mercoledì 30 luglio 2014

L'egemonia culturale

L'unica volta che comprai l'Unità fu ai tempi di Veltroni, per via degli album di figurine.

lunedì 28 luglio 2014

Marcare i territori

Come i diritti umani, anche l'occidente vale qualcosa nella misura in cui riesce ad imporsi, occorrerebbe superare quel pregiudizio che lo intenderebbe come l'espressione della più alta razionalità, come se questa davvero esistesse indipendentemente e metafisicamente, in qualche regione dell'empireo o dell'iperuranio. Esiste, per esempio, una razionalità in grado di dimostrare senza ombra di dubbio che sono più giuste le ragioni di Israele rispetto a quelle palestinesi, o viceversa? In conflitto è insanabile perché le ragioni sono aporetiche. Ridurre lo scontro fra Israele e palestinesi a una dinamica occidente verso oriente, progresso verso conservazione, può essere utile se si vuole tradurre lo scontro sul piano ideologico (esportazione della democrazia, avanzamento dei diritti umani, ecc.), ma è un'operazione che aggiunge fin troppo a una realtà che nella sua cruda essenzialità si riduce a un semplice conflitto territoriale: l'abutidine dei palestinesi a vivere in una certa regione dello spazio, il diritto che gli israeliani accampano su quella stessa regione. Potrei ripeterlo all'infinito perché mi pare che ogni volta ci si mette a parlare della questione non si vada molto aldilà della diatriba sportiva: in un braccio periferico di una galassia qualsiasi c'è un sistema solare al cui interno vi è un pianeta abitato in cui ci si uccide da una sessantina di anni terrestri per un fazzoletto di terra chiamato Palestina dai palestinesi e Israele dagli israeliani. I credenti si scontrano in nome di Allah e di Yahweh, i più secolarizzati ne fanno una questione di progresso verso sonno della ragione: in entrambi i casi si tratta di ideologia. E' dunque così difficile per l'uomo sbarazzarsi dell'ideologia? Uscire dall'ideologia per l'uomo significherebbe ritrovarsi in mutande a contemplare la propria miseria, l'ideologia è quel vestito che fa grande l'uomo aldilà dei suoi meriti e che ammanta di regalità anche le pulsioni più meschine (anche i gattini pisciano per marcare il territorio e da un'incauta sniffata può scaturirne una zuffa finché non imparano a farla nella lettiera).

domenica 27 luglio 2014

Manitese

Qui s'inculano tutto, al calar della tenebra, se lasci qualcosa in cortile, alla mattina non la ritrovi più, fai senza portarla in discarica. Orde di sciacalli s'aggirano furtivi nella notte, talvolta in pieno sole spariscono i soldi nei portafogli incautamente abbandonati sui sedili delle auto, ladri di polli, miserabili vite che non valgono più d'uno sputo. Un sacco di vestiti smessi è sparito letteralmente dalla mattina alla sera, bastava dirlo che glieli avrei consegnati direttamente io a domicilio (con annessa segnalazione all'autorità competente per reato di molesta povertà). La proliferazione sui citofoni di cognomi cacofonici non prelude a niente di buono (dentro di me s'agita un giustiziere della notte).

sabato 26 luglio 2014

Basterebbe la certezza della governabilità per fare di questo paese un paese 'normale', ma il fatto è che troppo spesso la stabilità qui da noi viene squalificata a dittatura, perché abbiamo della democrazia un concetto tutto nostro, da bega di campanile. In Italia democrazia non significa governo degli eletti, in Italia democrazia significa governo di tutti, belli e brutti, vincitori e vinti, sommersi e salvati. Il vinto non si rassegna e fa la sceneggiata ai piedi del principe, lo accusa di autoritarismo e gli aizza contro la plebe finché il principe, che non vuole passare per stronzo, cede al ricatto della folla. Senonché l'ultimo principe in ordine di investitura si dimostra il più stronzo di tutti e la folla s'indispettisce, scalcia e frigna, come un bambino a cui abbiano tolto il giocattolo. Dietro al nobile ideale della difesa della democrazia si nascondono le pulsioni di sempre, quelle della pletora di consorterie che chiedono udienza al principe per spillare denaro e trattamenti di favore, la dittatura dell'interesse particolare su quello generale. Una legge elettorale che dia la certezza della governabilità e un parlamento più snello ed efficiente, la linea sottile che divide il diritto di emendare dall'ostruzionismo in sé e per sé. Mi viene da pensare che un paese in cui in primis non si ha alcuna fiducia nel popolo non sia nemmeno in grado di esprimere una democrazia (l'Italia è quel paese in cui il popolo si lascia affascinare dal caudillo di turno... e allora commissariamolo e finità lì).

mercoledì 23 luglio 2014

Si vis pacem, para bellum

Che siamo vivi è un fatto; ecco, non carichiamolo di troppe aspettative questo fatto. Bisognerebbe prima dimostrare la fondatezza del diritto alla vita per stabilire un diritto alla guerra, è nel nome del diritto alla vita che solitamente si fanno più morti.
Sono livido e mi mordo le mani; «Ah, potessi non essere!» mi dico. Ma non c'è niente da fare: sono. [...] Quando la rabbia di essere mi invade talmente che non so cosa farei, e l'invidia del niente mi serra la gola, ecco, allora sono quasi nel nulla. Con l'introduzione del 'quasi' ho completato il quadro. L'invidia e il 'quasi': ho in mano un pugnale e una spada, posso combattere.

(XXXIII - L'invidia del niente. La Consolazione, Manlio Sgalambro)

domenica 20 luglio 2014

Ma la questione dirimente non era tanto chi si scopava Berlusconi (ammesso che ancora ce la facesse), quanto l'assoluta inutilità politica di uomo che era diventato un peso, di ostacolo alla novità e al rinnovamento fisiologico della classe dirigente. Ad un certo punto tutti avevamo capito che qualsiasi pretesto sarebbe stato buono per levarcelo di torno, per cui tutta questa partita di giro fra procedimenti giudiziari accessori riguardanti i costumi sessuali della terza età e patti segreti per mettere una buona parola in cambio della disponibilità a firmare fantomatiche riforme che dovrebbero mettere in moto il paese, risulta stucchevole quanto l'eterno teatrino fra l'integerrimo Travaglio e il vulcanico Ferrara, al quale oramai vanno tutte le mie più affettuose simpatie (peccato solo per tutte quelle puttanate moraliste che va sparando da anni sui temi etici, così beatamente giocondo per un verso e così cretinamente bacchettone per l'altro).

venerdì 18 luglio 2014

Sul modo più corretto di rompere le uova

Uno dice: fra israeliani e palestinesi esistono insanabili divergenze religiose, sono minchiate, ma tant'è; e fra russi e ucraini che differenze esisterebbero, che gli alcolizzati ucraini cascano in avanti mentre i russi all'indietro? Aggrappati come zecche alla propria identità, alla fine la morte non è razzista.

mercoledì 16 luglio 2014

Vattimismi (reprise)

Per essere l'ideatore del pensiero debole Gianni Vattimo ha idee fin troppo dogmatiche riguardo alla questione palestinese (e non solo). Vattimo, in buona sostanza, pensa che in ogni situazione basti individuare il potere forte e schierarsi automaticamente dalla parte del più debole per essere nella ragione, troppo facile cavarsela così (del resto Vattimo non ha mai brillato per profondità preferendo saltellare in punta di piedi sopra il terreno sdrucciolo della postmodernità). Si fa un torto alla complessità della realtà quando si sostiene sic et simpliciter che i palestinesi sono i giudei dei nazisionisti, la ragione non sta tutta da una parte né il torto dall'altra. L'Islam non è un pranzo di gala, i palestinesi stanno proprio lì dove Hamas vuole che stiano, a rendere testimonianza della miseria, a interpretare il ruolo delle vittime indifese e sacrificali, un enorme calderone di risentimento a cui viene di continuo attizzato il fuoco. Israele, per conto suo (e lo abbiamo già detto), sa di non poter cedere di un millimetro sull'occupazione del suolo patrio, oramai stanno lì, troppo antica la questione, sta scritto nella Bibbia (roba che se calasse oggi un alieno direttamente da Lambda Velorum si metterebbe a ridere). S'è mai visto un antisraeliano che non sia pure un no-tav? E infatti Vattimo è pure un no-tav. Tutta la grande vicenda del marxismo infilata in un buco dentro una montagna, come s'invecchia male... Vedo che molti amici di sinistra si attardano ancora in questi consunti stilemi di un pauperismo che fu, il suggerimento sarebbe quello di passare oltre, che i più poveri non sono sempre immacollati, come giustificati nelle loro brutalità dalla miseria che li avvolge come un spirito untuoso e malingno, né i più ricchi sempre e solo colpevoli in quanto scientificamente consapevoli del male (Pronto? Fra cinque minuti bombardiamo la sua casa, si ricordi lo spazzolino!).

martedì 15 luglio 2014

L'indifferenza

Ho ben chiara la situazione, ma è come raccontare la stessa storiella dieci volte, all'undicesima stufa e ha perso di significato. Hamas sfrutta e coltiva la miseria del popolo palestinese e se ne fa scudo (con l'appoggio ideale di gran parte dell'intellighenzia europea di sinistra), Israele cocciutamente difende il suo territorio fondando il suo diritto sopra una favoletta biblica (ma a questo punto, perché non l'Antartide?), un ammasso di idioti rimminchioniti da inestricabili questioni religiose, risucchiati dal vortice dell'azione e della reazione e che se le daranno di santa ragione da qui fino alla fine del mondo, quando l'apocalisse li coglierà con il sasso e la fionda ancora in mano mentre la terra si spaccherà sotto i loro piedi e porrà fine una volta per tutte alla grande malattia dell'umanità: vivere ancora un secolo oppure un solo minuto, non fa alcuna differenza.

lunedì 14 luglio 2014

Nel tempo che a noi serve per varare la riforma del Senato la Cina sarà cresciuta di un punto di PIL. Guai a chi tocca il Senato, per carità! E intanto pure il Vietnam si riorganizza per farci le scarpe (letteramente). Ma voi che nella riforma del Senato ci vedete un pericolo per la democrazia, ma non vi rendete conto che la democrazia, in sé, non è in grado di garantire alcunché? Ci vorrebbe un consesso di cervelloni che ne capisse veramente di economia, magari pescati all'estero, visto che in quanto membro del Bilderberg Monti non è parso poi così brillante (a meno che la sua missione non fosse proprio quella di affossarci definitivamente per conto dei Rothschild). Che futuro può avere un paese in cui per varare una riforma, ammesso e pure concesso che sia in grado di incidere positivamente, occorre prima convincere le ritrosie di almeno una dozzina di movimenti e scuole di pensiero? Abolirlo definitivamente, bisognava, che tanto per rovinare un paese basta e avanza una camera sola.
I lazzari, qui, tifavano Argentina per corrispondenza d'amorosi sensi, solidarietà fra disgraziati, inclinazione al default. Non si capisce perché un paese serio debba essere così bistrattato proprio da chi avrebbe tutto l'interesse ad abitarvi, anche idealmente, perché questa reiterata propensione al pauperismo? Perché sarebbe stata la rivincità dei derelitti, i quali, non potendo (o non volendo) far altro che affidare il proprio riscatto al gioco del pallone, si mettevano a tifare Messi per dare contro alla Merkel.

sabato 12 luglio 2014

Ananke!

Personalmente l'avrei presa molto male sapermi figlio surrogato, soprattutto di due papà, niente da ridire invece se fossi stato figlio di due mamme (magari figlio di Jodie Foster... adoro Jodie Foster). Ho un gran bisogno di figure femminili, di mamme ne avessi avute anche otto, niente da ridire, ma due papà... probabilmente sarei diventato due volte omofobo. Voglio dire, già la violenza originaria è essere messi al mondo, sapermi figlio non solo voluto, ma pure progettato scientificamente per dare un senso a vite altrui, ma dico io, con che faccia tosta ti permetti di mettermi al mondo per amore, per amore tuo? E' una critica che già rivolgo anche alle coppie "naturali", figuriamoci a quelle "innaturali" (s'intende che "l'amore" è la spiegazione più comune e se vogliamo la più romantica di una vasta gamma di pulsioni riconducibili alla riproduzione della specie). Nella battaglia epocale fra modernisti e antimodernisti a mio avviso si perde di vista la questione fondamentale della violenza originaria, l'essere gettati al mondo e risucchiati alla vita dal nulla, cuciti dentro una trama esistenziale completamente arbitraria. Tutto questo posto che esista il libero arbitrio. Perché se non esiste, allora tutto questo indaffararsi attorno alle rocambolesche vicende della volontà sarebbe pure divertente.

giovedì 10 luglio 2014

Tutto avrei immaginato fuorché questo Berlusconi rammollito dal cerchietto magico, calato in un clima da vizietto, fra barboncini e badanti lesbiche, triste ricordo di se stesso, a pensarci bene il destino naturale dell'impresario di varietà (è la morte sua). La galera è un supplizio dozzinale, roba da grillini, la realtà sa essere molto più sottile ma per intenderla bisogna saperla cogliere, spegnere l'intimo fuoco del risentimento e guardarla da più lontano, per così dire nel suo insieme, e allora a quel punto si spalancherà allo sguardo la sinfonia del grottesco.

mercoledì 9 luglio 2014

Das siebente Siegel

Se oggi la Germania si facesse un selfie sarebbe il volto della gioia.

(Per intenderci, crolla un viadotto e nessuno dice niente, così va il mondo, perdono sette a uno ed è tragedia nazionale, gente che si suicida, risse, autobus bruciati, i soliti isterismi dei popoli latini. E qualcuno accusa pure la Germania di insensibilità, che doveva fermarsi dopo il quinto per non umiliare gli avversari... quindici ne dovevano fare!).

domenica 6 luglio 2014

Alle Kühe schwarz sind

Cosa ce ne facciamo dell'opinione? Del "ma lei, dico, lei, cosa ne pensa?", come se l'opinione di questo o di quello potesse fare la differenza o essere decisiva sulla base di argomentazioni inoppugnabili. Ascoltando le repliche de La Zanzara fatalmente si finisce per prediligere Borghezio alla Kyenge, tutto finisce nel calderone, una ribollita di cazzate, il circo Barnum. Cruciani il cinico, Parenzo il paladino dell'intellettualismo di sinistra, al centesimo "ma almeno io dico quello che penso!" la mente si arrende e vaga in uno spazio vuoto, come se la sola franchezza bastasse ad elevare l'argomento ad asserzione degna di nota. Il canovaccio si regge su due personaggi ben definiti, sempre gli stessi: il libertario amico dei gay che però inneggia all'introduzione del reato di clandestinità e di accattonaggio, conseguente crisi isterica dell'intellettuale di sinistra. Ti serve un giudizio tranchant sul crocefisso nelle scuole? Chiedilo a Toscani. Te ne serve uno su Floris il comunista che passa a La7 per soldi? Chiedilo alla moglie di Ferrara, la spietata fustigatrice della sinistra al caviale, ma poi non lamentarti se il veleno è nella coda. Dai e dai, anche l'anticonformismo si conforma al conformismo.

sabato 5 luglio 2014

Apò mēchanḗs theós

Perché il credente non riesce più a opporre al laico l'argomento dell'ordine naturale delle cose che non deve essere travalicato? Perché il laico ora è in grado di mostrare che in effetti non lo travalica ma semplicemente se ne serve libero da ostacoli etici e morali. I bambini non nascono da uomini privi di utero, il principio naturale è salvo e non può essere altrimenti. Da quando l'atteggiamento scientifico ha cominciato a farsi largo fra le maglie oramai fruste di quello religioso l'eticità suprema non risiede più nella maggiore adesione all'ordine naturale delle cose (tutti noi aderiamo nel modo più esatto alle leggi della natura) ma nella maggiore capacità di manipolare le sue leggi per piegarle ai propri scopi (e cioè lo scopo di diventare sempre più capace di manipolarle, di piegarle alla sua volontà). Detto questo, che a noi così impregnati di modernità sembra quasi una banalità, si finisce per indicare come "naturale" non solo la dimensione biologica, ma pure quella artificiale perché se la natura è il dominio degli atomi allora tutto è Natura. E' proprio questo fondamento scientifico, a cui nessuno oggi può opporre alcunché, nemmeno i credenti, a far cadere qualsiasi ostacolo e non c'è umanesimo, nemmeno laico, che possa impedirlo.

Quando la fede in Dio arretra, quando rimane solo l'uomo, è chiaro che il fine è quello di godere quanto più possibile qui e ora e questa urgenza travolge qualsiasi impedimento. L'urgenza ha a tal punto conquistato i cuori e le menti che ci si è inventati pure un Dio progressista, il Dio che vuole vederci felici sulla terra, un Dio più conforme alla modernità, altro che lavorerai con sudore e partorirai con dolore! Questa figura del Padre buono e comprensivo che ci lascia liberi di essere felici viene a sostituire l'idea del terribile Dio veterotestamentario, una nuova specie di Dio che si confà anche a Vattimo. Penso invece che se si volesse essere coerenti al sommo grado con tutto quello che si è detto occorrerebbe far cadere anche questa ultima ed estrema necessità di patrocinio, ma non sarà così perché il "Dio progressista" va a riempire proprio quel vuoto di senso che ci lascerebbe in balia delle mute leggi del cosmo, vero deus ex machina che per risolvere il guaio in cui ci siamo cacciati deve incredibilmente andare contro la stessa Weltanschauung in cui ci siamo immersi. La modernità è un affare complicato ma in fondo anche un po' comico.

Omo faber

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando facevo il laicista duro e puro, oggi la vedo diversamente e cioè che così come non esiste più alcun appiglio di carattere moralistico e religioso in grado di negare per principio la maternità surrogata anche per le coppie gay, così nemmeno il pensiero laico è in grado di addurre argomenti che vadano al di là della semplice adesione al principio della massima libertà individuale. Ma chi l'ha detto che questo deve essere il principio che deve avere precedenza sugli altri? Hanno buon gioco i credenti a battere su questo tasto, è sempre una volontà che si fa carico di sostenerlo. Si capisce quindi che, volontà per volontà, vince chi fa la voce più grossa (e qui ritorna Nietzsche, l'esperto in nichilismi). Caduto il velo su Dio spazi sempre più ampi vengono a crearsi per l'uomo (l'homo faber, il produttore di scopi) e ai credenti non resta che fare leva sul concetto di hybris, sul timore del castigo che coglierà chi si azzarda a travalicare i limiti imposti dalla Natura, ma quale castigo dovrebbero temere i non credenti se non credono in Dio? E' una manovra disperata, una tattica di contenimento delle perdite. Piuttosto la domanda é: perché tutti vogliono essere sempre più liberi? Che genere di consolazione pensano di trovare nella libertà? Non lo so. Come già saprete, concepisco il desiderio di concepimento come supremo atto egotico travestito da virtù, "ti faccio dono della vita" e mi offendo se non lo apprezzi. Voi capite quanto mi sembri dunque stucchevole questo scimmiottamento della famigliola tradizionale, che pare un quadro della natività del Mantegna: io ho bisogno di sentirmi padre, dunque per questo ti metto al mondo, non finirà mai (è un allevamento di conigli).

giovedì 3 luglio 2014

Piange il Telemaco

Quando ha attaccato col selfie, devo dire la verità, m'è passata davanti tutta la cretineria berlusconiana (ecco, mi sono detto, adesso attacchiamo con quella renziana, alla cretineria non c'è mai fine), tutto questo giovanilismo fuori luogo e un po' cazzone e mi dicevo: ma perché mi devo vergognare anche per lui? Telemaco torna a casa e trova sua madre a letto con il presidente della Bundesbank (in quel "e ci dice anche cosa dobbiamo fare" c'è tutta la misura del trionfo dell'apparato tecnico-economico su quello democratico, Strasburgo è ormai solo un paravento).

mercoledì 2 luglio 2014

Abissinia

A forza di ascoltare Buttafuoco alla radio, fra citazioni battiatesche, reminiscenze del carcadé ed elogi del ramadan qualche dubbio sull'effettivo valore del ventennio pure m'è venuto, mi dico, qualcosa di buono ci doveva pur essere nel fascismo se gente per bene come Buttafuoco ancora si attarda in una imperterrita e struggente commemorazione del bel tempo che fu (è proprio vero che fa più l'ambiente dell'argomento, questione di imprinting). Alla base c'è questa idea d'essere stati defraudati del proprio credo da una banda di corrotti dediti alla pratica promiscua della democrazia (badogliani senza spina dorsale), è proprio l'ideale nietzschiano della schiatta superiore privata della sua forza dai deboli ben organizzati. E antimodernista, per giunta, come se tutta la tecnologia, dopo il futurismo, fosse lì per complottare contro la spiritualità ma soprattutto contro la poesia, cortese con le fimmine e compiaciuta di buttanissima Sicilia. Ho scritto già una lettera al governatore della Libia.

martedì 1 luglio 2014

La resistenza è inutile

Produce crisi anche il cambiamento di paradigma tecnologico, ad esempio il mio settore, quello tessile-manifatturiero, sta mutando così rapidamente che l'esperienza che ho accumulato in quindici anni di lavoro presto non servirà più, cadrà in obsolescenza. Occorre in definitiva imparare il lavoro continuamente da capo, ma ho già quarant'anni e a fronte della difficoltà sempre più crescente di farmi assumere mi vedo alzare di continuo l'età pensionabile. A cosa conduce questo? Conduce a un'impossibilità di vivere. E' un arretramento dell'uomo di fronte a quell'apparato tecnologico che egli stesso ha approntato per migliorare il suo tenore di vita, senonché l'apparato ha preso il sopravvento e le sue logiche, improntate all'aumento indefinito della potenza, esige dall'uomo la stessa efficienza delle macchine. Temi già abbondantemente trattati, masticati e digeriti dal pensiero filosofico e non. Si sentono inadeguati i vecchi come i giovani, l'apparato tecnologico esige la trasformazione dell'uomo in qualcosa che umano non è e non credo vi sia possibilità di scelta (ma comunque lasceremo che gli idealisti ci sbattano le corna, non sia mai che per caso trovino la soluzione).