domenica 31 maggio 2015

Alétheia

Del Berlusconi che sbaglia comizio, poveretto, che dobbiamo dire? Verrà il giorno in cui anche Renzi si recherà a Pontassieve e farà campagna elettorale per il centrodestra. Non che adesso non sia già così, che il crossover è la regola della politica del nuovo millennio. Ma sì, vogliamoci bene, in fondo siamo tutti una grande famiglia, siamo tutti democratici, e anche al Brunetta noi restituiamo la giusta dimensione, quella di maschera di carattere del teatro dell'arte, custode di una prassi della distinzione politica che, in fondo in fondo, non ha più ragione d'essere. Si sa che dappertutto vince chi sa parlare al ceto medio, chi se lo sa conquistare, quel ceto medio che è corpo elettorale amorfo e a cui non interessa altro se non una certa idea di uomo della provvidenza, più un ideale estetico che etico. Nessuno lo ha mai quantificato precisamente, questo ceto medio (altrimenti detto "moderato"), ma si sa che il suo peso concorre alle fortune elettorali di questo o di quello schieramento, come la materia oscura, invisibile agli occhi ma che agisce e si manifesta ugualmente attraverso la forza di gravità.

«In cosmologia con materia oscura si definisce l'ipotetica componente di materia che non è direttamente osservabile, in quanto diversamente dalla materia conosciuta, non emette radiazione elettromagnetica e si manifesta unicamente attraverso gli effetti gravitazionali». (Wikipedia.it)

Non emettono radiazione elettromagnetica, questi moderati, nel senso che non si manifestano palesemente, ma sappiate che ci sono, esistono e che senza di loro non si potrà sperare di vincere le elezioni. Chi se li saprà lisciare, chi per istinto saprà meglio di altri interpretarne i gusti e le inclinazioni facendoli emergere dall'invisibilità, sbaraglierà la concorrenza, e così sia.

sabato 30 maggio 2015

L'orrore

Non dovete prendermi ad esempio, per esempio quando dico che sarebbe stato meglio non essere e che tutto quanto è essenzialmente un errore proprio perché tutto discende da quell'errore supremo che consiste nell'essere nati. E' l'intuito che me lo dice, potrei sbagliarmi. Potrebbe essere una conseguenza della mia particolare sensibilità, una qualche forma di autosuggestione. Sbagliato è morire perché già sbagliato è nascere. Con questo potremmo aver posto fine a tutte le discussioni sul bene e sul male ponendo quest'ultimo al principio della storia. Fortuna che c'è la volontà di permanere e continuare a vivere proiettandosi oltre se stessi, quella sensazione di non aver combinato nulla di buono nella vita se non si dà corso a una qualche discedenza, ignorando pure che tutti i guai cominciano proprio da lì (non ce la facciamo a smettere, è come una droga). Qualcosa di me permarrà, questa è l'idea. Io non sono convinto. Non sono convinto di tutto questo immenso carnaio, di questa lunga teoria di tessuti molli, cartilagini e secrezioni che si replicano in continuazione come in un incubo granguignolesco, mi fa orrore. Ma ripeto, non dovete prendermi ad esempio.

venerdì 29 maggio 2015

Antropologicamente

E' tutto un manicomio, intendo De Luca a cui si perdona tutto pur di portare a casa la regione, la Bindi che fa la ritorsione, l'è tutto un manicomio. Il sud è perso. Non fosse appeso per i capelli al resto d'Italia sarebbe niente di più che una Grecia. Non è un discorso leghista, è la realtà (che poi nemmeno il leghista ce l'ha più con i greci, ora ce l'ha coi gitani e i saraceni). Il sud è perso, dicevo. Guardatelo com'è ridotto, non bastano i saviani, non bastano gli uomini di buona volontà, è la struttura nel suo complesso che non regge. Non è nemmeno un discorso di legalità, che quella è opinabile. Ve lo immaginate il sud locomotiva dell'economia? Il sud è antropologicamente strutturato per la decrescita, gli impresentabili non sono la causa ma il sintomo, a fare un discorso di produttività al sud non si riesce, tutt'al più di risveglio civile, cosa lodevole, ma non basta. O si cambia antropologicamente o si muore.

familismo s. m. [dall’ingl. familism, der. di family «famiglia»]. – Nel linguaggio della sociologia, la tendenza a considerare la famiglia, con il suo sistema di parentele, con la sua tradizione, la sua posizione sociale, e soprattutto con il legame di solidarietà interno tra i suoi membri, predominante sui diritti dell’individuo e sugli stessi interessi della collettività. (Treccani.it)

mercoledì 27 maggio 2015

24 febbraio 1607, Mantova


Io la Musica son, ch'a i dolci accenti
so far tranquillo ogni turbato core
ed or di nobil ira, ed or d'amore
posso infiammar le più gelate menti.


martedì 26 maggio 2015

Perdigiorno

Ma uno che spara «credo che non si può parlare solo di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità» (elamadonna!), dovesse davvero crederci, significa che non tiene proprio niente da fare. Noi qui a lottare per tenere la testa fuori dall'acqua, loro ossessionati da quelle questioni etiche di cui si devono occupare, per obbligo contrattuale e al netto della chiamata, ventriquattr'ore su ventiquattro. Bella la vita. Davvero questi per lavoro fanno le sentinelle, hanno pescato il biglietto della lotteria. Prendono nota, aggiornano il libri contabili, si preoccupano anche per noi della brutta piega che sta prendendo il mondo. Le ricette a 5 euro di Jamie Oliver, questo è il mio vangelo.

Gestione del declino: occhio alla spesa

Consigli per una decrescita felice e per una oculata gestione del declino: risparmiate sul cibo. Voi non avete idea di quanti soldi si buttano via per mangiare. Trovandomi nuovamente in ristrettezze economiche, in pausa pranzo mi porto del riso, alternativamente condito con piselli o semplicemente in bianco (olio di semi e poco sale). La sera un'insalatina e due pomodori, sempre in olio di mais, talvolta dei fagiolini, altrimenti detti "curnètt". tagliate l'extravergine, è un bluff, una trappola pubblicitaria per farvi spendere più di quanto potete permettervi. E' una dieta equilibrata che fa contenta la linea e pure i vegani, siete in equilibrio con la natura e con voi stessi, gli animali non piangono. Sudate il meno possibile senza agitarvi troppo, che detersivi e prodotti per l'igiene costano un capitale. Se proprio dovete, concedetevi un buono shampoo, che almeno sul lavoro è d'uopo conservare un aspetto dignitoso, mica potete presentarvi in ufficio conciati come Pablo Iglesias, che pare appena uscito da una stalla. Non c'è niente di virtuoso a fare i poveri, soprattutto se finti, men che meno se veri. Prossimamente: come guadagnare qualche spicciolo andando a fare la spesa per le vecchiette (soprattutto quelle con la reversibilità). (vi conviene iscrivevi a twitter: @fmentis, che tra non molto potrei trovarmi nella necessità di tagliare il PC).

lunedì 25 maggio 2015

Releasement

Tengo a precisare che non sono più affetto dalla malattia dell'umanesimo, non ho da fare le battaglie laiche, che i diritti dell'uomo non esistono e tutt'al più glieli si concede per pietà o per magnanimità, quando non se li attribuisce direttamente da sé, per megalomania o per semplice adeguamento allo Zeitgeist (che l'atto del conformarsi rilascia endorfine). Se da un lato trovo dunque risibili e velleitarie le recriminazioni dei reazionari, così in questo scimmiottare modelli di comportamento eterosessuale fino a procurarsene le stimmate ci vedo più dell'autolesionismo che un reale progredire della civiltà. Ma per carità, sono per il vivi e lascia vivere, se desideri sposarti e replicare specularmente il profilo esistenziale di mamma e papà, accomodati pure, a me che importa? Per questo non capisco Adinolfi e perché se la prenda tanto, e ho detto Adinolfi per dirne uno. Forse ti piace quel che dici, ti autosuggestioni ascoltando la tua voce, ti pare cosa utile portare la tua croce. O forse davvero temi la disgregazione della società, la morte demografica, l'apocalisse pediatrica. Io penso, e penso anche di non sbagliarmi, che l'istituto matrimoniale semplicemente non è più necessario, ma è dire quasi una banalità. Se un tempo il matrimonio era una scelta quasi obbligata dettata da necessità contingenti, oggi è tutt'al più un'opzione estetica prima ancora che etica. La lunga marcia della liberazione omosessuale, insomma, non è dunque causa ma sintomo e conseguenza di questo stato di cose. Se poi però ti piace sbraitare contro l'irrimediabile degrado della società, fai pure, basta produrre la prova che tieni un amico gay che magari la pensa pure come te e con questo abbiamo chiuso il cerchio.

domenica 24 maggio 2015

Accelerazioni di gravità

 "Se san Cristoforo sorreggeva il Cristo 
e il Cristo sorreggeva il mondo, dimmi: 
dove poteva poggiare i piedi San Cristoforo?"

Per esempio, a leggere questa intervista del segretario generale della CEI, uomo di Bergoglio, si capisce tutta la difficoltà odierna della Chiesa di produrre senso. Si lamenta, tanto per cominciare, che «su questi temi prevale un delirio dell’emotività e un sonno della ragione». Ma, al netto del tentativo tomista di pretendere che la fede poggi su basi razionali, gli illuministi potrebbero ben dire la stessa cosa della Chiesa. L'argomento non è decisivo. Prosegue farfugliando, il segretario generale, ti butta lì che la famiglia non sarebbe tanto "tradizionale" quanto proprio "costituzionale". Come a dire che, visto e considerato che non riesci più ad imporre la supremazia della famiglia tradizionale per via di morale, fai appello alla Costituzione, alla legge dello Stato, che è alla fin fine è prodotto del diritto positivo (quasi una captatio benevolentiae, o un richiamo all'ordine ma per vie sottili). La famiglia tradizionale svolge una sua funzione sociale, dice, di ammortizzatore sociale e soprattutto di "produzione" di futuri esseri umani. Di nuovo, l'argomento non riesce a mantenersi all'altezza delle sue premesse, soprattutto posto di fronte alla forza della tecnica che dimostra con argomenti inoppugnabili che volere è potere. E poi la perla finale, capolavoro d'impotenza argomentativa: 

«La posizione della Chiesa e di qualsiasi persona ragionevole non è quella di negare i diritti delle persone, ma non è che diritti individuali sacrosanti debbano regolare la vita di chiunque, stiamo attenti a forzature che mettono in un angolo la famiglia. Ideologia è rendere assoluta una parte della realtà, farla diventare l’unica visibile. Equiparare realtà differenti. È una realtà che due persone dello stesso sesso possano provare attrazione, simpatia, affetto, il desiderio di un progetto comune. Ma bisogna guardare tutta la realtà». 

Per quale ragione un diritto individuale sacrosanto, proprio perché è sacrosanto, non dovrebbe regolare la vita di chiunque? Contraddizione evidente. Che l'ideologia renda assoluta una parte della realtà è evidente, ma non è un po' risibile questo scagliarsi contro l'assolutismo, questo opporsi a un senso che pretende riempire ogni spazio vuoto della vita dell'uomo, da parte della Chiesa universale ed ecumenica? Di nuovo contraddizioni. Se è poi "una realtà che due persone dello stesso sesso possano provare attrazione, simpatia, affetto, il desiderio di un progetto comune", una volta preso atto di questa realtà, non è legittimo pretendere che venga iscritta a pieno diritto e riconosciuta dal diritto positivo? A meno che non si voglia ritenerla legittima, allora è un altro paio di maniche, allora inutile fare tanti giri di parole.

Tutto questo per dire che la Chiesa non può concedere nulla, perché appena concede e riconosce quel poco, già scivola sul quel piano inclinato che si vorrebbe riportare invece a una perfetta orizzontalità, pura utopia, perché qui entra in gioco la forza attrattiva della modernità (non è proprietà della realtà quella di permanere in uno stato di quiete).

Della morale occasionale e contingente

A proposito di battaglie di retroguardia, nella cattolicissima Irlanda vince il sì al referendum sui matrimoni egualitari e già Il Foglio irrompe con un bilioso articolo: «Perché nella mia Irlanda oggi è morta la democrazia». L'egemonia culturale gender, i falsi miti di progresso, l'establishment politico e culturale che ha distrutto il tessuto della società. E ancora, il silenzio dei vescovi codardi e la chiesa diventata inutile. Eppure io dico, da laico agnostico e nichilista, che è proprio da una speciale interpretazione del cristianesimo che talvolta può scaturire quella estrema bontà d'animo, quell'amore per il prossimo, per cui si è disposti ad accogliere le ragioni dell'altro fino a riconoscerne il diritto ad amare una persona del suo stesso sesso. Ricordatevi di Vattimo, comunista e credente, gay e anticapitalista, per cui l'amore resta in sé sempre il medesimo, che sia omosessuale o meno, comunque "dono del Signore" (per dirla alla Tim Cook). Non vuole e non può ammettere, la Chiesa, che forse anche il messaggio cristiano sta mutando geneticamente, che le sta sfuggendo di mano, che si adatta ai tempi con una velocità superiore rispetto a quella della dottrina, e non può essere altrimenti, succede sempre così. Non è a motivo dei gay che la famiglia tradizionale cede il passo, piuttosto la vicenda della liberazione omosessuale è un sintomo di un processo più ampio di disgregazione generale dei valori, sopravviveranno solo quelli che permetteranno una maggiore adesione alla volontà personale, sempre nel rispetto delle reciproche volontà, che ogni volta concorderanno in modo occasionale e contingente il livello di liceità al quale attenersi. Piaccia o non piaccia.

sabato 23 maggio 2015

Confondere la speranza con la probabilità

Sono i banchieri centrali a dire che ora servono riforme strutturali, a dettare alle nazioni le linee guida dell'assetto economico, ha un bel dire Draghi che «non vogliono essere invadenti e non vogliono dire ai governi cosa devono fare». Da notare che questa specie di liberalismo liberato intende imporsi come guida sovranazionale in virtù della sua scientificità (e come tale viene ascoltato), proprio come fu per il comunismo, ma con la non poco rilevante differenza che il comunismo s'è dimostrato un'esperienza fallimentare mentre l'economia di mercato continua quasi ovunque a vivacchiare in forma più o meno spuria. Nei giochi economici agiscono infatti come variabili i più disparati caratteri nazionali, tutta la complessità del corpo sociale che si dimena e si contorce come un gigantesco mollusco flessibile. In questo la scienza economica procede per tentativi, spesso incorrendo in previsioni errate. Qual è dunque la sua forza? Non tanto la sua propria quanto l'assenza di alternative concrete (quanto alle utopistiche ci stiamo attrezzando), ma il fatto che non vi siano alternative non ci dice nulla sulla sua correttezza (se una strada conduce alla rovina, non significa che l'altra conduca alla salvezza).

'O paese d' 'o sole

Bello il pezzo di Ernesto Ferrero sul Grand Tour (Sette, n. 21), ne esce l'immagine di un paese pittoresco e dedito ai piaceri della carne, un'Italia di bettolieri in cui s'offrono allo straniero in cerca d'avventure le belle e procaci locandiere e ad ogni angolo di strada un furfante o un imbroglione l'è pronto a lasciarti tosto in mutande: «le stazioni di posta sono le stamberghe nelle quali s'acquatta l'alea del più perverso destino». La Faustina di Goethe, rubizza e scarmigliata, meravigliosa dispensatrice d'amore e di pulci (manca oggi questa facilità dei costumi, s'è un po' persa, non è la stessa cosa con le nigeriane ai bordi delle strade, mentre le figlie dei locandieri studiano oggi "Scienze della comunicazione").

«Ci sono luoghi in fama di speciale pericolosità. Le locande intorno a Radicofani sembrano riflettere la desolazione del paesaggio. Ci passa anche Dickens e si spaventa per la quantità di coltelli che vede ovunque, per l'ostessa che sembra la moglie di un brigante. Nelle taverne ciociare e campane si cucina, si mangia, si dorme sui tavolacci o nella mangiatoia. Le pareti della locanda di Fondi sono coperti di sputi di tabacco e sostanze innominabili. Nel Sud per i bisogni collettivi c'è una damigiana di vetro impagliato».

Prenda nota Saviano per il prossimo libro su Gomorra. E poi i gabellieri, da Bologna a Parma ci sono dodici dogane da attraversare e ad ogni sosta c'è da pagare pegno ("un fiorino!"). Io dico, stiamo attenti a ritenerci oramai usciti da questa condizioni di minorità, che le forme mutano ma restano i tratti essenziali, permangono sottotraccia come caratteri recessivi e per toglierli di dosso non basta un secolo e nemmeno due, come i rettili manteniamo le stesse caratteristiche dal mesozoico.

Il Brioschi

Pensavo di arricchirmi con la politica ma niente da fare, pure 'sto settore stanno mandando in vacca i professionisti della morale. Di questo passo non ci resterà che affidarci al giuoco del Lotto. Sì, lo so, non è in nome di un principio morale ma di una necessità contabile che si fa la battaglia, non ci sono più soldi, ce ne fossero per tutti non staremmo qui a contare i centesimi delle prebende. La digestione laboriosa suggerisce un incubo alla Houellebecq: l'impoverimento generale, l'olocausto demografico, la scomparsa del tipo occidentale. Crollo del welfare e conseguente impossibilità di scaricare le spese odontoiatriche. Un vasto esercito di sbandati e inabili alla vita che si aggira per città ormai in preda al degrado (vetri rotti che non vengono sostituiti, buche che non vengono rattoppate), scene di violenza che nemmeno nei film di Charles Bronson. Un rom ad ogni angolo della strada, tutto è caos, Salvini sposa una negra. Fortuna che c'è il Brioschi. (ho riattivato l'account twitter @fmentis ma non fatevi illusioni, il mezzo non mi è congeniale).

venerdì 22 maggio 2015

E' tutto degradato

Si fa tanto strepitare attorno alla faccenda dei vitalizi (non delle pensioni, certamente adeguate al rango e alla carriera di ciascuno), soprattutto riguardo al caso di quel radicale che percepisce 2.000 e rotti euro per aver passato appena 7 giorni in parlamento. Il poveretto, incalzato da quel mestatore di merda di Cruciani (vero domatore di bestie, impresario del circo Barnum), si appellava alla legge: la legge glielo consentiva, lui ha osservato la legge. Non fa una piega. Senonché noi avevamo dei radicali questa idea romantica, e cioè l'idea di gente pronta alla disobbedienza civile, pronta a trasgredire le leggi in nome di un principio più alto, quasi di fachiri che all'occorrenza si farebbero bastare una ciotola di pane... ci sbagliavamo, il problema era nostro, eravamo noi gli idealisti.

martedì 19 maggio 2015

Māyā

A leggere Il primato della Volontà si finisce per diventare schopenhaueriani, è inevitabile. E qui dovrei aggiungere un "purtroppo", perché vivere da schopenhueriani non è mica bello oggi come oggi. Bisognerebbe vivere da illuministi, con una certa fiducia nella ragione che conduce al progresso. Quando mi chiedo se ho dei rimpianti, lì per lì mi pare di dover rimpiangere tutto, ma mi basta un secondo per pensare che anche la vita più soddisfatta conduce ugualmente alla morte. Questo chiude definitivamente il cerchio, stronca ogni ipotesi di eterno ritorno e di conforto predisposto dai lumi. Poi anche il tempo si dissolve e mi diventa familiare, come se fosse scomparso solo ieri, anche l'uomo dell'età della pietra. Stessa volontà di vivere, stesso sgomento di fronte alla morte, necessitante di riti apotropaici e di narrazioni dell'aldilà. Si stenta a credere che tutto questo abbia un senso, l'illusorietà la scappatoia più tranquillizzante.

domenica 17 maggio 2015

Nostalgia delle colonie

Giusto per restare in tema d'autarchia mi sono comprato il carcadè, il tè rosa dell'Abissinia. Solo che questo non è un carcadè antimperialista, lo commercializza una società per azioni. Il colore è rosso intenso, il gusto floreale, con un retrogusto affumicato di tamerici riarse dal sole, leggermente pepato. Pare sia indicato per chi soffre di ipertensione, fa al caso mio. Ricavato dal calice carnoso dell'hibiscus, quello appuntato fra i capelli delle meravigliose regine polinesiane (faccetta nera, bella hawaiana...). E' un peccato che i ragazzi gli preferiscano la Red Bull, si potrebbe vederlo in lattina e dargli un nome più cool, tipo "Bilirubina" (e qui sentiamo la mancanza di quel grande brand maker del D'Annunzio, porco cane).

Endorsement/3

In Veneto convergete tranquilli su Zaia, con tutto il rispetto per Miss Ladylike. Zaia ha il polso esatto del suo popolo, Zaia è il suo popolo, non c'è veneto più veneto di Zaia (non c'è motivo di non votarlo). Zaia non è un velleitario ideologizzato come quelli del M5s, Zaia è un no-global che pensa ai quattrini. L'avrei preferito alla guida della Lega piuttosto che Salvini. La Moretti, poveretta, cerca pure di accreditarsi come una del popolo, ma con quella sua uscita sull'estetista s'è bruciata molto di più di qualche pelo superfluo... Dispiace perché è una mia coetanea, nata esattamente cinque giorni prima di me (in realtà non mi dispiace, non provo alcun tipo di trasporto verso di lei, come penso anche i veneti che dovrebbero votarla).

Asio otus

Parliamoci chiari, in realtà la nostra vera missione sarebbe la gestione del declino. Che poi per motivi elettorali la parola "declino" sia bandita come la peste è più che comprensibile, tutt'al più lo si chiama "decrescita" caricando la parola di significati morali cosicché si possa tirar la cinghia ma sentendosi più buoni e più sani, in pace col mondo e in equilibrio con la natura. Ed è nella natura stessa della democrazia quella di ammansire le folle e mistificare la realtà, specialmente se ti trovi di fronte un popolo già incline alle fantasticherie come il nostro. E non puoi fare altrimenti, perché se non gli dai la sua dose di metadone al popolo sovrano, quello capisce che non lo stai a fregare e bellamente ti ignora. Per farla breve: noi vogliamo che ce la raccontino e conseguentemente premiamo il racconto più avvincente. E d'altronde, chi vuole sentirsi dire che il centro industriale e finanziario del mondo s'è spostato altrove? Nessuno. E così prosegue lo stillicidio quotidiano dei dati sulla disoccupazione, credendo in cuor nostro che sia davvero possibile, un giorno, tornare a una più piena occupazione. Gestione del declino, puoi sbracciarti finché vuoi ma questo è il nostro destino.

sabato 16 maggio 2015

Endorsement/2

Anche in Liguria, non vorrete mica votare Paita e Toti? Due candidati speculari nella loro monotonia, piuttosto votate Pastorino, così mettiamo subito alla prova la Cosa civatiana. E' la noia che ci vince per cui dobbiamo sempre cercare la novità, il tipo originale. Il voto, poi, non è più così importante, che ovunque comandano le necessità di bilancio. Una persona onesta, via, non abbiamo bisogno di altro, che non vada a sperperare quel poco denaro che c'è. Senza preclusioni ideologiche, che quelle hanno fatto il loro tempo, che tutto sia giudicato secondo il metro della tecnica amministrativa, fredda, impersonale, oggettiva, così, tanto per fare un dispetto a chi ancora crede che la politica sia prima di tutto passione civile e ci infila dentro le sue romanticherie... oddio, non è che Pastorino sarà mosso dall'amore per i più deboli? Non mi fiderei tanto di chi pensa a noi solo per amor di carità cristiana.

giovedì 14 maggio 2015

Capovolgimento

Insomma, posto che cammin facendo ci stiamo sempre più liberando dalle forme oppressive della morale e della tradizione, ugualmente troviamo sempre il modo di sentirci insopportabilmente ingabbiati. In principio, per liberarci, abbiamo imboccato la strada della razionalità, quando poi ci siamo resi conto che la razionalità lentamente ma inesorabilmente ci asserviva alle sue logiche, qualcuno si è fatto venire i mal di pancia e si è messo a vagheggiare il ritorno ai bei tempi che furono, come a rifarsi a un'età dell'oro che in realtà è sogno e costrutto interamente addebitabile alla sensibilità dei contemporanei. Diceva bene quel filosofo che intendeva ribaltare la nota sentenza di Marx per cui la filosofia sinora ha contemplato il mondo e che ora si tratta di trasformarlo, in realtà si tratterebbe di capire che sinora la filosofia (e il suo braccio armato, la scienza) ha trasformato il mondo, ma che rimane ancora da comprenderlo.

mercoledì 13 maggio 2015

Endorsement

Ma non votatelo De Luca, siamo in democrazia, formale finché vuoi, ma pur sempre democrazia. E se non vi piace nemmeno Caldoro perché è il candidato di Renzi, che problema c'è? Votate i grillini, hai visto mai che fanno della Campania il paradiso della decrescita felice. In fondo si tratterebbe solo di aggiungerci la felicità, che metà del lavoro è già fatto. La Ciarambino poi ha pure un bel viso gioviale, non mi pare una brutta persona, si vede dagli occhi. E che volete di più? Nonostante la mia avversione per i grillini sono pure qui a farle l'endorsement, non mi si dica che non sono un galantuomo.

martedì 12 maggio 2015

Ci cureremo con la passiflora

Fermi tutti, ho capito. Già c'erano stati degli scazzi con Veronesi per via di certi termometri che segnavano qualche grado in più al solo scopo di creare allarmismo e foraggiare le multinazionali del paracetamolo. Ma chi ci andava a pensare... intelligenze superiori quelle che sanno leggere fra le righe. Si faceva sponsorizzare e poi consigliava a tutti di provarsi la febbre, così passava il messaggio che i termometri guarivano dall'influenza. Passano tutto il giorno a leggere le etichette dei prodotti, a cercare su Wikipedia il significato di "ciclammato di sodio" e "acesulfame K", che pare sia cancerogeno per il solo fatto di essere stato smentito dalla Food and Drugs Administration. E sapete chi controlla il controllore? La Coca-Cola. Lascio a voi il piacere di andarvi a scovare il collegamento fra Coca-Cola Company e il prof. Veronesi (ci cureremo il cancro con la passiflora).

lunedì 11 maggio 2015

La morte termica

Ci fu un tempo in cui un mucchietto d'atomi consustanziatosi in una particolare configurazione spazio-temporale rispondente al nome di Napoleone Bonaparte riuscì a catturare l'immaginazione di grandi uomini di pensiero e di lettere quali Federico Hegel e Giovanni Volfango Goethe, per non dire di un'innumerevole schiera di artisti, loro sì sensibili più di noi alle cangianti modulazioni dello Spirito. Tutto perduto. Vi furono poi altri eroi e specialisti della mesmerizzazione che riuscirono a catalizzare l'attenzione delle masse in ogni tempo e luogo, e così anche in tempi recenti, da Mussolini a Renzi, passando per Craxi e Berlusconi. Noterete il progressivo e inesorabile indebolimento dell'essere secondo categoria filosofica, l'irreversibile deteriorarsi degli immutabili. Già s'intravedono i bagliori dei futuri uomini della provvidenza, di qualità via via inferiore secondo legge di secolarizzazione. Secolarizzano anche le forme dell'autorità, le dittature, i totalitarismi, tutto tende alla morte termica, nessuno si scalderà più per alcunché. Questo lo dico in preda al solito ritorno di depressione, o, se vogliamo, in preda allo sbigottimento di fronte all'impossibilità di trattenere nel medesimo stato un qualsiasi ente in un determinato punto dello spazio e del tempo (ammesso che ve ne sia uno).

La mammografia è roba da pervertiti

Procediamo secondo logica. Tesi: forse la General Electric, che fa i mammografi, ha dato dei soldi a Veronesi per fare pubblicità alle mammografie. Ma siccome Veronesi non ha specificato a quale marca di mammografi affidarsi, Veronesi potrebbe trovarsi nella situazione di fare pubblicità a tutte le marche di mammografi indistintamente. Parimenti, se solo la General Electric producesse apparecchi per mammografie in regime di monopolio, non avrebbe alcun senso pagare Veronesi per farsi pubblicità: e se la pubblicizzasse solo per toccare le tette? La mammografia è roba da pervertiti. Inutile procedere oltre, la cosa è ridicola. Ma siccome adesso Grillo starnazza dalle colonne del suo blog, fa la vittima tirando in ballo Confindustria, ecco... una cosa che non sopporto è chi prima spara cazzate e poi fa la vittima per cercare di uscirne pulito e innocente. A Grillo fanno gioco i complotti come a Salvini gli immigrati, ne ha bisogno come l'aria per alimentare la combustione, come quella leggenda del forestale che appiccava gli incendi per non perdere il lavoro (l'ho sentita al bar, roba da matti).

domenica 10 maggio 2015

Hemingway

Niente di epocale e infatti la cosa scivola via tranquilla nel torpore generale di una placida domenica di maggio, parlo della visita di Raul Castro al papa. Non potendo più resistere al richiamo dell'occidente, Cuba cerca di salvare il salvabile tentando una nuova via al socialismo, quello della dottrina sociale della chiesa. D'altronde è da un pezzo che il marxismo convive con l'immaginario del poverello d'Assisi e il socialismo con quello di Gesù Cristo, pensano così di intenerire il mostro capitalista. L'interesse è reciproco. D'altronde come si fa ad esportare nei Caraibi il modello calvinista? Peggio che esportare la democrazia in medio oriente. Lì il capitalismo può essere solo di rapina, tutt'al più addolcito dalle suadenti atmosfere dei villaggi vacanze. Il pauperismo della chiesa cattolica può smorzare dunque l'impatto più duro con il mercato nella fase di abbandono del marxismo e Cuba diventare luogo di villeggiatura per seminaristi in cerca di brividi esotici, non è meraviglioso? Basta raccontarsi che non hanno vinto gli americani (Gianni Minà docet).

«Leggo tutti i discorsi del Santo Padre, se continuerà a parlare così anch'io che sono comunista ricomincerò a pregare. E non lo dico per scherzo».

sabato 9 maggio 2015

Figli di un Dio maggiore

Per esempio, per fare un discorso filosofico non astratto, a me appare chiaro come la forma più evidente e universale di totalitarismo light sia oggi quella del mercato (intesa proprio come Weltanschauung dominante, idea e intuizione del mondo che esclude le altre). Ne prendo atto, non la giustifico né la avverso in senso assoluto, dico solo che come ogni cosa porta dei vantaggi e degli svantaggi. "Totalitarismo" qui è inteso come idea e organizzazione dell'esistente alla quale tutti devono adeguarsi volenti o nolenti, "light" perché raggiunge i suoi scopi per vie traverse, impiegando una persuasione più o meno diretta. Questa forma di totalitarismo (light) è oggi la sovrastruttura di tutte le sottostrutture. Sottostruttura è dunque anche Renzi che vuole snellire parlamento e iter legislativo non solo in nome dell'interesse personale (come dicono i maligni) ma anche di quello economico nazionale (giusto per necessità). Che ci riesca o meno è da dimostrare, se non ci riuscirà pagherà il suo prezzo (a proposito di logica di mercato). In fondo la tragedia italiana è quella di non riuscire a venire a capo del rompicapo globalizzazione che esige competitività, essendo quello che siamo (qualcuno direbbe "cattolici"), della ricchezza abbiamo un'idea ossequiosa o spregevole secondo i casi, comunque mai libera da sensi di colpa o da problemi di opportunità morale. Sacrificare il discussionimo democratico alle esigenze della governabilità è dunque il riflesso di questa pressione che il mercato economico globale esercita sulle fragili strutture di questa repubblica fondata sul lavoro (in questo senso il cattolico Renzi, il boy-scout della nazione, è molto più mercatista del papa e non potrebbe essere altrimenti, lo esige il mercato).

1° Giugno 2001: Gb: Thatcher, rischio di "dittatura elettiva''

Londra, 1 giu. (Adnkronos/Dpa) - In caso di vittoria schiacciante dei Laburisti in parlamento dopo il voto di giovedi' prossimo, la Gran Bretagna si trovera' davanti al rischio di una ''dittatura elettiva''. A lanciare l'allarme e' l'ex premier Margaret Thatcher, capo del governo di Londra dal 1979 al 1990. 

''Non ho nulla in linea di principio contro le vaste maggioranze parlamentari'', spiega la 'Lady di ferro' in un articolo pubblicato oggi dal 'Daily Telegraph'. ''Applaudo ad un governo forte, ma non un governo arrogante, che poggia sul sostegno di amici, persone di poco conto e di un culto della personalita'''. 

Il monito della Lady di ferro, che a sua volta conquisto' larghe maggioranze parlamentari, particolarmente in seguito alla guerra delle Falkland, coincide con quello del leader conservatore William Hague, secondo il quale un'ampia maggioranza laburista potrebbe essere ''pericolosa'' per il paese. 

Secondo gli ultimi sondaggi il Labour sfiorerebbe il 50 per cento dei consensi, i Tories si attesterebbero attorno al 30 per cento ed i Liberal Democratici al 15 circa.

venerdì 8 maggio 2015

Carta canta

In effetti Cameron ha raggiunto la maggioranza assoluta (331 seggi su 650) con il 36.9% dei voti, con l'Italicum non sarebbe potuto accadere, non al primo turno. E adesso, che gli vai a dire? Niente. Renzi ha un talento speciale nel dare sui nervi.

giovedì 7 maggio 2015

Che cento fiori fioriscano

Mi sto studiando Civati, hai visto mai che possa diventare un competitor credibile, e poi perché se vi parlo di Schopenhauer non ve ne frega niente. Recupero dal suo blog questo manifesto (nel post dell'addio al PD viene citato come pietra angolare del suo impegno politico):

«Chiedo matrimoni egualitari, stop agli F-35, stop al consumo di suolo (magari anche NoTav), reddito minimo, progressività fiscale, conflitto d’interessi, ius soli, legalizzazione delle droghe leggere».

Un po' naïf, direi. Sui matrimoni egualitari non abbiamo preclusioni. Sullo stop agli F-35 e i NoTav abbiamo già detto, trattasi più che altro delle solite ossessioni antimoderniste molto tipiche della sinistra rimasta a corto di utopie, talmente ne hanno bisogno che sono disposti ad inventarsele (pacifismo, ecologismo, ecc). Sul reddito minimo dipende, dipende da quanto è minimo. Sulla progressività fiscale che vi posso dire? Il problema principale non sarebbe tanto tassare quanto accumulare i redditi, una volta create le condizioni dell'accumulazione ci si può sempre sedere attorno a un tavolo per decidere quanta parte prelevarne e come, ma prima il reddito. Sul conflitto d'interessi dice la Boschi di stare sereni.

Dice che vuole fondare un partito, ma un partito del genere, gli fanno notare, c'è già, ed è quello di Vendola. Io dico che in questo programma traspira tutto l'aroma latouchiano («stop al consumo di suolo») di quelle certa sinistra che pensa alla decrescita virtuosa e alla ricchezza peccaminosa, ma non so quanto il nostro ne sia cosciente, mi pare infatti che la sua sia prima di tutto una sinistra di suggestioni. Detto questo, compagni, lasciate pure che cento fiori fioriscano, è nel vostro diritto.

mercoledì 6 maggio 2015

Pippo Civati è uscito dal gruppo

C'era qualcosa nell'aria, le frasi allusive a "Un giorno da pecora", poi i lanci di agenzia, il blocco delle rotative, insomma, arrivo a casa, apro twitter e nelle hashtag più calde chi ti trovo? #Civati. Eccolo lì, mi sono detto, questo s'è buttato. Farò tali cose - diceva - quali ancora non so, ma saranno il terrore di Renzi. Tutti preoccupati: Pippo ripensaci, pensa alla mamma! Lui niente, avanti per la sua strada, che, fra parentesi, non s'è ancora capita. Una specie di nostalgia dell'avvenire, una voglia di qualcosa di buono, purché di sinistra... mi ricorda me qualche anno fa, con in testa un'idea fumosa ma molto romantica di società dei liberi e giusti. In bocca al lupo, Pippo.

martedì 5 maggio 2015

La democratura

Ci siamo, dunque, è fatta. Io mi sentirei uguale a prima e questo la dice lunga sulle capacità mimetiche delle nuove dittature, probabilmente non ne rimarrà traccia nemmeno nei libri di storia. Io continuo a riprendere in mano l'argomento, ad attaccarlo da diversi punti di vista, ma è come plastilina, appena lo tocchi prende un'altra forma e occorre rimodellare tutto da capo. Un argomento pro-Italicum è quello per cui potrebbe favorire una clamorosa vittoria dei grillini al ballottaggio, altro che dittatura renziana. Può essere, valutate voi. Io continuo a pensare che la ragione sufficiente di una democrazia sia quella di garantire la possibilità dell'alternanza e la pluralità dei soggetti politici. La questione della rappresentatività è legata anche al momento storico. Poi, come scrive Luigi, il popolo può anche essere bue (o «plebe»), in questo caso potrei pensarla come lui, e quindi pensare che per dare più sostanza alla forma democratica occorrerebbe avere un popolo all'altezza, e io credo che da questo dipendano le sorti ultime della qualità democratica, perché è la politica che si conforma alla fisionomia del popolo e non viceversa.

lunedì 4 maggio 2015

Apologo morale

Cerco risposte nel vasto mondo degli antagonisti ma non ne trovo. Serve a poco l'apologo morale per contrastare la megamacchina capitalista, i continui richiami all'etica, la sterile illusione di essere dalla parte dei giusti. Tu puoi indicare tutte le contraddizioni che vuoi, puoi fare appello ai valori umani contro la spietata logica del capitale, puoi darti al luddismo e scassare le macchinine (lo facevo anch'io, i bambini sono tutti dei casseurs), comunque non ne verrai a capo. Perché quella logica che tanto si vuole contrastare è radicata nell'essere stesso degli uomini, il difetto sta nel manico. Quando accade che il prometeo liberato giunge a incatenare il suo creatore, lo stupore è grande e altrettanto la rabbia: ma come, io ti ho creato e adesso ti rivolgi contro di me? Perché questo sta accadendo, che tutto l'apparato messo in piedi per favorire il nostro radioso avvenire alla fine si rivela insopportabile perché divenuto ineludibile, il progresso infinito e duraturo si nutre di quegli stessi uomini a quali dovrebbe garantire la salvezza: e adesso, come ne usciamo? Non ne ho la più pallida idea, il treno corre troppo veloce per fermalo con una mano sola, si potrebbe farlo deragliare, ma a grave danno di tutti i suoi passeggeri (intendiamoci, c'è pure chi pensa che il gioco valga la candela, sempre che se ne esca vivi).

«Gli antichi maestri di questa scienza promisero l'impossibile e non giunsero a nulla. I moderni maestri promettono davvero poco; sanno che i metalli non possono essere trasmutati e che l'elisir di lunga vita è una chimera. Ma questi filosofi, le cui mani sembrano fatte solo per frugare nel fango, i cui occhi sembrano fissarsi solo sul microscopio, o sul crogiuolo, hanno compiuto miracoli. Essi penetrano nei recessi della natura e ne rivelano l'opera segreta. [...] Hanno acquisito nuovi e quasi illimitati poteri, possono comandare il fulmine nel cielo, simulare il terremoto e prendersi gioco del mondo invisibile con le sue ombre.» (Frankenstein, Mary Shelley).

«Rimetta a posto la candela!» (Frankenstein Jr., Mel Brooks).

domenica 3 maggio 2015

Lo zen e l'arte dell'accumulazione della polvere

Belle le immagini dei volenterosi che pulivano Milano, sembrava Bellinzona, avanzasse tempo ci sarebbe da pulire anche casa mia, ci si può sempre mettere d'accordo. Sarà questo disturbo per cui mi pare di essere immerso sempre nello stesso presente e di muovermi sempre nello stesso luogo, di girare attorno all'io in orbita geostazionaria. E' una nuova tecnica, tieni fermo l'io e lasci che il mondo gli scivoli dentro. Avrò raggiunto l'illuminazione. Potevo dire pigrizia ma mi sembrava banale, comunque mi servirebbe una donna delle pulizie.

Presto e bene non fu mai scritto

Si potrebbe fare dell'ironia sul pezzo che si è staccato dal padiglione turco, che lo hanno attaccato con la pasta fillo, col miele dei baklava, ma non vorremmo fare del razzismo culinario che è pure il caso che il padiglione Italia sia tenuto insieme dalla pizza. Voglio dare una possibilità all'Expo, non me la voglio prendere con lei, casomai la colpa è di quelli che li hanno costretti a rispettare le scadenze e alla fine s'è finito per fare tutto di fretta e male (chissà la Salerno-Reggio Calabria come verrà bene).

Al di là del principio di piacere

Mi è capitato sottomano un bell'articolo del buon Sossio Giametta (storico traduttore dei tedeschi, di Nietzsche e di Schopenhauer, ma anche di Freud) pubblicato su Sette. Qui scrive di Spinoza e capita giusto a fagiolo.

Spinoza, scrive Giametta, «aveva visto ciò che per molti secoli nessuno ha visto e che ancora oggi pochissimi vedono (la necessità al posto della libertà). Ma anche proclamato l'eccellenza del vivere secondo la necessità interiore invece che secondo quella esterna». Perché dunque Spinoza non ha risolto una volta per tutte il problema del libero arbitrio? Perché «si rifaceva alla configurazione vigente del libero arbitrio come arbitrio assoluto, come libero arbitrio dell'indifferenza, cioè a una teoria per principio sbagliata. Un arbitrio assoluto è inconcepibile, come una realtà ab-soluta, slegata dalla sola che conosciamo». L'uomo «è parte della natura e quindi della potenza della natura, dove potenza è sinonimo di libertà».

Io sarei ancora più drastico e toglierei proprio la libertà come possibilità effettiva. Certo noi contemporanei abbiamo tutto il nostro portato culturale per cui non possiamo non pensarci liberi, ma appunto tendiamo a pensarci liberi in senso assoluto, e cioè ab-soluto, sciolto da ogni legame, che appunto è inconcepibile. E' già stato scritto che costituisce grande consolazione per l'uomo l'illudersi di vivere potendo porsi alla guida del proprio destino, quasi ad esorcizzare l'impedimento ultimo e definitivo, in un certo senso siamo come destinati a pensarci liberi proprio in ragione dell'impossibilità di esserlo. E' questo il senso giudaico-cristiano della libertà, sforzo della volontà capace di guidare l'azione degli uomini e condurli alla salvezza (e qualcuno fa poi notare come questa convinzione sia comune alla scienza come alla fede, si tratta solamente di comprendere che la scienza ha sottratto le prerogative essenziali alla fede in Dio promettendo la salvezza entro i confini di questo mondo, e da qui la sua grande forza).

Bene, con Spinoza, è noto, la questione viene ribaltata, la libertà è pensabile solo come coscienza della necessità. E quando Giametta scrive che l'uomo «è parte della natura e quindi della potenza della natura, dove potenza è sinonimo di libertà», è come se ci dicesse che tutta la libertà di cui disponiamo è depositata presso questa potenza, che tutt'al più ci permette di assecondarla nell'illusione di vivere nel modo più naturale possibile, liberandoci dai falsi idoli e dalle false morali. Qui riecheggiano le letture nietzschiane di Giametta e di nuovo si comprende bene perché il Nietzsche originale, non quello pasticciato dai postmoderni, fosse un negatore del libero arbitrio e un entusiasta ammiratore di Spinoza.

Eppure di nuovo tutti sentiamo il bisogno di riconoscere la libertà come assoluta e di respingere la necessità, perché essere in balia del mondo non è esattamente quello che ci indica la sfera emotiva. Ma per l'appunto, è proprio questa sfera emotiva a legarci a questo particolare senso delle cose e noi pensiamo di fare cosa buona e giusta assecondarla nella speranza che ce lo possa confermare di continuo e per via diretta in una sorta di coazione a ripetere. Senonché la contraddizione esplode, nel senso che questa libertà assoluta prima o poi si trova a fare i conti con il principio di realtà, ed è da questa continua tensione tra il volere e il non potere che scaturisce infine l'ampio spettro delle tragicomiche vicende dell'umanità (Schopenhauer → Freud).

sabato 2 maggio 2015

Dispotismo e governabilità

Si potrebbe pure pensare che la democrazia non possa che essere formale. Si prenda la sua definizione classica, ci si metta dentro la volontà popolare e la pluralità dei partiti, condisci il tutto con la libertà di stampa e le libere elezioni e il gioco è fatto: la forma è salva così come la sostanza. Temo che questo sia il significato più immediato e al quale tutti, in ultima analisi, si attengono. Devo poi di nuovo prendere a prestito l'esempio tedesco: Angela Merkel guida la Germania da dieci anni, questo significa che in Germania è stata sospesa la democrazia? No, anzi, si prende a modello la Germania come esempio di governabilità (semmai le accuse di dispotismo rivolte alla Merkel giungono dall'esterno). Qui sta il punto: c'è un sentimento, un sentimento che potremmo definire "democratico", al quale si àncora il giudizio di merito sul livello di democraticità di una nazione. E' una questione vecchia come il mondo, già i greci, quelli antichi, si erano resi conto che la volontà popolare si può orientare e piegare al proprio interesse, con grave danno per l'immagine della rappresentatività. A maggior ragione oggi che il sentimento democratico viene continuamente plasmato non solo dalla retorica dei gesti e delle parole, ma anche dalle forme incombenti della modernità, sopra le quali ci formiamo la nostra idea di libertà. Per farla breve: la volontà popolare non è quel dato originario che scaturisce puro e incontaminato, sciolto da qualsiasi legame con l'offerta politica, c'è un continuo gioco di specchi fra eletti ed elettori, gli uni si specchiano negli altri e dall'interpolazione di tutti i riflessi scaturisce la realtà di fatto. Detto questo, il vero convitato di pietra che fa pendere la bilancia della democrazia verso il piatto della governabilità è la necessità tipicamente contemporanea di rendere più efficiente la macchina dello stato che di fatto si è tramutata in vera e propria azienda che deve competere sui mercati per garantirsi la sua sopravvivenza, una supremazia dell'economia sulla politica, insomma, con buona pace del popolo sovrano, al quale si deve poi spiegare che si deve adeguare in fretta al cambiamento di prospettiva. In questo senso la governabilità dovrebbe garantire, nelle intenzioni, la rapidità del consiglio di amministrazione. Che poi Renzi, al netto della retorica e di tutto lo storytelling che lo accompagna sia davvero in grado di garantire dei fatti nella direzione della "competitività del sistema Italia", questo è un altro paio di maniche, che anche il despota, dai e dai, cade vittima del malcontento popolare se nulla cambia o se tutto cambia in peggio, e questo serva da ulteriore argomento democratico.

venerdì 1 maggio 2015

Rebels without a cause

E dopo Bocelli la performance gentilmente offertaci dai casseurs: e quando hai spaccato una vetrina? Le vetrerie già si fregheranno le mani. Non lo freghi invece il libero mercato, la ferita appena aperta si richiude e tutto ricomincia da capo. Metabolizza tutto la produzione di massa, anche gli antagonisti, anzi, li precede fornendoli di cappucci e scarpe comode per la fuga. I lanzichenecchi almeno sfoggiavano colori sgargianti, li vedevi arrivare da lontano, quando per esempio passarono il Po a Ostiglia (che a Ostiglia ci ho fatto le scuole, quelle alte), questi invece tutti segnalati anche se nessuno li ha mai visti. Se ne fottono le banche di una filiale incendiata, il capitale se ne sta ben riparato nel cloud. E poi anche a Bakunin piaceva il filetto di salmone, c'è da capire invece il travaglio interiore di Fedez, anima in bilico fra i no logo e le Nike (celentani del terzo millennio).

Coalizione sociale

Mi è appena passata sotto casa la sfilata della CGIL, una quarantina di pensionati al ritmo di una canzone antagonista cantata in pugliese, dieci palloncini azzurri, quindici bandiere rosse con scritto "lotta comunista", un cane labrador.