venerdì 29 novembre 2013

Novacula Occami

Bisogna sapere - ma più che un vero bisogno è più una notazione a margine -, che fra le molte cose che attualmente popolano il rutilante mondo (si fa per dire) del pensiero filosofico vi è anche un certo dibattito che vede contrapposti gli ultimi residui del postmodernismo e del pensiero debole ai sostenitori del nuovo realismo. Ho comprato anche un libro tempo fa, attirato dalla bella copertina color magenta (R: 180 G: 7 B: 68, codice esadecimale #B40744), il libro in questione è "Bentornata realtà, il nuovo realismo in discussione", edizioni Einaudi. Niente di che, un gran parlarsi addosso. Era in qualche modo prevedibile che il postmoderno non avrebbe retto all'urto dell'11 settembre, il postmoderno è un pensiero morbido adatto ai tempi di pace, là dove si teorizzava la società multiculturale e il crollo di tutte le ideologie al grido nietzschiano di "non esistono fatti, solo interpretazioni", oggi ci si auspica invece un ritorno a una realtà non interpretata che possa poggiare su una base più solida, sul dato non emendabile dell'esistenza di una realtà esterna alla mente. Ora, posto che il problema si riduce di fatto alla questione di una moda che vorrebbe soppiantarne un'altra, mi sfugge veramente il nesso che dovrebbe sussistere fra la prova accertata di una realtà esterna alla mente e la confutazione del postmodernismo. Si dice: il postmoderno riduce il mondo all'interpretazione che ne da il soggetto, se noi proviamo in modo certo e incontrovertibile che esiste una realtà oggettiva originaria che non è interpretabile soggettivamente, allora il postmodernismo è fottuto. Mmm. Primo: il postmodernismo si fotte da solo in quanto vittima di quella stessa datità contingente a cui sembra tanto affezionato. Secondo: non so come si possa realmente provare l'esistenza di una realtà esterna alla mente, auguri. Inoltre, se è legittimo servirsi del rasoio di Occam, potremmo anche fermarci alla realtà interna alla coscienza, infatti, entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, per cui non vedo quale necessità reale vi sia di porre la materia al di fuori della coscienza quando appare già così ben formata e perfettamente funzionante al suo interno. Se proprio vuoi confutare il soggettivismo sfrenato dei postmoderni, fagli notare con insistenza (perché non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire) che la coscienza soggettiva delle cose è il dato originario e più incontrovertibilmente oggettivo di tutti, una vera Verità con la "V" maiuscola, dico bene?

Appendice. Che poi bisognerebbe accertare come mai Gianni Vattimo sia così terrorizzato da quella "V" maiuscola, quella stessa "V" che compare maiuscola nel suo cognome, non mi stupirei che un bel giorno decidesse di cambiarsi il nome in "gianni vattimo", tutto minuscolo, perché in quelle due maiuscole ci vedeva il segno di un potere castrante ed autoritario (va bene la liberazione, ma senza scadere nel ridicolo).

giovedì 28 novembre 2013

Tolto di mezzo l'uomo del millantato fare, la politica è ora a un bivio: o si fa qualcosa o si muore. Senonché la nostra politica è per sua stessa natura quel vasto palcoscenico in cui ogni attore, per muoversi anche solo di un millimetro, sembra aver bisogno di fare appello all'urgenza inderogabile, e solo a quella, sennò niente. Si direbbe una gran comodità, se infatti qualcuno agisce spinto da necessità inderogabile la responsabilità dell'atto perlopiù non è sua, perché qui la responsabilità è una grave malattia, qui è roba per fessi. Per cui o ci inventiamo subito un altro uomo del fare oppure Beppe Grillo, vedete voi. E la democrazia? L'unico argomento forte che io conosca a favore della democrazia è il suo essere più conveniente rispetto alla dittatura manifesta, per cui capirete bene come in questo caso la dimenticanza giochi un ruolo essenziale.

domenica 24 novembre 2013

E' un periodo che sono affetto da riduzionismo psicologico, nel senso che tendo a ricondurre ogni questione a quella fondamentale malattia dello spirito che chiamo temperamento o carattere. Il carattere sarebbe quella perturbante condizione psichica attraverso la quale il mondo stesso si forma, quell'intuizione a priori per mezzo della quale ci facciamo una idea della realtà, un'idea di realtà del tutto personale e quindi più o meno velatamente maniacale. Ecco, per mettere alla prova questa abborracciata teoria, quale miglior soggetto di Silvio B.? E' un caso da manuale. Quando ho letto della manifestazione contro la decadenza ho pensato subito alla decadenza della civiltà occidentale, perché il mio sostrato maniacale mi porta abitualmente a considerare tutto in relazione ai grandi sistemi, mentre Silvio B., evocando la decadenza, pensava principalmente alla sua propria, e non già decadenza morale, ma funzionale, funzionale a una delle sue molte cariche. Non sono io a dirlo, Silvio B. pare sia affetto da smisurato egocentrismo accompagnato da manie di grandezza, per cui è facile capire come quell'invito in buona fede di Don Mazzi, in sostanza l'invito di ritornare a coltivare pomodori e pulire bagni per spogliarsi francescanamente della maschera dell'uomo di potere e riscoprire il vero senso della vita, sia stato frainteso. Come può uno come me, dice Silvio B., una persona di una certa età che ha ricoperto incarichi internazionali e ruoli di responsabilità per tanti anni, ancora più anni del mitico Alcide De Gasperi, pensare di tornare a pulire i cessi? (ammesso che ci sia stato un tempo in cui li ha puliti). Don Mazzi ci ha provato, redimere è in fondo la sua missione, missione fallita (anche l'Übermensch, in fondo, non li ha mai puliti, fatto salvo di trovarsi poi nell'umiliante condizione di farsi pulire il culo).

martedì 19 novembre 2013

Aut Aut

Avevo trovato certi maglioncini in pile made in Bangladesh con la cernierina sul davanti, comodi per la pancia, ottimi per lavorare, prendo la L. Mi assale un senso di angoscia e di vertigine assoluta, sono posto di fronte alla scelta, alla voragine infinita delle possibilità che si spalancano davanti ai miei occhi (è solo un camerino, stai calmo, solo un camerino). Tiro la tendina, faccio per agganciare gli appendini alle grucce ma questi cadono per terra, bum: qualcuno ha staccato il gancio, lo specchio è rotto (non siamo a Copenhagen). Ho messo su pancia, sarà per via dello specchio deformato (ma intanto non mi crescerà più l'unghia del piede, con un difetto così vistoso chi mi vorrà più, mi vuoi tu?). Questa libertà, che si rivela nell'angoscia, può caratterizzarsi con l'esistenza di quel niente che si insinua tra i motivi e l'atto, l'uomo progetta di essere Dio ma questa aspirazione si risolve in uno scacco. Ora, vorrei capire che concetto di L hanno i sarti bangladesi, è chiaro che non mi sta, eppure il mio lupetto alla Sartre è una M! La mia terza massima fu di vincere sempre piuttosto me stesso che la fortuna, e di voler modificare piuttosto i miei desideri che l'ordine delle cose nel mondo (certo, certo, adesso sono io il problema...). Solo, difforme, povero: o la vita estetica o la vita etica (me la incarti pure che la do al cane).

lunedì 18 novembre 2013

Ho perso Il mondo come volontà e rappresentazione, non lo trovo più, in compenso ho trovato La trama del cosmo - spazio, tempo, realtà di Brian Greene (serendipità, non mi ricordavo nemmeno di averlo), che parla di tutto quello che mi interessa al momento: entanglement, natura dello spazio e del tempo, collasso della funzione d'onda e M-teoria.

«Gli eventi quindi sono, indipendentemente da come o quando si verifichino. Esistono tutti, e occupano in eterno il loro punto specifico nello spaziotempo. Non c'è alcun flusso. Se alla festa di Capodanno del 1999 vi siete divertiti molto, significa che vi state ancora divertendo perché quella è solo una posizione immutabile dello spaziotempo. [...] Per l'esperienza conscia sembra indubbiamente che le fette temporali ci passino davanti una a una. E' come se la nostra mente fosse la luce del proiettore: singoli momenti esistono quando vengono illuminati dall'energia della coscienza. [...] Analogamente, ogni momento dello spaziotempo, ogni fetta temporale, è come uno dei fotogrammi fissi del film: esiste al di là che una luce lo illumini o no. [...] A un esame più attento, dunque, l'immagine della luce del proiettore che dà vita a ogni nuovo adesso non regge. Viceversa, tutti i momenti sono illuminati, e tutti restano tali. Ogni istante esiste

(Emanuele Severino). (Brian Greene).

«Einstein era restio ad accettare un cambiamento di prospettiva tanto radicale. Rudolf Carnap riferisce un'interessante conversazione avuta con lui a tale proposito:

Il problema degli istanti lo tormentava seriamente. Per lui l'esperienza dell'adesso aveva un significato particolare per l'uomo, era qualcosa di sostanzialmente diverso dal passato e dal futuro, ma questa importante differenza non rientrava nell'ambito della fisica, né del resto poteva farlo. Il fatto che quest'esperienza non potesse essere studiata dalla scienza sembrava essere per lui motivo di dolorosa ma inevitabile rassegnazione

domenica 17 novembre 2013

θάνατος

La cena è sul fuoco, spezzatino al vino rosso con patate e melanzane tonde. Certo è che la morte mi pare il momento più vero, l'unico autentico, che mostra la vita per quella che è: un unico grande atto di insignificante vanità. Soffriggete una mezza cipolla tagliata a dadini con un poco di aglio, aggiungete la carne e fatela rosolare, quindi sfumate con del vino rosso. Che cosa sono Renzi, Alfano, Berlusconi, Grillo, Pittella (Pittella?), Cuperlo, Monti, Casini e Vendola in confronto alla morte? Niente, sono le forme emergenti del nulla, rimpiangeremo di aver condiviso quel poco di temporalità che ci è stata concessa con personaggi di tale risibile densità. Tagliate a parte una patata a tocchi di media grandezza e un poco di melanzana, aggiungete un po' di passata di pomodoro, giusto un po' per dare colore, quindi versate tre bicchieri di acqua calda e fate cuocere a fuoco medio finché la carne non sarà cotta. Si avvicina inesorabile, distogliere lo sguardo non ci salverà. Bon appétit!

Pimp your Pope!



Diciamo che in quanto ad hype, testimonial e bacino d'utenza la "Misericordina - 50 sfumature di bianco" si avvia a sbaragliare il cineforum della Statale, è un peccato. A quando una app per sgranare il rosario via smartphones? (compreso di statistiche, livelli, percentuali di avanzamento e obiettivi raggiunti). Fossi capace creerei una app per truccare le immaginette dei papi, ho già il titolo: Pimp your Pope! (cazzo, c'è già).

sabato 16 novembre 2013

Consanguineus lethi sopor

Un'ora e mezza di discorso e poi il malore, ma sfido io a non farsi venire un malore anche in platea, ci va una bella resistenza e la formidabile dedizione del leccapiedi o del claqueur di fama mondiale per non cadere vittima di un colpo di sonno o di un collasso nervoso, io non ce l'avrei fatta, per giunta ogni ora devo fare la pipì. Ma cos'avrà ancora da dire che non sia già stato detto, quali astuzie della retorica, quali nuovissimi argomenti ci dovrà mai rifilare per riempire quell'ora e mezza di significati? Per una legge di equivalenza anche un'ora e mezza di Epifani sortirebbe lo stesso effetto, per non dire Cuperlo. La politica da noi è quell'eterno ritorno dell'eguale in cui la rituale finitezza degli argomenti rapportata all'eternità del cosmo fa sì che il pover'uomo sia sottoposto all'infinito circolo delle combinazioni finite che eternamente si ripropongono sempre uguali, al netto della capacità prestidigitatoria di fargliele dimenticare per illuderlo che siano le più nuove, che noia.

mercoledì 13 novembre 2013

«La terza e la sola funesta e miserabile, e tuttavia la sola vera, di quelli per cui tutte le cose non hanno nè spirito nè corpo, ma son tutte vane e senza speranza, e voglio dire dei filosofi e degli uomini per lo più di sentimento che dopo l'esperienza e la lugubre cognizione delle cose, dalla prima maniera passano di salto a quest'ultima senza toccare la seconda, e trovano e sentono da per tutto il nulla e il vuoto, e la vanità delle cure umane e dei desideri e delle speranze e di tutte le illusioni inerenti alla vita per modo che senza esse non è vita. E qui voglio notare come la ragione umana di cui facciamo tanta pompa sopra gli altri animali, e nel di cui perfezionamento facciamo consistere quello dell'uomo, sia miserabile e incapace di farci non dico felici ma meno infelici, anzi, di condurci alla stessa saviezza, che par tutta consistere nell'uso intero della ragione. Perché chi si fissasse nella considerazione e nel sentimento continuo del nulla verissimo e certissimo delle cose, in maniera che la successione e la varietà degli oggetti e dei casi non avesse forza di distorlo da questo pensiero, sarebbe pazzo assolutamente».

domenica 10 novembre 2013

Se ne sono accorti anche i credenti (non sono stupidi) che questo papa è tutto un épater le bourgeois. Per noi che non ci crediamo è solo fuffa, perlopiù captatio benevolentiae (Wojtyla docet), per quelli che ci credono davvero, cioè per le perpetue, Francesco rischia addirittura l'apostasia o perlomeno la connivenza con il nemico mortale, cioè la modernità. E' divertente vederle starnazzare, abbandonate in mezzo al guado dall'impavido Benedetto XVI, quel gran campione di ortodossia. Mi ricordo quando al mio paesino arrivò il nuovo prete, un prete giovane di idee progressiste (e cioè si spostava in Vespa), apriti cielo! Le vecchie carampane presidianti i leggii dell'altare maggiore si misero in subbuglio, fioccarono le lettere di protesta e alla fine il prete progressista venne allontanato. Salvo poi lamentarsi del suo successore, un sbiadito pretino in quota moderata senza arte ne parte. Per cui, a cosa vorrebbero appellarsi questi cosiddetti tradizionalisti? Forse un credente, per credere di più, deve specchiarsi in un papa più canonico? Non basta credere in Dio e riposare nella certezza della propria fede per essere in pace con gli altri e con se stessi? Io non capisco e probabilmente non capirò mai.

Entanglement

Mentre a Letta regalano la maglia di Montolivo, Montolivo si fa espellere per somma di ammonizioni, si ipotizza che siano legati da una misteriosa legge della fisica. Ripetere l'esperimento regalandogli la moglie di Montolivo.
Il terrore, il veleno che diffonde la certezza della morte penetrando nelle carni, le nevrosi, le depressioni, le malattie che suscita nell'uomo moderno: tutto è nulla, e «la vita è il tentativo (fallito) di non esserlo». Se siamo vivi lo siamo per un caso o per una necessità contingente e senza scopo. Quindi non un nulla nel senso che siamo sempre un niente (siamo pur sempre un qualcosa finché siamo vivi), ma un nulla in quanto esposti in ogni istante alla possibilità del nulla (dunque un qualcosa di fatto ma un niente in sostanza). Da qui certi rimedi che hanno il sapore di una presa per il culo: vivi ogni istante come se fosse l'ultimo! (capirai l'entusiasmo!). Il più coerente fra noi dovrebbe vivere ogni istante immerso nel terrore, il memento mori è troppo poco, implicitamente include la consolazione di essere ancora in vita. Poi però contrai una responsabilità nei confronti di qualcuno, ti dai un senso, ti impegni a prendertene cura e in cuor tuo ti dici: «ora non ho tempo per pensarci».

sabato 9 novembre 2013

Ok ok, vedrò di calarmi nella realtà: i figli di Berlusconi chiedono la grazia. Nella mia attuale condizione di massima lontananza dalle cose del mondo pensavo che avessero chiesto la grazia per loro in quanto perseguitati politici («come gli ebrei sotto Hitler»), e invece no, l'avrebbero chiesta per il loro papà. Quale struggente esempio di amor figliale. Berlusconi non mangia più, non dorme più, non ciùla più, c'erano gli estremi per un gesto di umanità (siamo al tramonto, le figure si stagliano confuse nell'incerta luce del crepuscolo, la nottola di Minerva è da mo' che s'è alzata).

venerdì 8 novembre 2013

Esiste una realtà tangibile esterna al pensiero? La risposta del senso comune è «certamente sì», perché considera il pensiero come una proprietà del singolo individuo, per cui se un individuo muore, dorme o temporaneamente si assenta dal sensorium, il mondo continuerà comunque ad esistere. Ma la questione filosofica intende invece il pensiero in quanto concetto in sé e per sé, e qui può tornarci utile quel kōan zen che recita più o meno così: se in una foresta cade un albero e non c'è nessuno che può sentirlo cadere, cadendo a terra fa ugualmente rumore? La risposta è sorprendentemente «no», perché il rumore non è una qualità propria dell'albero ma una sensazione percepibile solo dall'orecchio. Così come una mela non è rossa finché nessuno la guarda (e non mi si dica che sono giochetti di prestigio perché la fisica quantistica ci fonda sopra le sue leggi).

domenica 3 novembre 2013

Das Gehirn denkt, wie der Magen verdaut


Pensavo: visto che di fatto conduco vita monastica e che mi terrorizza la vita in tutte le sue proteiformi manifestazioni (compresa la paura di non riuscire a guadagnarmi da vivere), pensavo (mi era balenata l'idea), di farmi frate (frate francescano), del Santissimo Ordine dei Serotonini (S.O.S.). Lo so, dovrei decidermi a credere, ma in fin dei conti è un dettaglio secondario, seguirei il metodo Pascal per la formazione confessionale a distanza: 

Imitate il modo con cui hanno cominciato: facendo tutto come se fossero credenti, prendendo l'acqua benedetta, facendo dire le messe, e così via. Anche nel vostro caso, questo vi farà credere e vi renderà docili come pecore.

«Lo sai che devi portare i sandali anche d'inverno?». Benissimo, così mi guarisce l'unghia. E poi ho fatto delle ricerche, sotto al sandalo hanno il permesso di portare i calzini (certo mi spaventa quel saio di lana anche d'estate, pensate che ne sia previsto anche uno in lino?). Una vita con un suo preciso significato, la serenità dell'animo. In alternativa, le filosofie orientali:

Allora, in luogo dell'incessante, agitato impulso; in luogo del perenne passar dal desiderio al timore e dalla gioia al dolore; in luogo della speranza mai appagata e mai spenta, onde è formato il sogno di vita d'ogni uomo ancor volente: ci appare quella pace che sta più in alto di tutta la ragione, quell'assoluta quiete dell'animo pari alla calma del mare, ecc. ecc.

Sì, giàcché è filosofia mi appare preferibile.

Purtroppo abbiamo questo problema irrisolvibile dell'ineluttabilità della “cosa pubblica”, qualcuno deve pur occuparsene (seppur a malincuore), e inevitabilmente, quando ci si assume l'onere di una carica pubblica, finisce che ci può andare di mezzo anche la vita privata. Gli infortuni del bon ton: fai un piacere a un'amica, per un'amica che aiuti ne lasci indietro altri mille che non conosci e la frittata è fatta. Le persone ricche hanno più possibilità. Ma direi invece che la ricchezza è un fattore accidentale, direi più che le persone “immanicate” hanno più possibilità (se poi sei ricco avrai più possibilità di frequentare gente che conta, ecc.). Possiamo concedere che interessarsi alla salute psicofisica di un detenuto sia un atto di umanità, ma interessarsi alla salute psicofisica di tutti i detenuti sarebbe un atto di civiltà che eviterebbe all'umanità di calarsi dall'alto a discrezionalità del concedente. Non c'è un metro di giudizio: perché Ligresti sì e Cucchi no? “Perché i casi sono troppi”. Ad avere solo più tempo nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio il buon cuore del Ministro Cancellieri, si sarebbe personalmente interessata a tutti i casi, regalando a tutti un barlume di speranza. Ragazzi miei, se questi sono i liberali veri, le persone che provengono dalla società civile, allora significa che c'è nella società civile qualcosa che non funziona ed è esattamente quello che penso: che la nostra società civile non è migliore della politica, anzi, costituisce quel grigio e indecoroso sottosuolo in cui la stessa politica si rispecchia.

Selbstanalyse


Guarire dal pensiero della mortalità, tutto sta nel dimenticarsene (nel sapersene dimenticare). E' principalmente questione di volontà, con il benevolo apporto di una favorevole disposizione caratteriale. Ad avercela. La disposizione caratteriale, vuoi che sia conseguenza della struttura cerebrale, vuoi che sia l'eco di animelle iperuraniche, è quella dimensione che ti guida e ti conduce per tutto l'arco della tua esistenza, è quella catena, per usare una metafora stoica, che ti lascia un poco di libertà ma che difficilmente ti lascerà andare più lontano. Ho fatto autoanalisi, questo è il risultante: che dovrò mettermi l'anima in pace, continuerò a rimestare il pensiero della morte perché "sono nato terrorizzato" (me lo diceva mia madre). Per cui conoscersi non è guarire, è più lenire, per quanto possibile.

"Fortunato colui al quale resti ancora da carezzare qualche desiderio, qualche ispirazione: potrà continuare a lungo il gioco del perpetuo passaggio dal desiderio all'appagamento, e dall'appagamento al nuovo desiderio, gioco che lo renderà felice se il passaggio è rapido, infelice se è lento; ma se non altro non cadrà in quel ristagno che è sorgente di noia terribile e paralizzante di desideri vaghi, senza oggetto preciso, di languore mortale."

sabato 2 novembre 2013

Ésti gàr eînai, medèn d'ouk éstin


Dio che liberazione sfogare la depressione! Mi sento meglio, mi cala anche la pressione. In fin dei conti, se gratto appena un poco la superficie, vedo che non me ne importa nulla di vivere in un mondo più giusto, e magari di darmi anche da fare per renderlo tale se poi devo ugualmente crepare. Per tanto che migliori, per tanto che sia giusto, quell'ingiustizia suprema si porterà via tutte le altre. Vivere all'ombra del grande salice, prendersi un thé, far finta di essere allegri. Non esiste paradiso, inferno o purgatorio, si muore e basta, potrei dunque prendermi una pausa, congedarmi dagli imperativi morali, accanirmi sui gattini (non fateci caso, sono solo crisi di panico, eccessi di timore giustificato).

Ricordati di spogliare gli avvenimenti dal tumulto che li accompagna e di considerarli nella loro essenza: capirai che in essi non c'è niente di terribile se non la nostra paura. (Seneca)

Ok ok, spoglio gli avvenimenti dal tumulto... aspetta un attimo... sì... ecco fatto: ci sono. Ora la morte mi appare per quella che è. Mi pare terribile lo stesso. Potessi almeno avere un segno, che so, un miracolo, un passaggio del Mar Rosso, una resurrezione, mio padre offrirmi una ricarica... beati i credenti che se la raccontano. Da una parte viene addirittura fatto un dovere di ritenersi eletti e di respingere ogni dubbio come un assalto del demonio, poiché la scarsa sicurezza in se stessi è conseguenza di fede insufficiente (Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus). Max Weber era caduto in depressione perché si vedeva il naso troppo grosso.


Menschliches, Allzumenschliches

Thaumazein


«La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte.»

Non c'è nulla da fare, comunque la rigiri, la vita, inclusa la morte, mi pare un'assurdità colossale, degna di non essere nemmeno vissuta. Sarà che in questo periodo ho a che fare con la morte e con la malattia, e vedermela davanti agli occhi, nella sua cruda datità ("datità" piacerà agli haideggeriani), fa riemerge quel sottosuolo di depressione che in fin dei conti mi costituisce dalle fondamenta ancor più della materia. Io sono depressione, io sono terrore (io non sono leggenda). Mi piacerebbe tanto sapere come cristo fate voi a vivere pensando di dover morire, come fate a non rimanere sbigottiti di fronte a questo baratro. A me vengono le vertigini. Facile, mi direte, mica siamo depressi! Ma nemmeno io... voglio dire, sono stato anche peggio di così. Poi vado dall'analista e gli dico: sono affetto da depressione ontologica, da sbigottimento di fronte al senso greco del divenire, vorrei proprio vedere come mi cura. Di fronte alla possibilità della fine perde valore ogni cosa: gli affetti, le amicizie, i passatempi, il vivere dimenticandosi di vivere. Guardo le persone e ci vedo maschere vuote, ne più e ne meno di cartonati con giusto un po' di tridimensionalità in più. Ma a che cazzo serviamo? Esserci o non esserci non fa alcuna differenza. Ho perso anche l'appetito, beati voi che ce la fate.

Il filibustiero


Fragni: lui non se lo meritava, ha lavorato tutta la vita come una bestia, non ha mai fatto il milionario, non ha mai fatto vacanza, non ha mai fatto niente…

Cancellieri: lo so, lo so.

Fragni: niente, ecco almeno fosse stato un filibustiero, nel bene e nel male ha dato da mangiare a 20-30 mila famiglie non so io, non lo so.

E' un po' come in Law & Order alle udienze preliminari: "Vostro Onore, il mio cliente è uno stimato membro della comunità...". Questo argomento del "nel bene e nel male ha dato da mangiare a 20-30 mila famiglie" me lo sentii rifilare per la prima volta tanti hanno fa, da uno zio che teneva la foto del duce in garage, venne a casa nostra (casa di comunisti) a difendere le ragioni di Giulio Andreotti proprio con questo argomento: lui, almeno, ha dato da mangiare a tanta gente, Berlinguer, invece, che fa? Se ne va in barca! 

Max Weber nel celebre L'etica protestante e lo spirito del capitalismo: Il calvinista sa che Dio lo ha già predestinato alla salvezza o alla dannazione, e nel successo economico, che poi è quello che garantisce la stima della comunità, vuole scorgere i segni della sua predestinazione alla gloria. Non è molto dissimile per i cattolici: se hai dato da mangiare a tanta gente, nel bene come nel male, non meriti la punizione degli uomini, magari nemmeno quella di Dio, magari Dio ti perdona (perdona un po' tutti, belli e brutti). Viceversa, se ti presenti come uno scapestrato qualunque, già la bruttura della tua miseria ti nega i segni della predestinazione divina ma eventualmente non quelli del pestaggio (Dio perdona, noi no). Clientelismo o barbarie.

venerdì 1 novembre 2013

In buona sostanza, il ministro Anna Maria Cancellieri si sarebbe interessata, come atto dovuto, alla salute psicofisica di Giulia Ligresti, incarcerata in seguito a un non meglio precisato coinvolgimento in non so bene che affare - una vicenda kafkiana -, tramite l'amicizia con la compagna del padre Salvatore. Giulia Ligresti rifiutava il cibo, gli stessi operatori del carcere si erano preoccupati, Anna Maria interviene, ma così, con una semplice telefonata di cortesia, e da lì si solleva un polverone. Il problema che ci poniamo è il seguente: può un fatto come l'amicizia accidentale fra un ministro degli interni e la compagna del padre di un'indagata costituire scandalo, può sollevare dubbi sull'opportunità e generare conflitto di interessi una semplice telefonata di cortesia? Immanuel Kant ci suggeriva, per capire se un'azione fosse morale o meno, di mettere alla prova l'imperativo categorico applicandolo a un fatto concreto: immaginate per un attimo di esservi trovati voi al posto della Sig.na Ligresti, cosa sarebbe cambiato? Che tolto l'accidens dell'amicizia ai cosiddetti "piani alti" in buona sostanza non vi sareste nemmeno posti il problema, per cui essere "cittadini comuni", come lo siamo tutti del resto, tolti gli accidens, ci rende automaticamente più virtuosi. E quindi, che motivo abbiamo di sollevare lo scandalo e di indignarci, e magari invidiare delle persone che a motivo di un fatto puramente accidentale vengono messe nella condizione di poter recar danno morale a sé e agli altri? Mi seguite? Noi comuni cittadini siamo al riparo da qualsiasi possibilità di conflitto, morale come di interessi, possiamo esserne felici e dormire il sonno dei giusti.

Cancellieri: no, so di essere in un Paese (incomprensibile).

Per l'On. Silvio Berlusconi invece nessuna pietà. Il Cavaliere per la telefonata ai poliziotti di Milano per liberare Ruby si è beccato in primo grado una condanna a 7 anni (sei per la telefonata e uno per la prostituzione minorile), ma a Torino hanno invece ritenuto l’intervento dell’ex ministro dell’Interno irrilevante dal punto di vista penale*. L'accidens qui sarebbe la minore età della "favoreggiata", ma, come ci insegna bene Friedrich Hegel, il grande filosofo tedesco, gli aspetti accidentali della realtà non possiedono in sommo grado l'attributo della reale esistenza.

Ma già anche per l'ordinario modo di pensare un'esistenza accidentale non meriterà l'enfatico nome di reale: l'accidentale che non ha altro maggior valore di un possibile, che può non essere allo stesso modo che è... (Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche).

Sono sicuro che anche Santanchè pensava ad Hegel. (Dio, quant'è difficile istruire la plebe e vivere in un mondo in cui anche le leggi della polis sono sorde agli insegnamenti della grande filosofia!).