giovedì 30 ottobre 2014

Trittico della fugacità

Serve assai quale aiuto di fronte alla morte e per giungere al disprezzo di quella (e certo è cosa che si può ottenere) coloro che hanno indugiato per lunghi anni, duri a morire.
Ebbene, che cosa hanno avuto in più di quelli che sono trapassati per immatura morte? Diciamola in breve: dove sono andati a finire Cadichiano, Fabio, Giuliano, Lepido, gli altri che fecero il funerale a tutti e poi anche loro furono portati via con un funerale?
Assolutamente piccola cosa è l'intervallo della nostra vita, e pur breve, lo devi riempire con fatiche e travagli attraverso innumerevoli prove, e in compagnia di certa razza di gente! E poi, questo povero corpo nostro!
Non far qui grande conto di quella piccola cosa, piuttosto volgi lo sguardo dietro a te: un abisso di tempi; e davanti, un altro infinito.
E allora, qual è la differenza? Tre giorni? Un'enorme vecchiaia?

(Marco Aurelio)


AMLETO: Orazio, ti prego, dimmi una cosa.
ORAZIO: Che cosa, mio signore?
AMLETO: Credi che Alessandro sottoterra avesse questo aspetto?
ORAZIO: Tale e quale.
AMLETO: E puzzava in questo modo? Puah!
ORAZIO: Certo.
AMLETO: A quali vili servizi possiamo essere destinati, Orazio! Perché la fantasia non potrebbe seguire la nobile polvere di Alessandro e trovar che fa da tappabuchi a una botte?
ORAZIO: Sarebbe una ricerca un po' troppo curiosa.
AMLETO: Neanche per idea. Ma per seguirlo con discrezione, e guidati dalla probabilità: Alessandro morì, Alessandro fu sepolto, Alessandro torna in polvere; polvere è terra, donde ricaviamo creta; e perché, con la creta in cui egli s'è ridotto, non avrebbero tappato un barile di birra?
L'imperiale Cesare, or morto e convertito in argilla, da un buco tiene lontano il vento. Ahi, la creta che tutto l'universo ha atterrito rattoppa un muro e fuga i soffi del maltempo!

(Shakespeare)


Le effimere generazioni degli uomini nascono e scompaiono in rapida successione, e intanto i singoli individui muovono, fra angosce, miseria e dolore, verso l'abbraccio della morte; e si chiedono, instancabilmente, che cosa essi siano, e che cosa voglia dire tutta questa tragica farsa, e si rivolgono al cielo per implorare una risposta. Ma il cielo resta muto. Vengono, invece, i preti con le loro rivelazioni.

(Schopenhauer)

lunedì 27 ottobre 2014

Riflussi

C'è chi sostiene che la soluzione migliore sia il limitare gli slanci individuali e le tentazioni egoistiche, così che il bene comune scaturisca dalla giusta misura, dalla non prevaricazione degli uni sugli altri, una società di eguali in cui i princìpi etici della comunità dovranno mostrarsi tanto più saldi quanto più forti saranno le pulsioni egoistiche che ne minacciano la stabilità. Non desiderare più del giusto, come se fosse possibile imporre il coprifuoco al desiderio e in generale al desiderabile, è una soluzione che non regge, sarebbe come tentare di trattenere il mare in un barattolo. Soddisfare i desideri è anzi divenuta la cifra stessa della modernità, l'ultimo baluardo, l'ultimo argomento spendibile per abbozzare un'idea di felicità dopo la morte di dio e delle grandi narrazioni etiche.

Se la salvezza è una questione di potenza, l'Europa si salva alleandosi non alla potenza di Dio, ma a quella della tecnica - qualora quest'ultima ascolti la voce essenziale della filosofia del nostro tempo. Ma è anche inevitabile che la ascolti, perché ascoltandola raggiunge la maggiore potenza - che d'altra parte non è data dalla semplice fede nell'inesistenza di Dio. [...] Si obietta che non tutto ciò che è tecnicamente fattibile è moralmente lecito. Ma questa morale è l'adeguazione ai valori eterni, e quindi declina col loro declinare. La morale autentica è oggi l'adeguazione alla maggiore potenza, che non può più essere quella di Dio, ma è quella della tecnica.

Non già alleandoci con Dio e con Marx abbiamo allungato la nostra aspettativa di vita, migliorato la medicina, aumentato esponenzialmente il benessere e la disponibilità di beni, se ovunque prevalgono i prodigi della tecnica, funzionali e alleati del capitalismo (del liberalismo, dell'individualismo, ecc.), non è in forza di una prevaricazione arbitraria di questi nei confronti dell'idea del giusto e del bene, ma perché essi esprimono più degli altri l'intima essenza dell'uomo, che i servi desiderano la ricchezza quanto i padroni. Si rassegnino, i comunitaristi (una versione corretta dei comunisti, 30% in meno di grassi per una maggiore digeribilità dopo le indigestioni del XX° secolo).

domenica 26 ottobre 2014

«La gente si fida di chi si fida di sé»

Il tiranno, antico o moderno, non dice di agire per il bene dei suoi sudditi, anche se crede e fa credere che essi andrebbero in rovina se lui non ci fosse. Il politico democratico del nostro tempo (il politico della «democrazia procedurale»), invece, lo dice: deve dire che i propri progetti hanno come scopo il bene della comunità; altrimenti gli elettori non lo voterebbero. Se il suo scopo primario fosse effettivamente il bene comune, nel senso che egli subordina e sacrifica al bene comune il vantaggio personale che egli potrebbe conseguire per il proprio maggior potere, allora egli sarebbe un santo.
Il che può accadere; ma, se non è un santo, il politico democratico procura un certo beneficio alla comunità solo se egli ottiene un tornaconto personale significativamente superiore (rispetto ai più) a quel beneficio. [...] Egli non vuole il proprio bene allo scopo di realizzare il bene comune, ma vuole il bene comune allo scopo di realizzare il proprio bene, superiore a quello comune. Ma egli deve continuare a dire, se vuol sopravvivere come politico, l'opposto di quel che fa: deve dire che quel che fa ha come scopo primario il bene comune: è costretto a mentire. Altrimenti è finito. Per lo stesso motivo non può dire quello che, ad esempio, dice lo scienziato, cioè: «Quel che sto facendo potrebbe essere sbagliato». Deve dire: «Quel che sto facendo è indiscutibilmente giusto». La gente si fida di chi si fida di sé. Queste considerazioni non hanno nulla a che vedere con una critica al politico democratico. Egli non può essere diverso da come è.

(Emanuele Severino)

sabato 25 ottobre 2014

Ve li meritate i renziani

E' sempre un bene andare avanti, largo a Renzi con la sua Leopolda hipster e abbasso quei vecchi invidiosi di Bindi e Bersani. Lasciateli giocare, i giovani, è il loro momento, troppo in là li ha condotti la morte delle ideologie che basta uno Steve Jobs e uno scenografo dell'Ikea per restituir loro un ideale di vita, sono scemi, mica è un reato. Avessero concluso qualcosa i vari Bindi e Bersani allora si sarebbe potuto dire: "ma guarda questi pivellini, ma chi si credono di essere?!", e invece la povertà dei padri s'è rovesciata sui figli, povertà di idee e di spirito, vent'anni a cincischiare sul nulla e questo è il risultato: ve li meritate i renziani.

E dai discordi bellissima armonia

Non prendetevela con Renzi, non è lui il compagno che sbaglia, siete voi. Magari ci fosse più capitalismo, così da avere più opportunità e per contro più sperequazioni da combattere, che qui non vi resta oramai più classe operaia e gli scioperi generali ve li farete fra di voi per conquistare quei cinque minuti in più di pausa caffè. Senza un capitalismo in salute muore anche la sinistra, la quale predica nel deserto a pozzi ormai seccati, per redistribuire ricchezza occorrerebbe prima crearla, per promuovere un grande ideale ci vuole una grande ingiustizia.

mercoledì 22 ottobre 2014

50 sfumature di Marx

Certo, il grande capitale finanziario globale non è il bene assoluto, ma rappresenta un problema che non è progressivo affrontare nella presente fase storica, poiché anche chi è comunista deve capire che in Occidente non ci sarà mai un’evoluzione verso la socializzazione dei mezzi (anche finanziari) di produzione fin quando sopravviveranno diffusi interessi di tipo piccolo e medio borghese (e l’eventuale prevalere, qui ed ora, di tali interessi su quelli del grande capitale, vedi eventualità di una deflagrazione dell’eurozona, porterebbe esclusivamente svantaggi alla classe operaia, vedi potere d’acquisto dei salari). Nella presente fase storica, le grida contro il grande capitale finanziario globale sono grida in difesa della piccola e media borghesia. Sono grida reazionarie.

La mia preferita fra i materialisti storici* (anche se la introdurrei volentieri alle durezze del neoparmenidismo).

lunedì 20 ottobre 2014

Non è Dio che crea Bergoglio

Stando così le cose, Dio è quell'ente allo stesso tempo così antico e così moderno - Dio è eterno - che può benissimo iscriversi all'UAAR. Il Dio che apre agli omosessuali, che apre alle coppie di fatto, il Dio che non mette becco nelle questioni di letto. A quelli dell'UAAR mica è Dio a dare fastidio (sicuri che non esiste), dicendo "Dio" intendono "Chiesa". Ma una siffatta Chiesa che si adegua alla modernità è una Chiesa che non giudica, per cui è innocua. Incontra resistenze, ma questa è la tendenza. Nell'idea di Bergoglio smetterà di essere un bersaglio. Deduzione sociale delle categorie morali: al padre padrone corrisponde il terribile Dio vetero-testamentario, al padre che cambia i pannolini il Dio amorevole di papa Bergoglio (al padre assente il "totalmente Altro"). Perché Dio non parla? Non lo so, sarà da qualche parte, nell'immensità dell'universo, a sovraintendere l'esplosione di una supernova, non è che lo possiamo chiamare ogni cinque minuti.

sabato 18 ottobre 2014

Post per filosofi

Ciò che risulta sempre più irricevibile agli occhi della modernità è la pretesa di una qualsiasi religione di porsi come la più vera e la più assoluta e con essa la possibilità di determinare la verità di una tradizione deducendola dal suo grado di diffusione, come se il suo essere dominante in termini di popolarità sulle altre fosse la prova della predilezione divina, vero sigillo di garanzia. Senonché Dio non si mostra incontrovertibilmente, la sua presenza nel mondo appare nella misura in cui si è disposti a crederlo. Questa impossibilità di dimostrare Dio nella sua evidenza vanifica la pretesa di produrre una morale di origine divina, mentre appare nella sua evidenza l'evoluzione della morale su base storica e contingente (e cioè appare evidente il solo diritto positivo). Per cui si dice: non esiste morale assoluta, ne esiste una in evoluzione, relativa ai luoghi e alle circostanze, relativa allo spirito dei tempi. L'esistenza o l'inesistenza di Dio non è concetto dimostrabile scientificamente, risulta quindi vanificata la pretesa di una qualsiasi tradizione religiosa di porsi come vincolo assoluto. L'uomo fa da sé, questa è l'idea che sostiene la modernità, nella logica dello scienziato può benissimo esistere un dio ma a patto che non costituisca un vincolo alla sua azione, un dio che sovraintenda la perfettissima struttura logico-matematica che sta alla base del creato (la quale si pone anche come presupposto dell'atteggiamento scientifico in generale). In fin dei conti gli uomini finiscono per seguire di volta in volta ciò che pensano possa garantir loro un maggior controllo sulle cose e sul proprio destino, una volta scoperto che l'atteggiamento scientifico è in grado di aumentare questo controllo cambia anche il modo in cui gli uomini sono disposti a credere in Dio. Per cui io continuo a pensare che l'idea di Dio sia irriducibile almeno finché l'atteggiamento scientifico non sarà in grado di garantire agli uomini il controllo assoluto sul proprio destino, se mai sarà possibile, in fin dei conti Dio è quel concetto che esprime negli uomini la volontà di approdare a un senso stabile e definitivo, nell'incertezza cresce il suo bisogno e se per mantenere in vita questa idea di Dio si renderà necessario negare la validità assoluta delle religioni, l'uomo finirà per negarla piuttosto che rinunciarvi, è quello che sta accadendo.

giovedì 16 ottobre 2014

Contrazione del dominio della lotta

Di che parlano i marxisti oggi? Di lavoratori astratti, fatti di desideri astratti mutuati da un'idea astratta di ciò che dovrebbero essere i lavoratori. Se Marx fosse qui oggi sbugiarderebbe i marxisti. Se Nietzsche fosse qui oggi ridicolizzerebbe i nietzschiani. La copertura dell'Irap? Aumenteranno i ticket e le imposte regionali, la coperta è corta, se te la tiri sul naso ti si scoprono i piedi. Mira al cuore. Cosa desideriamo innanzitutto? Un lavoro, un'assunzione a tempo indeterminato che possa giustificare un mutuo, un affitto, un finanziamento, che sia a lungo o medio termine. Statalizziamo la FIAT, l'abbiamo pagata noi coi nostri soldi*. Bravo, e chi finanzia i piani industriali? I cittadini (dal lavorare per pagare le tasse al pagare le tasse per lavorare). Lo vuoi decidere tu che cosa dovrebbero desiderare i lavoratori? Se desiderano l'iPad, al confino! Da oggi solo tablet della Indesit per dare più lavoro agli italiani (peraltro appena passata agli americani, ahi).

mercoledì 15 ottobre 2014

Mud wrestling

Dov'era Luxuria invece di spalare il fango a Genova? Ma a cena con Berlusconi, of course, con Dudù e la Pascale, i quali, datisi alla macchia, preferivano scattarsi i selfie in un contesto signorile, tra un consommé e un astice alla catalana (olè), alla faccia nostra e dei genovesi. L'avrei visto bene, Vladimiro, con quel bel vestitino di lamé e i tacchi a spillo a sturare tombini e liberare cantine, a real messy tranny, perché sono perverso. A fare la lotta nel fango con la Santanché, o con la Valentina Nappi, best foreign performer of the year (magari). Più efficaci del Card. Bagnasco, che certamente avrebbe potuto intercedere ai piani alti affinché si scongiurasse il diluvio. E invece c'è toccato quel tedioso di Grillo che s'è preso pure le male parole da un gruppetto di sedicenti angeli, senz'altro comunisti: parolaio!

lunedì 13 ottobre 2014

Si spegne la lanterna

Dunque gli atei razionalisti sarebbero quel veleno che per guarirci dal povero dio delle religioni ci uccidono per l'eternità. Macchine pensanti, auto-generanti, auto-annientanti, che per un curioso tiro giocato dalla sorte hanno preso coscienza di questo popò di mondo per godere di quel poco, finché dura. Mistica del progresso: tutta la millenaria vicenda dell'umanità non è servita altro che a partorire smartphones e reti mobili e quanti imbecilli sono morti per conquistare la Gallia.

«Il tempo è qualcosa di puramente oggettivo e reale, ed esiste indipendentemente da me; io vi sono stato buttato dentro solamente per caso, ne ho preso una piccola parte, e così ho acquistato una realtà transitoria, come hanno fatto, prima di me, mille altri che, adesso, non sono più nulla; e molto presto non sarò più nulla anch'io. Ciò che è realtà è, invece, tempo: il tempo continuerà a scorrere senza di me». Io ritengo che la perentorietà con cui è stata qui espressa renderà evidente la fallacia, e anzi l'assurdità di un tale modo di vedere. (A. Schopenhauer, Gesammelte Werke in zehn Bänden).

Se poi un filosofo pensasse che, morendo, troverà un conforto riservato a lui solo, o, comunque, un motivo di rassegnazione nel fatto che gli si rivelerà la soluzione di un problema che lo ha tenuto occupato così spesso, gli andrà, probabilmente, come a uno che, proprio quando è sul punto di trovare ciò che stava cercando, gli spengono la lanterna. (A. Schopenhauer, idem come sopra).

Sarebbe certamente molto carino, se con la morte non cessasse di esistere anche l'intelletto: ci potremmo portare nell'altro mondo il greco che abbiamo imparato in questo mondo. (N.d.A.) (idem).

Schopenhauer non solo è di conforto, ma è anche un grande spasso, un tipo d'ateo e di polemista di cui, ahinoi, s'è persa la traccia.

Cantastorie

Tempo una, massimo due generazioni e la poca ricchezza che ancora tratteniamo a stento sarà definitivamente evaporata, la grecizzazione avanza inesorabile, crepare sarà l'ultimo dei problemi. Apocalittico. Tempo uno, massimo due anni e Di Battista sarà ministro degli esteri. Inquietante. Ad avere un poco di pazienza potremmo risparmiarci anche il referendum sull'euro, ci butteranno fuori prima e allora tutti a piangere perché l'iPhone ci costerà due milioni... temo per il futuro dei miei figli, temo per il presente, temo che peggiorerà. Bisogna pur progettare questo paese, darne un'idea, e allora vedo questa Italia impoverita, decresciuta sì, ma felicemente, presa per mano da un popolo a cinque stelle che dolcemente la lascia sfiorire, povera ma bella, onesta, modesta... è un bel cambio di narrazione, dai fasti del varietà berlusconiano ormai passato, declinante in cage aux folles, a questa idea di austerità da consolato repubblicano. Basta l'analisi del racconto per avere un'idea dei tipo umano che verrà ad abboccare, si vendono le storie, nei fatti bisogna confidare.

sabato 11 ottobre 2014

Post per filosofi

Ampio discorso filosofico: viene meno la pretesa di ancorare l'agire umano alla struttura ontologica e fondamentale della realtà, qualora sia immutabile. Più o meno implicitamente si afferma che alla base non vi è alcuna struttura stabile, la stessa ontologia contemporanea predica (Heidegger e heideggeriani in primis) che l'essere stesso non è immutabile, che la sua peculiare caratteristica è quella di cedere la sua preminenza alle qualità fluttuanti dell'ente, il quale è essenzialmente divenire e storicità (non-staticità). Senonché l'assetto ontologico vincente è quello che identifica l'essere all'ente, il pensiero scientifico perlopiù interiorizzato anche dall'uomo della strada per cui una cosa è finché è qualcosa, qui, nel mondo del sensibile e del visibile. Non c'è dunque sottigliezza filosofica ne differenza ontologica fra l'essere e l'ente, l'essere è l'ente (tutte le sue proprietà si esauriscono nella dimensione sensibile). Ecco perché muore anche il post-moderno, vale a dire ciò che nel post-moderno costituisce residuo metafisico e astrazione, oggidì si concede qualcosa all'ontologia solo se conferma l'identità fra l'essere e l'ente, posto che l'ente sia quella cosa che emerge dal niente e vi ritorna. Si può dunque dire senza pericolo di essere smentiti che il progresso scientifico consiste nell'accrescimento infinito della capacità di governare e controllare la creazione e la distruzione degli enti e cioè la distruzione e la creazione dell'essere, per cui, lungi dal costituirne una critica, il pensiero heideggeriano finisce per contribuire alla sua diffusione. Dunque tutte le recriminazioni della filosofia continentale contro l'incontrollabile espansione dell'atteggiamento tecnico-scientifico lungi dallo scalfirlo finiscono per alimentarlo: più si afferma che l'essere è debole più si legittima la manipolazione della tecnica e il dominio della scienza, la preminenza della filosofia analitica su quella continentale (separare, analizzare l'essere frantumato ridotto a coriandoli).

Proposta (da 'pro-pònere', mettere innanzi)

Inviterei tutti ad aderire a un'etica dei fatti piuttosto che delle intenzioni e cioè ad essere giudicati per ciò che si fa e non per ciò che si pensa o si dice, sgombrerebbe il campo da ogni possibile equivoco (e di equivoci vive la politica). Che significa, infatti, "faremo una legge sul matrimonio gay"? Quando, come e con quale maggioranza? D'accordo che con i soli proclami si può imbastire un'identità politica e con questa andare alla guerra, ma proclami del genere sono equivalenti a un "sbloccheremo l'Italia!" o a un "più lavoro ai giovani!", alla lunga il bluff non regge e non basterà lo storytelling a puntellare il carisma ma soprattutto il consenso.

martedì 7 ottobre 2014

Auguri e figli maschi

Purtroppo o per fortuna non c'è diritto che non sia positivo, checché ne dicano i nostalgici di quello naturale. Te tu l'hai mai visto un diritto naturale? E' naturale fintanto che ci credi, è positivo sempre, per cui non c'è che il lento lavorio degli argomenti che meglio riescono ad imporsi sugli altri per cambiare di volta in volta lo spirito dei tempi provvisoriamente immortalato in uno status quo (oggi più che mai debole e mutevole, facile da abbattere con una spintarella). Chiedete il matrimonio? Rivendicatelo pure perché avete campo libero (fra noi è già passato di moda, capisco che per alcuni rappresenti una novità), ma non crediate di far appello a qualche forma di persuasione parailluminista o ateo-razionalista che s'imponga per la sua evidenza, nelle cose di mondo non c'è altra ragione se non quella del più forte, non c'è verità se non quella del più svelto di chiacchiera e dalla parte del torto siederanno i più timidi.

lunedì 6 ottobre 2014

Se tutta la volontà è destinata a morire con il corpo

Da un lato i cristiani che mestamente perdono la guerra contro la modernità, s'alleano, ne discutono, tentano di contaminarla ma molto meno di quanto non ne siano contaminati, dall'altro gli atei che trionfanti sparano sulla croce rossa e si attaccano alla vita con la smania di chi non ha altro a cui attaccarsi: mangia, scopa, brama (diviértase! diviértase!), come non esistesse altro che il corpo... come m'annoiano, superiormente. Tolta all'ateo la libertà di volere, tolto tutto, sarebbe come togliere il dio al credente, è l'ultimo totem, dopo la libertà il diluvio. Quindi capisco bene che fare dei discorsi un po' strampalati sull'opportunità di credere nella libertà non ci renda molto popolari, come fra gli atei così fra i cristiani (per cui Dio ci lascia liberi di sbagliare), ma tant'é, giunti a questo punto la cosa è d'importanza molto meno che secondaria. Se tutta la volontà è destinata a morire con il corpo allora la cosa non è affatto eroica ma piuttosto patetica, è la ragione per cui Nietzsche mi appare così indigeribile al momento, con tutte le letture che ne hanno voluto dare, dalla ribellione antiborghese (che oggi vale quanto un mangianastri) alla volontà di dominio degli spiriti superiori sopra quelli inferiori, tutti in balia di questa affezione dello spirito un poco megalomane ma che ha il merito, almeno, di restituirci eventualmente un po' d'importanza (l'autostima, è tutto quel che ci rimane).

domenica 5 ottobre 2014

Chiamatemi Loretta

Con tutti i problemi che abbiamo e con la drammatica contrazione del tasso di natalità infantile (su quella senile non ci sbilanciamo) ora abbiamo anche l'uzzolo di azzuffarci sul diritto di avere dei bambini: famiglia tradizionale sì, famiglia tradizionale no, l'unica differenza fra oggi e i bei vecchi tempi è che in passato i gay si sposavano secondo la norma, figliavano da bravi cristiani e casomai le loro inclinazioni le assecondavano di nascosto (esse est percipi). Dice che i bimbi hanno diritto a una mamma, è vero: andrebbero bene due lesbiche? Tutta la vicenda umana è di uno schifoso, fatta di pance, mestrui e viscere, e di viventi che escono da altri esseri viventi, siffatta è la natura, se Dio avesse voluto che tutto si svolgesse secondo i canoni della buona creanza non ci avrebbe fatti di carne e ci avrebbe permesso di generarci per ipostasi, esseri di pura luce, spiriti senza estensione e invece... basta una goccia di sperma per generare un caos (qualcuno potrebbe osservare che la follia sta proprio lì, nella volontà di riprodursi, ma questo è un altro discorso).


sabato 4 ottobre 2014

Bella ciao

Interessante, nella sua semplicità, il documento offertoci da Saviano su L'Espresso, "Come sei vecchia sinistra radicale". Direi che siamo proprio al centro del problema, la più chiara delle risposte a chi si domanda trepidante: "perché non scoppia la rivoluzione?" (come si trattasse del risultato di un'equazione che deve scaturire per necessità dal generale degrado in cui versa l'economia, puro socialismo scientifico). La risposta è disarmante: i rivoluzionari di oggi non combattono il capitalismo, anzi, lottano per abitarlo al meglio, per venirne inclusi e magari renderlo più umano (e qui, se vogliamo, persiste la frazione utopistica). E' dunque un conflitto tutto interno all'impero, non si lotta per rovesciarlo quanto per guadagnarsi il diritto a sbarcare il lunario, un lavoro, un tablet, wi-fi libera per tutti, e chi, se non il capitalismo globale, è in grado di realizzare i sogni del neoproletariato? (comincio a pensare che abbia ragione chi va sostenendo che il futuro dominatore sarà l'apparato tecnologico, il quale celebrerà il suo dominio su tutte le forme capitalistiche e non quando sarà lui a servirsi di loro per perseguire i suoi scopi e non viceversa).