martedì 22 settembre 2020

Il valzer delle mascherine

Vi ricordate quando le mascherine andavano usate con prudenza, che non erano necessarie, che non andavano sprecate, che ci facevamo prendere dal panico e adesso invece vanno indossate anche sotto la doccia? Un mio modesto contributo su RIVISTA ARISTOTELE: Il valzer delle mascherine (inciderò sulla realtà, come i meteorologi).

lunedì 21 settembre 2020

In sintesi

Io non ho ancora capito cosa avrei dovuto votare al referendum. Essendo in questo momento non indispettito con nessuno degli attori politici attualmente in attività, o almeno non quel tanto da sentire il pungolo del ripicco, non ho avuto modo di stimolare quei centri nervosi che sempre si mettono in moto quando trovo un argomento che mi trascina alla battaglia. Una eliminazione dei Lakers nelle finals ora come ora mi dispiacerebbe di più di un'avanzata di Salvini a Canicattì, peraltro saldamente in mano al Partito Democratico. Di questo non ne vado fiero. E tuttavia non mi so decidere se davvero abbia un qualche peso questa riduzione dei parlamentari o se sia invece ininfluente al di là di tutto quello che se n'è detto. Sulla storia sono hegeliano, siamo dentro un percorso dialettico, la sintesi di oggi diverrà l'antitesi di domani, tutto serve al moto dello spirito. Quel che posso dire è che la democrazia mi pare ancora salva, o almeno siamo ancora qui a poterne discutere.

Sulla lunghezza delle gonne

All'istituto commerciale che frequentavo le mie compagne non indossavano le minigonne, solo i jeans, lo stesso paio di jeans per tutto l'anno scolastico, di grande praticità, è vero, ma poco stimolanti. In compenso le minigonne le indossavano le professoresse, quella di matematica e soprattutto quella di francese. Noi maschi per non imbarazzarle troppo dirigevamo coscienziosamente lo sguardo altrove, sui libri di testo per esempio, e i meno miopi addirittura sulle lavagne. Oh, non erano certo le minigonne delle studentesse del Socrate, erano perlopiù gonne da signora appena sopra il ginocchio che tuttavia quando le prof si sedevano tendevano a ritirarsi un poco mostrando vasto mediale e laterale, soprattutto quando si sedevano sulla cattedra come faceva quella di francese. Sulla rievocazione forse influisce la figura di Edwige Fenech. La gonna della professoressa di matematica era invece di pelle nera e data la figura asciutta e la sua severità nel ricordo è associata a Frau Blücher [nitrito di cavalli]. Ad ogni modo noi preferivamo le lingue. Ora non saprei se a favoleggiare su certe cose noi maschietti commettessimo una qualche forma di violenza di genere, se l'occhio cadde fu solo perché eravamo stupidi e inesperti, non ancora del tutto preparati ad essere uomini. Caso del tutto diverso invece quello del Socrate: secondo voi sarebbe irrealistico cambiargli il nome in Mary Quant?

ref. Moda - La prima da adolescenti, cautela oltre i 20 anni. Ora si indossa anche sopra i 40. L’indice della minigonna Più corta dopo i 30 anni. Uno studio mette in relazione orli e fasi della vita DAL NOSTRO INVIATO (Corriere della Sera, 3 settembre 2009)

domenica 20 settembre 2020

Domanda

Chi aveva votato SÌ alla riforma Renzi-Boschi per «il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e del  titolo V della parte II della Costituzione» può adesso per ripicca votare NO alle «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari»? Chiedo per un amico.

giovedì 17 settembre 2020

Genealogia del moralismo, version II: teaser

Amico gender che spacchi il capello in quattro per catalogare ogni più piccola nuance delle tendenze sessuali presenti in natura pensando con questo di arrivare a capo di qualcosa, ascolta Michele Serra che ti ricorda la tua vera missione, quella di sconfiggere il Male. Se è infatti appurato che l'opinione giusta si trova sempre a sinistra, si tratta ora di esortare i compagni a non perdersi in quisquilie ritrovando la retta via: mentre tu disquisisci se si deve dire uomo transgender o è sufficiente dire transgender e basta, il leghista, col suo cervello piccino picciò, guadagna il cuore e le menti degli italiani con la sua semplice logica binaria: o sei uomo o sei donna, tertium non datur.

Nuove maschere

«[...] Il termine passò poi nel linguaggio teatrale a designare attori, anche di merito, che tendono a strafare, o a raggiungere facili effetti scenici. 2. Per estens., nel linguaggio com., persona di scarso merito ma di grande presunzione e vanità, che cerca di ottenere ammirazione sfruttando con teatrali esibizioni qualità e risorse esteriori di facile successo: essere un g., fare il gigione.». Enciclopedia Treccani.

Segnaliamo la scomparsa dai palcoscenici della politica della figura del gigione, il quale a poco a poco è stato soppiantato da una figura che a lui si ispira seppur con mezzi espressivi più modesti, e cioè quella del giggino, poiché date le condizioni in cui versa attualmente la platea per impressionare il pubblico basta il minimo sforzo.

Genealogia del moralismo

Scrive Michele Serra dalla sua amaca che sulla sessualità «si assiste a un minuzioso dibattito nominalista, nel senso che si considera fondamentale dare un nome a ciascuna delle condizioni sessuali esistenti e in fieri, comprese le sfumature e le tappe intermedie, considerando gravissima mancanza sbagliare definizione»: bravo, non si poteva dire meglio. Poi segue la rampogna: «È un piccolo, perfetto riassunto di "cos'è la destra, cos'è la sinistra". Poche idee ma molto chiare a destra, molte idee ma ben confuse a sinistra. E il nemico, a sinistra, è sempre e soltanto il collettivo accanto, la rivista rivale, la fazione appena distaccata dallo stesso albero genealogico.» ["Rep" contro "Domani"?] «Nel frattempo prevale, leghista leghista, l'opinione sbagliata, ma semplice. E si perde nel caos verbale l'opinione giusta, ma incomprensibile». Che l'opinione giusta si trovi sempre a sinistra è verità assiomatica, si tratta solo di esortare i compagni a non perdersi in quisquilie. Eppure se solo Serra si mostrasse meno genealogicamente convinto della superiorità morale della sinistra forse si renderebbe conto di trovarsi sostanzialmente in linea con il sempliciotto «leghista leghista» sulla critica mossa al «minuzioso dibattito nominalista» sui generi sessuali perché anche il sempliciotto, col suo cervello piccino piccino, pure arriva ad intuirne la futilità (sempre Serra: «Dall'altra c'è un'assemblea permanente che litiga, se non sui dettagli, su questioni di non stringente urgenza (si deve dire uomo transgender o è sufficiente dire transgender e basta?)»). 

In soldoni Michele Serra si può riassumere così: la sinistra ce l'ha grosso, la destra ce l'ha piccolo (il cervello, che avevate capito?).

martedì 15 settembre 2020

Leggerezza

Ma chi l'ha messa in circolo la foto dei bambini in ginocchio? È stata una maestra, per leggerezza l'ha postata in una chat di gruppo, ma era un happening allegro e scanzonato, non c'erano i ceci, stavano solo disegnando, i banchi sarebbero arrivati il giorno dopo. Ma se sarebbero arrivati il giorno dopo perché farli inginocchiare per terra dove per giunta ci sono i germi? I germi e anche i virus, i VIRUS, non so se ci siamo capiti. Potevano fargli cantare "Fra Martino campanaro", contare i colori, elencare i nomi delle mascherine. Te l'ho detto, è stata una leggerezza. Non si postano foto sulle chat di gruppo di Whatsapp che lo sanno tutti che sono delle associazioni politiche, chi lo sai chi ci puoi incontrare? È un attimo che la foto innocente fatta con tutte le buone intenzioni ti arriva al governatore delle Ligurie per mano della prima zia Peppina e si tramuta in crisi di governo, è il mestiere loro, possono portare la questione all'ONU, denunciare un crimine contro l'umanità per un formaggino scaduto, bisogna stare attenti. Ha stato una leggerezza, è andata così. Allora togliamo agli insegnanti le chat di gruppo, la scuola è andata avanti cent'anni senza le chat di gruppo, ha sempre fatto pietà uguale. Ha stato una leggerezza.

Cronaca nera

Hanno ammazzato un prete a San Rocco, quartiere di Como, l'anno ammazzato col coltello, ha confessato un immigrato senza fissa dimora con problemi mentali. Il don era uno di quelli che si spendevano per i migranti, era della parrocchia di San Bartolomeo, ci passiamo davanti quando andiamo a fare la spesa. Brutta storia. Ci ho vissuto dodici anni in zona San Rocco, ci andavo a prendere l'autobus quand'ero in ritardo, quando avevo più tempo preferivo invece raggiungere la fermata più lontana, quella più sicura per la mia incolumità. Perché a San Rocco hanno il coltello facile e purtroppo bisogna dire che sono sempre stranieri (non ammazzano più gli italiani, almeno non in quartieri come San Rocco, gli italiani ammazzano in contesti più trap, tipo i parcheggi delle discoteche: amaro sarcasmo). A San Rocco hanno rubato il portafoglio al ragazzo che mi faceva il trasloco, lo aveva lasciato sul furgone parcheggiato nel cortile custodito che evidentemente tanto custodito non era. Non funziona l'inclusione a San Rocco, i cingalesi guardano in cagnesco i magrebini che guardano in cagnesco i neri africani che a loro volta per essere neri sono persone non gradite nei bar dei cinesi. Il fattaccio sarà di sicuro cavalcato dagli assessori leghisti che d'altronde sono quasi sempre stati alla guida della città ma non hanno mai risolto un tubo, abbaiano, fanno le piazzate simboliche - vedi gettare via le coperte ai senzatetto - e poi tutto resta uguale. Sulla sponda opposta la sinistra persa nei suoi infiniti sociologismi che al solo parlare di sicurezza si fa venire l'orticaria pensando di passare per razzista. La tempesta perfetta, il motore immobile. Sicché San Rocco, zona centro, continuerà ad essere in mano a spacciatori, grassatori e sbandati di ogni ordine e grado, tale e quale Camerlata (fu Ca' merlata), altro quartiere rispettabile. E da Como è tutto, a voi la linea.

lunedì 14 settembre 2020

Andrà tutto bene

Distanziati l'uno dall'altro di 1.000 millimetri dentro aule di 30 metri quadrati al primo togliersi le mascherine per il “lunch box” si formerà una tale spray di droplets e di catarri sottili che se la passeranno tutti all'istante senza nemmeno avere il tempo di infilare il percorso obbligato fino alla lavagna e lanciare il mayday, d'altro canto il Comitato Tecnico Scientifico assicura che la distanza di un metro fra banco e banco è sufficiente ad impedire che una pallottola di carta masticata sparata da una biro riconvertita a cerbottana raggiunga il compagno più prossimo in mezzo alle palle degli occhi e se lo dice la scienza possiamo stare tranquilli, andrà tutto bene.

mercoledì 9 settembre 2020

Mentalità pazzesca

"Sono risultato fra i primi cinque per carica virale" dichiara Silvio Berlusconi ricoverato presso il padiglione D come Diamante del San Raffaele di Milano, quello con la cupola a cavaturacciolo con sopra l'angelo dell'apocalisse che regge una spigola, e aggiunge "sono nella top five". Non si smentisce mai, è una forma mentis la sua, si nasce così, con la garra di arrivare sempre primi. Mentalità pazzesca.

domenica 6 settembre 2020

Mascherina sì, mascherina no

Dunque secondo quanto è scritto nei verbali del Comitato Tecnico Scientifico recentemente desecretati, ancora al 13 marzo le mascherine non erano necessarie, non c'erano le evidenze scientifiche, chi se la metteva veniva perculato d'ufficio dal professore di turno che anzi le riteneva dannose per le persone comuni che potevano inavvertitamente contagiarsi maneggiandole in modo inappropriato, tale una lametta in mano a una scimmia, poi sappiamo tutti come è andata a finire: mascherina ben allacciata, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre. Soprattutto oggi in tempo di negazionisti e di no mask direi che la notizia capita a fagiolo, anzi li incoraggia stimolando la loro immaginazione: scienza mia, scienza mia, perché mi hai abbandonato? Ti invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo, amen.

sabato 5 settembre 2020

Una gamba qua, una gamba là

San Tommaso,

“Fatto santo, le sue spoglie, come d’uso fra i cristiani, vennero successivamente spartite per farne reliquie: il tronco principale, dopo essere stato inizialmente tumulato a Fossanova, finì nella Chiesa dei Giacobini a Tolosa. La mano destra raggiunse la chiesa di Santa Maria della Porta a Salerno, dove il santo soggiornò, e dove è conservato anche il libro originale sulla fisica di Aristotele. Questa mano venne amputata al santo su richiesta della sorella Teodora, che da tempo ne aveva fatta richiesta. Il capo del santo, invece, venne fatto probabilmente asportare dal pio abate dell’abbazia di Fossanova pensando che se mai il corpo fosse stato trafugato almeno se ne sarebbe conservata la testa. Inizialmente conservata a Priverno, venne poi rispedita a Tolosa per ricongiungersi al resto del corpo. La città natale di Roccasecca, in tutto questo via vai, rimase a bocca asciutta.” (Narrate, Uomini)

Ed è una grande ingiustizia che nella città che ti ha dato i natali non sia conservato di te nemmeno un ossicino, che so, il mignolino del piede santo, un’unghia incarnita, niente di niente. A volte la Chiesa sa essere così crudele.

Me li immagino i resti del santo, la mano ordinata per posta dalla sorella, viaggiare conservata in uno scrigno o avvolta in un panno, farsi il tratto di strada passando i controlli: che cosa avete lì? La mano di San Tommaso! Accidenti, fate passare, presto! I cristiani furono saprofagi per un largo tratto della loro storia, poi la cosa scemò con l’avvento della penicillina, però qualcosa di questa tradizione sopravvive nell’usanza di imbalsamare i papi dopo morti, come i faraoni.

A Tal proposito è gustosa la storia di Riccardo Galeazzi Lisi, che avvolse la salma di Pio XII nel cellophane provocando l’accelerazione della putrefazione e facendo cadere stecchite le guardie pontificie, aveva millantato di aver inventato una tecnica di conservazione rivoluzionaria ma finì per essere licenziato in tronco.

Buon appetito.

venerdì 4 settembre 2020

Forza Silvio!

A me di Zangrillo piaceva Cinque giorni e La notte dei pensieri, che poi io non ho pregiudizi su un medico che canta anche a Sanremo, abbiamo l'esempio di Jannacci che è stato nell'equipe di Christiaan Barnard, sta bene, mi sembra invece più paradossale che dica di aver stonato, lui che all'occorrenza può cantare Una rosa blu meglio dei Cugini di Campagna. Berlusconi dal canto suo con il canto s'è sempre cimentato, e poi c'era il suo amico Apicella, quello che ha fatto i film con Nanni Moretti, che ci cantava assieme le serenate, A gelusia e Ammore senza ammore, insomma, speriamo bene: tanti auguri Presidente!

Le ragioni del no

Avete presente il riflesso pavloviano di quelli che al solo sentire la parola "taglio dei", senza nemmeno sapere che cosa, già cominciano a salivare come carlini al suono dei croccantini? Tagliassero le palle sarebbero i primi a mettersi in fila perché tagliare è giusto a prescindere. Li avessero convinti, per una delle qualsiasi ragioni che talvolta riescono a penetrare le brume delle loro assiomatiche menti, che invece del sì sarebbe stato più rivoluzionario votare no, allora con la stessa passione sarebbero qui a menarcela con la tesi contraria: "più parlamentari, più democrazia!" magari inframmezzato qua e là da un "fascisti!" che ci sta sempre bene come il cacio. Tanto per il no è rimasto solo Fratoianni, per questione di sbilanciati assetti costituzionali. Fagli compagnia, non lasciarlo solo.

Tommaso d'Aquino

"Anno del signore 1269, guidati da Sigieri di Brabante imperversano a Parigi gli averroisti radicali che promuovono una versione estremizzata del pensiero di Aristotele: egli è quella autorità che sotto certi aspetti può contraddire perfino le Sacre Scritture. Contro di loro muovono le agguerrite truppe neoplatoniche di indirizzo agostiniano per cui la verità sgorga dal profondo del cuore. Le posizioni sono inconciliabili. Dopo stretto giro di consultazioni con il Signore che tutto il Creato infonde del suo amore, Sigieri viene raggiunto dalle prime scomuniche e per scampare all'inquisizione fugge ad Orvieto dove è riunita la corte papale che spera in qualche modo di ammansire. La giustizia divina è però inflessibile e gli cala sul capo per mano del suo segretario, il quale, impazzito d'un tratto, lo pugnala a morte. E' in questo clima di concordia e di raccoglimento spirituale che opera a Parigi Tommaso dei conti d'Aquino al suo secondo mandato in qualità di maestro reggente di teologia."

Tommaso d'Aquino su Narrate, Uomini

giovedì 3 settembre 2020

Le ragioni del sì

Io dico solo che con il mio voto ho fatto eleggere in media due onorevoli a legislatura, uno giovane e uno vecchio, una volta perfino Capezzone quando era mimetizzato fra i radicali, e voi pensate che qualcuno si sia mai degnato di mandarmi anche solo una cartolina, di farmi anche solo una telefonata per sapere se stavo bene? Nada, niente di niente. Prima sì, prima mi scriveva anche il papa, finite le elezioni abbandonato come un cocker in autostrada. Così vi sta bene se vi riducono e con i soldi risparmiati ci regalo il monopattino alla nonna, che vi ha sempre votato speranzosa e voi in cambio ci avete dato la minima, mascalzoni!

Promemoria

Non appare la libertà ma noi pensiamo che esista. Anzi, vogliamo che esista. Ad apparire è un progressivo accadere delle cose che nulla dice sulla sua reale libertà di accadere. Pensiamo tutti che possiamo scegliere di girare a sinistra oppure a destra, la scelta produce gli eventi, ma in realtà, a guardar bene questo fantasma metafisico che chiamiamo volontà, non c'è nulla che attesti che sia guidata da un libero arbitrio. Sboccia qualcosa nel nostro essere che ci appare un volere, da dove proviene non si sa, non si sa cosa lo muove, anzi spesso ne siamo in balìa come se fosse lui a precederci invece di essere noi a precedere lui. Questione largamente discussa ma non per questo risolta, anzi rifiutata nelle sue implicazioni, perché il non essere padroni di noi stessi non solo ci terrorizza, ma ci appare come l'ingiustizia più grande. Da dove proviene questo terrore di non essere padroni di noi stessi che ci fa volere, tutt'altro che deliberatamente, di essere liberi? Da un condizionamento culturale. Detto questo, tutta la riflessione sui limiti e sul bisogno di libertà può essere trattata da un nuovo punto di vista: la libertà è a sua volta una forma di condizionamento, com'è vero che tutto a questo mondo è condizionamento, la storia della libertà è la storia di quel particolare condizionamento che entra in rapporto con gli altri condizionamenti. Me lo segno.

martedì 1 settembre 2020

Parsimonia

Che l'influenza sia una cosa seria lo sappiamo dai tempi di Andropov e Černenko, intorno alla metà degli anni ottanta circolava in Russia un particolare virus che colpiva di preferenza i segretari di partito e perfino Michael Jackson, che del pop era il segretario generale, per non saper né leggere né scrivere cominciò a indossare mascherine in tempi non sospetti, anticipatore del costume trent'anni prima del black lives matter. Il coronavirus gira oggi come una qualsiasi altra influenza ma vista la sua pericolosità e la risonanza che ne deriva oggi sappiamo di lui che si diffonde con più facilità nei locali dei vip, perché la fama indebolisce le risposte immunitarie, diversamente circola poco o punto nelle manifestazioni per i diritti civili, dove invece tutti indossano le mascherine e se proprio si devono menare si infilano prima i guanti monouso. Questo è lo stato delle cose a settembre 2020, il quale, come tutti gli anni funesti, non s'è ancora finito di temerlo, tuttavia tutti si lavano di più le mani con gran beneficio per l'igiene pubblica e per quella personale, tanto che per quest'anno ho deciso di evitare i ritrovi vip come per esempio i seggi elettorali, e se proprio dovrò esprimere il mio dissenso lo farò sottovoce regolando il fiato al minimo e badando allo stretto necessario.