sabato 23 febbraio 2019

Come ti invento un mondo

Il mondo moderno lo ha inventato Cartesio. E quando si parla di invenzione significa che ha dato al flusso di sensazioni che chiamiamo realtà la forma che ha ancora per noi attuali: Res cogitans e Res extensa. Da una parte dunque il dominio del pensiero privo di estensione perché il pensiero vola libero come una voce che ci chiama da non si sa dove; dall’altra il mondo concreto e “cartesiano”, cioè geometricamente riducibile a una mappa con le sue ascisse e ordinate, in cui ogni cosa trova un suo posto preciso traducibile nel linguaggio matematico. Realtà interna e realtà esterna.

Senonché, malgrado il senso comune la pensi così da un po’ di tempo, la questione fra il dentro e il fuori non è mai stata risolta definitivamente. Già ci provò Cartesio con il suo tentativo un po’ maldestro di affidare alla ghiandola pineale il compito dello smistamento del traffico in entrata e in uscita, senza spiegare come un oggetto esteso possa generare la sensazione inestesa del pensiero.

In realtà quello che ci dice il dato immediato senza troppe elucubrazioni è che non c’è alcuna prova che il mondo che vediamo davanti sia esterno a qualcuno o a qualcosa, e questa verità è talmente evidente che nessuno più la coglie, nascosta sulla punta del naso.

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