giovedì 28 febbraio 2019

Dentro il tunnel della TAV poi si farà una discoteca, lunga un centinaio di chilometri dalla quale non si possa uscire.
Il quotidiano La Repubblica, organo ufficiale delle magnifiche sorti e progressive, se ne esce con questo lancio: 

L'avvertimento dei servizi segreti: "C'è il rischio dell'aumento del razzismo in vista delle Europee". 

Pfiuu, meno male che non ce l'hanno tenuto segreto!, abbiamo rischiato grosso...

Vacuità

Mi dicono giustamente: guarda che il buddhismo non indica il vuoto, che io, in quanto occidentale, sono un parmenideo rigoroso, più rigoroso di Parmenide: l'essere non può non essere. Andiamo dunque a vedere cosa dice il buddismo sul concetto di "vacuità" (prendo da Wikipedia): 

«Egli [il Buddha Śākyamuni] comprende che il suo pensiero è vuoto dell'impurità del desiderio, dell'impurità dell'esistenza e dell'impurità della nescienza [inconsapevolezza] e che l'unica non vacuità è quella che dipende da questo corpo, sestuplice sede dei sensi, conseguenza della vita». (Piccolo discorso sulla Vacuità, Majjhima-nikāya)

E allora nota Riccardo Venturini:

«Al più alto livello di vacuità basati sulla meditazione di calma, il Buddha osserva che ciò che rimane è costituito dalla non-vacuità dei "sei campi sensoriali che, condizionati dalla vita, sono basati sul corpo stesso"».

Sta bene, non tanto perché io, preso da horror vacui, desideri saldamente qualcosa su cui poggiare, ma per amor di verità: qualcosa pure medita il concetto di vacuità, medita dunque è.

L'ingegnere

"Comprensivo dei mali della gente e dei popoli era tuttavia, dal punto di vista economico, saldamente arroccato a destra (mi chiese un giorno con trepidazione: “Faranno davvero il centrosinistra?”, e io a confermarlo. “Addio poveri miei risparmi!” disse battendosi, come usava, con la mano la fronte."

(Leone Piccioni su Gadda, Introduzione a Eros e Priapo, Garzanti)


(L'ingegnere, come ammise lui stesso in un'intervista, aveva un controveleno per Marx nei libri di Vilfredo Pareto).

mercoledì 27 febbraio 2019

Rigoletto ai tempi del #MeToo

Si potrebbe immaginare un Rigoletto rivisto e attualizzato ai tempi del #MeToo, in cui Gilda, meno sprovveduta e scaltrita dai tempi che corrono, coglie al balzo la possibilità offertagli dal Duca col quale stringe un patto scellerato: tu continua pure a saltellare fra questa e quella, che per te pari sono, ma intanto sono stata molestata e reclamo i miei diritti, tu corri pure dietro alla di Cepran la sposa o alle tue sgallettate da osteria, ma almeno mi mantieni, stronzo. (questo non sarebbe stato possibile ai tempi del Rigoletto per via dell’assenza di una Zeitgeist che ispirasse un codice davvero civile, la forza faceva semplicemente il diritto e tanti saluti alle Gilde che se la prendevano in saccoccia, poverette).
L'unico modo per far emergere in fretta tutte le contraddizioni dei Cinque Stelle era un apparentamento con la Lega, i sovranisti di sinistra in comunione di amorosi intenti con quelli di destra, e la storia, per una volta (o come sempre) ha dimostrato quell'intelligenza che le attribuiscono taluni filosofi. Per carità, magari alle europee i Cinque Stelle ripiglieranno un po' il fiato, però intanto s'è visto come la loro azione non vada oltre quello scontro fra compagnucci del baretto che è diventata perlopiù la politica nostrana (e non solo): se si fa politica solo per ripicca si finisce impantanati nel proprio cerchio tragico.

lunedì 25 febbraio 2019

La Lega davanti e didietro tutti quanti

Il problema dei Cinque Stelle è semplice: perché votare la copia sbiadita del sovranismo quando puoi votare per l'originale? Hanno rincorso le posizioni della Lega? Peggio per loro, in politica o si sta davanti o si fa una brutta fine.
Lady Gaga dal palco degli Oscar ci esorta a lottare per i nostri sogni, il fatto è che io... non me li ricordo più.

sabato 23 febbraio 2019

La storia spiegata bene

La sinistra si è vista scippare dal Movimento 5 Stelle il suo bacino di creduloni, è per questo che non glielo perdona, per gelosia.

Come ti invento un mondo

Il mondo moderno lo ha inventato Cartesio. E quando si parla di invenzione significa che ha dato al flusso di sensazioni che chiamiamo realtà la forma che ha ancora per noi attuali: Res cogitans e Res extensa. Da una parte dunque il dominio del pensiero privo di estensione perché il pensiero vola libero come una voce che ci chiama da non si sa dove; dall’altra il mondo concreto e “cartesiano”, cioè geometricamente riducibile a una mappa con le sue ascisse e ordinate, in cui ogni cosa trova un suo posto preciso traducibile nel linguaggio matematico. Realtà interna e realtà esterna.

Senonché, malgrado il senso comune la pensi così da un po’ di tempo, la questione fra il dentro e il fuori non è mai stata risolta definitivamente. Già ci provò Cartesio con il suo tentativo un po’ maldestro di affidare alla ghiandola pineale il compito dello smistamento del traffico in entrata e in uscita, senza spiegare come un oggetto esteso possa generare la sensazione inestesa del pensiero.

In realtà quello che ci dice il dato immediato senza troppe elucubrazioni è che non c’è alcuna prova che il mondo che vediamo davanti sia esterno a qualcuno o a qualcosa, e questa verità è talmente evidente che nessuno più la coglie, nascosta sulla punta del naso.

Piccola anima, grande anima

Ieri sera con un’amica parlavamo del fatto che è ovvio, anche i filosofi quando sbattono il mignolo del piede contro la lavatrice tirano le madonne (io sono quello che si è scoperchiato un’unghia del piede sopra un termosifone, poi riscresciuta), ma quando invece si esce dal dominio della “piccola anima”, cioè dal dominio dell’esperienza quotidiana e del senso comune, la “grande anima” indica che la realtà è più simile a un’esperienza onirica appena più vivida del sogno notturno e che il mondo materiale è una ricostruzione ideologica a cui vogliamo credere.

giovedì 21 febbraio 2019

Rappresentazione (for dummies)

Noi moderni diamo praticamente per scontato che la realtà venga tradotta nella mente dall'attività elettrochimica della materia cerebrale, la quale produce una sorta di stato psicotropo permanente che ha però la pretesa di tradurre fedelmente all'interno del cervello quella che è la realtà oggettiva esterna, senza distorsioni.

Quello che invece fanno i filosofi cosiddetti "idealisti", quali Kant, Berkeley e Schopenhauer, è ribaltare i termini della questione partendo dal dato immediato della coscienza: senza l'occhio nemmeno il sole, senza l'orecchio nemmeno il suono, la realtà assume la forma concessa dall'osservatore.

La coscienza è dunque per gli idealisti come il vaso che dà la forma all'acqua, dove l'acqua è il mondo di cui si fa esperienza e il vaso rappresenta le strutture mentali che danno al mondo la sua forma peculiare. 

Il mondo è allora rappresentazione nel senso che la coscienza del mondo rispetta certe regole a priori, quali il senso dello spazio, del tempo, del legame fra le cose, che fanno da presupposto ad ogni esperienza possibile e rappresentabile.

Queste regole a priori non si trovano dentro la natura ma fanno da presupposto stesso alla manifestazione della natura, la quale si trova, come del resto anche l'intera realtà, all'interno dell'orizzonte trascendentale della coscienza (trascendentale, cioè che trascende le singole esperienze e si pone come il loro presupposto necessario).

Basta così che poi vi fuma la coscienza (trascendentale).

mercoledì 20 febbraio 2019

La verità sull’esistenza

Secondo una nota corrente di pensiero la verità sull’esistenza è che fa schifo solo che l’abitudine a viverci dentro ce lo ha fatto dimenticare. Altrimenti perché mai il neonato appena scodellato si metterebbe a piangere? Qui fa freddo, c’è la fame, la cacca, la sete, la piscia, c’è il male, c’è la malattia, insomma, uno schifo totale. Solo che per assuefazione ci si fa il callo e dopo un po’ ti prende pure una certa allegria. Ingiustificata. Una volta che comprendi che la vita, anche nelle cotture più alte della gioia, è profondo schifo e sofferenza avrai raggiunto il tuo personale nirvāṇa, che non sarà né un qualcosa di simile alla gioia né tanto meno alla sofferenza, sarà solo qualcosa di simile alla pace sostenuta dal distacco, dalla distanza.

Disumanesimo

Leggevo di sfuggita l'editoriale di presentazione del nuovo direttore di Repubblica, Carlo Verdelli. Mi colpisce un passaggio: "L’Internazionale dell’egoismo, del «me ne frego», ha rotto argini che sembravano incrollabili. E l’Italia è un fronte avanzato di questa ondata globale di “disumanesimo”." 

Disumanesimo, che bel  termine, penso. Titolo di un libro di Igino Giordani, confondatore del movimento dei focolari di Chiara Lubich, scritto nel 1949: "Siamo usciti dal secondo conflitto mondiale, ma non dallo spirito di distruzione", dice, alludendo a una città di Satana, a una città degli Uomini e una città di Dio, "dove Dio torna al centro della storia e, per questo, l'uomo diviene la ragione e lo scopo di ogni azione civile e la politica è intesa come vocazione e servizio."

Ti pareva.
Mi dicono: non usare WhatsApp, non usare Telegram che ti controllano! E allora che dobbiamo fare, vivere chiusi in casa con il cappellino di stagnola sul capo? Si vive abbandonati alla corrente onirica, schiavi del Bardo, come dice il libro dei morti, che siamo già morti e forse non lo sappiamo.

In sintesi

Si vive accerchiati dalla paura, degli islamici, degli africani, dei cinesi che hanno comprato i bar delle stazioni (propedeutica all'occupazione degli snodi ferroviari), minacciati dal complotto pluto-giudaico che vorrebbe imporci l'accoglienza e le leggi del libero mercato. Tiriamo su i muri, i dazi, il protezionismo dei prodotti nazionali. Estinzione degli occidentali che non fanno più figli. Diffidenza verso la scienza che vuole ridurci a topi di laboratorio, coi vaccini, con l'irrorazione di sostanze psicotrope calate dai cieli. Arretramento delle magnifiche sorti e progressive che ciarlano di apertura verso le altre culture, i radical chic che pontificano "dai loro attici a New York". La vittoria dei sovranisti alle europee, i padroni in casa nostra. Stampiamo la nostra moneta! Fuori gli stranieri! Riprendiamoci i confini! Ci siamo risvegliati dal sogno della società globalizzata che produce benessere per tutti, ritiriamoci a vita privata e che tutto vada a ramengo, amen.

martedì 19 febbraio 2019

Il mal dei filosofi

Prendo appunti perché i filosofi tendono ad essere prolissi, dicono con molto ciò che potrebbero benissimo dire con meno, si compiacciono, sono dei gran consumatori di carta e nemici giurati degli alberi, si potrebbero ridurre i loro libri di un quarto o di un quinto ad estrarne il succo e ne guadagnerebbero in chiarezza.

Appunti su "Il mondo"

(Per rilassarmi e impegnare il mio tempo nobilmente continuo nei miei studi schopenhaueriani, dopo la Quadruplice radice sto leggendo Il mondo e prendo appunti)

Il mondo come volontà e rappresentazione. Libro I

- Il mondo è rappresentazione, esiste cioè sempre e solo in relazione al soggetto che se lo rappresenta. Un mondo che esistesse in sé, indipendentemente dal soggetto, è una contraddizione, in quanto il mondo appare nella sua determinata forma proprio in ragione del modo in cui viene intuito dal soggetto.

- Spazio, tempo e causalità non sono proprietà di una realtà in sé che agisce sul soggetto dall'esterno, rappresentano invece i presupposti stessi di ogni esperienza possibile e immaginabile, l'a priori, cioè il precedere ogni esperienza, l'esserne la condizione ("L'intero mondo degli oggetti è e rimane rappresentazione [...] detto altrimenti, esso possiede una idealità trascendentale").

- Non si danno oggetti senza soggetti, e viceversa, gli uni presuppongono gli altri. Se vi fossero solo oggetti senza soggetti non vi sarebbe nessuno a percepirli nella loro particolare forma (ogni oggetto esiste in un determinato modo proprio perché è percepito dal soggetto in quel determinato modo), al contrario, l'esistenza del soggetto presuppone implicitamente la presenza degli oggetti, mediati o immediati che siano (oggetti mediati sono le cose, oggetti immediati i nostri propri corpi). Viene superata la disputa sull'esistenza della realtà esterna.

- "Non si conosce mai l'essere, ma sempre solo l'agire degli oggetti". La materia è azione degli oggetti sugli altri, la sua intima essenza si esprime in quell'agire (mia osservazione: "Energia" è ciò che agisce, che ha capacità di agire; osservazione di Schopenhauer: Wirklichkeit che significa "effettivamente reale" ha la stessa radice di Wirken che vuol dire "agire"). La materia si identifica con il principio di causalità, il quale costituisce assieme a spazio e tempo la forma a priori della manifestazione empirica del mondo.

- "Solo la coscienza è data immediatamente, perciò il fondamento della filosofia è limitato ai fatti della coscienza: ossia essa è essenzialmente idealistica".

lunedì 18 febbraio 2019

Fra noi interisti tiene banco il “caso Icardi” con la madonna piangente a Tiki Taka che chiede in ginocchio di essere riammessa in famiglia, Santa Nara s’accascia. (ma io dico, io che parlo di mitologia greca e del Bardo Thodol, io, ‘o filosofo… o tempora, o mores).

La fabbrica dei folli

Allo schizofrenico sottoposto a trattamento insegnano che i ragni che vede non sono reali perché li vede solo lui. Non insegnano invece agli ossessionati dalla politica che i complotti non sono reali perché li vedono solo loro, anzi, con opportuno cinismo i movimenti e i partiti fanno gara a incoraggiarli e ad accaparrarseli, come clienti premium. La fabbrica dei folli.

Ὕπνος (Hypnos)

Nella mitologia greca, Hypnos e Thanatos sono fratelli gemelli. Il primo è il sonno, e regge nelle mani fiori di papavero, il secondo è la morte. Entrambi sono figli di Nyx, la notte. Nel mitico Bardo Thodol, il libro tibetano dei morti, assai apprezzato da quel mistico in camice bianco di Carl Gustav Jung, si descrivono le peregrinazioni della cosiddetta “anima” dopo la morte: il defunto viene assalito da visioni di orrende creature demoniache, catastrofi spaventevoli, piogge torrenziali, diluvi universali che sono le proiezioni della corrente onirica che ci tiene legati al ciclo della vita e della morte, questa corrente è il bardo. Se il defunto comprende che queste sono solo proiezioni oniriche della coscienza prive di consistenza reale allora si libera, più non lo comprende e più viene trascinato in basso dagli incubi fino al livello più inferiore del bardo, l’esistenza “reincarnata” in cui ci ritroviamo, condannati, a vivere. La vita è un sogno (o un incubo) da cui ci si può risvegliare.

(Io, addirittura, per via occidentale sono diventato più orientale degli orientali, essendo che non comprendo bene perché l’Essere, per i buddhisti, debba essere il “vuoto”, il “niente”, per me l’Essere è “l’impossibilitato a non essere”, per via del fatto che il vuoto, il niente, per sua stessa definizione non esiste, non può essere, è un flatus vocis, un nome, un suono che esce dalla bocca e che indica la condizione impossibile della non-esistenza).

domenica 17 febbraio 2019

La democrazia ti dà il diritto di votare ma tu hai il dovere di elevare, te stesso. Tutti ci caschiamo o ci siamo cascati, sentirci parte di una fazione, ma quando entri in una fazione il più delle volte ti sei già giocato il senso critico. La mia indipendenza vale più di tutto, capirlo è un bene, meglio tardi che mai.

Il fracasso è l'applauso delle cose

"Case e oggetti sono ciò che la massa distrugge più volentieri. […] Certamente il rumore della distruzione, il frangersi del vasellame, il fracasso dei vetri, contribuiscono considerevolmente ad aumentare il piacere. Sono i forti suoni di vita di una creatura nuova, le grida di un neonato. La facilità con cui si suscitano li rendono ancora più graditi; tutti si uniscono nel grido, e il fracasso è l'applauso delle cose." (Elias Canetti, Massa e Potere)


Eccoli qui i bei principi della rivoluzione dal basso, la racaille sovranista che se la prende con il filosofo ebreo, eccovela servita la rivoluzione gialla.

Il metodo migliore per stare dalla parte giusta è allontanarsi dal mucchio e badare al proprio, alla propria ecologia personale, che gli uomini più si intruppano nel mucchio e più pensano che questo dia loro licenza di sbruffoneggiare, brutta faccenda.

Crisi dello scrittore

Improvvisamente mi si è raffreddato l'entusiasmo per la scrittura, non la sento più. Può essere un momento passeggero oppure l'eternità, mi sento esaurito, uno sorta di depressione post-coito ma che dura per sempre. Per sempre. Cose irrevocabili che mal si addicono alla vita di quaggiù. Quando ero depresso, ricordo, perdevo la sensazione del corpo, non mi sentivo più le mani, ora che sono stranamente malinconico la stessa cosa mi capita coi pensieri, li sento lontani, come se non fossero i miei. Del resto è pure possibile che questi pensieri non siano davvero i miei ed ora, lungi dall'essere assopito, in realtà mi troverei ad essere il risvegliato. Ha tutta l'aria di essere una reazione allo stress della perdita del lavoro, come se l’organismo non si fosse ancora abituato all'inattività e continuasse per inerzia coi suoi ritmi, sindrome del lavoro mancante. In ogni caso non è una tragedia (quella della scrittura, intendo, la questione lavoro è già più seria).

venerdì 15 febbraio 2019

Grillo contestato dai no-vax reagisce con la consueta eleganza: "Con quello che ho fatto io per 'sto cazzo di paese!". E di grazia, che avrebbe fatto Grillo "per 'sto cazzo di paese"? Qui si credono tutti dei Napoleoni.

giovedì 14 febbraio 2019

"Un commento su Renzi?". Patetico. Penoso. Puerile. 
Io che mi lamento dell'invadenza degli Zero Calcare e dei Saviano devo però considerare che ogni epoca ha avuto i suoi campioncini, ci si dimentica di quando la gente faceva la fila fuori dalle librerie dei Fratelli Treves per l'ultimo libro del Vate, sopra il quale Giacomo Puccini, genio terrestre, ebbe a dire: "O meraviglia delle meraviglie! D'Annunzio mio librettista! Ma neanche per tutto l'oro del mondo. Troppa distillazione briaca e io voglio restare in gamba." (carteggio con Luigi Illica).

Sollievo

Come quel tale pentastellato già biasimato dalla sezione locale di Cerveteri che augura agli abruzzesi che "je possano servì H24 le ambulanze donate dal M5S" e "la neve d'estate e il terremoto d'inverno", con annessa fotostock di meretrici al lavoro esergata dalla scritta "Välkommen till Abruzzo", in svedese, a suggerire una connection fra il compassato abitatore della Svezia e le ferine abitatrici delle lontanissime lande meridionali, quivi rappresentate come infinito serbatoio di bottanazze. L'immaginario di per sé è ridicolo tanto è miserevole, viene però meno il senso del ridicolo quando poi si considera che è tutta gente che va a votare (però almeno non ha vinto Renzi, che sollievo).

Da furore a cenere

Non provo un'eccessiva idrofobia nei confronti di questo o quell'attore politico, fastidio, tutt'al più, ma una cosa passeggera, come per le cose del pallone, la nobiltà aleggia su di me e mi ammanta (o forse è solo indulgenza, noia, rassegnazione).

mercoledì 13 febbraio 2019

Alla Feltrinelli di Piazza Duomo (Milano), oltre a un persistente odore di cane bagnato che ti si incolla addosso come uno spray, ti sommergono subito i vari Saviano e Zero Calcare, ammonticchiati in bella vista come panettoni a Natale, che già di per sé è una bel manifesto politico tu che eri partito con l’idea di procurarti qualcosa di veramente raro, di eccezionale. Va meglio alla Ulrico Hoepli, padre trova perfino il Voyage in lingua originale, solo passabile la sezione filosofica, sovrastata da quella scientifica in rapporto di 1 a 4. Si credono, gli uomini, di sapere le cose perché glielo dice la scienza, ingegneria, giardinaggio, ornitologia, tutti i campi dello scibile ripartiti in settori con certosina puntigliosità alla Bouvard e Pecuchet (vale a dire la vana ossessione della classificazione fine a se stessa). Ma sarò io il brontolone.

martedì 12 febbraio 2019

Il dottor Semmelweis

C'è pure quello che non si lava le mani da 10 anni perché "i germi non sono una cosa reale", complotto, prova ne sia che non sono visibili ad occhio nudo. Laureato ad Harvard nonché a Princeton, pare che abbia scherzato (un situazionista). Non crediate di averla scampata, perché c'è anche un professore di chimica intervistato da Motherboard (Vice) che non si lava tout court da 12 anni, per preservare la flora batterica originaria, dice, e la cosa lo mette pure di buon umore, e da uomo di scienza qual è, oltre ad aver brevettato uno spray batterico aggiungi germi, si è dato anche delle spiegazioni riguardo al quel buon umore: sarebbe legato agli alti livelli di ossidi di azoto sprigionati da un corpo che non si lava, i quali ossidi avrebbero funzione ansiolitica. Chissà com'era felice Tarzan.

Il giorno che il popolo s'è messo in proprio

Il giorno che il popolo s'è "messo in proprio" a produrre lui le cose dell'intelletto ne sono usciti oggettini dozzinali, i scii chimichi, i piani Kalergi, non i Bösendorfer che non sono oggetti che si possono improvvisare, e tuttavia nemmeno le si può dire qualcosa a questa euforia da sottoproletariato di fine impero, pena l'accusa di radicalismo chic o alla peggio di disprezzo verso la povera gente, come se la democrazia fosse da identificarsi tout court con il popolo e non invece con il sistema che gli permette di votare, che poi implica almeno la responsabilità di ragionare. E pensa che non sono nemmeno laureato.
"Mi leggono solo in 5 o 6, gli italiani sono fuori di testa".

Not in my name

Galli Della Loggia si dice pentito di avere votato i cinque stelle, "Abbiamo sottovalutato la loro stupidità", "Abbiamo fatto un’errata apertura di credito", "abbiamo pensato che...". Abbiamo, abbiamo, "Abbiamo" cosa? Tenga giù le mani, prego, io non la conosco, non sono laureato ma le cose le capisco, le mie aperture di credito me le faccio da me e se anche sbaglio io sbaglio per me. (Ma che ci hanno fatto i grillini ai professori, il lavaggio del cervello? Ma quale speranza di che cosa? E questi poi sarebbero "gli intellettuali"? Sfido che ormai non contano un cazzo fritto).

lunedì 11 febbraio 2019

(amico Ice mi sta dicendo: siamo rimasti in pochi a leggerti, pochi ma buoni. Elitari. Carbonari. Carbonellari. Non so nemmeno io perché continuo a scrivere, senza ragione. E tuttavia, deve esserci sempre una ragione? Avanti popolo: dissipare, disperdere, dileguare, fino alla fine)

Cioccolato i.a.c.p.

Giungono notizie inquietanti dal Venezuela, donne e ragazzine costrette a prostituirsi in cambio di cibo, ma è veramente così o è solo propaganda antipopulista? Siamo andati a verificare. Noi non abbiamo trovato un paese allo sbando, al contrario, abbiamo visto un senso della comunità splendido, tantissimi bambini che giocano in strada e non alla playstation, un grande rispetto per gli anziani, cose che ormai in Italia non si vedono più. E per quanto riguarda la libertà di stampa, d'accordo, lì non fanno che parlare di Maduro, ma da noi non si cantano le lodi a Di Maio tutti i santi giorni?

(*)

domenica 10 febbraio 2019

L'inganno del libero arbitrio

Alberto Einstein: ”Sinceramente, non capisco che cosa intendano le persone quando parlando della libertà del volere. Provo un sentimento, per esempio, di volere questo o quest’altro; ma che relazione abbia con la libertà non riesco affatto a capirlo. Sento che voglio accendere la pipa e lo faccio; ma come posso collegarlo all’idea di libertà? Che cosa c’è dietro l’atto del volere accendere la pipa? Un altro atto di volontà? Schopenahuer una volta disse… l’uomo può fare ciò che vuole ma non può volere ciò che vuole.” (”Der Mensch kann was er will; er kann aber nicht wollen was er will”).

Non riesco a comandare il mio essere, dice lo scontento, vorrei mettermi l’anima in pace ma non mi rassegno mai completamente. 

Qui si commette l’errore di pensare che l’atto di volontà parta da noi, creato sul momento come si crea una statuetta da un pezzo di legno, ma l’impulso del volere parte per conto suo, quando pensiamo “io voglio” il volere ha già bussato alla porta.

Certo, costruiamo ponti che scendono nell’acqua e deviamo il corso dei fiumi, volere è potere (homo faber), ma è un ingannarci, un consolarci nella speranza di essere padroni del nostro destino. Siamo invece agiti da forze che ci comandano, la libertà è un sogno e noi sogniamo di essere liberi.

sabato 9 febbraio 2019

La decomposizione dei corpi intermedi

La cosa che dà più fastidio a noi comuni mortali rimasti senza un lavoro è questo perenne gigioneggiare della politica, lo spettacolino autoreferenziale dei giornali, la produzione compulsiva delle news, la fuga dalla realtà, per cui ad un certo punto bisogna dire basta, viene quasi naturale staccare la spina, per fastidio, o per rassegnazione. Quegli altri ancora a discutere in punta di fioretto di libero mercato, i sindacati dei destini del proletariato (dico, Landini, mai stato così trattato male da un patronato come quello della CGIL, mi sono servito di quello degli artigiani, mi hanno già fornito di avvocato del lavoro): la decomposizione dei corpi intermedi.

lunedì 4 febbraio 2019

Il fondamento della morale

"Predicare la morale è facile, motivarla è difficile". Questo lo Schopenhauer, Della Volontà nella Natura. La citazione in esergo a Il fondamento della morale, trattazione scritta dal nostro per rispondere a un concorso indetto dalla Reale Società di Danimarca, rispedita al mittente con disonore per via "delle gravi offese recate a parecchi grandissimi filosofi degli ultimi tempi", vale a dire Hegel (e chi sennò?), Fichte e Schelling. Ma anche la ragione pratica di Kant viene liquidata come un sofisma, quando non addirittura come una puttanata colossale, proprio perché colpevole di essere una petitio principii, di pretendere di dimostrare nella conclusione ciò che era già stato illegittimamente assunto come premessa, una "bolla di sapone a priori". Il vero fondamento della morale, l'unico, tutt'altro che razionale, è per Schopenhauer il sentimento della compassione, l'immediata partecipazione alla sofferenza di un altro. Ma appunto è un moto misterioso, stupefacente, il vero mistero dell'etica, dice. E' un moto estemporaneo, che secondo il carattere di ciascuno viene naturale e spontaneo oppure ha bisogno di essere esercitato, come una ginnastica, quando non addirittura prima concepito, con l'intelletto. Schopenhauer rade così al suolo un millennio di etica, che ancora oggi non si vede come la si possa riedificare, semplicemente non si può (più), una volta spogliata l'etica delle pretese teologiche, metafisiche e razionaliste rivestirla per pudicizia è diventato impossibile.

domenica 3 febbraio 2019

Se nemmeno l'io e padrone in casa propria figuriamoci tu che pretendi di esserlo in casa tua. Forse accadrà quando non ti sarà rimasto nessuno e vivrai i tuoi giorni in completa solitudine, perché non si è liberi che essendo soli, come dice lo Schopenhauer, tuttavia in una casa il cui vero padrone resterà sempre il locatore. Morale della favola: non si è liberi affatto, così dentro come fuori. (lo so che la casa voi ce l'avete, è per questo che vi auguro di perderla).

Ah, sudamerica

In sudamerica c'è sempre un generale che deve garantire per te, altrimenti sei fritto, hanno ancora la psicosi dei barbudos che rovesciano le élite così ben accomodate nella loro corruttela, per cui preavvisano il popolo anticipando in loro vece l'eventuale bagno di sangue, perché le cose pericolose vanno lasciate ai professionisti. Adorabili canaglie.

sabato 2 febbraio 2019

Avvinti

Diceva Freud mutuando da Schopenhauer: "L'Io non è padrone in casa propria". C'è una volontà che ci precede, quasi fosse espressione della nostra carne prima ancora della mente, istanze irresistibili eppure percepite come insorgenti autonomamente, in conflitto con le intenzioni dell'Io. Si tratta di un primo indizio alla soluzione del caso, che la libertà non esiste. Non esiste in senso anche più profondo, e non si mostra. Ma, come dice bene Umberto Galimberti, che non esista la libertà non significa che non esista un'idea di libertà che fa storia, allo stesso modo in cui esiste un'idea di Dio anche se Dio non si mostra. Del nostro volere la libertà non possiamo liberarci, e il giorno in cui comprendi che la libertà non esiste per un attimo ti può anche accadere di sperimentare una pace infinita, come di soluzione che avevi sempre avuto a un palmo dal naso, ma appunto è solo un attimo e poi riprende l'affabulazione del mondo.

La ginestra

Contrariamente a quello che pensano i razionalisti innamorati delle magnifiche sorti e progressive, sorta di speranza affine a quella riposta in dio dai credenti, non c'è alcuna relazione necessaria che lega la conoscenza alla salvezza del genere umano, anzi, la stessa conoscenza, dea proteiforme del tutto insensibile ai nostri piani, potrebbe anche mettere in moto meccanismi contrari, con buona pace degli ottimisti: la ragione mostra, non ha intenti morali.

Dello scetticismo spirituale

Stiamo tutti con Guaidó e per carità a noi quanto ce ne cale, ma senza cedere alle tentazioni del razzismo spirituale, ma chi ci crede che un paese come il Venezuela possa davvero diventare una democrazia dalla sera alla mattina? Ma che stiamo ancora ai tempi dei neocon? Una spolverata di democrazia non fa uno stato liberale (e soprattutto un paese civile). Comunque bravi, tifiamo per voi.

venerdì 1 febbraio 2019

àbaco, abàrico, abasìa

àbaco. Dal latino abacus, tramite la forma genitiva ἄβακας del greco ἄβαξ, che proviene a sua volta dall'ebraico חשבונייה, “polvere”. (Wikipedia). Giacché i primi abachi erano delle semplici tavolette di argilla o di legno sulle quali si spargeva polvere di sabbia per tracciarne sopra dei segni con le dita. L’abaco dunque antesignano dei tablet e delle calcolatrici, utilizzato in Europa e in Asia fin dai tempi antichi e durante il medioevo, nella sua forma a lapilli (sassolini), bottoni, gettoni e ad anelli. Sappiamo tutti come funziona: la colonna delle unità, delle decine e delle centinaia, in prima elementare ognuno di noi doveva averne uno personale in dotazione. Già nel tardo medioevo cominciarono a formarsi due scuole di pensiero, gli abachisti, coloro che si servivano dell’abaco per fare i conti, contrapposti agli algoristi, che usavano invece il calcolo scritto. Le “scuole d’abaco” erano nel Rinascimento il corrispettivo dei nostri istituti professionali (quali l’itis e le scuole professionali per il commercio) atti a formare le classi artigianali e mercantili. Il Cancelliere dello scacchiere, il ministro del tesoro e delle finanze britannico, è chiamato così ancora oggi per via “del tipo di abaco usato in Inghilterra nel Medioevo: il calcolo dei tributi dovuti al re veniva fatto su un tavolo a scacchiera” (Wikipedia). E bravo l’àbaco.

abàrico. Dal greco bàros, peso. Detto del punto in cui cessa l’attrazione gravitazionale della Terra e inizia quella della Luna (Zanichelli). Una sorta di punto di equilibrio della forza di gravità, come il centro della centrifuga.

abasìa. Dal greco bàsi(s), andatura. L’incapacità di camminare dovuta a problemi di carattere piscologico senza che vi sia una paralisi effettiva degli arti. Espediente largamente usato in letteratura, come per esempio per il caso di Clara, l’amica di Heidi, che non camminava per fattori essenzialmente psicogeni. Io da piccolo caddi malamente dalla bicicletta condotta dalla nonna che cadde rovinosamente a sua volta pure lei, ammaccato e avvilito non volli camminare per alcuni giorni, il dottore disse che era solo paura (la prima di una lunga serie di diagnosi affini).