martedì 19 maggio 2015

Māyā

A leggere Il primato della Volontà si finisce per diventare schopenhaueriani, è inevitabile. E qui dovrei aggiungere un "purtroppo", perché vivere da schopenhueriani non è mica bello oggi come oggi. Bisognerebbe vivere da illuministi, con una certa fiducia nella ragione che conduce al progresso. Quando mi chiedo se ho dei rimpianti, lì per lì mi pare di dover rimpiangere tutto, ma mi basta un secondo per pensare che anche la vita più soddisfatta conduce ugualmente alla morte. Questo chiude definitivamente il cerchio, stronca ogni ipotesi di eterno ritorno e di conforto predisposto dai lumi. Poi anche il tempo si dissolve e mi diventa familiare, come se fosse scomparso solo ieri, anche l'uomo dell'età della pietra. Stessa volontà di vivere, stesso sgomento di fronte alla morte, necessitante di riti apotropaici e di narrazioni dell'aldilà. Si stenta a credere che tutto questo abbia un senso, l'illusorietà la scappatoia più tranquillizzante.

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