martedì 30 dicembre 2014

Confabulazioni, incoerenza, angoscia

Ho il mal di gola da sabato, ho avuto la febbre, in un orecchio ho un camion col motore acceso (altro che acufene). Mi trovo in uno stato di costante e dolcissimo rimbambimento. La sera mi faccio la borsa dell'acqua calda, sciabatto per casa in pantofole e babbucce, quelle della zia (se non ci fossero le zie...). Lo so, non è una gran bella immagine per un filosofo, eppure sono convinto che Kant facesse lo stesso, doveva far freddo lassù in Prussia. Ho questa immagine di lui in camicia da notte e berrettino, con una candela in mano, devo avere visto la caricatura da qualche parte. Il freddo che doveva fare una volta non lo si può nemmeno concepire, l'umidità, poi. Ecco, adesso sento il mare, il camion deve essere partito. C'era gente a Nantucket che prendeva il mare con la neve e se la viaggiava sulle navi... ora è più un brusio, tipo vernissage con spumantino e rinfresco. Ero lì che curavo la pasta e fagioli, ho lasciato aperto un attimo, vai a capire, avrò preso freddo. Nevicava. Nel delirio della febbre splendide aurore boreali e biondissime vichinghe che si infilavano nel letto, davvero mi sarebbero tornate utili, come scaldini. Che fine avrà mai fatto Helena Fourment dalle formidabili carni, modella e poi sposa di Rubens? Pure lei disgregata, dissolta nella tormenta infinita degli atomi che scandisce il passare del tempo e la storia... devo prendere l'antibiotico.


Pietro Paolo Rubens
"L'origine della Via Lattea"

(particolare)

venerdì 26 dicembre 2014

Terms of endearment

Quest'anno ho regalato felpe personalizzate con scritto "FAMIGLIA", "PRESEPE", "TENEREZZA". Non sono poi così convinto che possano essere i decreti a far la differenza, a cambiarci il verso, certo questo potrà servire alla politica per giustificare il suo ruolo ma penso sia innanzitutto il carattere nazionale a determinare le sorti di un popolo e il carattere non lo si cambia a colpi di decreti attuativi. Ci vogliono circostanze favorevoli, ci vuole un certo brodo di coltura nel quale cuocere a fuoco lento i più divergenti interessi e i più disparati costumi locali e nonostante ciò, di questa ribollita, non si potrà mai prevederne con esattezza la riuscita e il gusto che andrà a prendere, è come una pozione magica, e non ci siamo caduti dentro da piccoli. Le inevitabili assonanze sull'asse Bagnara Calabra*-Berlino*, una Weltanschauung era possibile.

sabato 20 dicembre 2014

Operazione Varadero

Già vent'anni fa mi dicevano: "vai a Cuba che ne trovi quante ne vuoi!", già era un bordello (magari lo è sempre stato e sempre lo sarà), ma con quel pizzico di esotismo in più che ammaliava generazioni di disperati della Val Padana. Il comunismo di Cuba era un dato folkloristico, il valore aggiunto del brand. La tenerezza che mi fanno Gianni Minà e i comunisti dell'Europa latina, stregati dalle vecchie Oldsmobile smandrappate, fra reveries di Hemingway e campi da golf riconvertiti a case del popolo (puntuale il reportage sui colori de L'Avana del grande Steve McCurry, cantore di tutte le povertà del mondo). Ha vinto Cuba o hanno vinto gli Stati Uniti? Ha vinto il modello Varadero, ha vinto il principio di realtà.

mercoledì 17 dicembre 2014

Unbehagen

Di solito, quando dico "meglio non essere" (e intendo "non essere mai stato"), mi guardano come un appestato, come avessi detto chissà quale eresia e in effetti l'argomento esce solo in casi eccezionali giusto per non scandalizzare troppo i borghesi e per evitare di scivolare in forme di esistenzialismo caricaturale. Eppure mi parebbe una logica conseguenza. Mi si obbietta: ma non l'hai visto Benigni? La vita è bella, Dio c'è! (sole, cuore, amore. A proposito di cuore, sento ora una fitta allo stomaco e una strana tensione al braccio sinistro). Benigni che ci viene a dire che rubare è peccato contro Dio e contro Berlinguer (Berlinguer non è la Madonna). Genio. Non sto nemmeno qui ad incazzarmi che come avrete capito sono debole di cuore. Ritornando a noi... di solito, quando dico "meglio non essere", mi guardano come un appestato. Poverino, c'ha la gobba, la salute cagionevole, sempre sui libri, ci perderà la vista. Brutto, pure, con quel naso... giusto il suo amico Ranieri (bell'amico!). C'è pure una destinazione alla vita, sapete? Il non poter evitare di venire al mondo, in questo mondo che piace tanto anche agli atei. Contenti loro. Di solito la buttano sull'istintualità, s'attaccano alle gambe dei tavoli, alla fregola come l'originario e indubitabile, il mistico vitale. (Ve lo ricordate Benigni prima della cura, quando palpava le tette alla Carrà? Finita, ora Meister Eckhart gli fa una pippa). Non poter evitare di venire al mondo, questo è il problema.

domenica 14 dicembre 2014

Sentenza

Alle dispute nostrane sull'elezioni anticipate bisognerebbe contrapporre l'esempio giapponese: quando si è dimesso Shinzo Abe? Il mese scorso, un mese appena per farsi rieleggere con pieni poteri e pronti a ripartire. Ce la immaginiamo in Italia una cosa del genere? Qui ci vogliono i tempi tecnici, il governo di transizione, l'organizzazione generale dell'evento, manco ci dividessero distanze incommensurabili - dalle Alpi al Granducato di Toscana ai possedimenti meridionali - e ci portassero i risultati a cavallo. Vorrebbero togliere la potestà a Mamma Roma, trasferirla a Perugia, L'Aquila, Gualdo Tadino, come se fosse la salubrità del luogo a far la differenza e non invece lo stato dei costumi. Fassina ce l'ha con Renzi per via della nota battutina (è fatto così, l'è un po' bischero), ora, non si capisce se sta nel PD per giocarsela a duello o se veramente c'è qualcosa di concreto sotto tutto quel baccagliare. Evoca il grande sciopero generale di venerdì scorso, le grandi masse popolari in rivolta: non mi pare abbiano scosso l'opinione pubblica. Agl'italiani non interessano più gli scioperi. Venerdì io lavoravo, clienti e fornitori pure, tutto rientrava nella normalità, quel che resta dell'economia reale ha ben altro a cui pensare (mi si conceda una nuance di benaltrismo). Fassina è terribile, è «cistifellico, livoroso, vendicativo» (Enciclopedia Treccani, Dizionario dei Sinonimi e Contrari), praticamente ha dato ai renziani dei figli di Troika (questa sarebbe da rivendere a Renzi, fa il paio con la serie dei "selfie" e il telefono a gettoni). Mi piacerebbe proprio vederlo questo nuovo partito della sinistra di Civati. Ha detto bene Renzi che l'Ulivo non è un santino (maremma maiala, ancora con l'Ulivo!). Bòn, e con questo il mio dovere l'ho fatto, buonanotte.

lunedì 8 dicembre 2014

Dousing

Me lo sono goduto questo weekend, leggendo perlopiù di filosofia del tempo, spinto dall'interiore necessità di venirne a capo perché mi sento una cosa misera, collocata suo malgrado in una certa regione della realtà al solo scopo di attendere la fine. Voi non ci pensate perché magari considerate più pratico non pensarci, meglio per voi. In tutto questo mi si sono dischiusi innanzi anche un paio di gradevoli paesaggi, ovviamente fondati su argomenti inoppugnabili seppure poco frequentati. E' incredibile le cose che non notiamo presi come siamo dalla vita e ancora più incredibile quanto cocciutamente vogliamo che non vi sia altro. Chiamatela come volete, principium individuationis, isolamento della terra. Avvolti nel bozzolo dell'io che ci comanda, con i suoi imperativi e i suoi desiderata. Tutti gli sforzi che ci infliggiamo per vivere, per portare a casa la giornata, la corrutèla, le innumerevoli vicende che ci coinvolgono, con tutti gli innumerevoli gradienti di liceità che le contraddistinguono. Se non un sogno allora un incubo, una gran fatica, un lungo errare (nel senso dell'errore), un lungo orrore (nel senso dell'errare). La vita si patisce. E allora non sono io che voglio trascendere il mondo, è tutto il mio essere che me lo chiede, non per fare il santo o l'eremita, ma proprio perché mi trovo davanti a una volontà spossata che trova perlopiù ridicolo lottare, rimanere invischiata, insistere nel gioco. Questa sì che sarebbe pace, altro che volontà di potenza, un "sì" ma ben più placido, senza tutta l'enfasi e la pompa dell'esagitato e del cane in fregola.

domenica 7 dicembre 2014

Neuordnung

Vi ho mai parlato della mia cara zietta di Amburgo? Affettuosa come un gatto delle nevi, con quei suoi occhietti chiari e inespressivi, un concentrato di Ordnung und Disziplin, mai contenta, più mi impegnavo e più mi sgridava, "tuoi sforzi essere insuffizienti!", è colpa sua se non ho autostima. Invece della busta coi soldi mi regalava libri di contabilità, così finii per fare il contabile ma con la testa sempre rivolta all'antica Grecia. A proposito, guai fare cenno alla Grecia, la guancia le si contraeva in un tic e gli occhi assumevano un'espressione ancora più impenetrabile... "Foi popoli equatoriali essere scansafatiche!", sibilava, a voglia di intortarla con Leonardo e il Rinascimento, niente da fare, per lei contava solo l'hic et nunc e da lì bisognava partire. Non aveva mica capito la cara zietta che quelli che ad Amburgo si dicono "intrallazzi" in Italia si chiamano "posti di lavoro" (impossibile fare della Germania un paese latino, è una guerra persa).

giovedì 4 dicembre 2014

Mafia Capitale

Nessuno scandalo, proporrei eventualmente uno sconto di pena per chi s'impegnasse a delinquere in italiano.

Rebus sic stantibus

La parte che mi potrebbe interessare nell'immediato sarebbe la riforma degli ammortizzatori e i sussidi di disoccupazione, come al solito non ho ben capito in cosa consiste sia nei tempi che nei modi e al netto dei decreti attuativi, probabilmente ci sarà tempo per ingarbugliarla in inestricabile gnommero e rendere l'idea di base ancora più controintuitiva, di solito qui da noi le leggi sembrano redatte da un consesso di avvocati dislessici affetti da sindrome di Tourette. Speriamo in bene. Male che vada abbiamo sempre gli aedi della rivoluzione proletaria che vegliano su di noi, ce li terremo buoni per il piano B: non sprecate energie! Tenetevele per quando Renzi annienterà il capitalismo (ma io mi domando, può un filosofo essere assillato da problemi di tal natura? Un filosofo deve pensare alla morte, altro che decreti attuativi!).

martedì 2 dicembre 2014

Tombini di ghisa

Sono sorpreso e devo dire anche sospeso fra il topless di Madonna e quello di Salvini, due veri tombini di ghisa quelli di Miss Ciccone, un po' meno quelli del Matteo, ma non era lì che si giocava la partita: per non essere da meno Enrico Rossi rilancia e risponde con numero due rom nudi che intonano Imagine suonando i peli del pube.


domenica 30 novembre 2014

Leader emergenti

Stavo dando un'occhiata a un sondaggio del Corriere, "Beppe Grillo ha nominato 5 «vice», tra loro potrebbe emergere il nuovo leader del M5S. Chi vi convince di più?" e non ho resistito alla tentazione di votare Sibilia, il quale, secondo una vecchia notizia apparsa su Libero, appena prima di essere eletto deputato avrebbe lanciato sul suo blog l'idea di consentire i matrimoni di gruppo e le nozze tra persone e specie diverse, purché consenzienti. Ora, dando per buona la notizia e al netto del momento che sta attraversando il movimento, mi si presentava alla mente questa chiara immagine: un uomo inginocchiato davanti a una gallina nell'atto di chiederle la zampa. Avrà prima chiesto il permesso ai genitori? Mamma se la sono mangiata a capodanno perché gallina vecchia fa buon brodo, papà fa bella mostra di sé sul cappello di un bersagliere. Bando alle ciance, saranno le solite voci messe in giro ad arte per screditare il movimento, Sibilia ha tutto il mio appoggio.

La prima, la seconda, la terza, la quarta

Chi avrà ragione? La terza via è il passato*, dice il grande guru dei rottamati, che giustamente scalcia e si dà da fare per riemergere alla luce, è l'istinto di sopravvivenza. Per terza via si intende quella posizione che tenta di conciliare socialismo e liberismo, la via blairiana, il liberal-socialismo, l'ircocervo. E la intende rottamare ricordando allo stesso tempo come fu proprio il fedele Bersani a inaugurare la grande stagione delle liberalizzazioni ma solo perché a quel tempo andava bene così, era la via giusta da percorrere, la novità è che oggi non lo è più. Ma si tratta di vera divergenza? Alla fine dell'intervista si viene a sapere che la posizione del rottamato e del rottamatore viene a coincidere: l'Europa deve spendere di più per la crescita, che significa sforare i limiti di bilancio e che significa ritornare a investire come Stato. Si noti dunque il difficile equilibrismo di chi, da minoranza, deve trovare argomenti che possano contrastare la maggioranza che pure intende la stessa cosa. Chi è dunque più eroe, l'imprenditore o il lavoratore? Una volta compreso che proprio grazie alla crisi stiamo di fatto ottenendo l'uguaglianza (piccoli imprenditori rovinati e dipendenti disoccupati), quel che resta di tutto il bisticciare è la depressione generale.

sabato 29 novembre 2014

Play it again, Silvio

Stavo ascoltando il comizio di Berlusconi, devo dire in splendida forma, e questa volta non solo prometteva la dentiera gratis, ma anche l'operazione alla cataratta e chissà, forse un domani anche le cure per l'uveite. La capacità di quest'uomo di immedesimarsi nei problemi della gente è straordinaria, speriamo che presto gli venga anche la tendinite e il mal di schiena così che anche a noi poveri disegnatori tessili spetti una qualche forma di promozione, che so, un tre per due sul tunnel carpale, ecc. (formidabile la difesa appassionata dell'abenomics: è da un pezzo che la moneta non è più collegata alle riserve auree, dice, la moneta è una semplice convenzione, alla bisogna possiamo stamparne quanta ne vogliamo. Chapeau).

mercoledì 26 novembre 2014

Nihil absolutum

Questo vivere fuori dalla grazia del Signore mi sta ammazzando, mi sta spegnendo la volontà di vivere, e per di più senza che Schopenhauer me lo abbia prescritto, semplicemente perché è nella mia natura. Una volta interiorizzato che siamo solo atomi senza alcuno scopo effettivo se non forse quello di procreare altre accozzaglie di atomi, tutto perde di significato, la mia come le vostre volontà, e, cosa assai più grave, anche certe necessità dell'umanesimo per cui ogni uomo andrebbe salvaguardato in quanto opera unica e irripetibile. A conti fatti non valiamo nulla di quello che pensiamo di valere, un corpo vale l'altro così come ogni ipotetico piacere (perlopiù siamo noi che ci diamo troppa importanza proprio perché il valere nulla generalmente ci dispiace).

Non aprite quella felpa

Con il venir meno della minaccia grillina, che tutto l'assetto costituzionale avea promesso di sconquassare, viene meno anche la giustificazione di questa Große Koalition, ce lo dice il Bordin. Poco male, c'è solo che ho finito la scheda elettorale e il solo pensiero di richiederne un'altra mi manda ai matti (ma vincerà il senso dello stato). Nel frattempo al Foglio, spiazzati dall'inatteso endorsement per il Matteo, ma quello sbagliato, già si metteva in moto la macchina del fango, il lavorio ai fianchi di cui si è detto, è tutto un prenderlo per i fondelli, per via delle felpe e per quell'aria da bamboccione che però te lo mette nel culo. Ma io in verità vi dico che mi piace questa destra finalmente lepeniana, tutta pancia e fascistella, sciolta da quell'eccesso di intellettualismo che la snaturava, obbligata com'era a rifarsi a Tocqueville e a Stuart Mill per darsi un tono, dunque viva Matteo Salvini e la destra sporca e cattiva! (siamo usciti dall'equivoco, grazie a dio). (a mio modesto parere la vera destra dovrebbe essere razzista, identitaria e protezionista, diversamente è un ircocervo, un organismo geneticamente modificato nato dall'incauto innesto con certe innaturali idee di sinistra).

martedì 25 novembre 2014

Il problema più importante

Giunto a questo punto prenderei per buono il fatto che senza imprese in salute quel che resta è pochissimo lavoro e per giunta pagato pure male. Ora, partendo da questo dato di fatto, quale sarebbe la proposta rivoluzionaria di Cuperlo e Civati, la cosiddetta minoranza PD, che tanto ha a cuore il destino dei lavoratori ma dimostra pochissima dimestichezza con il linguaggio della piccola e media impresa? Di questioni di principio non si vive, si vive di opportunità di lavoro calate nella realtà del mercato, io con questo concetto ho fatto i conti, loro li avranno fatti? Non credo. Si rivolgeranno forse ai confusi, ai delusi, agli esclusi, ai nostalgici e ai timorosi che si sentono inadeguati, già sconfitti di fronte al mercato, e invece io vorrei ancora lottare perché ne va della mia sopravvivenza e come la mia quella di molti altri. Di fronte al dato direi che ogni disquisizione sul fatto che sia argomento più o meno di sinistra è un problema secondario.

lunedì 24 novembre 2014

Bene vixit qui bene latuit (láthe biôsas)

Se ti sta sulle palle Renzi, l'unica è attaccarti all'astensionismo, se ti sta sulle palle la Juve, attaccati al complottismo. Quando non sai più a cosa attaccarti e l'evidenza ti costringe con le spalle al muro, comincia a lavorare ai fianchi. Renzi è un usurpatore. Renzi è un massone, Renzi è un populista che non vuole bene ai sindacati. Renzi non è di sinistra, sta coi poteri forti. Renzi è berlusconiano, se la fa con Verdini. Gli onesti di certo non lo votano, lo votano gli indomiti, quelli che ancora trovano la forza di trascinarsi ai seggi. Per contro la Juve è arrogante, ladra e pure antipatica, tiè (altro non le si può ascrivere). Abbiamo passato gli ultimi vent'anni a farci il sangue amaro per Berlusconi, non vorrei passarne altri trenta a scaldarmi per Renzi né tanto meno per Salvini (di Grillo non ne parliamo). Abbiamo già dato. In alternativa darsi al modellismo o ritirarsi nello splendido isolamento della Foresta Nera a tagliare tronchi assieme a Gadamer.

Lepenisti di tutto il mondo unitevi

Sembra non vi sia altro destino per la destra italiana che diventare lepeniana, con Putin a foraggiare non già il pci di Togliatti ma la lega di Salvini in una sorta di lepenismo transnazionale, questo ci porta in dono il declino di Berlusconi. Ci manca solo che Salvini sfondi anche a Reggio Calabria e abbiamo trovato la quadra (del tipo "i rom ci vengono a rubare la Nduja", ecc.).

domenica 23 novembre 2014

List der Vernunft

Parto da un semplice principio, meno c'è ricchezza e meno se ne può redistribuire. Che poi si debba redistribuire la ricchezza per decreto, questo è un altro paio di maniche. Ce ne sarebbe di strada da fare prima di decretare la redistribuzione per editto bulgaro... il modello capitalista di Landini è rimasto a Paperon de' Paperoni. In realtà Landini è fin troppo moderato, bisognerebbe espropriare le fabbriche, c'è chi ha questa visione romantica degli operai che si mettono a fare autogestione per produrre chinotto equo e solidale, come se esistesse una supremazia morale del servo rispetto al padrone. Lungi dall'impallinare Renzi si mettono nella posizione di renderlo passabile, quasi imprescindibile. Le astuzie della Ragione, direbbe Hegel.

giovedì 20 novembre 2014

La joie de vivre

Quando cominciano a farmi discorsi complicati sulla necessità di dover essere o di dover agire in questo o quel modo per salvare il mondo, mi verrebbe da ricordare cosa in realtà siamo, quanti prima di noi sono vissuti e quanti ne verranno, in tutto e per tutto simili a noi relativamente agli scopi e a tutti gli uomini vissuti sulla terra per perpetuare la nobile schiatta, credutisi importanti per via degli affetti, degli amori e degli onori, e morti ugualmente e per sempre senza possibilità di ritorno, per nulla dissimili fra loro una volta consumati dai vermi, utili nel breve quanto inutili nel lungo, non già unici e speciali, baciati dalla gloria del Signore, ma identici e i medesimi di fronte al destino mortale... Senonché il mio interlocutore se ne va a un aperitivo e alla prima che gli fa gli occhi dolci si sente al centro dell'universo. E che gli devo dire? Nulla, mica gli voglio rovinare l'idillio, non sarà il primo nell'ultimo dei fessi che è vissuto una manciata d'anni credendosi di essere nato per godersi la sua piccola vita (vivi, scopa, muori; vivi, scopa, muori... avanti il prossimo).

Post per filosofi: scatola a sorpresa

In un mondo di ciechi nessuno scommetterebbe sull'esistenza dei colori, non avrebbero anzi alcun significato, allo stesso modo l'atteggiamento scientifico predica che non vi è nulla oltre le cose sensibili, che nulla ha senso se non è verificabile. Esistono dunque i colori, può esistere l'inverificabile? Questi sono i giochetti che tanto piacciono ai filosofi e un po' meno agli scienziati. Eppure oggi sono proprio i fisici ad inventarsi quinte, seste e ventiseiesime dimensioni perché quelle canoniche non sono più sufficienti a reggere certi loro complicatissimi costrutti teorici. Più precisamente non si comprende bene in che rapporto stia l'immaginazione con il calcolo matematico, tanto che a breve qualcuno potrebbe pure affermare scientificamente e senza timore di essere smentito che alla base della teoria delle stringhe vi è un grande unicorno che regge tutte le ventisei dimensioni sulla punta del suo bernoccolo. Così ragiona la scienza: io non posso verificare cosa c'è dentro questa scatola e dunque dentro questa scatola non ci deve essere nulla, per me perde di significato, il suo contenuto esiste nella misura in cui riesco a verificarlo, diversamente fare qualsiasi congettura sul suo contenuto è pura superstizione. Senonché dentro quella scatola potrebbe esserci un gattino, quello di Schrödinger, gli animalisti sono avvertiti... In soldoni: in molti pensano che la metafisica sia da buttare affinché si possa buttar via anche Dio, ma non è detto che vi sia per forza un Dio, potrebbe esserci anche un cieco e irresistibile impeto, la Volontà, la fluttuazione dei quanti, il semplice nulla oppure i dischi di Little Tony, a piacere e ciascuno secondo le proprie inclinazioni. (ma sulla consistenza del nulla si potrebbe aprire un lungo dibattito).

mercoledì 19 novembre 2014

Pensiero n. 1025

Dicevano, gli stoici, che la maggior felicità sta nell'adeguarsi al proprio destino, così io dico che la libertà che oggi tutti noi teniamo in gran conto non è che la piacevole sensazione che scaturisce dal percorrere quella porzione di destino che più ci aggrada. E quando abbiamo la fortuna di vivere un destino che ci aggrada, ben volentieri vi poniamo sopra il sigillo della nostra volontà, convincendoci che siamo stati noi, direttamente o indirettamente, ad esserne gli artefici. Così governare il destino è la consolazione dei contemporanei, fintanto che si illudono di riuscirvi.

Dalla Fiom mi guardi Iddio

Lo scontro epico fra Landini e Friedman (alias Oliver Hardy) sulla cassa integrazione in deroga. Landini, che per alcuni sarebbe l'ultimo nome spendibile a sinistra (stanno messi bene), si scaldava: la cassa ce la paghiamo noi, noi lavoratori, assieme alle imprese. Ma sant'Iddio, quali lavoratori e quali imprese? Estendere la cassa integrazione a tutti, tanto ce la paghiamo noi coi nostri soldi, a voi che ve ne frega? Ma quali soldi, e quanti? Per le piccole e medie imprese il problema non sarebbe tanto lasciare a casa un lavoratore ma casomai mettersi nelle condizioni di assumerne uno in più. Ma poi questi sussidi che dovemmo pagare noi, noi potenziali disoccupati e senza lavoro, in collaborazione con delle imprese traballanti e al limite delle proprie capacità di sopravvivenza... a Landini andrebbe spiegato che non possiamo continuare a mangiarci l'un l'altro con la scusa di non morire di fame, a forza di cannibalizzarci non ci resterà più nulla attaccato alle ossa.

domenica 16 novembre 2014

Pensiero n. 1023

Non credo nella ripresa perché vedo questa crisi come uno spostamento epocale della ricchezza, un riassestamento dell'economia mondiale ai danni del vecchio mondo, qualcosa di più di una semplice congiuntura per cui basta un po' di pazienza e di buona volontà per uscirne. Con questo mi metto al riparo da tutti i proclami e dalle piccole speranze come dalle piccole depressioni, resto concentrato sul mio e navigo a vista senza troppo piagnucolare. Ho programmato la mia decrescita senza darne una connotazione etica, la decrescita non è un bene, preferirei arricchirmi, fottermene del metron (metron ariston, dicevano gli antichi, intendendo che la misura è la migliore fra tutte le cose) e darmi alla hybris almeno una volta nella vita (travalicare il mio stato di indigenza). Questi pretini anticapitalisti con il ditino alzato che vanno in giro a predicare sobrietà sono peggio di Equitalia, ti guardano male se compri un Moncler, capaci che ti appioppano pure le oche sulla coscienza.

sabato 15 novembre 2014

Pensiero n. 1022

Nel bel mezzo di un acquazzone biblico, con l'acqua che veniva giù a secchiate, un fraticello col saio azzurro e le Birkenstock contemplava una vetrina con l'aplomb di chi solo chi ha il Signore dalla sua parte può avere. A vedere quei piedi scalzi in quell'acquazzone, quando invece ci sarebbero voluti degli stivali da pesca a scafandro, mi prendeva quasi una tenerezza mistica e un desiderio di farmi francescano, per estinguere il cicaleccio del mondo e conquistare l'imperturbabilità del fachiro (anche a peripatos allagato l'illuminato non smette di aggirarsi fra i relitti).

martedì 11 novembre 2014

Sindrome del distacco

Quaggiù, nel rutilante mondo dei fenomeni (da baraccone), ci tocca ricorrentemente occuparci anche di Renzi e allora io dico che non è un difetto il suo non essere di sinistra, ma casomai, e bisogna ricordarlo senza timore di stancarsi, il suo principale difetto sta nel ballismo e se vogliamo in un certo bullismo sbombone [s.m., di chi racconta grosse fandonie o fa vanterie esagerate] e un po' smargiasso. Eppure, e qui bisogna dirlo per amor di verità, le sue sono fandonie in buona fede, effuse al solo scopo di diffondere entusiasmo e ottimismo fra la gente. Lo farebbe per una nobile causa, insomma, un cambiamento di paradigma equivalente al craxismo e nondimeno al berlusconismo, non è una cosa grave, è la tendenza fondamentale del nostro tempo. Quello che mi fa più sorridere sono piuttosto i contorcimenti e i patimenti dei compagni che si vedono soffiare la loro idea di mondo per l'ennesima volta e forse definitivamente. Coraggio, compagni, si può superare questo sentimentale attaccamento alla sinistra, riponete il peluche in una scatola*, in caso contrario, continuate pure ad angustiarvi, se così vi piace...

* Civati è il paradigma, Civati sembra anteporre il problema di rimanere di sinistra a qualsiasi altra valutazione, come se l'essere di sinistra fosse per lui quell'ente supremo dal quale non può che scaturire pace e bene, progresso e prosperità, automaticamente ma senza indicarci bene il come (intanto rimaniamo di sinistra, poi si vedrà). Se ne va, non se ne va, esce dal partito, ne fonda un altro, sta con Vendola, non sta con Vendola, non si capisce bene cos'è e che cosa vuole fare, non diffonde ne entusiasmo ne voglia di stupire, ci si domanda se sia di qualche utilità.

Sepoltura del proletariato

Landini forse dovrebbe andare in Cina per capire come si fanno a creare nuovi posti di lavoro, hai visto mai che gli venga l'uzzolo di fondare a Pechino una succursale della FIOM e fiaccare così la tigre cinese dall'interno, un piano diabolico. Non è per cattiveria che non si è comunisti, se neanche i cinesi lo sono più ci sarà pure un motivo, quelli non si muovono senza una buona ragione... ma poi se gli spieghi che non bastano i buoni sentimenti e l'orgoglio nazionale per tenere aperte le fabbriche passi per uno stronzo (oggi i comunisti, un tempo anarchici e casseurs, vagheggiano l'autarchia e fanno appello all'amor di patria, gli scherzi del destino).

domenica 9 novembre 2014

Pensiero n. 1019

Si potrebbe recriminare e lamentarsi per come va il mondo ostinandosi ad attribuirne i mali alla cattiveria, alla cupidigia o all'ignoranza in qualità di supremi vizi capitali, ma il sapere non ci redime e non ci dispensa comunque dal male, così come conoscere il bene non ci obbliga ad essere buoni. Tanto vasto e complesso è il mondo che a volergli fare la morale si finisce per tralasciarne un pezzo, escludendo per principio questo o quel aspetto con il risultato di venire colti di sorpresa quando addirittura di non riuscirselo a spiegare.

martedì 4 novembre 2014

The cobra maneuver

Oggi pensavo al declino dell'impero americano e di come a noi europei ci toccherà imparare il russo, e baciare le pile a Putin, per giunta (la vedo male per i froci). L'America ferita a morte non già dal comunismo ma a motivo dello stesso trionfo del capitalismo, il quale, come s'è visto, non necessariamente implica democrazia. La vedo male pure per la democrazia (e quel fesso predicava la fine della storia). Che il comunismo potesse pianificare il capitalismo invece nessuno l'aveva considerato. Altro che F35, i Su-35 ci appioppano, e al posto delle odiate basi americane un'allegra invasione di indipendentisti russi che reclamano la Puglia e San Nicola, santo patrono della Rus'. (intesi che il Su-35 è un signor aereo, che ci vogliono le palle per fare il cobra...). Chi è che ci aveva promesso la pace perpetua, la società aperta e multiculturale, il progresso infinito dell'umanità? Se non vi piacevano gli americani adesso vi beccate i russi (che almeno loro invadono a viso aperto, senza troppi giri di ideali).

lunedì 3 novembre 2014

Scadimento della qualità del credente

Perché si sta in vita? Non credo sia un dono del Signore. Se infatti la nostra vita appartiene a Dio, il quale ce la può togliere e donare a suo piacimento secondo il suo insondabile volere, non si capisce come invece ci possa appartenere il libero arbitrio se con la morte dobbiamo restituire pure quello, è un Dio da banco dei pegni. Non è che i non credenti non credono perché sono cattivi, al contrario, i non credenti sono così puri di cuore che non possono concepire un simile Dio. L'uomo che per primo vide il mare vi si buttò dentro e annegò, il secondo capì l'antifona per cui fu per lui strumento della provvidenza, ma con il primo come la mettiamo? Il non credente di nuovo si mette in agitazione: non sarebbe stato meglio metterlo in guardia, fornirgli un libretto d'istruzioni? Se si è davvero così buoni non si crea l'uomo per metterlo davanti a un rebus a rischio della sua stessa vita. Di paradosso in paradosso, si potrebbe continuare all'infinito. Suggerirei dunque ai cristiani a caccia di proseliti di fare leva su questa purezza di spirito del non credente, la quale certo esige una maggiore attenzione, però vuoi mettere la qualità, tanto poi per fare numero passa papa Francesco con la sua pesca a strascico e amen.

domenica 2 novembre 2014

La svolta cattiva

Sarà che sono diventato cinico oppure perché ne ho viste tante, sarà quel che sarà, ma è già da un po' di tempo a questa parte che mi ritrovo a giudicare il politico dai fatti concreti, fatti che, badate bene, non per forza di cose acquistano un valore superiore se sono rivolti al bene comune. Qui non si tratta di altruismo, si tratta di campare. Il bene comune mi sta a cuore solo nella misura in cui potrebbe portarmi un vantaggio, e non oltre. Per cui questo Matteo Renzi mi pare poca cosa nella misura in cui si mostra come ballista di prima categoria, sterile twitterista, sliderologo compulsivo, per il resto porto a casa i miei 80 euro e nel caso pure la mia quota TFR, non mi interessa altro. Facesse qualcosa per le pmi. Non mi interessa se è di destra o di sinistra, non mi interessa se è simpatico, non mi interessa se somiglia a Berlusconi, non mi interessa se spacca il PD, men che meno mi interessa se fa il bulletto con i sindacati (come se i sindacati si occupassero di me!). Lascio i marxismi alla critica dei topi, lascio il compagno Occhetto ai suoi cervellotici rimpianti ("uscire da sinistra dalla crisi del comunismo"?).

P.S. Niente, non si può fare, Bankitalia ha detto stop, la coperta è corta, quello che ti arriva di TFR ti viene tolto in pensione, sempre che ci arrivi e sempre che non ti tolgano pure quella (a voi ve la sto pagando, parassiti!).

Godwatching

Gli dei si allontanano, lontani i tempi in cui erano proprio lì, a portata di mano, sul Monte Olimpo o al massimo a qualche sfera celeste di distanza, oggi bastano cinque minuti passati su Focus, canale 56 del digitale terrestre, perché risulti evidente che fra noi e gli dei si spalancano distanze incommensurabili. Cosicché fa tenerezza esplorare la cosmologia di Bergoglio, l'universo spiegato ai bambini. E' la sudamericanizzazione dell'Europa, bellezza, e tu non puoi farci niente.

«Credo che l'Universo sia un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-Universale» (Teilhard de Chardin "In che modo io credo", 1934).

Grandissima rivoluzione (credere per credere, si può credere quel che si vuole, basta volerlo).

Andrea Sperelli

Ricordare che la libertà non è che la decisione di adeguarsi al destino più gradevole, di scegliere la costrizione più piacevole, perché è il principio di piacere che guida i giudizi attorno al senso del bene e del male, per cui una verità è buona non perché è tale ma perché al suo sostenitore piace più di qualsiasi altra. La scelta stessa, o la decisione, non è dunque libera ma vincolata al piacere che se ne ricava, il quale la domina e la precede nel suo sviluppo. Questa verità mi piace pur nascondendo nella coda qualcosa di spiacevole, non è detto che possa durare.

sabato 1 novembre 2014

Irrilevanza del pensiero in rivolta

"Pensiero in rivolta, dissidenza e spirito di scissione". Con un titolo e un sottotitolo così ci si sente per forza eroi nel vento, soli contro il resto del mondo secondo il noto adagio "ci sedemmo dalla parte del torto visto che gli altri posti erano già occupati", quasi a risentirsi della propria irrilevanza e quindi farne una bandiera... tesi: in un mondo dominato dal pensiero unico capitalista la realtà risulta intrasformabile proprio perché ogni dissidenza viene ridotta al silenzio dal potente apparato economico-finanziario (fine della storia imbalsamata nel trionfo senza fine del capitale). Per riaffermare la trasformabilità dell'esistente occorre quindi rimettere in moto la dialettica (fichitiana, hegeliana o marxiana che sia), cioè la volontà di contrastare il capitalismo in quanto male assoluto che uccide e mortifica la speranza nel futuro. L'azione del pensiero in rivolta deve contrastare il capitalismo fino a farlo crollare, dalle sue macerie nascerà una società più giusta improntata al rispetto dell'uomo e alla giusta frugalità, contrapposta alla brama di profitto infinito propria del capitalismo (un giorno ricorderemo i nostri eroi nei libri di storia ad imperitura memoria del loro azione devastatrice: viva la libertà!). Ingenuità disarmanti. Tutte le critiche che si possono rivolgere alle storture del capitalismo, critiche in larga parte anche condivisibili, non riescono ad annullarne comunque i benefici, fatta salva la possibilità più che concreta che il capitalismo vada a morire per questioni sue e completamente autonome rispetto a qualsiasi recriminazione tardo-marxista.

Acoltavo Cruciani in podcast, l'altra sera, ad un certo punto Mario Capanna se ne esce con questo concetto, riconducibile alla nota categoria idiomatica del "segreto di Pulcinella": "Non trova strano che in questo paese debba essere un filosofo non marxista come Emanuele Severino a ricordare che scopo essenziale del capitalismo è il profitto? Quindi le imprese o le multinazionali delocalizzano sulla base della loro esigenza di aumentare o meno il profitto; a loro, degli operai, che abbiano o non abbiano il lavoro non gliene impipa assolutamente niente, ragazzi, uscite dalla bolla mediatica!" (e Cruciani, quasi stupido: "certo, ma è assolutamente così..."). Non è merito di Severino indicare il profitto come la logica ultima del capitalismo, è evidente di per sé, come a dire che il fuoco brucia o che l'acqua bagna. Non è il pensiero marxista che può indicare i modi e i tempi di un eventuale declino del capitalismo, non più, nemmeno se corretto hegelianamente, come se per resuscitarlo occorresse dargli un cicchetto, fargli buttar giù un bicchierino di quello buono, la vitamina C. Mai provato a lavorare nelle pmi e pensare per una buona volta che fare profitto sarebbe cosa auspicabile anche dal dipendente in attesa di essere pagato? Dinamiche del lavoro troppo idealizzate possono condurre a conclusioni sballate, non è dentro Marx che va cercato il lavoro, sta nei laboratori tessili ossia nella prassi, sì, ma lavorativa.

giovedì 30 ottobre 2014

Trittico della fugacità

Serve assai quale aiuto di fronte alla morte e per giungere al disprezzo di quella (e certo è cosa che si può ottenere) coloro che hanno indugiato per lunghi anni, duri a morire.
Ebbene, che cosa hanno avuto in più di quelli che sono trapassati per immatura morte? Diciamola in breve: dove sono andati a finire Cadichiano, Fabio, Giuliano, Lepido, gli altri che fecero il funerale a tutti e poi anche loro furono portati via con un funerale?
Assolutamente piccola cosa è l'intervallo della nostra vita, e pur breve, lo devi riempire con fatiche e travagli attraverso innumerevoli prove, e in compagnia di certa razza di gente! E poi, questo povero corpo nostro!
Non far qui grande conto di quella piccola cosa, piuttosto volgi lo sguardo dietro a te: un abisso di tempi; e davanti, un altro infinito.
E allora, qual è la differenza? Tre giorni? Un'enorme vecchiaia?

(Marco Aurelio)


AMLETO: Orazio, ti prego, dimmi una cosa.
ORAZIO: Che cosa, mio signore?
AMLETO: Credi che Alessandro sottoterra avesse questo aspetto?
ORAZIO: Tale e quale.
AMLETO: E puzzava in questo modo? Puah!
ORAZIO: Certo.
AMLETO: A quali vili servizi possiamo essere destinati, Orazio! Perché la fantasia non potrebbe seguire la nobile polvere di Alessandro e trovar che fa da tappabuchi a una botte?
ORAZIO: Sarebbe una ricerca un po' troppo curiosa.
AMLETO: Neanche per idea. Ma per seguirlo con discrezione, e guidati dalla probabilità: Alessandro morì, Alessandro fu sepolto, Alessandro torna in polvere; polvere è terra, donde ricaviamo creta; e perché, con la creta in cui egli s'è ridotto, non avrebbero tappato un barile di birra?
L'imperiale Cesare, or morto e convertito in argilla, da un buco tiene lontano il vento. Ahi, la creta che tutto l'universo ha atterrito rattoppa un muro e fuga i soffi del maltempo!

(Shakespeare)


Le effimere generazioni degli uomini nascono e scompaiono in rapida successione, e intanto i singoli individui muovono, fra angosce, miseria e dolore, verso l'abbraccio della morte; e si chiedono, instancabilmente, che cosa essi siano, e che cosa voglia dire tutta questa tragica farsa, e si rivolgono al cielo per implorare una risposta. Ma il cielo resta muto. Vengono, invece, i preti con le loro rivelazioni.

(Schopenhauer)

lunedì 27 ottobre 2014

Riflussi

C'è chi sostiene che la soluzione migliore sia il limitare gli slanci individuali e le tentazioni egoistiche, così che il bene comune scaturisca dalla giusta misura, dalla non prevaricazione degli uni sugli altri, una società di eguali in cui i princìpi etici della comunità dovranno mostrarsi tanto più saldi quanto più forti saranno le pulsioni egoistiche che ne minacciano la stabilità. Non desiderare più del giusto, come se fosse possibile imporre il coprifuoco al desiderio e in generale al desiderabile, è una soluzione che non regge, sarebbe come tentare di trattenere il mare in un barattolo. Soddisfare i desideri è anzi divenuta la cifra stessa della modernità, l'ultimo baluardo, l'ultimo argomento spendibile per abbozzare un'idea di felicità dopo la morte di dio e delle grandi narrazioni etiche.

Se la salvezza è una questione di potenza, l'Europa si salva alleandosi non alla potenza di Dio, ma a quella della tecnica - qualora quest'ultima ascolti la voce essenziale della filosofia del nostro tempo. Ma è anche inevitabile che la ascolti, perché ascoltandola raggiunge la maggiore potenza - che d'altra parte non è data dalla semplice fede nell'inesistenza di Dio. [...] Si obietta che non tutto ciò che è tecnicamente fattibile è moralmente lecito. Ma questa morale è l'adeguazione ai valori eterni, e quindi declina col loro declinare. La morale autentica è oggi l'adeguazione alla maggiore potenza, che non può più essere quella di Dio, ma è quella della tecnica.

Non già alleandoci con Dio e con Marx abbiamo allungato la nostra aspettativa di vita, migliorato la medicina, aumentato esponenzialmente il benessere e la disponibilità di beni, se ovunque prevalgono i prodigi della tecnica, funzionali e alleati del capitalismo (del liberalismo, dell'individualismo, ecc.), non è in forza di una prevaricazione arbitraria di questi nei confronti dell'idea del giusto e del bene, ma perché essi esprimono più degli altri l'intima essenza dell'uomo, che i servi desiderano la ricchezza quanto i padroni. Si rassegnino, i comunitaristi (una versione corretta dei comunisti, 30% in meno di grassi per una maggiore digeribilità dopo le indigestioni del XX° secolo).

domenica 26 ottobre 2014

«La gente si fida di chi si fida di sé»

Il tiranno, antico o moderno, non dice di agire per il bene dei suoi sudditi, anche se crede e fa credere che essi andrebbero in rovina se lui non ci fosse. Il politico democratico del nostro tempo (il politico della «democrazia procedurale»), invece, lo dice: deve dire che i propri progetti hanno come scopo il bene della comunità; altrimenti gli elettori non lo voterebbero. Se il suo scopo primario fosse effettivamente il bene comune, nel senso che egli subordina e sacrifica al bene comune il vantaggio personale che egli potrebbe conseguire per il proprio maggior potere, allora egli sarebbe un santo.
Il che può accadere; ma, se non è un santo, il politico democratico procura un certo beneficio alla comunità solo se egli ottiene un tornaconto personale significativamente superiore (rispetto ai più) a quel beneficio. [...] Egli non vuole il proprio bene allo scopo di realizzare il bene comune, ma vuole il bene comune allo scopo di realizzare il proprio bene, superiore a quello comune. Ma egli deve continuare a dire, se vuol sopravvivere come politico, l'opposto di quel che fa: deve dire che quel che fa ha come scopo primario il bene comune: è costretto a mentire. Altrimenti è finito. Per lo stesso motivo non può dire quello che, ad esempio, dice lo scienziato, cioè: «Quel che sto facendo potrebbe essere sbagliato». Deve dire: «Quel che sto facendo è indiscutibilmente giusto». La gente si fida di chi si fida di sé. Queste considerazioni non hanno nulla a che vedere con una critica al politico democratico. Egli non può essere diverso da come è.

(Emanuele Severino)

sabato 25 ottobre 2014

Ve li meritate i renziani

E' sempre un bene andare avanti, largo a Renzi con la sua Leopolda hipster e abbasso quei vecchi invidiosi di Bindi e Bersani. Lasciateli giocare, i giovani, è il loro momento, troppo in là li ha condotti la morte delle ideologie che basta uno Steve Jobs e uno scenografo dell'Ikea per restituir loro un ideale di vita, sono scemi, mica è un reato. Avessero concluso qualcosa i vari Bindi e Bersani allora si sarebbe potuto dire: "ma guarda questi pivellini, ma chi si credono di essere?!", e invece la povertà dei padri s'è rovesciata sui figli, povertà di idee e di spirito, vent'anni a cincischiare sul nulla e questo è il risultato: ve li meritate i renziani.

E dai discordi bellissima armonia

Non prendetevela con Renzi, non è lui il compagno che sbaglia, siete voi. Magari ci fosse più capitalismo, così da avere più opportunità e per contro più sperequazioni da combattere, che qui non vi resta oramai più classe operaia e gli scioperi generali ve li farete fra di voi per conquistare quei cinque minuti in più di pausa caffè. Senza un capitalismo in salute muore anche la sinistra, la quale predica nel deserto a pozzi ormai seccati, per redistribuire ricchezza occorrerebbe prima crearla, per promuovere un grande ideale ci vuole una grande ingiustizia.

mercoledì 22 ottobre 2014

50 sfumature di Marx

Certo, il grande capitale finanziario globale non è il bene assoluto, ma rappresenta un problema che non è progressivo affrontare nella presente fase storica, poiché anche chi è comunista deve capire che in Occidente non ci sarà mai un’evoluzione verso la socializzazione dei mezzi (anche finanziari) di produzione fin quando sopravviveranno diffusi interessi di tipo piccolo e medio borghese (e l’eventuale prevalere, qui ed ora, di tali interessi su quelli del grande capitale, vedi eventualità di una deflagrazione dell’eurozona, porterebbe esclusivamente svantaggi alla classe operaia, vedi potere d’acquisto dei salari). Nella presente fase storica, le grida contro il grande capitale finanziario globale sono grida in difesa della piccola e media borghesia. Sono grida reazionarie.

La mia preferita fra i materialisti storici* (anche se la introdurrei volentieri alle durezze del neoparmenidismo).

lunedì 20 ottobre 2014

Non è Dio che crea Bergoglio

Stando così le cose, Dio è quell'ente allo stesso tempo così antico e così moderno - Dio è eterno - che può benissimo iscriversi all'UAAR. Il Dio che apre agli omosessuali, che apre alle coppie di fatto, il Dio che non mette becco nelle questioni di letto. A quelli dell'UAAR mica è Dio a dare fastidio (sicuri che non esiste), dicendo "Dio" intendono "Chiesa". Ma una siffatta Chiesa che si adegua alla modernità è una Chiesa che non giudica, per cui è innocua. Incontra resistenze, ma questa è la tendenza. Nell'idea di Bergoglio smetterà di essere un bersaglio. Deduzione sociale delle categorie morali: al padre padrone corrisponde il terribile Dio vetero-testamentario, al padre che cambia i pannolini il Dio amorevole di papa Bergoglio (al padre assente il "totalmente Altro"). Perché Dio non parla? Non lo so, sarà da qualche parte, nell'immensità dell'universo, a sovraintendere l'esplosione di una supernova, non è che lo possiamo chiamare ogni cinque minuti.

sabato 18 ottobre 2014

Post per filosofi

Ciò che risulta sempre più irricevibile agli occhi della modernità è la pretesa di una qualsiasi religione di porsi come la più vera e la più assoluta e con essa la possibilità di determinare la verità di una tradizione deducendola dal suo grado di diffusione, come se il suo essere dominante in termini di popolarità sulle altre fosse la prova della predilezione divina, vero sigillo di garanzia. Senonché Dio non si mostra incontrovertibilmente, la sua presenza nel mondo appare nella misura in cui si è disposti a crederlo. Questa impossibilità di dimostrare Dio nella sua evidenza vanifica la pretesa di produrre una morale di origine divina, mentre appare nella sua evidenza l'evoluzione della morale su base storica e contingente (e cioè appare evidente il solo diritto positivo). Per cui si dice: non esiste morale assoluta, ne esiste una in evoluzione, relativa ai luoghi e alle circostanze, relativa allo spirito dei tempi. L'esistenza o l'inesistenza di Dio non è concetto dimostrabile scientificamente, risulta quindi vanificata la pretesa di una qualsiasi tradizione religiosa di porsi come vincolo assoluto. L'uomo fa da sé, questa è l'idea che sostiene la modernità, nella logica dello scienziato può benissimo esistere un dio ma a patto che non costituisca un vincolo alla sua azione, un dio che sovraintenda la perfettissima struttura logico-matematica che sta alla base del creato (la quale si pone anche come presupposto dell'atteggiamento scientifico in generale). In fin dei conti gli uomini finiscono per seguire di volta in volta ciò che pensano possa garantir loro un maggior controllo sulle cose e sul proprio destino, una volta scoperto che l'atteggiamento scientifico è in grado di aumentare questo controllo cambia anche il modo in cui gli uomini sono disposti a credere in Dio. Per cui io continuo a pensare che l'idea di Dio sia irriducibile almeno finché l'atteggiamento scientifico non sarà in grado di garantire agli uomini il controllo assoluto sul proprio destino, se mai sarà possibile, in fin dei conti Dio è quel concetto che esprime negli uomini la volontà di approdare a un senso stabile e definitivo, nell'incertezza cresce il suo bisogno e se per mantenere in vita questa idea di Dio si renderà necessario negare la validità assoluta delle religioni, l'uomo finirà per negarla piuttosto che rinunciarvi, è quello che sta accadendo.

giovedì 16 ottobre 2014

Contrazione del dominio della lotta

Di che parlano i marxisti oggi? Di lavoratori astratti, fatti di desideri astratti mutuati da un'idea astratta di ciò che dovrebbero essere i lavoratori. Se Marx fosse qui oggi sbugiarderebbe i marxisti. Se Nietzsche fosse qui oggi ridicolizzerebbe i nietzschiani. La copertura dell'Irap? Aumenteranno i ticket e le imposte regionali, la coperta è corta, se te la tiri sul naso ti si scoprono i piedi. Mira al cuore. Cosa desideriamo innanzitutto? Un lavoro, un'assunzione a tempo indeterminato che possa giustificare un mutuo, un affitto, un finanziamento, che sia a lungo o medio termine. Statalizziamo la FIAT, l'abbiamo pagata noi coi nostri soldi*. Bravo, e chi finanzia i piani industriali? I cittadini (dal lavorare per pagare le tasse al pagare le tasse per lavorare). Lo vuoi decidere tu che cosa dovrebbero desiderare i lavoratori? Se desiderano l'iPad, al confino! Da oggi solo tablet della Indesit per dare più lavoro agli italiani (peraltro appena passata agli americani, ahi).

mercoledì 15 ottobre 2014

Mud wrestling

Dov'era Luxuria invece di spalare il fango a Genova? Ma a cena con Berlusconi, of course, con Dudù e la Pascale, i quali, datisi alla macchia, preferivano scattarsi i selfie in un contesto signorile, tra un consommé e un astice alla catalana (olè), alla faccia nostra e dei genovesi. L'avrei visto bene, Vladimiro, con quel bel vestitino di lamé e i tacchi a spillo a sturare tombini e liberare cantine, a real messy tranny, perché sono perverso. A fare la lotta nel fango con la Santanché, o con la Valentina Nappi, best foreign performer of the year (magari). Più efficaci del Card. Bagnasco, che certamente avrebbe potuto intercedere ai piani alti affinché si scongiurasse il diluvio. E invece c'è toccato quel tedioso di Grillo che s'è preso pure le male parole da un gruppetto di sedicenti angeli, senz'altro comunisti: parolaio!

lunedì 13 ottobre 2014

Si spegne la lanterna

Dunque gli atei razionalisti sarebbero quel veleno che per guarirci dal povero dio delle religioni ci uccidono per l'eternità. Macchine pensanti, auto-generanti, auto-annientanti, che per un curioso tiro giocato dalla sorte hanno preso coscienza di questo popò di mondo per godere di quel poco, finché dura. Mistica del progresso: tutta la millenaria vicenda dell'umanità non è servita altro che a partorire smartphones e reti mobili e quanti imbecilli sono morti per conquistare la Gallia.

«Il tempo è qualcosa di puramente oggettivo e reale, ed esiste indipendentemente da me; io vi sono stato buttato dentro solamente per caso, ne ho preso una piccola parte, e così ho acquistato una realtà transitoria, come hanno fatto, prima di me, mille altri che, adesso, non sono più nulla; e molto presto non sarò più nulla anch'io. Ciò che è realtà è, invece, tempo: il tempo continuerà a scorrere senza di me». Io ritengo che la perentorietà con cui è stata qui espressa renderà evidente la fallacia, e anzi l'assurdità di un tale modo di vedere. (A. Schopenhauer, Gesammelte Werke in zehn Bänden).

Se poi un filosofo pensasse che, morendo, troverà un conforto riservato a lui solo, o, comunque, un motivo di rassegnazione nel fatto che gli si rivelerà la soluzione di un problema che lo ha tenuto occupato così spesso, gli andrà, probabilmente, come a uno che, proprio quando è sul punto di trovare ciò che stava cercando, gli spengono la lanterna. (A. Schopenhauer, idem come sopra).

Sarebbe certamente molto carino, se con la morte non cessasse di esistere anche l'intelletto: ci potremmo portare nell'altro mondo il greco che abbiamo imparato in questo mondo. (N.d.A.) (idem).

Schopenhauer non solo è di conforto, ma è anche un grande spasso, un tipo d'ateo e di polemista di cui, ahinoi, s'è persa la traccia.

Cantastorie

Tempo una, massimo due generazioni e la poca ricchezza che ancora tratteniamo a stento sarà definitivamente evaporata, la grecizzazione avanza inesorabile, crepare sarà l'ultimo dei problemi. Apocalittico. Tempo uno, massimo due anni e Di Battista sarà ministro degli esteri. Inquietante. Ad avere un poco di pazienza potremmo risparmiarci anche il referendum sull'euro, ci butteranno fuori prima e allora tutti a piangere perché l'iPhone ci costerà due milioni... temo per il futuro dei miei figli, temo per il presente, temo che peggiorerà. Bisogna pur progettare questo paese, darne un'idea, e allora vedo questa Italia impoverita, decresciuta sì, ma felicemente, presa per mano da un popolo a cinque stelle che dolcemente la lascia sfiorire, povera ma bella, onesta, modesta... è un bel cambio di narrazione, dai fasti del varietà berlusconiano ormai passato, declinante in cage aux folles, a questa idea di austerità da consolato repubblicano. Basta l'analisi del racconto per avere un'idea dei tipo umano che verrà ad abboccare, si vendono le storie, nei fatti bisogna confidare.

sabato 11 ottobre 2014

Post per filosofi

Ampio discorso filosofico: viene meno la pretesa di ancorare l'agire umano alla struttura ontologica e fondamentale della realtà, qualora sia immutabile. Più o meno implicitamente si afferma che alla base non vi è alcuna struttura stabile, la stessa ontologia contemporanea predica (Heidegger e heideggeriani in primis) che l'essere stesso non è immutabile, che la sua peculiare caratteristica è quella di cedere la sua preminenza alle qualità fluttuanti dell'ente, il quale è essenzialmente divenire e storicità (non-staticità). Senonché l'assetto ontologico vincente è quello che identifica l'essere all'ente, il pensiero scientifico perlopiù interiorizzato anche dall'uomo della strada per cui una cosa è finché è qualcosa, qui, nel mondo del sensibile e del visibile. Non c'è dunque sottigliezza filosofica ne differenza ontologica fra l'essere e l'ente, l'essere è l'ente (tutte le sue proprietà si esauriscono nella dimensione sensibile). Ecco perché muore anche il post-moderno, vale a dire ciò che nel post-moderno costituisce residuo metafisico e astrazione, oggidì si concede qualcosa all'ontologia solo se conferma l'identità fra l'essere e l'ente, posto che l'ente sia quella cosa che emerge dal niente e vi ritorna. Si può dunque dire senza pericolo di essere smentiti che il progresso scientifico consiste nell'accrescimento infinito della capacità di governare e controllare la creazione e la distruzione degli enti e cioè la distruzione e la creazione dell'essere, per cui, lungi dal costituirne una critica, il pensiero heideggeriano finisce per contribuire alla sua diffusione. Dunque tutte le recriminazioni della filosofia continentale contro l'incontrollabile espansione dell'atteggiamento tecnico-scientifico lungi dallo scalfirlo finiscono per alimentarlo: più si afferma che l'essere è debole più si legittima la manipolazione della tecnica e il dominio della scienza, la preminenza della filosofia analitica su quella continentale (separare, analizzare l'essere frantumato ridotto a coriandoli).

Proposta (da 'pro-pònere', mettere innanzi)

Inviterei tutti ad aderire a un'etica dei fatti piuttosto che delle intenzioni e cioè ad essere giudicati per ciò che si fa e non per ciò che si pensa o si dice, sgombrerebbe il campo da ogni possibile equivoco (e di equivoci vive la politica). Che significa, infatti, "faremo una legge sul matrimonio gay"? Quando, come e con quale maggioranza? D'accordo che con i soli proclami si può imbastire un'identità politica e con questa andare alla guerra, ma proclami del genere sono equivalenti a un "sbloccheremo l'Italia!" o a un "più lavoro ai giovani!", alla lunga il bluff non regge e non basterà lo storytelling a puntellare il carisma ma soprattutto il consenso.

martedì 7 ottobre 2014

Auguri e figli maschi

Purtroppo o per fortuna non c'è diritto che non sia positivo, checché ne dicano i nostalgici di quello naturale. Te tu l'hai mai visto un diritto naturale? E' naturale fintanto che ci credi, è positivo sempre, per cui non c'è che il lento lavorio degli argomenti che meglio riescono ad imporsi sugli altri per cambiare di volta in volta lo spirito dei tempi provvisoriamente immortalato in uno status quo (oggi più che mai debole e mutevole, facile da abbattere con una spintarella). Chiedete il matrimonio? Rivendicatelo pure perché avete campo libero (fra noi è già passato di moda, capisco che per alcuni rappresenti una novità), ma non crediate di far appello a qualche forma di persuasione parailluminista o ateo-razionalista che s'imponga per la sua evidenza, nelle cose di mondo non c'è altra ragione se non quella del più forte, non c'è verità se non quella del più svelto di chiacchiera e dalla parte del torto siederanno i più timidi.

lunedì 6 ottobre 2014

Se tutta la volontà è destinata a morire con il corpo

Da un lato i cristiani che mestamente perdono la guerra contro la modernità, s'alleano, ne discutono, tentano di contaminarla ma molto meno di quanto non ne siano contaminati, dall'altro gli atei che trionfanti sparano sulla croce rossa e si attaccano alla vita con la smania di chi non ha altro a cui attaccarsi: mangia, scopa, brama (diviértase! diviértase!), come non esistesse altro che il corpo... come m'annoiano, superiormente. Tolta all'ateo la libertà di volere, tolto tutto, sarebbe come togliere il dio al credente, è l'ultimo totem, dopo la libertà il diluvio. Quindi capisco bene che fare dei discorsi un po' strampalati sull'opportunità di credere nella libertà non ci renda molto popolari, come fra gli atei così fra i cristiani (per cui Dio ci lascia liberi di sbagliare), ma tant'é, giunti a questo punto la cosa è d'importanza molto meno che secondaria. Se tutta la volontà è destinata a morire con il corpo allora la cosa non è affatto eroica ma piuttosto patetica, è la ragione per cui Nietzsche mi appare così indigeribile al momento, con tutte le letture che ne hanno voluto dare, dalla ribellione antiborghese (che oggi vale quanto un mangianastri) alla volontà di dominio degli spiriti superiori sopra quelli inferiori, tutti in balia di questa affezione dello spirito un poco megalomane ma che ha il merito, almeno, di restituirci eventualmente un po' d'importanza (l'autostima, è tutto quel che ci rimane).

domenica 5 ottobre 2014

Chiamatemi Loretta

Con tutti i problemi che abbiamo e con la drammatica contrazione del tasso di natalità infantile (su quella senile non ci sbilanciamo) ora abbiamo anche l'uzzolo di azzuffarci sul diritto di avere dei bambini: famiglia tradizionale sì, famiglia tradizionale no, l'unica differenza fra oggi e i bei vecchi tempi è che in passato i gay si sposavano secondo la norma, figliavano da bravi cristiani e casomai le loro inclinazioni le assecondavano di nascosto (esse est percipi). Dice che i bimbi hanno diritto a una mamma, è vero: andrebbero bene due lesbiche? Tutta la vicenda umana è di uno schifoso, fatta di pance, mestrui e viscere, e di viventi che escono da altri esseri viventi, siffatta è la natura, se Dio avesse voluto che tutto si svolgesse secondo i canoni della buona creanza non ci avrebbe fatti di carne e ci avrebbe permesso di generarci per ipostasi, esseri di pura luce, spiriti senza estensione e invece... basta una goccia di sperma per generare un caos (qualcuno potrebbe osservare che la follia sta proprio lì, nella volontà di riprodursi, ma questo è un altro discorso).


sabato 4 ottobre 2014

Bella ciao

Interessante, nella sua semplicità, il documento offertoci da Saviano su L'Espresso, "Come sei vecchia sinistra radicale". Direi che siamo proprio al centro del problema, la più chiara delle risposte a chi si domanda trepidante: "perché non scoppia la rivoluzione?" (come si trattasse del risultato di un'equazione che deve scaturire per necessità dal generale degrado in cui versa l'economia, puro socialismo scientifico). La risposta è disarmante: i rivoluzionari di oggi non combattono il capitalismo, anzi, lottano per abitarlo al meglio, per venirne inclusi e magari renderlo più umano (e qui, se vogliamo, persiste la frazione utopistica). E' dunque un conflitto tutto interno all'impero, non si lotta per rovesciarlo quanto per guadagnarsi il diritto a sbarcare il lunario, un lavoro, un tablet, wi-fi libera per tutti, e chi, se non il capitalismo globale, è in grado di realizzare i sogni del neoproletariato? (comincio a pensare che abbia ragione chi va sostenendo che il futuro dominatore sarà l'apparato tecnologico, il quale celebrerà il suo dominio su tutte le forme capitalistiche e non quando sarà lui a servirsi di loro per perseguire i suoi scopi e non viceversa).

martedì 30 settembre 2014

Libertà

Devo prepararmi a lasciare qualcosa di scritto, qualcosa che rimanga ad imperitura memoria e che tiri le somme di quanto imparato fin qui così che qualcuno possa dire un giorno: "com'era in gamba!" (magra consolazione). 

Come prima cosa, mai affidarsi troppo alle grandi narrazioni che predicano la libertà. A ben vedere tutti predicano libertà, è la merce più venduta, dalle democrazie più avanzate all'estremismo, ovunque vi è ideologia, ritenuta la più giusta o la più sbagliata, debole o meno debole che sia, vi è incastonato al suo interno un discorso di liberazione, che sia dal nemico o dall'errore. E invece vedo chiaramente come la libertà sia un fantasma alla pari del dio, qualcosa di cui tutti parlano ma che più la si ossequia e più si allontana, non a caso alla libertà sono dedicati gli inni e consacrate le vite, meglio se posta a grande distanza, come il grande amore per cui ci si trugge. Se vogliamo fare un discorso più profondo, direi che nel concreto della vita vissuta vi sarebbero davvero pochi argomenti a favore dell'esistenza della libertà come capacità di determinarsi a prescindere da condizionamenti interni ed esterni, che siamo più spesso in balia degli eventi e determinati da questo o da quel fattore, che la libertà acquista un valore così alto forse proprio perché è così rara (personalmente io dico inesistente). La libertà è uno splendido unicorno, creatura mitologica, e il fatto che oggi la si voglia produrre in serie la riduce a cosa talmente misera che risulta priva di qualsiasi valore tanto vi si è fatta l'assuefazione, non ci basta più, non basta mai, perché non ci si può spogliare della propria carne, la quale è il primo argomento a suo sfavore. Qualcuno scriveva che "non siamo liberi di cessare di essere liberi" ma perché poi non ammettere che quella libertà che si rileva pesante come un macigno sottende la più palese dell'evidenze, e cioè che siamo inevitabilmente costretti soprattutto nel momento della massima libertà? Evidentemente la libertà è un volere, una forma della consolazione che concerne l'affezione, o se volete l'afflizione.

lunedì 29 settembre 2014

Eterogenesi delle cause

Posto che le nostre intuizioni sono il prodotto di un carattere di base, vera e propria struttura a priori, il quale incontra e si scontra con i condizionamenti di carattere ambientale (contesto storico, culturale, familiare, ecc.), sono del parare che sia in qualche modo salutare attraversare un periodo di attenta autonalisi prima di darsi a qualsivoglia verità definitiva. Le avversioni alle quali sovente ci aggrappiamo come fossero chiavi di volta della realtà, apparentemente fondate su argomenti razionali, spesso non sono che il frutto di irritazioni personali, le quali, fatalmente, finiscono per forzare gli argomenti nella direzione voluta rendendo l'intero costrutto pericolante. Per contro, molte delle nostre certezze non sono che assunzioni di comodo volte ad evitarci lunghe e fastidiose discussioni. A questo punto resterebbe da capire se quanto detto sia a sua volta il frutto di un qualche condizionamento o di un'irritazione personale: vado ad analizzare (Morfeo saprà indicarmi la via).

domenica 28 settembre 2014

Insetti senza portiere

Ci dev'essere un motoraduno da qualche parte. Dall'alto paiono degli insetti, bacarozzi scorreggianti con le zampine attaccate ai manubri. Scendono a gruppi, massimo due per moto, tutti col casco. Ecco, proprio in questo momento un'altra scarica, come la diarrea molesta. Sulle strisce, quattro candide suorine interrompono il corteo con incedere placido, come ad Abbey road. Grandine li cogliesse, s'imbibissero gli spinterogeni! Mi piacciono i motociclisti, la vita all'aria aperta, il vento sulle visiere, quest'idea di libertà... un mondo senza forcelle è possibile.

Wille zur Gewalt

Sarebbe facile cogliere nel wannabe english di Renzi la misura stessa della sua statura politica, l'aspirante riformatore, il cazzaro che si perde in un mare di chiacchiere, a metà fra la parodia di Sordi e di Totò. Ma qui occorrerebbe ricordare anche la sorte toccata al finissimo Mario Monti, il più anglosassone fra i nostri professori, il quale, a fronte di una smisurata competenza tecnica e una conoscenza più esatta dell'inglese, cincischiò miseramente varando qualche pasticciata riforma, peraltro a impatto zero. Venissero le decisioni, venissero pure le riforme tatcheriane a impattare sul paese, venisse qualcosa! E invece niente, solo questo spossante titic-titoc a centrocampo e l'attacco a corto di rifornimenti (le verticalizzazioni, cristo, le verticalizzazioni!). Il Renzi che predica violenza, dio che paura, le sculacciate alla Boschi con lo scopino della polvere (il massimo della perversione).

mercoledì 24 settembre 2014

Dileguare

C'è, fra i filosofi, chi è disposto ad aprirsi alle ragioni dell'islam pur di contrastare l'imperialismo americano, non contenti, cominciano pure a nutrire più di una simpatia per Putin nella veste di ultimo baluardo della resistenza alla diffusione sempre più capillare sul suolo mondiale delle basi americane e del loro braccio armato, il McChicken (persa oramai la battaglia della Coca-Cola). Questi filosofi, eventualmente omosessuali, sarebbero dunque disposti ad aprire una linea di credito proprio a Putin (il paladino dei diritti individuali e della libertà di espressione) in quanto minaccia minore rispetto a quella maggiore, se non assoluta, rappresentata dall'impero americano (comprensiva della falange sionista). Mi pare una faziosità fine a se stessa che spinta all'estremo finisce per partorire delle mostruosità se non delle ridicolaggini, ma inutile discuterne, teoricamente aperti a tutte le narrazioni finiscono per abitarne solamente una, gli antidogmatici par excellence che danno lo spettacolo di un dogmatismo sordo e cocciuto, indispettiti dal dileguare della propria visione del mondo, sulle ali di una gloria ormai sfiorita, sotto i colpi del destino cinico e baro (dilegua anche la stabilità della post-modernità). Forse, dice, non sappiamo se valga ancora la pena credere in questo dio giudaico e veterotestamentario che bombarda la striscia di Gaza, se è questo che vuole meglio sarebbe convertirsi all'Islam, il pacifico Islam... in quanto solo un dio ci può salvare (Heidegger docet), non ne possiamo fare a meno, l'uno vale l'altro, l'importante è che stramaledica gli inglesi... basta, basta così.

lunedì 22 settembre 2014

Der alte Bastard




Vi dirò, non pensavo di trovare ne Il mondo come volontà e rappresentazione un testo così immediato, gradevole e dotato per giunta di un certo respiro letterario, certo lo si poteva intuire ma scoprirlo sul campo rende la cosa ancor più gradita. Non si incorre in una banalità nel dire che certi testi, per apprezzarli, vanno letti al momento giusto, mentre trovo un po' sterili le critiche di scarsa coerenza etica mosse al suo autore, come se il filosofo dovesse vivere per forza di cose conformemente al suo pensiero, per dare il buon esempio, e dovesse letteralmente rintanarsi a meditare in religioso silenzio dentro una caverna, come lo Zarathustra di quel balengo di Nietzsche. A Schopenhauer, in genere, spetta lo stesso trattamento riservato al suo affine italiano, e cioè al Giacomo Leopardi, gente pessimista che si negava la voglia di vivere per un difetto del proprio carattere o per una malattia dello spirito (gobbi e bruttarelli che hanno avuto poca fortuna con le donne, poveri sfigati), come se la voglia di vivere fosse in sé la cosa più giusta e l'afflizione la più sbagliata. Schopenhauer prestava il suo binocolo alle guardie per sparare sul popolo in rivolta (la fatwā dei marxisti), Schopenhauer una volta ha spinto una vecchietta giù per le scale, Schopenhauer era un egoista, amava più il suo cane del resto dell'umanità, e per finire Schopenhauer era ferocemente invidioso, alla faccia della noluntas: e che non lo sai che ognuno ha da lottare con la voluntas? Il 14 novembre 1831 muore a Berlino Federico Hegel forse colpito da colera, la volontà di vivere suggerisce invece a Schopenhauer di scapparsene a gambe levate: quale migliore prova della sua esistenza!

domenica 21 settembre 2014

Carpe deum

Ecco qua, abbiamo anche il papa anticlericale* e poi non lamentatevi se faccio il relativista, mi pare il minimo, tempo un lustro e ce lo ritroveremo conferenziere all'UAAR. Abbiamo vinto, le pecorelle smarrite s'aggirano in ciabatte nell'ospedale da campo in cerca del primario, un gran simpaticone, per la salvezza dell'anima rivolgersi alla guardia medica (è sempre più salvezza terrena, di quella ultraterrena si son perse le tracce: chi vive tace e chi muore si dia pace).

La mano

L'equivoco fondamentale rimane sempre lo stesso e cioè considerare il lavoro come un diritto, ma, intendiamoci, non è che il lavoro si crea dal nulla e soprattutto a comando (se non ci sono pesci nel mare puoi sgolarti finché vuoi per far valere i tuoi diritti di pescatore, resta il dato empirico dell'indisponibilità di pesci). Burocratizzare ogni aspetto della vita pubblica, assumere addette alle fotocopiatrici, edilizia popolare a Casal Palocco, questo sarebbe il piano del sindacato per creare occupazione? Fosse così avrebbe tutto l'interesse ad alimentare al massimo quelle spinte capitalistiche che nella sua logica sarebbero la cagione stessa della rovina di tutte le cose: può Marx insegnare a Smith come far fruttare al meglio la ricchezza delle nazioni per il bene dei lavoratori? E' tutta una contraddizione, nato per difendere i lavoratori dalle storture del capitalismo si trova oggi costretto a suggerirgli come creare posti di lavoro in nome del 'sacrosanto' diritto, la mano invisibile conduce le danze.

sabato 20 settembre 2014

Tutte le vacche sono nere

In tutto questo bailamme sull'art. 18, sul diritto alla reintegra ecc. ecc., manca fatalmente l'ingrediente principale, l'oggetto del contendere, e cioè il lavoro, questo trapassato che danno ancora per vivo, pare di assistere a una dotta disquisizione fra cerusici che fingono di non avvedersi del cadavere per non allarmare oltremodo i familiari (i quali, però, già da un pezzo si sono accorti del puzzo). Non si cada poi nell'errore di considerare quella del sindacato la sola posizione astratta che discute di una realtà che non esiste, perché anche la sua controparte thatcheriana, opportunamente declinata all'italiana, non ha più presa sulla realtà di una discussione sul sesso degli angeli. E' tutto il dibattito politico nostrano che soffre strutturalmente di un eccesso di astrazione, tant'è che risulta negli effetti astratta anche la ricorrente pretesa renzian-berlusconiana di farsi paladini della concretezza.

giovedì 18 settembre 2014

Domanda retorica

Perché, mi domando, l'abbozzo di un mondo nuovo deve sempre passare da una lettura marxista o paramarxista della realtà, vedasi la paccottiglia sinistroide spacciata per avanguardia dai cosiddetti 'giovani' del movimento cinque stelle? Un marxismo talmente frusto e mal digerito che dilegua oramai nel complottismo pluto-massonico e nei sogni bucolici della decrescita felice o della vita comunitaria, a metà strada fra il kibbutz e il falansterio. C'è in molti una sorta di pigrizia, di indolente neghittosità mentale per cui chi accoglie entro di sé il richiamo della rivolta sociale nella speranza di un personale ribaltamento esistenziale si ferma volentieri sulla soglia del marxismo, vere colonne d'Ercole, come abbacinato da tanta possibilità di riscatto e spende solitamente il resto della sua vita a rigirarci intorno come risucchiato dal maelström (metteteci pure lo spettacolo indecoroso dei disillusi che si danno invece alle letture alternative di Nietzsche tirandolo per la giacchetta in funzione postmoderna e sessantottina). C'è dell'altro.

mercoledì 17 settembre 2014

Sic transit

Vedo affannarsi alcune delle menti più brillanti del nostro secolo attorno al problema del capitalismo, del capitalismo come male assoluto e invece il guaio è che tutt'al più trattasi di male relativo. Vero male assoluto sarebbe piuttosto la morte e non vedo perché dovrei impegnarmi a spendere quel poco che resta della mia vita nella demonizzazione di un sistema economico che certamente risulta cattivissimo per chi ne trae svantaggio ma più che passabile per chi invece ci sguazza confortevolmente dentro. Capisco che l'Europa, l'intellettualissima Europa che vede oggi la sua creaturina scivolarle dalle mani, si sia un po' risentita, ma di nuovo, il superamento del capitalismo non toglierebbe nulla al problema tutt'altro che secondario del mio destino mortale. Non riesco più ad appassionarmi alle fantasmagoriche vicende dell'avvenire, giusto che i più giovani se ne interessino, l'avvenire riguarda più loro che me... forse un giorno, se e quando arriveranno al punto di considerare la vita dal mio stesso punto di vista comprenderanno quanto inutile sia tutto questa fatica, che la gloria del mondo è passeggera e che da morti certamente non ce ne faremo niente. Forse, un giorno. Ma è più probabile che continueranno a volere e ad affannarsi per trasformare il mondo fino all'ultimo respiro, per conquistarlo e piantarci sopra la bandiera, finché un'altra generazione li guarderà sfiorire con occhio da triglia e dall'alto della loro beata gioventù si domanderanno cosa mai volessero intendere con tutto quel loro sbracciarsi (c'è chi progetta la propria vita per dare da morto il suo nome a un istituto magistrale).

lunedì 15 settembre 2014

Polemos è il padre di tutte le cose

Dopotutto anche il pensiero laico fa acqua da tutte le parti, eppure bisogna aiutarlo a tenersi in piedi se non si vuole vederlo capitolare di fronte agli odiosi argomenti dei suoi avversari. Diritto alla libertà individuale: e chi ce lo garantisce, Dio? Quale argomento saldissimo è in grado di mostrare incontrovertibilmente la veridicità assoluta di tale principio? Il diritto è un mutaforma, volubile quanto il divenire del mondo, quello che a noi oggi sembra un valore, forse l'ultimo difendibile, domani può rivelarsi un disvalore o alla peggio perdere di significato. Soprattutto l'aspirazione alla libertà individuale pare essere diventata d'obbligo e quando si è obbligati ad essere liberi tutta questa libertà viene quasi a noia fino a trovare sfogo, talvolta, nelle parafilie più bislacche (le pulsioni profonde che ci determinano hanno questo strano andamento a pendolo, per cui giunte a un limite estremo esauriscono la loro spinta rinculando all'estremità opposta). La realtà è dialettica, polemos è il padre di tutte le cose, io affermo dunque che per avere un laicismo il più gagliardo possibile, per renderci veramente conto di quanto il laicismo sia bello e indispensabile alla nostra felicità (cosa in cui non credo), egli debba avere sempre davanti a sé la possibilità della sua rovina, il suo nemico più acerrimo in cui specchiarsi e che gli faccia da pungolo e da sparring partner in modo da mantenerne alto il tono muscolare, pura Wille zur Macht. Tale è il destino di tutte le cose, che isolate dal loro contesto si dissolvono nel nulla.

domenica 14 settembre 2014

Deus lo volt?

Da uno che si laurea in filosofia ci si aspetterebbe un concetto un po' elaborato, non troppo perché poi va in fumo il cervello, per carità, giusto un minimo. Se poi questo laureato è il papa, voi capirete, raddoppia l'aspettativa. Il concetto partorito dal papa sarebbe il seguente: la guerra è follia perché distrugge ciò che Dio ha creato di più bello: l'essere umano (pensavo l'ulcera duodenale). Be', qui siamo al minimo indispensabile, "guerra cacca!", un po' come si dice ai bambini. Essere ostaggio di una teologia da Facebook con i concetti ridotti all'osso per essere recepiti anche dai più sprovveduti non fa onore alla millenaria tradizione della chiesa cattolica (che pur non ha esitato in ogni epoca ad adattare il suo messaggio al fine che via via si prefiggeva), ma il punto è che da un po' s'è deciso di incanalarsi nel correntone del pacifismo politicamente corretto e progressista, tanto che non si distingue più un papa da uno Scalfari. Se penso al povero Giuliano Ferrara che continuamente tenta di gettare benzina sul fuoco mentre quello prontamente glielo spegne come fosse un Canadair... ci vorrebbe un Goffredo di Buglione, un Pietro l'Eremita (Deus lo volt!), una lega di cattolici, ortodossi e protestanti col sangue agli occhi sotto la guida illuminata dello Zar Putin e invece qui giocano a fare i Gandhi, manco fosse l'ultima incarnazione di Gesù Cristo (farsi prestare i santi dalle altre confessioni, è tutto sottosopra).

giovedì 11 settembre 2014

Vedo la gente morta

E di nuovo l'angoscia, questa tortura infinita che pare connaturata al mio essere come una categoria a priori dello spirito, la più subdola delle menomazioni che sembra ideata apposta per tormentarmi. Sarebbe troppo chiamarla depressione, sarebbe concederle un titolo onorifico, è più una malinconia a lento rilascio con picchi di sfolgorante sgomento. Vedo la gente morta. Cioè, io la vedo camminare dall'alto di questo incommensurabile balcone - non è stata una buona idea - tutta presa dalla propria vita e dai propri imprescindibili bisogni, proprio come fossero qualcosa, e invece sono niente, niente di più che piccole gambe e braccia e testoline che tra qualche anno non saranno più e il loro passaggio su questa terra assolutamente inutile, come fuochi accesi da imprevedibili lampi che continuamente si spengono sotto il nubifragio di un tempo senza fine (puro lirismo, intendevo dire la caducità della vita al cospetto dell'ineluttabilità della morte). E pensare che credevo di essere pronto per un casa al terzo piano.

mercoledì 10 settembre 2014

Oikeiosis

Un extrasistole che ti mozza il respiro e per un attimo pare proprio che sia giunta la tua ora, l'essere fin lì assopito si ridesta in una frazione di secondo e urla al mondo tutta la sua volontà di vivere. Non siamo nemmeno padroni dei nostri processi fisiologici, dal battito delle ciglia a quello del cuore, ma una volta fatta l'abitudine a simili automatismi pensiamo di fare cosa buona e giusta nel cogliere in quelli i segni di una naturale predestinazione alla vita e più in generale alla longevità. I sensi ci conducono, il sensorium ci domina come adolescenti in balia della foia chimica, è così forte l'abitudine a vivere che ci si dimentica volentieri di morire, una trappola quasi perfetta.

Rompicapo per realisti

«In modo analogo, quando urtiamo con l'alluce contro qualcosa, sentiamo dolore nell'alluce. Ma il dolore non è realmente nell'alluce. E' in effetti un processo neurofisiologico che avviene in qualche luogo del nostro cervello. Come può allora il cervello essere in grado di prendere la moltitudine di processi neurofisiologici che si manifestano a noi come esperienza, che sono tutti interni, e ingannarci facendoci credere che alcuni siano interni e altri si trovino al di là dei confini della nostra materia grigia?».

martedì 9 settembre 2014

E' una guerra di religione? L'impressione è che il nemico sia il cristiano come lo sciita, l'ebreo come lo yazida, dipende da chi si trovano sotto mano e che il vero bersaglio e la madre di tutte le battaglie sia quella da condurre contro la modernità, contro i laici e i senza dio dell'occidente corrotto, e allora non vedo perché chiamarla guerra di religione. Per loro sarà pure jihād ma l'ostacolo più grande che si troveranno ad occidente non sarà tanto una confessione religiosa per la verità oramai molto blanda e la cui autorità morale e politica va via via scemando, quanto la laicità, cioè l'uomo che si è fatto dio e che domina il mondo non già in forza della sua fede nel Signore ma in forza della sua fede nella razionalità scientifica, la quale, pur essendo occasionalmente oggetto di devozione, pensa di sottrarsi all'errore della fede tanto più nega che dietro alla natura si nasconda un demiurgo. Ed ecco spalancarsi il mondo all'orrore di una morte senza senso che non sia naturale, per di più per mano del fanatismo. Si spera che il terrore della morte vinca ancora una volta la devozione morbosa per il dio, ma appunto è solo una speranza (piscia fuori dal vaso Ferrara se pensa di sfruttare le legioni cristiane, sotto sotto le più scalmanate hanno più cose in comune col nemico che intendono combattere che con la modernità).

domenica 7 settembre 2014

Yo tengo la camisa blanca

Porque blanca tengo el alma. Non è solo il Renzi, pare che la camicia bianca sia un vezzo ormai diffuso fra chi vuole darsi una allure di rinnovatore il più candido e immacolato, rigorosamente sciancrata per nascondere la panzé, che non è la viola del penziero. Starebbe a dire "io ti sto davanti con semplicità, senza infingimenti", ma appunto perché il re è nudo ne traspare tutta la vacuità. Da quelle poi in cui traspare il rosa pallido della pelle un po' sudaticcia non può che scaturire il ricordo di certe canotte a rete di Fassbinder, che a mettersi una bella camicia bianca ne avrebbe guadagnato in celebrità e invece di Querelle de Brest avrebbe forse girato un più elegiaco Louveteaux de Christ. Misoneist of the world united.

Rock the Casbah

Meglio gli sciiti dei sunniti, dunque, ma è un discorso di realpolitik, che il più sano ha comunque la rogna. Chiaro poi che per rafforzare l'identità culturale dell'occidentale in ambascia torna utile riesumare pure il cristianesimo, che se non fosse per l'islam e per i froci a quest'ora si sarebbe ridotto a puro dato folkloristico o a speranza di ultima istanza in punto di morte (perlopiù si vive da rudi materialisti ma poi si muore da pecorelle smarrite). Dunque, per chi non riesce a sublimare del tutto le proprie pulsioni agonistiche su un piano puramente sportivo si apre questo nuovo palcoscenico, un torneo fra confessioni ma a livello globale, meglio della Champions League, mi schiero con l'occidente ma su posizioni schopenhaueriane.

mercoledì 3 settembre 2014

In morte del postmoderno

Sembra suggerire che vi siano forze esterne che ci costringono alla vita, benché sia colui il quale ha trasmesso il suo ateismo nientemeno che a Federico Nietzsche in persona. Così, fra una rilettura e l'altra dei miei amati Maigret, ho riscoperto il piacere di Schopenhauer, che mi appare oggi come il più amichevole fra gli amici di penna assentatisi dal luminoso cerchio dell'apparire, quasi fosse Parerga e Paralipomena il più interessante dei blog che si possono ancora trovare su internet. Il tema del senso della morte rimane sempre centrale, a maggior ragione oggi che fra l'avanzata dei Califfati e le impreviste recrudescenze di una guerra fredda che sembrava ormai morta e sepolta, il mondo pare riallontanarsi da quella numinosa fiducia nel progresso che si intendeva acquisito e che aveva colto l'umanità in prossimità dell'anno duemila. E' tipico dei contemporanei di ogni epoca sentirsi all'apice del divenire storico, il top in fatto di avanguardia, si capisce dunque bene lo sconcerto che coglie i medesimi quando il mondo pare andare a scatafascio e il baratro imprevedibilmente s'affaccia all'orizzonte, quasi ci si senta defraudati della proprio diritto alla vita (diritto che invero non esiste o esiste solamente nella misura in cui si vuole che esista). Il postmoderno, con le sue utopie multiculturaliste e le sue interminabili disquisizioni sulla liberazione del desiderio può benissimo passare a miglior vita, abbiamo altro a cui pensare.

lunedì 1 settembre 2014

E in effetti stasera ho un gran conatus, ho mangiato pesante, c'è il vento che scuote le finestre, sottili come carta velina e trema tutta la casa, non si sa se più per il vento o per le corriere. Per strada strepitano viventi, se li portasse via il vento, un bacile di pece nera li sotterrasse fino al collo. Dormirò male, lo sento, ho giusto uno spiffero che mi gela la spalla, sarebbe più confortevole dormire in una stalla ma non si parla mai di classe energetica nella Bibbia e io ora non so se faccio bene o male a desiderare la classe d'altri.

Houdini

Ho visto la volontà di vivere, la Wille zum Leben, l'ho vista in quel tratto comune a tutti gli esseri viventi che è il conatus, lo sforzo di mantenersi nel proprio essere nonostante tutto, nel terrore di vederselo annientare. Perché la volontà è sempre uguale a se stessa, attraversa le generazioni e se ne serve, è quel fatto oscuro eppure originario, lo si intuisce ma non lo si afferra, lo si vede ma non lo si guarda, perché a guardarlo negli occhi il cuore si spaura. L'ho vista pure nella carta igienica in offerta al Carrefour perché al corpo non si sfugge fintanto che si è vivi.

domenica 31 agosto 2014

Kehre renziana, svolta heideggeriana

Hanno sempre meno potere sul corso degli eventi, i governi, per cui la supposta Kehre renziana non può che risolversi nella miserevole libertà di scegliersi giusto il gusto del gelato. Intendiamoci, non che la Merkel sia più libera di Renzi, ci si lascia fatalmente guidare dai tecnicismi economici, nel bene o nel male, nella buona come nella cattiva sorte e al netto delle vere intenzioni, perché questo è lo spirito dei tempi (occorre affidarsi agli scienziati!). Per cui anche le nostre eventuali valutazioni politiche non possono che lasciare il tempo che trovano, è tutto fiato sprecato, energie nervose e cerebrali che possono trovare più degna occupazione. Questo è il paese in cui la tecnica politica vorrebbe farsi tecnica economica ma non ne ha i titoli e nemmeno le competenze, cedere dunque la sovranità ai tecnici, un Cincinnato che abbia studiato non alla Bocconi ma al Massachusetts Istitute of Technology, un pastore dell'essere certificato,  Ph.D. o PhD, purché "Doctor of Philosophy".

sabato 30 agosto 2014

Edipo 2014

 «Ma in quel Maggio del 1960 il Neo-capitalismo era ancora una novità troppo nuova, era il termine di un sapere ancora troppo privilegiato per cambiare il sentimento della realtà»*

Sono contento di aver saltato a piè pari le convulsioni e i contorcimenti psicosociali dei vari Deleuze e Guattari (L'Anti-Edipo, 1972), come tutta la filosofia che dai settanta portò ai novanta attraverso gli anni ottanta, il pensiero debole, la fantasia al potere, il desiderio liberato, tutta quella roba molto francese e solo per derivazione un po' sabauda, quella reazione alla società borghese che solo a nominarla oggi sembra di rivolgersi al neolitico. La rivoluzione antiborghese s'è compiuta nell'attuale dominio dei consumi (se solo fossero possibili!), nell'appagamento del desiderio a buon mercato di modo che ci appaia come il più democratico (nel senso di egualitario), nell'intontimento da gadget tecnologici cui il povero Steve Jobs fu il più venerato tra i profeti (che te ne fai, Steve, del tuo yacht da $100 milioni se poi anche tu sei crepato come conviene ai mortali?). Oggi che l'Edipo ritorna in famiglia con la coda fra le gambe, tutta la vicenda del '68 pare ridotta a una questione di figli che se ne volevano andare fuori di casa (e c'era bisogno di fare tanto casino?). Il desiderio si è liberato, ma si è fatto modesto, il borghese è sparito perché era d'impaccio a quella stessa società di cui era espressione, con buona pace della rivoluzione proletaria. Tutti proletari, dunque, non già per editto marxista ma per destino capitalista, con l'occidente che poco alla volta cede la sua forza a un oriente sempre più occidentale e in mezzo i soliti fedayyn. Altro che liberazione del desiderio! Oggi il clima è da barricate e il desiderio andrebbe riposto al riparo di una scatola.

* Petrolio, P. P. Pasolini.

Khun, i paradigmi, le mensole

Più domini il sensorium e più passi per un uomo di mondo, uno capace, svelto nelle questioni pratiche che tanto infastidiscono noi disadatti ai sensi. Tanto noi ne siamo in balia quanto loro ci sguazzano dentro come fosse il loro elemento naturale, e di fatti lo è, sgombra la mente e i nervi da tutte le questioni che ostruiscono il passaggio diretto dall'idea all'azione. Beati loro. Chiedersi kantianamente cosa vi sia al di fuori, com'è che ottuse particelle e guizzi di scariche elettromagnetiche vadano a formare questa realtà così coerente nei fatti o per l'abitudine a ritenerla tale (questa è per cui la prendiamo a modello come la più naturale), o non è tutta la fisica attuale che un'imago mentis fra le tante possibili e domani qualcos'altro? Domande oziose che sono d'impaccio al fissaggio delle mensole ma oserei dire non al progresso dell'umanità. (più ti fidi del paradigma e lo dai per scontato più ti arrovelli a cercare la supersimmetria, se i conti non tornano prova a cambiare la contabilità).

martedì 26 agosto 2014

Ci ho pensato su, a mio parere un ateo quale Dawkins più che dalla ragione è guidato dall'emozione che suscita in lui il progresso dell'umanità, pensare al progresso lo fa stare bene, compensa il vuoto che è stato lasciato da Dio (piuttosto che nessuna spiegazione, qualsiasi spiegazione, ho Nietzsche dalla mia).

lunedì 25 agosto 2014

Bande di tagliagole che si nascondono dietro l'alibi della fede, altro che fieri oppositori del'occidente guasto e dissoluto! Non è forse abbastanza guasto tagliar le gole, dovremmo anche sentirci in colpa per averli condotti a tanto, a compiere il gesto disperato? Fregnacce. Non ha dunque capito anche quel premio Nobel di Obama che «i nemici di Assad sono più pericolosi di lui»? Contrordine compagni, tutti con gli sciiti, tutti con la Siria e con L'Iran contro il Califfato! (il deficit di comprensione degli Stati Uniti in fatto di questioni mediorentali è spaventoso, un macello incredibile, da soli se le cantano e da soli se le suonano finché non vengono suonati... ). Quale ingenuità sarebbe attribuire nobili finalità al banditismo pur di fare uno sgarbo alla plutocrazia (poi vedi il giorno che a Di Battista tolgono l'Ikea).

venerdì 22 agosto 2014

Chi ci difenderà dalla Goldman Sachs se non l'Isis?

Non ce la fa proprio Di Battista a non metterci dentro l'America*, l'America deve c'entrare per forza, come c'entrerà per forza anche la distorta logica occidentale e capitalista. Hanno sgozzato un uomo vestito d'arancione, colpa di Abu Ghraib e di Guantanamo, o meglio, una parte della colpa (giusto per pudore). Cosa sarebbe successo se non ci fosse stata Guantanamo? Probabilmente l'avrebbero sgozzato vestito di un altro colore. Se dovessimo risalire alle cause della violenza che genera violenza, a rigor di logica e ad essere puntuali, tutti ne saremmo responsabili almeno in parte. E' tutto distorto se vuoi guardare il pelo nell'uovo, la logica capitalista, l'oriente, l'occidente, il buon selvaggio e l'abietto incivilito, la fede, la pace, la guerra, il progresso e l'ortodossia, tutto avviluppato in uno gnommero inestricabile, perché mai dovrebbe c'entrare solo l'America? Dice che quelli dell'Isis, di base, sono dei buoni selvaggi, ma si sono incattiviti per colpa nostra, per colpa dell'occidente, ci presentassimo con qualche umile omaggio invece che con i droni a quest'ora tutti vivremmo in pace e in armonia: chi ci difenderà dalla Goldman Sachs se non l'Isis?