giovedì 29 febbraio 2024

Zaia Mosè ha fatto le casse di espansione e ha salvato il popolo veneto diretto alla terra promessa, io non voglio dire, ma quando ero ragazzo c'erano le golene che sono la stessa cosa delle casse di espansione, le golene venivano allagate per fare sfogare il fiume quando Zaia frequentava ancora la scuole enologica a Conegliano e io davo l'esame di terza alla scuola media di Sermide, perché adesso pare che Zaia abbia inventato tutto lui, l'ornitottero, il paracadute, le porte vinciane ancor prima di Leonardo da Vinci, la vite di Archimede Pitagorico, il codice atlantico per l'occasione ribattezzato codice zaiatico, quando in televisione attaccano con una narrativa non la smettono più finché non ti esce dalle orecchie. C'erano dei posti vicino all'argine del Po che sembravano la Contea degli Hobbit, dimora degli iperborei, non per nulla da alcuni situata proprio presso l'Eridano, il fiume che scorreva nella Pianura Padana e in cui precipitò Fetonte, il dio dei fetenti. Fetonte precipitò in una cassa di espansione voluta da Zaia, lare, nume tutelare del focolare, magistrato delle acque, protettore dei commerci e dei mobilifici di Cerea: troppo scortese chiedere un terzo mandato?

Cadono le arance di fronte a casa, ieri le abbiamo raccolte, poi stanotte è venuto giù il finimondo e stamattina da capo, queste ormai se ne staranno lì come monito per le altre, e ciao. Le vai per spiccare e sembrano aggrappate all'albero come naufraghe all'ultima scialuppa, non c'è torsione che tenga, arriva una botta di vento e plop, cadono a terra come pere (cioè come arance). Io poi non le posso mangiare, mi viene un'acidità che mi si propaga per tutto lo sterno come un'angina. Fosse per me le lascerei lì come nature morte finché muoiono per conto loro, finché ritornano alla terra, polvere sei e polvere ritornerai, memento mori. A me piace il colore, globi di sole in mezzo alle foglie verdi, qualcosa di antico, di omerico, le vacche del sole, mi è sempre piaciuto l'arancione, me lo dicevano sempre i miei capi, che facevo tutte le cravatte gialle, tutti i vestiti gialli, tutte le sfumature di arancio. Qui, nel nostro ideale giardino epicureo, le arance rappresentano la vita, e anche la gastrite.

Rientrato un attimo su twitter per seguire il calcio me lo ritrovo come lo avevo lasciato, anzi peggiorato, disabituato come sono al cronico scacazzamento di sentenze geopolitiche e disvelamento di segreti taciuti al genere umano, mi risulta tollerabile solo lo streaming di videocazzate, e anche quello a piccole dosi, la cura Ludovico, i gattini, i cagnolini, quelli che cadono e si fanno male, le comiche di Stanlio e Olio attualizzate al gusto di Tik Tok. Ci sono delle posizioni da assumere su tutti i fatti del mondo, dal femminicidio alla guerra in Ucraina, ci sono dei libri che nessuno conosce che dicono tutta la verità, non hanno interesse a renderli noti, la cricca liberal che detiene il potere mondiale, ci vogliono convincere che l'elettrico è il futuro dell'umanità, che il clima sta cambiando, che è giusto mangiare i grilli che guarda caso sono kosher, Navalny come Assange, anzi no, anzi sì, anzi nì, gli atlantisti, l'Eurasia, davvero un bel consiglio di amministrazione di laureati in scienze politiche mi sono trovato, non li sopporto più, i libertari e i democratici di sinistra. Avere delle opinioni è da cafoni.

martedì 27 febbraio 2024

L'ho già detto, come epica preferisco L'Odissea al Vecchio Testamento, l'Odissea è di una bellezza già compiuta in sé, che trascende il tempo, e parliamo degli stessi uomini, Abramo e Odisseo, proprietari di greggi, allevatori, ma con una allure completamente diversa. Com'è possibile che gli stessi olocausti, le stesse guerre, lo stesso mare, gli stessi ulivi, possano generare due narrazioni così qualitativamente distanti tra di loro non si sa, un'ipotesi è che si tratti di scrittori di levature diverse, ma qui più che di singoli scribi si tratterebbe di intere culture orali fissate su papiro, letteratura espressione di un'intera stirpe, ed entreremo fatalmente in un ginepraio dal sapore nietzschiano, romanticheggiante nella sua nostalgia dei classici, che ci porterebbe forse troppo lontano e in territori non sempre limpidi. Sicché, converrete anche voi, forse se oggi celebrassimo Giove invece del Dio abramitico ci porterebbe più benefici, stilisticamente parlando.

lunedì 26 febbraio 2024

Leggevo la storia della fondazione del moderno stato di Israele e vedevo come tutte le cose siano state fatte nel modo più storto possibile, sì da ingenerare scientemente il più grande casino mondiale possibile. Ai tempi del protettorato inglese già le due fazioni si erano organizzate per aversi in odio nel modo più accurato e preciso: popolo arabo e popolo ebraico, fondazione teologica del diritto: questioni di sangue, figlio prediletto e figlio di schiava: Isacco e Ismaele. Irredentisti sionisti mettono una bomba al quartier generale britannico: 91 morti, 41 feriti: a morte l'occupante. L'Onu interviene col suo accuratissimo piano di pace: versata una tazza di caffè sulla mappa, le chiazze scure agli israeliani, quelle chiare ai palestinesi. 14 maggio 1948: dichiarazione unilaterale della nascita dello Stato di Israele: c ripigliamm chell ch'è o nuost. Gli inglesi levano le tende (Ponzio Pilato). Egitto, Siria, Libano e Giordania attaccano il neonato stato israeliano: a morte Israele! Davide contro Golia: le forze arabe arretrano, Israele si prende la Galilea: 711,000 profughi palestinesi. Fin dall'antichità gli Ebrei della Giudea nutrivano disprezzo per gli abitanti della Galilea, galilei terroni: confondevano le lettere ajin e aleph, per questo ai Galilei non era permesso leggere le preghiere pubbliche in Giudea (fonte). Passione per lo sbudellamento così ben testimoniata dai testi sacri, a brigante, brigante e mezzo: occhio per occhio dente per dente fino all'ultimo pelo del naso, regolamento di conti di conti che non tornano mai.

Libertà significa essere felici nella necessità in cui si viene trascinati, questo lo aveva capito bene Spinoza, finché questo non diventa un sentire comune non si può dire di vivere nella verità, ammesso e non concesso che vivere nella verità sia di qualche beneficio. Per cui quando sento tutti i discorsi sulla liberazione dell'uomo, che sia per via di comunismo o di capitalismo, mi dico semplicemente: va bene, ma stai calmo, quel che può essere libertà per te può non esserlo per l'altro. Chi si trova bene nel capitalismo ne celebrerà le magnifiche sorti e progressive, l'escluso, l'emarginato dai magnifici benefici del libero mercato, attribuirà all'anticapitalismo il più alto valore morale, ma entrambe le posizioni sono vere quanto una piantina di plastica, vera, lei, nel suo essere plastica, ma non la clorofilla che si spaccia di essere. E in tutto questo, mi direte, dov'è la giustizia? La giustizia è un'invenzione umana, come il dio di Feuerbach.

venerdì 23 febbraio 2024

Sono arrivato al Levitico e la Bibbia si è fatta elenco ossessivo-compulsivo di riti e di protocolli religiosi.

1 Nel caso che la sua offerta sia un sacrificio di comunione, se offre un capo di bestiame grosso, maschio o femmina, lo presenterà senza difetto davanti al Signore, 2 poserà la sua mano sulla testa della vittima e la scannerà all'ingresso della tenda del convegno, e i figli di Aronne, i sacerdoti, spargeranno il sangue attorno all'altare. 3 Di questo sacrificio di comunione offrirà, come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, sia il grasso che avvolge le viscere sia tutto quello che vi è sopra, 4 i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato, che distaccherà insieme ai reni. 5 I figli di Aronne faranno bruciare tutto questo sull'altare, in aggiunta all'olocausto, posto sulla legna che è sul fuoco: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito in onore del Signore. (Levitico, 3, 1)

I leviti, casta sacerdotale della tribù dei Levi, furono gli unici a non ricevere una terra perché la loro ricompensa era servire il Signore. Sacerdoti e beccai, allo stesso tempo chierici e macellatori, esperti nel distinguere gli animali dall'unghia del piede:

1 Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse loro: 2 "Parlate agli Israeliti dicendo: "Questi sono gli animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra. 3 Potrete mangiare di ogni quadrupede che ha l'unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina. 4 Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l'unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete impuro; 5 l'iràce, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, lo considererete impuro; 6 la lepre, perché rumina, ma non ha l'unghia divisa, la considererete impura; 7 il porco, perché ha l'unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete impuro. 8 Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; li considererete impuri. (Levitico, 11, 1)

La fortuna del porco è che non rumina; diversamente l'iràce rumina, ma ha le zampine pucciose, salvo anche lui. Ciononostante il porco non si può mangiare, ma si possono mangiare le cavallette:

20 Sarà per voi obbrobrioso anche ogni insetto alato che cammina su quattro piedi. 21 Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra. 22 Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acrìdi e ogni specie di grillo. (Levitico, 11, 20)

Se lo sa Fabristol, il mio amico libertarian, che gli insetti sono kosher...

Ricette per cucinare l'iràce?

Dopo il covid non credo più nell'umanità, dev'essere intervenuta una strana sostituzione, una notte in cui eravamo tutti impegnati in visioni apocalittiche, dell'intero genere umano. Io mi sento sempre lo stesso, ma chissà che anch'io non sia stato sostituito nel sonno, impiantato l'intero mio io su un cervello positronico; un domani mi troverò anch'io uno sportellino nel braccio, come in quel racconto di Philip Dick che lessi da ragazzo, La formica elettrica, un cilindro traforato, come quelli dei carillon, che mi fa pensare di vedere certe anatre dove invece non ci sono. Ma insomma, tutto questo lungo giro di parole per dire che prima del covid pensavo anch'io a una possibile soluzione, dopo ho smesso: non ci sono soluzioni, formule teosofiche o filosofiche, niente di niente, l'unica salvezza è evitare il genere umano, eccitarlo il meno possibile, non fissarlo mai negli occhi, non fargli capire che hai paura, altrimenti sei fritto.

giovedì 22 febbraio 2024

Questi librettisti, dicono "barocchi", come Giovanni Francesco Busenello per l'Incoronazione di Poppea, ma anche Striggio figlio per l'Orfeo o Da Ponte per Mozart, erano come in stato di grazia, non una parola fuori posto, eleganti, sfavillanti, connubio perfetto tra forma e sostanza, grazia che evidentemente si è persa nei librettisti ottocenteschi, così pompieri e pretenziosi nell'imitare i classici, per esempio nel buon Francesco Maria Piave (l'intelligenza della stupidità, cit. Savinio) o nello scapigliato Arrigo Boito (la stupidità dell'intelligenza, idem). 

A documentare la stupidità di Piave si cita «Il balen del tuo sorriso», «Raggiante di pallor», «Sento l’orma dei passi spietati», «Il raggio lunare del miele». E pensare che se un giorno vorremo trovare un equivalente di Rimbaud, di Hölderlin, di Nietzsche poeta, ci toccherà tirare fuori il povero Piave! (Savinio, Alberto. Narrate, uomini, la vostra storia)

Mentre Striggio figlio:

Io la Musica son, ch'ai dolci accenti.
Sò far tranquillo ogni turbato core,
Et hor di nobil ira, et hor d'Amore
Poss'infiammar le più gelate menti 

Insomma, il verso è peggiorato notevolmente, un filo marrone unisce Francesco Maria Piave a Mahmood (Cinque cellulari nella tuta gold/Baby, non richiamerò).

("barocco", si sa, fu in origine termine spregiativo per designare la bizzarria, l'eccesso, il kitsch, senonché le parti col tempo si sono invertite e il rigorosissimo ottocento è diventato alla fine più kitsch dell'impeccabile barocco).

mercoledì 21 febbraio 2024


Amici, è giunta l'ora
Di praticare in fatti
Quella virtù che tanto celebrai.
Breve angoscia è la morte;
Un sospir peregrino esce dal core,
Ov'è stato molt'anni,
Quasi in ospizio, come forestiero,
E se ne vola all'Olimpo,
Della felicità soggiorno vero.

Itene tutti, a prepararmi il bagno,
Che se la vita corre
Come il rivo fluente,
In un tepido rivo
Questo sangue innocente io vo' che vada
A imporporarmi del morir la strada

A forza di leggere l’Antico Testamento m’è venuta l’ispirazione per una cosmogonia personale:

“Dapprima il Principio creò l’ordine del cosmo così come lo conosciamo, con i suoi grandi spazi, le galassie, le stelle, lo creò come palcoscenico vivente di tutti i fenomeni. Poi il Principio scelse i pianeti come luoghi deputati alla vita, fece emergere dalla terra come cuspidi sporgenti da un piano le piante, gli animali e gli uomini, e sistemò le cose in modo che fossero una volta irradiati dalla luce delle stelle vicine e una volta avvolti dalle tenebre dello spazio interstellare, perché la notte porti consiglio, più tutta la varietà dei fenomeni atmosferici: pioggia, neve, grandine, nebbia umida e calura estiva, perché così come ci vuole l’asciutto ci vuole anche il bagnato.
Il Principio non ha forma, non è nessuna delle cose che esistono ma è in tutte le cose che esistono, è la loro stessa ragione, la norma entro cui assumono il loro particolare aspetto. Il Principio è muto, non giudica, non agisce secondo volontà, è come un ingranaggio che trasmette un movimento, ma oltre al movimento non trasmette nient’altro.”

In ogni cosmogonia che si rispetti c’è sempre una divinità: la mia è il Principio, ma più che una divinità vuole essere, per l’appunto, un principio. Il Principio è il Logos, il Logos oggi ha assunto la forma delle Leggi della Fisica. Gli uomini, per tanto che appiano progrediti, pensano per categorie antiche, più o meno sempre le stesse: ci sono delle leggi che governano il mondo, o esse gli vengono comunicate dagli dei, o sono essi stessi gli dei incaricati di portarle alla luce: l’uomo, il prometeo moderno, è il dio incaricato di portare alla luce le Leggi della Natura, comunicate ai leviti della scienza moderna per illuminazioni successive sui tanti monti Sinai sparsi sulla terra: i laboratori scientifici. 

Io mi sento un uomo antico, la spiegazione scientifica non mi basta, quella religiosa non mi affascina, ho bisogno di un sapere più prezioso, indi, in assenza di altro, creo da me la mia cosmogonia: chi fa da sé fa per tre.

lunedì 19 febbraio 2024

Vedi, a me non piace la frutta, soprattutto quella che viene dagli alberi, a me piace la frutta che si trova negli yogurt, quella nelle vaschette di polistirolo, quella sottovuoto nel cellophane, a me piace il sapore industriale dei frollini cotti nel forno ad arco, quello della pizza surgelata scongelata, gli aromi artificiali dei crackers, la confetture di fragole al sapore di cingomma, le caramelline all'arancia senza zucchero perché mi parlano di progresso, di avanzamento civile, la natura appartiene al passato, il presente è pavimento in gres porcellanato, scopa a vapore, piano cottura con aspiratore, forni a microonde dove scaldare pietanze già preparate in ambiente sterile. Io le arance spiccate dall'albero non le mangio perché sono state impollinate dagli insetti, io preferisco quelle del supermercato che le hanno impollinate gli scienziati: un bel giorno produrremo così tanta amuchina da disinfettarci tutta la foresta sbergine, ma fino a quel giorno io la frutta cresciuta sulle pianta non la mangio. (scherzo, ho appena raccolto le arance dall'albero, non mi era mai capitato, fino a qualche anno fa pensavo che le arance crescessero sottoterra come le patate o sopra piantine simili ai pomodori).

Storia dell'arte: Keith Haring

Keith Haring col suo horror vacui pieno di omini del cazzo (letteralmente), confinato nella cultura pop degli anni '80 e rimasto lì, a farsi i seghini con gli omini nervosini. Che poi uno dice: be', Keith Haring pare niente, ma c'è tutto uno studio dietro, c'è Capogrossi dietro. Non scomodiamo Capogrossi e il primordialismo plastico, per carità, al massimo dietro Keith Haring ci sta La Linea della Lagostina (quanto mi irritava da piccolo, mi metteva una mestizia addosso, e un tale nervoso, che ancora adesso mi fa venir voglia di affondare gli incisivi dentro una gommina della Ständler). Intesi che la cultura pop è ormai un bagascione che si trascina stracco fra buste della spesa e rigurgito di trapper (trasü de ciòc), passa Banksy con uno stencil e ti nobilita il locale pompe. No io non la capisco più l'arte contemporanea, sto rivalutando Bouguereau perché sapeva disegnare i piedi (anche se devo dire, secondo me era un po' pervertito Bouguereau).

domenica 18 febbraio 2024

Ho sempre meno l'ambizione di dire la mia sui fatti del mondo e dunque mi si pone il dilemma: di che cosa scrivo io su questo blog? Torto o ragione sono irrilevanti, è più esatto avere torto, la concordia è una forma di disciplina. Alla fin fine mi risultano sempre più odiosi gli esseri umani e la beata solitudine di un mondo in cui l'umano genere sia dissipato una volta e per sempre mi appare come l'unica isola benedetta, D. H. G.: unica monarchia la precisa concatenazione delle leggi dell'universo: amen.

martedì 13 febbraio 2024

È carnevale, non ho niente da mettermi, il vestito da Zorro ormai mi va stretto, interpretare se stessi allora, che noia, d'altronde ogni sette anni le molecole del nostro corpo si rigenerano completamente, navi di Teseo, ogni sette anni non siamo più noi, nemmeno a sforzarci di interpretarci. È la memoria che ci tiene uniti: ho memoria del mio costume da Zorro e di uno da pirata dei Caraibi, invero inturbantato come un pascià di Persia, un po' di confusione, e poi un ultimo e vergognosissimo costume da ufficiale di marina. Ogni sette anni non siamo più noi, potremmo risparmiare sui costumi, ogni sette anni. Sono io ma non sono più io: chi sono? L'incredibile Hulk, l'uomo ragno, il blogger noto come formamentis. 

mercoledì 7 febbraio 2024

Il direttore "artistico". Arte, da ars, abilità, capacità. Arte circense, arte amatoria, ars oratoria, l'arte di insultare. Anche noi, nel nostro piccolo, siamo tutti artisti: il modo in cui artisticamente sollevo i piatti sullo scolapiatti dopo anni di esperienza e di pratica: practice makes perfect. Eppure da quel "artistico" il mio palato raffinato si aspetterebbe qualcosa di più: bella musica, per esempio. Ma forse l'abilità a cui fa riferimento quell'arte così sapientemente diretta dal conduttore Amadeus è l'arte di vendere i barattoli sugli scaffali della grande distribuzione. Tutto è arte, anche la cacca: l'orinatoio di Duchamp era un "sottofondo simbolico", non andava preso alla lettera. Amadeus: il Mozart del preserale. Kermesse, dal neerlandese kerkmisse, "messa di chiesa" e cioè "festa del patrono", Sanremo come la festa del santo patrono, tutto si tiene, il cerchio si chiude.

La Traction Avant della polizia giudiziaria che si vede dentro il Maigret con Bruno Cremer, filologicamente corretta: del 1949. Datemi una fotografia e vi disegnerò il mondo. I due grandi baffi della Citroën sulla griglia ispirati alla dentellatura degli ingranaggi a cuspide, primo prodotto della futura casa automobilistica. Una preminenza industriale, quella della vecchia Europa, dove un ingegnere poteva un tempo permettersi di produrre ingranaggi di un particolare tipo e fondarci sopra un'industria di automobili. Non è più così, perduto quel capitalismo delle origini anche semplice nel suo funzionamento, come un ingranaggio meccanico, ora invece proteiforme, come le nuvolette elettroniche dei cloud. Sarebbe piaciuta anche a Marx.

sabato 3 febbraio 2024

Uova strapazzate

Per godere la nostra pax occidentalis altri popoli soffrono la guerra, pazienza: per fare una frittata bisogna rompere le uova. A tal proposito ho trovato traccia di un saggio di Hannah Arendt, Le uova alzano la voce (una critica del totalitarismo comunista). In un altro suo saggio, Gli ex comunisti, Hannah Arendt conclude laconicamente: “Nell’azione, rompere le uova non porta mai a nulla di più interessante che al semplice rompere le uova. Il risultato è identico all’attività stessa: uova rotte, non una frittata.” Io, nel mio piccolo, vedo la storia come un intreccio organico di fatti imprescindibili, vedo il grande mollusco occidentale che si agita e muta forma per rispondere al suo istinto di conservazione, e chi ne sta al di fuori lotta da par suo per lo stesso principio. È pur vero che il grande mollusco occidentale si presenta più o meno candidamente al mondo come soluzione universale e non come semplice tentativo di dominio di una cultura sulle altre. Tant'è: tutti lottano e per lottare rompono le loro uova, pensando che dalle uova ne uscirà un'omeletta, cioè una struttura ordinata, con una sua logica formale. Qualcosa pure ne esce sempre, ma forse aveva ragione Arendt: non è una frittata, sono uova strapazzate.

Non ho la pazienza di dedicarmi al mondo attuale, leggo per curiosità la Bibbia e mi sono tuffato nella traduzione dell'Ulisse, un libro mondo, l'universo monade, ho trovato un mio metodo di lavoro: prima traduco alla bruta, poi rileggo e correggo la musica e le frasi idiomatiche (ogni testo ha una sua musica che deve essere suonata). È tutto un flusso di frasi idiomatiche la traduzione dei libri, soprattutto per libri così ricchi e complessi come l'Ulisse. Sono arrivato alla fine dell'episodio otto, Lestrigoni, i cannibali mangiatori di uomini, ed è tutto un parallelo con i mangiatori che Bloom osserva schifato nel locale dove era entrato per mangiare, poi ripiegando sul baretto di Davy Byrne, tutt'ora esistente. Storia, politica, filosofia, teologia, letteratura, racconto erotico, tutto si tiene in questa monade delle monadi che è l'Ulisse, aiuta a capire anche l'attuale, e il cerchio si chiude. Posto che dobbiamo per forza capire l'attuale. L'Ulisse, per esempio, con il suo flusso di coscienza, è un'istantanea formidabile di un luogo e un periodo storico, un attuale eterno. I testi di storia non riescono a rendere l'attualità della coscienza degli uomini in un dato momento, riassumono, si compiacciono delle teorie, inquinano, intrisi di sentimento moderno, la storia passata: dunque storia ancella della letteratura, quando la letterature però è alta.

venerdì 2 febbraio 2024

Giuda e Tamar

Genesi 38, 6, storia vera: Giuda, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, dà in sposa la bella Tamar a suo figlio Er, ma Er si rende odioso agli occhi del Signore e il Signore lo fa morire. A questo punto, per la legge del levirato (levirato tutto attaccato), la consegna al figlio successivo, Onan, affinché ella abbia un figlio legittimo che verrà considerato figlio di Er, in contumacia (giumente e stalloni, leggi patriarcali, il patriarca Abramo, il patriarca Giuda, allevamenti intensivi).

Allora Giuda disse a Onan: "Va' con la moglie di tuo fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità a tuo fratello".

Ma a Onan, sapendo che ogni volta che si unisce a Tamar ("ogni volta") la prole non sarebbe stata sua, disperde per terra il seme interrotto alla fine del rapporto.

Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva il seme per terra, per non dare un discendente al fratello

Ciò che egli fa è male per il Signore e il Signore lo fa morire (sentenza di morte per non aver inseminato la cognata).

Giuda a questo punto si fa due conti: avanti così e non mi restano più figli, meglio far ritornare la plurivedovella da suo padre, a Tinma, così, giusto per precauzione.

Passa il tempo e, dopo un grave lutto in famiglia, Giuda si reca a Timna per far tosare le pecore. Tamar viene avvertita: sta arrivando tuo suocero (per far tosare le pecore). A questo punto Tamar, visto che il figlio superstite di Giuda, pur se cresciuto, non l'è stato messo a disposizione, s'inventa uno stratagemma:

Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enàim, che è sulla strada per Timna.

Giuda la vede e la prende per una prostituta (il mestiere più vecchio, il mestiere più vecchio del mond):

Quando Giuda la vide, la prese per una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: "Lascia che io venga con te!". Non sapeva infatti che era sua nuora.

Tamar dice: ok, ma che mi dai in cambio? Un capretto, dice Giuda. Ok, dice Tamar, ma lasciami una caparra. Ok, dice Giuda, cosa vuoi per caparra? Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano, dice Tamar. Detto fatto, Giuda le consegna carta d'identità e codice fiscale e si unisce senza saperlo alla nuora, ella rimane incinta.

Quando Giuda le fa consegnare il capretto della bella prostituta non c'è più traccia, domanda in giro: avete visto quella prostituta? Quale prostituta? Gli rispondono indignati gli abitanti del posto, qui da noi non ci sono prostitute. Giuda torna a casa perplesso, senza documenti.

Passano tre mesi e qualcuno viene a dire a Giuda che sua nuora si è prostituita ed è rimasta incinta. Indignato, Giuda tuona: sia tratta fuori dalla città e bruciata! (proprio lui, il puttaniere). Allora Tamar mentre viene condotta fuori dice:

"Io sono incinta dell'uomo a cui appartengono questi oggetti". E aggiunse: "Per favore, verifica di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone".

Giuda li vede ed esclama: porco Giuda! Giusto così, giusto così: non le ho dato il mio figlio superstite e lei si è servita di me.

Tamar diede alla luce due gemelli: Zerach e Peres, antenato di Gesù, nato da truffaldina copula.

E questa storia da Mille e un notte solo per ribadire il rispetto del levirato, unione di riparazione tra cognata e cognato.

giovedì 1 febbraio 2024

Genesi/3

Ho finito la Genesi, sono sazio di progenie, copule, gelosie, accoppamenti, fratelli coltelli, un libro che inizia con "Sia la luce. E la luce fu" e prosegue con "Per questo gli Israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico, che è sopra l'articolazione del femore, perché quell'uomo aveva colpito l'articolazione del femore di Giacobbe nel nervo sciatico". Nervo sciatico non kosher, però è permesso comunque curarselo, se si infiamma. Chissà, magari ad averla fatta scrivere a Omero e al suo collettivo acheo, epi oinopa ponton... Nella Bibbia tutto è più ferino: stirpi di uomini ridotte a mandrie di bestiame, sposta qui, porta là, su e giù per la Palestina, roba mia, roba tua, attento a te, don't mess with the people of God. Non lo so, mi sembra tutto piuttosto primitivo, e mi fermo qui per rispetto del popolo ebraico.