tardo marxisti ed hegeliani, che ancora tentano una via alternativa al capitalismo, criticando ferocemente il pensiero unico occidentale senza rendersi conto che la filosofia marxista, pensiero unico per eccellenza, è il modo migliore per riaffermare una visione ultra-occidentale).

mercoledì 18 novembre 2015

Süße Träume

Siamo in guerra. In un'ideale Repubblica di Platone apparterrei alla classe degli artigiani, la penultima in ordine di importanza (a me spetta il compito di produrre, ai guardiani quello di difendere gli opifici). A questo punto sarebbe auspicabile che gli europei capissero che la pace non è per sempre, che può capitare anche il caso che ci si ritrovi improvvisamente a difenderla. Tempo fa andava di moda la società aperta, il multiculturalismo, la critica postmoderna al pensiero forte, il mondo sembrava avviato verso un futuro di pace e di relativismo stabile e duraturo in cui tutte le culture si sarebbero accontentate di convivere le une accanto alle altre senza darsi troppo fastidio, all'interno del più grande contenitore "neutrale" della democrazia liberale. Grandi speranze per grandi illusioni. Per cui può capitare pure che di nuovo se ne possa venire a capo, come può capitare il contrario. Sarebbe invece pericoloso pensare che Gott mit uns, di avere il favore degli dei, e qui si intenda il Dio dei cristiani come più laicamente il nostro strapotere tecnico e scientifico, perché i nemici dell'occidente dimostrano di non avere scrupoli a servirsene, che la tecnica è neutrale e non mostra preferenze per l'uno o per l'altro. Sogni d'oro.

domenica 15 novembre 2015

Milites pro civium salute

In verità io non credo nemmeno nel libero arbitrio, quindi dirmi liberale non sarebbe propriamente corretto, senonché trattasi di precisazioni risibili che non interessano perlopiù a nessuno se non ai filosofi che fanno questioni di lana caprina. Cercare continuamente conferma della propria identità ideologica (oltreché ontologica) è poi un lavoraccio, oltre a un certo limite denota pure qualcosa di patologico, in aggiunta la civiltà è a rischio, dicono, per cui bando alle ciance e confidiamo nei milites a cui va tutto il nostro appoggio. C'è da dire che non credo nella civiltà dei buoni sentimenti, nell'accoglienza ai profughi per volontà della misericordia, tendo a credere di più ai reciproci interessi che olisticamente si intrecciano e vanno a formare un superiore interesse generale (se questo non è liberale!). Ma al diavolo le definizioni. La verità è che non smetterò mai di sentirmi un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro e che continua a riecheggiarmi nella mente quel passo delle "Storia d'Italia" citato solo qualche giorno fa: «Un popolo reso conservatore dal benessere, e cittadino e sedentario dalla civiltà, comincia ad accarezzare il sogno della sicurezza, e per realizzarlo, non potendosi più affidare alle proprie virtù militari, si affida alla Tecnica». Speriamo che basti.

sabato 14 novembre 2015

Penultimi barbarorum

Alla fine la rilettura contemporanea del buon vecchio Spinoza - e dico "rilettura contemporanea" perché per forza di cose ci scappa sempre un po' di ermeneutica, cioè di reinterpretazione fisiologica del testo - è quella che ci può tornare più utile: emendare l'intelletto dalle affezioni che annebbiano la mente. Certo, in Spinoza c'è quella ricerca della felicità stabile e duratura che conduce all'imperturbabilità stoica (troppo spesso male interpretata come indifferenza), ma c'è soprattutto l'invito a non farsi sopraffare dalle emozioni, il che non esclude che anche all'asceta, occasionalmente, possano girare un po' le palle.

Gottfried Wilhelm Leibniz, in seguito a un colloquio con Baruch Spinoza avvenuto quattro anni dopo all'Aia, annotò sul suo diario che il filosofo olandese, estimatore dello statista trucidato, gli aveva detto «che il giorno dell'orrenda uccisione dei de Witt voleva uscire di notte per andare a riporre una lapide sul luogo del massacro, con sopra scritto ultimi barbarorum [traducibile con «i peggiori dei barbari», riferito agli autori del linciaggio]; ma il suo padrone di casa era poi riuscito a impedirglielo, chiudendo la porta a chiave, per timore che anch'egli fosse fatto a pezzi».

venerdì 13 novembre 2015

Cronache del garantista

Insomma, da quando ascolto "Stampa e Regime" sono diventato un perfetto garantista, ho capito che cos'è lo stato di diritto e non mi avvento più sugli indagati con la furia del populista o dell'uomo di sinistra. Con Vincenzo De Luca è diverso, la sua guasconeria è pure divertente (ēthos anthrōpō daimōn, il carattere di un uomo è il suo destino, pare abbia detto), ma comprendo benissimo lo struggimento del popolo campano. Certo è che fino a prova contraria non si può mettere in croce un uomo solo per la sua strafottenza, mica è reato, va trovata la pistola fumante, la prova provata, non siamo nella giungla. Noterete però che gira questo virus, il virus dell'unfit, che quando te lo becchi stai pur certo che in un modo o nell'altro finisce male. Niente di più letale infatti per una carica politica delle questioni di opportunità, ad un certo punto, semplicemente, da indispensabile diventi un intralcio, gli amici ti tolgono il saluto e ciao core. E' come una iattura, che se te la togli subito di dosso, bene, altrimenti kaputt. Diciamo che De Luca, al momento, sta inguaiato forte, che al confronto il guaio precedente era un raffreddore di stagione. Voi direte: e tutto questo cosa c'entra con lo stato di diritto? Nulla. D'altronde non lo siamo mai stati, aspiriamo ad esserlo, ma desiderarlo è lecito, realizzarlo è cortesia.

mercoledì 11 novembre 2015

Lo scisma Lefebvre

Si diceva oggi su Twitter (che ormai è diventato il mio taccuino) che fra i maggiori difetti della sinistra c'è questa tendenza a scambiare il livore e l'astio personale per proposta politica. E' una sorta di teologia negativa, non sanno quel che vogliono ma sanno quel che non vogliono essere. Tutto pur di non darla vinta al nemico, così fu con Craxi, così con Berlusconi e infine con Renzi, l'ultimo dei detestabili. Talmente sono indispettiti che non ci pensano due volte a fare sfoggio di autolesionismo e fondare un partitino che pur di non dargliela vinta sarebbe persino disposto a convergere su Grillo. D'altronde fra Sinistra Italiana e M5S il passo è breve, senonché nel nostro caso trattasi di partitino fondato contra personam, che nasce con Renzi e finisce con Renzi, altro motivo di esistere non ne ha, se non lo scazzo personale fra il segretario e i fuoriusciti (i quali evidentemente non hanno l'aplomb di Letta). Vi paiono basi serie su cui fondare un percorso politico? E' roba da bambini.

domenica 8 novembre 2015

Scorciatoie

Perché i partiti non riescono più a esprimere candidati che vengono dalla politica ma vanno a pescare sempre più nei consigli di amministrazione? Perché la figura del politico è screditata, certo, perché è in crisi di credibilità, perché con la fine delle grandi ideologie l'unica rimasta in piedi è quella economica, non tanto per meriti suoi ma per la necessità di produrre reddito, perché in fondo di questo si vive. Cosicché è demerito della politica pensare di prendere una scorciatoia e affidare la gestione della cosa pubblica a chi già si è distinto nella gestione della cosa privata, pensando di rivolgersi ai cittadini come ci si rivolge ai consumatori, è il dominio della forma-merce, direbbe il filosofo (è implicitamente un modo per dare ragione al barbuto di Treviri, il quale sosteneva la precedenza della struttura economica su tutte le altre). Come a dire: ecco, il re è nudo, infine! Se il fatto originario è l'economia, allora diamo agli economisti e agli amministratori delegati le redini della cosa pubblica, accorciamo la filiera, andiamo al sodo. Un altro abbaglio. Certo, potrà capitare che un buon amministratore privato riesca bene anche nel pubblico, ma non necessariamente e non nella misura auspicata dalla politica. Piuttosto dovrà imparare, la politica, a darsi da fare per riconquistare la dignità perduta senza pensare di cavarsela prendendo la via più breve (personalmente sono pessimista ma non faccio testo, ai pessimisti non è dato scendere in politica).

Verso i secoli bui?

Stavo leggiucchiando una nota Storia d'Italia nella parte che riguardava la caduta dell'Impero Romano: «Un popolo reso conservatore dal benessere, e cittadino e sedentario dalla civiltà, comincia ad accarezzare il sogno della sicurezza, e per realizzarlo, non potendosi più affidare alle proprie virtù militari, si affida alla Tecnica». Verrebbe da pensare che così come non bastò la Tecnica all'Impero Romano, così non basterà oggi all'Occidente, con tutti i suoi droni, le portaerei, gli F35 e i Sukhoi che dir si voglia, e quindi che non sia da escludere che tutto crolli come allora e l'impossibile accada (l'avvertimento piacerà ai foglianti e a Houellebecq).

sabato 7 novembre 2015

La grazia plebea

Si diceva: quando Ninetto Davoli si sposò e accese un mutuo Pasolini ci rimase male, l'omologazione aveva mietuto un'altra vittima. Si sa che a lui piaceva lo spettacolo ferino e ferale della vita belluina, sulla genuinità della gente semplice e affamata ci aveva fondato una poetica che da inclinazione estetica era degenerata, come spesso accade, in congettura moralista (finché sei povero sei bello e non oltre, poi viene meno l'interesse pedagogico). Fatto sta che quarant'anni dopo tutta questa poetica non fa più gioco e tutt'al più oggi la si potrebbe inscrivere nella lamentazione no global e latouchiana della decrescita felice, idealizzazione di una presunta e passata età dell'oro e dei miti del buon selvaggio. A chi piace, si accomodi.

venerdì 6 novembre 2015

Storm in a glass (of Messina's water)

Renzi pare abbia (ri)evocato il fantomatico Ponte sullo Stretto e su Twitter già si scatenano: ecco, quello pensa al ponte invece di portare l'acqua a Messina! Che pensi ai poveri, alla sanità, all'edilizia scolastica! (insomma, crisi di isteria generale). Ma che ha detto Renzi? "Certo che si farà, il problema è quando". Lo dice il premier Matteo Renzi nel libro di Bruno Vespa Donne d'Italia. "Ora, prima di discutere del ponte, sistemiamo l'acqua di Messina, i depuratori e le bonifiche. Investiamo 2 miliardi nei prossimi cinque anni in Sicilia per le strade e le ferrovie. E poi faremo anche il ponte" (ansa). Innanzitutto complimenti a Bruno Vespa per il tempismo, vero principe degli istant book. Per il resto lo sai che Renzi è un cazzaro tale e quale a Berlusconi (è il segreto del suo successo): facciamo il ponte, facciamo la pista di sci, la rampa per i missili, la vasca degli squali, non c'è problema (tanto...), ma prima l'acqua a Messina, ci mancherebbe altro. Insomma, se vuoi colpire davvero il bersaglio, almeno prendi meglio la mira (voglio guarire la sinistra dagli eccessi di emotività, mission impossible?).

giovedì 5 novembre 2015

Mr. Wolf e la democrazia

C'è gente anche di una certa cultura che si domanda: ma se la politica fa tutti questi disastri, non è forse meglio affidare tutto ai prefetti, che sono gente a modo e risolvono problemi? Magari un po' grigi ma perlopiù immuni alla demagogia e tutti votati alla buona amministrazione. Se lo domanda Chicco Testa, per esempio, laureato in filosofia presso l'Università degli studi di Milano, sulla sua rubrica sull'Unità. «Quella che oggi impropriamente chiamiamo democrazia è solo un inutile azzuffarsi senza costrutto». E quella che propriamente si dovrebbe chiamare? Una sfilza di prefetti e commissari straordinari assunti per concorso sulla base di rigorosi test psico-attitudinali, altro che democrazia! (d'altronde, l'avevamo detto: pensate davvero che la gente sappia davvero quel che fa e soprattutto quel che è giusto? In fondo Marino l'hanno votato loro).

lunedì 2 novembre 2015

Cronache della sagrestia

Si diceva: il Vaticano è ormai come il Cocoricò, solo con meno selezione all'ingresso. PR, lobbisti, consulenti HR, opinion makers, tutta gente che apparentemente non c'entra nulla col Sinodo della famiglia ma nemmeno con l'immagine del poverello d'Assisi assurto al soglio pontificio. Lungi da me ricadere nei tic del gretto anticlericalismo ottocentesco, ma è una vita che non mi appartiene. Io quando ho messo le ciabatte e mi sono fatto una camomilla già sto in pace col mondo e con me stesso. A sentire i giornali in Vaticano si sta invece come nel porto di Bisanzio, tutti che si guardano le spalle, i corvi, i monsignori, le protette, roba che Dan Brown, al confronto, un bambagione. Eppure li mettono in carcere come fossero degli assassini perché hanno trafugato chissà quali segreti papalini, tipo che il papa fa la pipì da seduto... boh, roba che noi secolarizzati non possiamo capire e tutt'al più potrà interessare i finissimi vaticanisti del Foglio, che un po' per noia e un po' per apatia pare si dilettino di cronache della sagrestia come si trattasse delle ultime novità in fatto di bon ton e di acconciature à la page, contenti loro...

Comparazione

Siamo o non siamo una democrazia più compiuta rispetto a quella turca? Relativamente alle pressioni sulla stampa possiamo dire che non ci sono paragoni, che qui da noi Brunetta, Sallusti, Belpietro e Travaglio sono liberi di fare il loro mestiere, che casomai il problema è nella qualità degli attori, fatto che fino a prova contraria non costituisce rilevanza penale. Si ricordi poi che siamo una democrazia relativamente giovane, che l'alternanza dei partiti è per noi qualcosa di relativamente recente e che fino all'altro ieri la vita politica del paese era egemonizzata da un solo partito di ispirazione cattolica, per cui ci vuole pazienza, quarant'anni di monocolore DC non si smaltiscono dalla sera alla mattina (detto questo, l'attuale clima in Turchia ricorda i nostri anni di piombo). Io poi continuo a pensare che giunti al punto in cui siamo il vero pericolo per la democrazia non provenga tanto dalla brama di potere in sé e per sé quanto dall'idea che per inseguire l'efficacia dei provvedimenti, in un clima di crisi permanente e di perenne inderogabilità, essa sia disposta a rinunciare in tutto o in parte alla rappresentanza (a monte sta poi l'errore più macroscopico, cioè pensare che la democrazia possa davvero mantenersi all'altezza del significato racchiuso nel suo etimo).

domenica 1 novembre 2015

Incipit

Oggi come oggi si tende a considerare la filosofia come un genere letterario quando non come una sorta di stramba e includente confabulazione attorno al senso del tutto e del nulla, il senso vero del mondo ci è dato dalla scienza, con il suo senso pratico e la sua ambizione di rendere intellegibile l'intera realtà attraverso le formule matematiche. Abbiamo talmente interiorizzato questa forma mentis e talmente siamo abbacinati dai miracoli della tecnica che non ci poniamo nemmeno più il dubbio che possa esistere, in termini di vera conoscenza, qualcosa al di fuori dell'atteggiamento scientifico, e se ce lo poniamo, ci convinciamo che su ciò che non non possiamo conoscere scientificamente meglio tacere o inutile parlare. La buona filosofia ha invece la capacità di mettere in discussione tutto questo. Ma siccome l'attitudine scientifica ha come scopo l'accrescimento indefinito della capacità di previsione e del controllo sulla realtà, mal volentieri o solo qualora si trovasse a un punto morto acconsentirebbe, per necessità, a ripensare filosoficamente i suoi fondamenti, perché più dei mezzi sono i fini a comandare le regole del gioco (dice un celebre filosofo: se un domani la preghiera smuovesse le montagne più di quanto non faccia oggi la tecnica, gli uomini sceglierebbero di buon grado la preghiera e abbandonerebbero la tecnica al suo destino).

mercoledì 28 ottobre 2015

Per essere carnivori ne abbiamo fatta di strada

Io ho massima stima per la scienza, anzi, rimprovero ai filosofi (soprattutto continentali) la scarsa attenzione quando non proprio l'avversione che nutrono nei suoi confronti. Però nemmeno pensare che la scienza possa esprimere le nuove tavole della legge. Ho fatto gli anticorpi a tutto, anche all'illuminismo troppo sicuro di sé che si allarga a riempire i vuoti lasciati dalla morte di Dio. La scienza, in sé, non prescrive ma descrive e tanto basta, ma troppo forte è la tentazione di prenderla a modello per ricavarne regolette di morale non già provvisoria quanto probabilistica, in realtà così come non verremo puniti da Dio, nemmeno dalla ragione (trattasi essenzialmente di problemi legati all'abbondanza, chi davvero sente i morsi della fame non si farebbe problemi a sbranare un elefante).

Proprietà commutative

Dicevo, le ossessioni colgono gli atei come i devoti, è una palese verità. Prendi il prof. Veronesi, che pure stimavo ai tempi della mia fase laicista, sarebbe di quelli che oggi si farebbero tagliare via le mammelle come profilassi preventiva, ma allora tanto varrebbe tagliarsi via anche l'uccello (e scusate il francesismo) in quanto sarebbe meglio non nascere proprio, cosa che per altro vado sostenendo già da un po' di tempo, e cioè che la vita è la prima causa di morte. Bando alle ciance: ma se uno si vuole fare una bella bistecca o mangiarsi una bella fetta di salame mantovano, magari proprio in punto di morte, ma non saranno pure fatti suoi? Se a Dio sostituisci la Scienza, divinizzandola, alla fine stai pur sicuro che comincerai a pontificare su tutto e a pretendere di indirizzare la vita altrui scegliendo gli stili di vita in nome di una superiore legge razionale che guarda caso si fa anche morale, perché cambiando l'ordine degli dei il moralismo non cambia, è matematico. (il sentimento di sicurezza ammorba sia gli amici della scienza che quelli di Dio).

lunedì 26 ottobre 2015

Eroi della Resistenza

L'affaire Marino è anche divertente, del resto, perché mai Marino dovrebbe farsi da parte se non viene formalmente sfiduciato, per la storia degli scontrini? Andiamo... in politica fai un piacere a un villano e si resta con una merda in mano (supponiamo che il villano sia Renzi). Quanto a Orfini, che vi devo dire? Intangibile (una barba non fa primavera). Per cui la ribalta è tutta del nostro caro sindaco, che ringalluzzito dall'agio concessogli rigonfia il petto e si lancia in voli pindarici fra slogan della Resistenza e motti del Che Guevara. Marino. E il Che Guevara. Voi direte: e che c'azzecca? E qui che sta il comico, perché al nostro la vanità non fa difetto e niente di più spassoso della vanità che sbrodola nelle manie di grandezza (e lo sbrodolar ci è dolce in questo mare).

Non fate quel che faccio

Questo mio sopraggiunto scetticismo riguardo la possibilità che la "gente" sia davvero portatrice di bene e di giustizia, cosa che inerisce principalmente alla fiducia nella democrazia (ma pure nel socialismo), non va per niente bene. Ad essere troppo scettici si finisce per fare il gioco degli autocrati, per cui non seguite il mio esempio, continuate pure a pensare (e a sperare) che la "gente" abbia qualcosa di veramente valido da dire. Siate le mie sentinelle in piedi della democrazia. Io non ne posso più, ma voi che siete più tagliati di me per questo genere di cose, fate buona guardia, ci conto. Io dico: quando mai le masse hanno espresso qualcosa di veramente sensato lasciate in balia di se stesse? Eppure continuate a crederci, siate l'ultimo baluardo. Io nel frattempo continuerò incallito nel mio scetticismo ma solo perché ci sarete voi a contrastarlo e questo lenirà di molto i miei sensi di colpa, grazie.

mercoledì 21 ottobre 2015

Dileguare

Stasera non starò qui a scrivere cose spiritose (quelle le troverete su twitter), si era detto: "come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini". Considerando la vita nel suo complesso mi si stringe il cuore, penso che non sarò più e mi verrebbe voglia di non essere più, per non tirarla troppo per le lunghe. Poi mi dico: non affannarti, è tutto un gioco di forme che dileguano e il dileguare di una foglia non è diverso dal dileguare di un uomo, è solo questione di coscienza. Dici poco. (potrei darmi alla meditazione trascendentale, ma prima dovrei trascendere un sacco di altre cose, per esempio l'attuale stato d'indigenza).

lunedì 19 ottobre 2015

La speranza

«La speranza, che un antico ha felicemente definito un sogno ad occhi aperti, è una follia. La volontà, questo nucleo dell'uomo, non solo è piena di bisogni e di desideri, ma è pure testarda e ostinata, vuole ciò che vuole e nient'altro, benché assai di rado raggiunga il suo scopo. Ecco che allora il suo schiavo e servitore, l'intelletto, se non può essere d'aiuto né sa procurare l'oggetto desiderato, deve almeno prefigurarlo alla volontà e, assumendo il ruolo del consolatore, come fa la balia con il bambino irrequieto, deve placare il suo signore raccontandole favole tanto bene da farle sembrare vere».

Il primato della volontà, A. Schopenhauer.

(qui c'è già tutta la psicoanalisi).

Appunto sul superamento del capitalismo

Fra le innumerevoli teorie riguardanti il superamento del capitalismo, fra le più eleganti, e quindi fra le meno popolari, vi è senz'altro quella di Severino. Tenendo fermo il principio della destinazione alla tecnica, Severino profetizza che il capitalismo verrà superato non tanto nel senso che spariranno banche e speculazioni finanziarie, ma nel senso che da padrone, e cioè da fenomeno dominante, il capitalismo diventerà servo, servo della tecnica che lo userà come strumento per raggiungere i suoi scopi, e non viceversa (e questo fa una bella differenza, dice il filosofo). Io personalmente non vi so dire, però tengo presente.

domenica 18 ottobre 2015

Ideologia dei fatti

Dobbiamo puntare ai fatti rottamando le ideologie, roba vecchia (ma poi come faranno quelli del Foglio senza ideologie? Quelli ci campano, e allora sotto con l'ideologia gender!). Se l'ideologia è "il complesso delle idee e delle mentalità proprie di una società in un determinato periodo storico", ovvio che non ce ne possiamo sbarazzare. Senonché i grandi partiti contenitore a vocazione maggioritaria, come ad esempio il PD di Renzi, non hanno interesse ad accentuare i fattori di divisione, tendono all'amalgama, all'omologazione, al livellamento generale delle posizioni, in modo da allargare il più possibile il consenso. Tuttavia, fatalmente, anche in questi partiti emerge una linea ideologica, per esempio l'ideologia del superamento delle ideologie, il superinsieme che contiene i sottoinsiemi della politica dei fatti, dei risultati concreti, della crescita opposta alla decrescita, dell'implicita adesione al mercato, dell'abbassamento delle tasse, che guarda caso non è né di destra né di sinistra. Per cui non preoccupatevi, le ideologie non muoiono, come dimostrano il Movimento 5 Stelle, sorta di supercontenitore di tutte le posizioni antagoniste, o le infinite geremiadi sulla famiglia minacciata dal materialismo e della modernità: dove c'è società c'è ideologia e dove c'è storia pure e sempre ci sarà, non si scappa (le ideologie non muoiono, anzi, prosperano e sempre si rinnovano).

sabato 17 ottobre 2015

«Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli»

Sapete come la penso, che tutto accade nella misura in cui deve accadere e che la possibilità che qualcosa accada diversamente da come accade si manifesti solo nell'idea. Questo negherebbe il cosiddetto liberum arbitrium e la possibilità di una decisione realmente volontaria, con gravi danni per la morale e i suoi fondamenti. La fede nel libero arbitrio è cosa che accomuna atei e credenti, e ciascuno avrà da propinarvi come antidoto all'eventuale travalicamento del limite il suo personale antifonario morale. Moralisti gli atei come moralisti i devoti, non a caso la pedanteria etica di certa tradizione laica finisce per ricongiungersi in comunione di amorosi intenti con quella clericale, per esempio nella lotta alle ingiustizie del capitalismo (Gesù Cristo primo socialista, il papa comunista, ecc. ecc.). Personalmente penso che non possiamo vivere senza crederci liberi, anche se in effetti non lo siamo e non lo saremo mai, una sorta di destinazione alla libertà, una contraddizione in termini (ma nulla impedisce alle contraddizioni di manifestarsi e di prosperare). Niente di meno libero della volontà di volere, dunque, quando anche fossimo in grado di essere completamente padroni di noi stessi, saremmo pur sempre legati alle necessità di questa perfetta padronanza, è la condizione umana. (questo serva da promemoria ogni volta che dovremo affrontare le questioni etiche e morali).

giovedì 15 ottobre 2015

Brufolini

I giudizi politici sono composti per massima parte da avversione personale e solo per una minima parte da argomentazione razionale, Renzi, semplicemente, non è che l'ultimo dei grandi affabulatori sul quale si riversano le mille antipatie e i mille scazzi del popolo sovrano. Voi direte: sì, però è un dittatore. Ammesso e non concesso, come si sconfigge una dittatura a bassa intensità? Non dandole soddisfazione. Voi ridirete: tutto qui? E che dovremmo fare? Non c'è il confino, non c'è la tortura, non ci sono i Sonderkommando. Per esempio, vedo che ve la prendete tanto per queste slide, per questo suo piglio da venditore di pentole... fa parte del personaggio, come quelle puttanate sulla generazione Telemaco, è vezzo da dittatore 2.0 (ve lo immaginate Hitler che illustra l'Anschluss in Powerpoint?). E intanto che voi lo pigliate per il culo, quello nel culo tranquillamente ve lo restituisce, mica si scompone. In conclusione, Renzi non è che un brufolino sulla vasta psoriasi delle brutture del mondo (e concentratevi pure sul brufolino, che vi posso dire).

martedì 13 ottobre 2015

Scetticismo

A questo punto ci toccasse pure il Movimento Cinque Stelle non avrei comunque nulla da eccepire, il popolo ha sempre ragione anche nel torto, è la democrazia. Quando il popolo si esprime è sempre cosa buona, e poi confido nelle proprietà corruttive del sistema, l'unico in grado di garantire l'imborghesimento anche del più giacobino fra i rivoluzionari da strapazzo. Dovete sapere che col tempo sono diventato un perfetto garantista, che non confondo più giustizia e vendetta, e che dunque considero la frenesia forcaiola dei grillini qualcosa di profondamente incivile. Tuttavia, dicono, il popolo è sovrano, pur rimanendo personalmente scettico riguardo la reale capacità dei lazzari e degli zelanti di buona volontà di risollevare le sorti di questo nostro amatissimo paese (chi insegue e vagheggia la purezza con troppa pedanteria mi risulta sempre un po' sospetto).

domenica 11 ottobre 2015

Understand?

Renzi è uno che ha capito come comunicare il cambiamento e ha capito che è la cosa più importante, più importante del cambiamento stesso. Per esempio non è vero che l'Italia è ripartita, vivacchia come sempre, ma l'importante è darne l'impressione. Per la sinistra è un toccasana, che il suo deficit di comunicazione è leggendario, il guaio è che si è passati all'estremo opposto, alla fanfaluca fine a se stessa stile Berluscone. Bah, sarà la politica 2.0. Per esempio giudico salutare la rottamazione delle stanche liturgie della sinistra, ma è come se si sia aperta una botola e sotto 'un c'è nulla. Di sicuro è vincente l'idea tradotta nei fatti di dare un taglio alle lungaggini della politica, ma proprio qui sta il punto, il programma è di fare presto, ma presto per cosa? Eppure è questo che piace, piace l'uomo del fare. Quindi invece di incarognirvi e perderci il sonno, cominciate anche voi a fare qualcosa, cosa di preciso non so, ma cercate ugualmente di dare l'impressione di darvi da fare, senza pensarci su troppo e senza troppo filosofeggiare, che è solo una perdita di tempo. Understand?

sabato 10 ottobre 2015

It's still the same old story

Sono più preoccupato per la situazione in Siria, per questa incapacità di marciare assieme contro il nemico comune, la situazione ha preso una brutta piega con buona pace di chi vedeva la fine della storia e il mondo ormai avviato verso una placida risoluzione di tutti i conflitti stemperati nel melting pot multiculturalista. Avevano fatto male i conti. E infatti eccoci di nuovo alle prese con le guerre (più o meno) fredde, i terrorismi, gli scontri ideologici, proprio nell'epoca che doveva sancire la fine di tutte le ideologie (va da sé che senza ideologie non si vive, fosse anche un'ideologia sola che pretende di negare tutte le altre). E in mezzo a tutto questo manicomio le nostre piccole vite alla mercé delle bolle finanziarie e dei cicli del mercato, è sempre la solita vecchia storia seppur in allestimenti diversi.

venerdì 9 ottobre 2015

Intermezzo hyperthymesia

Questa donna affetta da hyperthymesia dice di ricordare non solo le circostanze esatte in cui le capitò di sbucciarsi il ginocchio, ma anche di evocare alla memoria l'intenso bruciore, tanto da percepirlo come reale, attuale. Come distinguere dunque un dolore reale da uno richiamato alla memoria? Mi viene in mente il principio di equivalenza di Einstein, per cui in certe condizioni è impossibile distinguere forza di gravità e accelerazione, oppure la sindrome dell'arto fantasma. Come Berkeley si potrebbe giungere alla conclusione che basta la sola percezione a giustificare tutta quanta la realtà, compresa l'esistenza dei corpi (esse est percipi), per una legge di economia dei concetti, non per altro (a questo punto i materialisti ribatteranno: ma senza i corpi nemmeno la percezione! Senonché non si finirà mai di capire dove finisce il corpo e incomincia la percezione). (come Musil sono un appassionato delle teorie di Mach).

giovedì 8 ottobre 2015

Per la certezza del diritto

A questo punto proporrei una clausola "soddisfatti o rimborsati", per non dover ricorrere ogni volta allo scandaletto tirato per i capelli, per avere la certezza del diritto in questo paese in cui per far dimettere un sindaco, un governatore o addirittura un premier bisogna inventarsene di ogni, e le olgettine, e i Tutino e i girarrosto toscani: non va bene. Proporrei una finestra di tempo adeguatamente studiata per verificare se l'eletto sia in grado di corrispondere alle aspettative, dopodiché, una volta accertata l'inadeguatezza, prima della scadenza indurlo a decadere per legge e non per puttanata. Utopia? Chi lo sa, in fondo abbiamo vinto il referendum sul divorzio, mai dire mai.

sabato 3 ottobre 2015

Scintille



Il gesto del senatore Barani, che noi qui esplicitamente emendiamo, rischia di fornire un assist formidabile ai sostenitori del superamento del Senato e l'Unità, giornale coerentemente governativo, non se lo lascia scappare. Non voglio dire che Barani abbia concordato il gesto con gli spin doctors di Palazzo Chigi, però tutto si tiene e tutto fa gioco. Io personalmente non sono preoccupato per i rischi democratici che comporterebbe l'operazione (nello spiecifico, il superamento del Senato), e magari mi sbaglio, vedo sì l'avanzare di un modo di pensare e di agire che predilige l'efficacia a tutto il resto, però non lo leggo come un indizio di tirannide ma come il destino della democrazia attuale che assume le forme della razionalità tecnica, la quale esige velocità di esecuzione scambiandola per efficienza. Ripeto, magari mi sbaglio, ma se mi sbaglio non penso che mi ritroverò comunque confinato in un campo di lavoro per oppositori del regime, e questo fa una bella differenza (poi, se si vuole dire che la nuova forma di tirannide consiste proprio in questo ridurre tutto al principio di efficienza, liberissimi di farlo, ma non si tratta di una novità).

venerdì 2 ottobre 2015

Perduta innocenza

Che si presti più attenzione al replay del gol di Higuain rispetto all'art. 1 e la prova di una democrazia finalmente matura. In fondo che cosa chiediamo alla democrazia nell'era post ideologica? Che favorisca il processo decisionale e che tali decisioni incidano nel modo più rapido ed efficace sul corso della realtà. Non si può essere concreti e idealisti allo stesso tempo, e l'idealismo è stato sacrificato sull'altare della concretezza già da un paio di decenni a questa parte. In altre parole: basta che funzioni. Del resto è da idealisti pensare che l'elettore sia davvero nel pieno possesso delle sue facoltà mentali quando si forma la sua opinione politica, la suggestione guida la mano nell'urna più dell'argomento razionale, nessuno è innocente, i legislatori come il popolo sovrano. Voglio dire, non siamo in presenza di un tiranno cattivo che spadroneggia arbitrariamente sopra un popolo buono e giusto, nemmeno ai tempi della rivoluzione francese, figurarsi oggi. Buonanotte.

martedì 29 settembre 2015

A modest proposal

Chi sostenne la candidatura di Marino a sindaco di Roma? La minoranza PD (più SEL e Rivoluzione Civile), inutile ora strapparsi le vesti. Che poi il viaggio glielo abbia pagato la Temple University fa poca differenza, il punto è che Marino s'è affossato con le mano sua. Ma Marino non è tanto sprovveduto quanto superiore, superiore alle buche, all'Atac e ai controsoffitti della metro, e i suoi viaggi all'estero stanno lì a testimoniarlo (c'ha le conoscenze internazionali, lui, mica 'sti quattro straccioni), una superiorità intellettuale indiscussa, ma, ahimè, a questo punto a Roma se sente er bisogno der core. E allora una modesta proposta: e se facessimo sindaco er Viperetta? Che tanto, se sa, la Sampedoria è n'amore interessato.

lunedì 28 settembre 2015

Passata la festa, gabbato lu santo

Basta, all'improvviso non ci sono più profughi da salvare né serpentoni di macchine da bloccare alle frontiere, nessuno più sgambetta nessuno, di fili spinati manco l'ombra. Quando i media decidono che è il momento di dire basta allora è basta anche per il popolo sovrano, l'isteria si sgonfia, giusto un briciolo di apprensione per il voto catalano ma poi nemmeno tanto, e non è un caso che Zaid sia stato cooptato dalle meringhe invece che dai blaugrana, nel caso vi annoiaste c'è sempre il dieselgate (a proposito, scordatevi di fiondarvi a salvare i profughi se avete un diesel euro 3).

venerdì 25 settembre 2015

Legge di conservazione

Cercate di capirmi, di che dovrei parlare, di motori truccati? Così da avere qualcosa da rinfacciare ai perfidi tedeschi la prossima volta che parleranno di rispetto delle regole. Oppure del Papa, di Blatter, di Platini? L'è tutto uno spettegolare e dire cattiverie con i gomiti poggiati sul davanzale della finestra, come le comari, solo che la finestra l'è diventata il web. E allora dagli al tedesco che ci fa rabbia perché gli riescono tutte bene. Ai miei tempi, per esempio, ce l'avevamo tutti con Craxi, poi venne Berlusconi e ci abbiamo campato per anni, adesso dobbiamo farci bastare Renzi. E allora è chiaro che andiamo a cercare all'estero quel surplus di esecrabilità che non troviamo più in patria, è una legge di natura: per tanto che sia convertita in una forma o nell'altra, la quantità totale di bile in un sistema isolato non varia nel tempo.

domenica 20 settembre 2015

Cuore

E poi c'è la questione dell'intellettualismo etico, di quell'antico equivoco socratico che intende il male come semplice ignoranza del bene, per cui, una volta levategli le fette di prosciutto dagli occhi, anche il più spregevole dei comunisti si può tranquillamente riconvertire al più docile dei cristiani. Operazione da gesuiti, soprattutto se si riesce a rivenderla come verità. In pratica si sostiene che sia davvero possibile convincere l'avversario con la sola forza dei buoni (e dei veri) argomenti (cosa che contraddistingue anche gli idealisti più ingenui). Ma grattata appena un poco la superficie, dietro all'etica dei sorrisi e delle strette di mano ritroverete invece i sempiterni interessi nazionali (per Cuba, semplicemente, si tratta di uscire da un isolamento economico e politico non più sostenibile). Non si direbbe dunque un'eresia affermando che in generale l'etica si fonda più sull'interesse che sugli slanci di bontà che vengono dal cuore, la cui funzione nelle grandi questioni planetarie è più che altro decorativa, guarnitura di cui si riempono volentieri gli occhi le anime belle.

Questo papa è indistinguibile da un funzionario delle Nazioni Unite

Il messaggio cristiano, come si può evincere dalle dichiarazioni del papa testé giunto a L'Avana, si è fatto postmoderno, perlopiù allineato, se si esclude la sola questione omosessuale, alle posizioni del progressismo laico. Per fare un solo esempio, il saggio Per la pace perpetua, del 1795, non fu certo opera di papa Pio VI, ma di un grande filosofo permeato di cultura illuminista qual era Kant. Lungi da me fare l'apologia della rivoluzione francese, ma è significativo che il papato contemporaneo a Kant, invece di occuparsi dei grandi temi relativi alla costruzione della pace, era allora impegnato a condannare la "Déclaration des Droits de l'Homme et du Citoyen", dichiarazione che oggi potrebbe benissimo essere incorporata in un'enciclica papale, fatti gli opportuni aggiustamenti ("La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino non fu un episodio casuale e gran parte di essa è confluita a sua volta nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo adottata dalle Nazioni Unite nel 1948", wikipedia). Insomma, questo papa è indistinguibile da un funzionario delle Nazioni Unite, facesse l'ultimo passo e aprisse alle ragioni degli omosessuali, la simbiosi sarebbe perfetta. Seguiranno approfondimenti.

sabato 19 settembre 2015

Per dirla tutta

Non mi indigno abbastanza per Renzi e questo è un problema, ma il guaio è che non mi indigno abbastanza per nulla e questo è un altro grosso problema.

martedì 15 settembre 2015

Incompreso

Non c'è verso di capirci, è inutile, noi occidentali siamo delle merde, sfruttiamo il pianeta, foraggiamo dittatori, ecc. E chi lo nega? L'occidente è una vicenda grande fatta di luci e d'ombre, e per questo è anche il luogo in cui matura il pensiero critico, stiamo attenti a buttare il bambino con l'acqua sporca. E poi quello che intendevo dire, e non indugerò oltre per non ripetermi all'infinito, è che anche la critica all'occidente ha una radice occidentale, e mi riferisco in particolare alla critica che giunge da sinistra. Il marxismo è un prodotto tipicamente occidentale, così come il multiculturalismo e così via, quando noi ci proponiamo di accogliere profughi e immigrati in nome della diritti umani, in quello stesso istante noi troviamo conferma del nostro essere occidentali: è così difficile da comprendere? (non che noi abbiamo il copyright della dignità e dell'abiezione, è solo che quel certo modo di appellarci ai diritti universali dell'uomo è cosa tipicamente occidentale, di derivazione illuminista).

domenica 13 settembre 2015

Il responsabile della logistica

Si era detto che in Germania non potevano far entrare tutti e infatti in Germania non possono entrare tutti, o meglio, ora pare che serva una «gestione ordinata dei flussi» e un controllo più serrato alle frontiere. A nulla serve il pubblico sfoggio di buoni sentimenti, men che meno gli inutili spargimenti di emotività. Ora per esempio sappiamo che la Merkel ha un cuore di panna, bello, questo potrà interessare agli uffici stampa e ai consulenti d'immagine, meno al responsabile della logistica.

sabato 12 settembre 2015

Non possiamo non dirci occidentali

Ho come l'impressione che allo stato islamico riescano tutte e allo stato laico nemmeno una. E' la vecchia questione dell'autoflagellazione dell'occidente, che per espiare le sue presunte colpe storiche si dà al depotenziamento, come se questo bastasse a convincere i suoi nemici di smettere di odiarlo. Guai ad accennare a una supremazia, ti guardano male. Ma, dico io, nello stesso momento in cui laicamente ci accingiamo ad accogliere i rifugiati, ci facciamo i sensi di colpa e ci appelliamo ai diritti umani, proprio in quel momento, non stiamo forse riaffermando i valori dell'occidente? Chiaramente sì, ma questa cosa non la si vuol vedere. Ora, non si tratta di appuntarsi la medaglia al petto e andare allo scontro di civiltà, si tratta semplicemente di prendere atto che non possiamo non dirci occidentali, il che non coincide con il famigerato "non possiamo non dirci cristiani", perché l'occidente è quel luogo in cui ogni confessione è messa sullo stesso piano e accetta di autolimitarsi in nome del rispetto reciproco e di una legge esterna e superiore. E' questo poi che fa venire il mal di pancia alle religioni, ed è un buon segno, perché quando accade significa che l'occidente funziona (è quando non accade che qualcosa si è rotto).

martedì 8 settembre 2015

Bestiario

"Una volta eravate scimmie, e anche adesso l’uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia al mondo".

Così come non sono facile ai populismi di destra, così sono diventato immune all'idealismo di sinistra, quello che si nutre di buoni sentimenti e di ancora più buone intenzioni, quello che cerca il bel gesto magari per tracciare un solco fra l'uomo e la bestia e sottolineare così un'incolmabile differenza antropologica. Io non sono naturalmente altruista e nemmeno sento il bisogno di esserlo, piuttosto scelgo caso per caso: sarò buono, sarò cattivo? Chi se ne importa, di certo non mi sento antropologicamente inferiore a nessuno visto il materiale umano che circola attualmente, e con questo ho detto tutto (sarà mai possibile discutere di profughi attestandosi su una mezza misura? Credo proprio di no, perché sui profughi ciascuno cerca una stampella sulla quale poggiare la propria cagionevole identità).

domenica 6 settembre 2015

Sul fondamento della morale

Come preambolo alla spinosa questione del fondamento della morale possiamo dire che in generale si tende ad identificare il bene con l'azione altruistica e il male con quella egoistica. Sebbene l'egoismo goda di un certo credito nell'ambito dell'ideologia liberale secondo cui il benessere generale scaturisce dalla fortunata convergenza degli interessi particolari, niente è più identificabile col bene del puro atto altruistico, il più possibile disinteressato. E qui sta il punto, perché nell'atto del dono è implicito anche un certo piacere del venire ricambiati, un auspicio che può assumere talvolta i connotati dell'obbligo, e sugli equivoci relativi numerose sono le tragedie che si sono consumate.

Aldilà del bene e del male

Appendice al discorso fuor di retorica. Dice "cavillidibattaglia": "ma sono solo io a vedere in questo post una non tanto velata tesi della superiorità della cultura occidentale?". Al contrario, e mi sembrava pure di essere stato chiaro: la cultura occidentale non è né eterna né irreversibile, io la preferisco ma è una mia valutazione personale, e io non sono aprioristicamente né buono né cattivo, né giusto né ingiusto. Al contrario si riterrà superiore chi pensa che accogliere i profughi siriani sia giusto in sé e per sé in nome dell'universalità dei diritti umani, alla quale io riconosco tutt'al più una validità storica e contingente, senza tralasciare il fatto che lo stesso multiculturalismo, al quale si attribuisce spesso un valore positivo assoluto, è in realtà un fenomeno storico come gli altri legato alle alterne fortune di un certo umanesimo illuminista. La realtà è che l'occidente domina e pretende di dominare in questa fase storica con tutto il suo apparato tecnico, etico e morale, a noi capirne i motivi per tentare di prevederne gli sviluppi, posto che questa dominazione non é in sé né buona né cattiva, ma in ultima analisi "è".

Fuor di retorica

Esagerati i tedeschi. Ma non si era detto che in Germania non potevano fare entrare tutti, tanto da far piangere i bambini pur di tenere fermo il principio? Contrordine cittadini, improvvisamente la Germania si riscopre nazione talmente forte da poter sostenere da sola il peso di tutta la Siria. Ora poi la macchina della retorica giornalistica si è messa in moto, là dove prima c'era Crudelia de Mon troverete il monumento a Madre Teresa di Calcutta. Ma quei bambini che adesso ci sembrano così innocenti, diranno i detrattori, prima o poi cresceranno e non diventeranno tutti degli Steve Jobs, al primo stupratore di vecchiette la trimurti populista verrà a presentare il conto a conferma dei suoi teoremi, che siamo invasi da gente cattiva, che l'europeo accoglie a braccia aperte i suoi aguzzini, che tutto è perso, che la fine è vicina. Io meno enfaticamente penso che il nodo sta nella capacità di secolarizzare le masse, se l'occidente si dimostrerà ancora una volta in grado di conquistare i cuori e le menti con la sua infinita forza di persuasione, allora tutto ridiventerà occidente e il cavallo di Troia si ritroverà senza biada, nel caso contrario addio alla civiltà europea, che non siamo mica eterni e nemmeno la nostra razionalità laica è da intendersi come un fatto decisivo e irreversibile (poi io tifo per l'occidente, ma si sa, non sempre si può vincere).

venerdì 4 settembre 2015

Ricominciare dalle basi

Ma come, proprio tu, compagno siriano in fuga dalla guerra dimostri di non possedere alcuna malizia e coscienza di classe e inneggi alla Merkel solo perché ti ha promesso asilo in Germania? Non andare, è una trappola, farai la fine dei greci. Non lo sai che quello buono è Tsipras e la Merkel è il proseguimento del nazismo con altri mezzi? E magari vuoi essere pure pagato in euro. Ti spiego: l'euro non è una moneta, è un metodo di governo, finirai per fare il servo volontario del capitale. Come sarebbe a dire "magari"?

giovedì 3 settembre 2015

Pensierino della buonanotte

In generale la vita è una commedia tragica che giunta alla sua fine non lascia alcuna traccia, tutt'al più passano alla storia i fatti più eclatanti, comunque a discrezione dei superstiti, per gli annientati non contano più nulla. E allora davvero l'unica strada è la compassione, ma nel suo senso più ampio, comprensivo di parecchia commiserazione.

Alla fermata dell'autobus

Alla fermata dell'autobus, una signora: «ah, io a quelli che ammazzano darei la pena di morte!», «e poi, questo papa... si espone troppo, sempre in giro con l'elicottero, e glielo paghiamo noi!». Poco dopo, sull'autobus, un negro con due enormi cuffie rosa con cromature bling bling e la scritta "LOVE" (la realtà, a saperla leggere, ha il suo bel senso dell'ironia).

mercoledì 2 settembre 2015

Operatori certificati con delega all'estinzione dei peccati

Papa auspica amnistia e concede a tutti i sacerdoti facoltà di perdonare l'aborto. Quindi, fatemi capire, secondo loro davvero una donna sana di mente dovrebbe andare dal sacerdote di zona a farsi perdonare per aver abortito e si dovrebbe poi sentire apposto con la coscienza, giusto perché un tizio vestito da prete gli avrebbe garantito l'estinzione del peccato. Obbiettivamente, sono cose che noi umani non possiamo concepire (se perdoni un aborto perdona anche Buzzi, dico io, che sia giubileo per tutti).

lunedì 31 agosto 2015

La macchina della solidarietà

Chi ha detto che la Merkel è senza cuore? Bastava solo un piccolo incentivo, qualche esempio pratico, ed ecco che l'Italia non può più essere lasciata sola. Conviene a tutti, anche perché l'Italia non fa filtro, oggi sbarcano a Lampedusa e domani è un attimo che te li ritrovi a Francoforte. Né demagogia né sentimentalismo, solo senso pratico. E' finito il tempo in cui un Optì Poba qualsiasi poteva saltare la fila in virtù di non meglio precisati meriti sportivi. Auspichiamo che Berlino ci faccia dono di un po' di organizzazione, niente soldi ma opere di bene: tende ministeriali, pasti caldi, bagni mobili di manifattura tedesca, in generale un po' di sana fratellanza fra europei in vena di beneficenza: non è meravigliosa l'Europa unita? (in realtà non è esattamente quello che intendeva la Merkel ma l'importante è raccontare una storia). (il punto è che nessuno li vuole e quando c'è da accollarsi un impiccio prima occorre intavolare trattative, convincere la Kakania, allertare catering e tutto il resto).

Olocausto!

Ho sentito che qualcuno avrebbe definito l'attuale dramma dell'immigrazione come un olocausto (a sentire radio radicale sarebbe una trovata di Pannella), e allora io dico: che c'entra l'olocausto, che c'azzecca? Siamo piuttosto alla tratta di esseri umani, ma olocausto non mi pare proprio (già siamo un popolo suggestionabile oltre misura). Olocausto sarebbe qui da intendere come sterminio programmato di un popolo, le stive delle navi come rivisitazione delle camere a gas. Piuttosto forzato. Diverso sarebbe appunto paragonare il dramma dell'immigrazione alla tratta degli schiavi, allora lì saremmo più vicini alla verità, ma spararle grosse tanto per épater le bourgeois non mi pare il caso, diciamo le cose come stanno, sennò facciamo a inseguire specularmente Salvini nella gara a spararle più grosse, dico bene?

sabato 29 agosto 2015

L'egemonia occasionale

Osservo per esempio con quanta solerzia e zelo alcuni si spendono per farci capire come sarebbe meglio se uscissimo dall'euro, come siamo in realtà servi volontari di una dittatura eurocratica che replica sotto forme diverse le stesse nefandezze del nazismo. Senonché questo "meglio" resta sempre qualcosa di opinabile, non risponde a leggi deterministiche perché rimane confinato nella sfera delle valutazioni soggettive. Se, e sottolineo "se", l'origine di ogni male, compreso l'infinito dramma dell'immigrazione, è la volontà di profitto illimitato che mai si placa e sempre si replica per mezzo di guerre economiche e finanziarie (che sarebbero poi alla base di quelle guerreggiate), resta da capire se sia possibile un mondo in cui sia legittimo negare agli uomini il desiderio di un arricchimento che non sia solo spirituale. Tutto sommato è solo questione di egemonia culturale, dicono, di fare opera di convincimento, di abituare gli uomini a modificare la percezione di ciò che ritengono meglio o peggio per se, cosicché tutto si riduce a chi urla più forte e i valori sono validi nella misura in cui riescono ad imporsi... altro che Gramsci, qui siamo dalle parti di Nietzche e della volontà di potenza. Per conto mio non ho problemi, nella futura società liberata sono sicuro che qualcuno provvederà alla bisogna omaggiandomi del denaro di cui avrò bisogno per vivere (siamo in una botte di ferro).

mercoledì 26 agosto 2015

Intermezzo

Non c'è niente al momento che mi interessi, niente che mi indigni, niente che mi sconquassi a tal punto da spingermi a mettermi alla tastiera. Ho ripreso a lavorare e questo mi toglie le energie (stamattina, per esempio, non ho nemmeno sentito la sveglia), ma poi riprenderò il ritmo, promesso, come potrei vivere senza la mia piccola valvola di sfogo? Il fatto è che leggo qualcosa e senza accorgermi mi addormento, la mattina mi sveglio con un libro dentro il letto e non mi ricordo come diavolo ci è finito (devo smetterla con gli stravizi).

sabato 22 agosto 2015

Ad usum morituri

Cosa si evince dal mio attuale momento schopenhaueriano: l'idea che la vita ci è nemica, che i sentimenti ci ingannano, che malgrado l'enorme importanza che diamo alle passioni esse si risolvono essenzialmente in suggestioni passeggere, proporzionalmente alla loro intensità. Anzi, proprio le passioni sono la cagione principale della nostra riduzione a meri strumenti della riproduzione della specie, e tutta quanta l'apologetica della vita, che sia di scuola cristiana o relativista, si riduce a un nulla, a produzione teatrale ad usum morituri. Su questo piena sintonia con il mio amico Arturo. Troppo duro? No. Perché poi mi scrivono i padri di famiglia e mi fanno due scatole così: state tranquilli, che pure io occasionalmente mi diverto a fare lo zio, abbiate solo la finezza di capirmi (ma pure se non mi capite fa lo stesso, mica mi offendo).

All-in

Passaggio obbligato quello di Tsipras, d'altronde è tipico delle demagogie presentarsi con una faccia in campagna elettorale e con un'altra quando si tratta di governare, sta all'acume dell'elettorato cogliere l'inganno (e allora converrete con me che possiamo stare freschi). A far da controcanto la sinistra che come d'abitudine si straccia le vesti ("ma noi credevano...", "noi pensavamo...", ecc. ecc.). Tsipras, dal canto suo, abilissimo a menare tutti per il naso, ora la sinistra ora i moderati secondo necessità e convenienza, sfruttando l'idealismo dei primi e il pragmatismo dei secondi (attenzione: il giochino riesce meglio con elettorati impulsivi, emotivi e creduloni).

mercoledì 19 agosto 2015

Italiani brava gente

Gli italiani che dirigono i musei all'estero. Propongo lo scambio di prigionieri: loro ci restituiscano i nostri che noi gli restituiamo i loro. Magari a Londra c'è gente che si domanda perché proprio un italiano con tutti gli inglesi che ci sono, così per i danesi o gli americani, e poi questa insistenza sul bravo italiano all'estero - sono «tanti, bravi e fantasiosi» -, non si dice, non si fa, come a sottolineare un complesso d'inferiorità, scriverselo in fronte, poi è normale che si mettano a ridere. Se vogliamo davvero essere considerati alla pari queste polemichette da provincialotti sono la peggiore risposta da dare, e magari pure i diretti interessati avranno di che essere imbarazzati, come al figliolo che nel bel mezzo di un meeting si veda piombare la mamma con un tegame di lasagne. Di questo passo non ce la faremo mai.

lunedì 17 agosto 2015

Gite fuoriporta


Fenomenologia di un lunedì pomeriggio all'Expo: la signora Merkel con i mocassini blu da ottuagenaria e le consuete manine giunte a fighetta, postura rivedibile; al suo fianco il marito, brav'uomo, rimasto affascinato da vestitino della signora Agnese (sua moglie un rosso così nemmeno a Capodanno). Sul premier nulla da eccepire: completo impeccabile, mascella volitiva, mi imbarcai su un cargo battente bandiera libberiana. Ecco, sui sandali della first lady avrei un dubbio: era proprio il caso di umiliare così la donna più potente d'Europa? Io, per metterla a suo agio, avrei optato per le ciabatte di spugna, si vede chiaramente che la Cancelliera non sa dove guardare (alla Merkel danno della nazista ma io ricordo Himmler quanto ci teneva alla sua divisa e qui non ci siamo proprio). (i tedeschi sono persone squisite, basta guadagnarsi la loro fiducia che poi per te si butterebbero anche nella vasca delle carote biologiche). (o se vogliamo, i tedeschi tutta sostanza e poca apparenza, i due italiani viceversa).

Genocidio

Per far ripartire l'Italia occorrerebbe giusto un po' di sana fame di denaro, ma non ne abbiamo abbastanza o fingiamo di non averne, mica vogliamo fare la fine di Berlusconi, a noi piacciono le geremiadi di papa Francesco che ai crapuloni non gliele manda a dire, per cui staremo sempre qui a raccontarcela e a spaccare il centesimo sul PIL con percentuali da zero virgola qualcosa. Un'idea, dicono, sarebbe mandare a casa gli stranieri, ma ancora il passaggio non mi appare così chiaro come a Salvini (beato lui che ci capisce). Ognuno per sé e Dio per tutti, e se proprio vi scappa di pensare ai poveri almeno che siano italiani. Sulla ristorazione, l'avete visto, ormai si comportano da padroni, ci vorrebbe una bella battaglia culturale per riportare in auge il menù giudaico-cristiano, che le madri insegnino alle figlie a preparare il sugo, che la pizza ritorni a spadroneggiare sul kebab, che si faccia qualcosa per il genocidio della polpetta nostrana minacciata dall'invasione del falafel (se non si ricomincia a mangiare da cristiani la vedo dura per la ripresa).

Finaliter

«E' per questo che riservano alla storia un ruolo fondamentale nella loro filosofia e che la costruiscono secondo un presunto progetto universale, in conformità del quale tutto viene orientato verso il meglio, che finaliter si dovrà dunque realizzare e che sarà costituito da una grande magnificenza. Essi assumono pertanto il mondo come un che di perfettamente reale e ne collocano il fine nella miserabile felicità terrena la quale, anche quando riceve dagli uomini tutte le cure possibili ed è favorita dalla sorte, rimane pur sempre una cosa vana, illusoria, caduca e triste, della quale né le costituzioni e le legislazioni né le macchine a vapore e i telegrafi possono fare qualcosa di essenzialmente migliore.» (Supplementi al "Mondo", capitolo 38, La storia).

Che dire, la penso esattamente così. Aldilà della sottile distinzione fra realtà e rappresentazione e della polemica con Hegel, anche assumendo questo mondo come l'unico e il solo reale (e non ho nessuna difficoltà ad assumerlo), rimane pur sempre il fatto che anche ad essere i più felici su questa terra ugualmente la nostra vita si risolve in un solo e troppo breve lasso di tempo, così accade che tutte le comodità e le migliorie e i piaceri che ci possiamo dare mi lascino comunque un retrogusto amaro, come di cose inutili e inessenziali che dovremo abituarci a perdere. Ovviamente, essendo uno spirito liberale, mai mi sognerei di prendermi la briga di togliervi il piacere di vivere, se è questo che vi piace, soltanto che a me non riesce (eroica è questa tendenza a trattenere la vita, ci spetta una medaglia).

domenica 16 agosto 2015

Oltre il materialismo

Oggi parliamo di cose serie. Approfittando della temperatura più mite stavo giusto spiegando la differenza fra materialismo e idealismo, contrapposizione che si può ricondurre essenzialmente alla domanda: è nata prima la materia o la coscienza della materia? Per noi contemporanei, intuitivamente, è nata prima la materia, del resto la narrazione scientifica ufficiale ci bombarda quotidianamente dai canali tematici confermandoci che viviamo in un mondo fatto di oggetti: il Big Bang, Plutone, Kepler 452b, tutta roba che esiste o che perlomeno deve essere esistita indipendentemente dalla presenza di un osservatore (Einstein al povero Bohr: «allora lei sostiene che la Luna non esiste quando nessuno la osserva?»). Chi andrebbe in giro, oggi come oggi, a dire che la materia non esiste? Lo prenderebbero per matto (non si tratta infatti di negarla, ma di ridefinirne il concetto). La materia è quel che è proprio perché è la coscienza che le permette di manifestarsi in quel modo e non in un altro, la matematica stessa descrive sì la realtà fisica, ma nel modo esatto in cui glielo permette la coscienza. Questo è l'idealismo, non già quello di Hegel, ma piuttosto quello di Kant: la realtà è ciò che è nei modi e nei termini concessi dalla coscienza. Dopo Kant interviene sulla questione anche Schopenhauer: senza coscienza non vi può essere materia, ma senza materia non vi può essere coscienza, materia e coscienza non sono contrapposte ma necessariamente correlate nella cosiddetta "rappresentazione". Possibile dunque che tutto sia solo una rappresentazione, alla maniera di immagini che scorrono davanti a uno schermo? In questo la fisica ha già abbondantemente superato il senso comune, la materia come sostanza a sé è già argomento troppo metafisico per superare l'esame della scienza sperimentale. E d'altronde, la materia che tocchiamo con mano non possiamo nemmeno dire che sia toccata da noi direttamente, ma è il risultato sensoriale derivante dalla repulsione elettromagnetica fra particelle mediata dall'attività delle terminazioni nervose. Stando così le cose la materia è più un'idea che una realtà ontologica a sé stante, dal che si evince, in conclusione, che anche l'idea della materia si va a formare storicamente, soggetta in primo luogo alla storicità del progresso scientifico e legata alle alterne fortune dei suoi paradigmi. Buone cose.

venerdì 14 agosto 2015

Abusi della credulità popolare

Parafrasando Marx*, questo è un paese dove la gente può andare in tv per prendere in giro i politici e i politici andare in tv per prendere in giro la gente: è la democrazia, bellezza. Ma allora il problema qual è? Sempre lo stesso: se non vuoi farti prendere in giro, fai capire ai politici che con te cascano male, che con te c'è poco da scherzare. E invece è il contrario, qui hanno capito da sempre che ci possono menare per il naso quanto e come vogliono e che hanno gioco facile a propinarci sempre la solita sbobba, che siano i proclami renziani o i miraggi grillini, quando non le ricette salviniane, che la madre di tutti i problemi sono sempre gli stranieri, che vengano dall'Africa, dall'Asia o dalle terre di Wotan. Prima di dare la colpa agli altri sempre farsi un bell'esame di coscienza, capire se non siamo proprio noi ad essere all'origine dell'equivoco. In merito sapete già come la penso, che se vi è un abuso di credulità popolare significa che in giro c'è grande disponibilità di creduloni, i quali sempre si agitano perlopiù inutilmente, come cani che inseguono ringhiando la propria coda.

*«In America you can go on the air and kid the politicians, and the politicians can go on the air and kid the people».

giovedì 13 agosto 2015

Un battito d'ali a Pechino

Capito? Noi qui con il nostro amico Renzi che ce la mette tutta per far cambiare verso all'Italia, poi arrivano i maoisti che decidono di svalutare lo yuan per tre giorni di fila e in due minuti è il panico generale, ma cosa ci vengono a raccontare... In balia dei meccanismi economici, siamo, tornassero anche i tempi dell'economia pianificata, oggi come oggi devi comunque tener conto dell'interconnessione globale dei capitali; e non solo Tsipras chiede i danni di guerra alla Germania (rigorosamente in euro), ma pure Fidel Castro in tuta dell'Adidas (se pure i marxisti-leninisti si mettono a fare i conti in milioni di dollari allora ha vinto il denaro, un vero marxista-leninista non dovrebbe chiedere soldi ma opere di bene).

mercoledì 12 agosto 2015

Il mio contributo al dibattito

Ma torniamo a cose meno serie. Travaglio ha dato a Staino del vignettista embedded, niente meno (troverete tutti i dettagli sull'Huffington). E d'altronde Staino, persona amabile, se lo doveva aspettare, nel 2006 aveva fatto dell'ironia su Travaglio e si sa, Dio perdona, Travaglio no. E tutto perché Staino ha fatto presente a Cuperlo che con la loro opposizione interna rischiano di sfasciare la sinistra (daje con sta' sinistra). (ora, siamo prossimi a Ferragosto ed è difficile spremere qualcosa di interessante dall'attualità, per cui accontentiamoci). E' tutto un parlare alla suocera perché la nuora intenda, a Travaglio sta sul culo Renzi per cui i nemici dei suoi nemici sono suoi amici e meritano una intemerata con dedica. Ma buon Dio, che ti aspettavi da Staino, la satira sferzante, la boccia alla cordite? Bobo non è altro che una lunga seduta psicanalitica ad usum compagni, Staino probabilmente non avrà nemmeno colto l'accezione negativa dell'epiteto perché è embedded per sua stessa natura, come se un tizio venisse da me e mi desse del nichilista per offendermi (in buona sostanza Staino mi è indifferente, Travaglio mi fa tenerezza e Cuperlo non so nemmeno chi sia).