sabato 30 giugno 2012

E' un'illusione la solitudine, una suggestione, come il caldo, come il sentirsi bagnati quando si è asciutti, è una grandezza percepita. L'infelice e l'impassibile sono la stessa persona, basterebbe avere solo la forza sovraumana di ignorare i sintomi e percepirne per tempo le avvisaglie, e scacciarla via come si allontana qualcosa di estraneo che non ci appartiene. E' forse una gara tra noi e loro? Buona parte della solitudine mi ricade addosso per l'invidia, smettere di invidiarli e ristabilire l'autostima mi aiuterebbe a rientrare nei ranghi. Poi, come incoraggiamento, avere per le mani un corpo, un aggeggio, una fantasia o qualcosa di simile per avere l'illusione di essere in due oppure per dimenticarsi proprio di esistere.

venerdì 29 giugno 2012

Niente paturnale stasera, tengo parenti e la famiglia mi rilassa. Le nubi si stanno diradando come soffiate via da un vento improvviso, d'altra parte domani è sabato. Il desiderio è un compagno mutevole, quello che ieri sembrava essenziale, questione di vita o di morte, oggi sembra irrilevante o perlomeno marginale. Mi piace mettermi alla prova, tuffarmi dentro i miei malumori e toccare le ferite per vedere se fanno ancora male. A volte sì a volte no, è un mistero. Comunque troppe sovrastrutture inceppano il desiderio, troppe prudenze, troppe precauzioni, abbandonarsi senza farsi domande sarebbe la cosa migliore... come qualcosa di misterioso nascosto nella jungla, rumori inquientati, scricchiolii, si accendono come scintille i suoni della notte e dal profondo di un dirupo sale un boato sordo che avvolge il buio come in un manto, lo senti in gola, ti prende lo stomaco, la terra trema sotto i tuoi piedi, chi sarà mai, è superman, è batman, è l'uomo ragno? No, è il vicino che scopa.

giovedì 28 giugno 2012

Vi dico come funzionava: il sogno s'impadroniva di me, l'illusione diventava realtà e cose impossibili prendevano forma come se fossero vere, esplodevano a colori, come fuochi d'artificio. E' un bisogno profondo che ho dentro fin da bambino, un desiderio disperato di sentirmi amato che produce un mondo, perlopiù fittizio ma solo per me reale. Amplificato qualora corrisposto. Comunque vivido anche se impossibile. E' un dato di fatto, mi eccita il dolore, patito ma anche inflitto, fino a rovinare le storie buone e a pretendere chissà cosa da quelle cattive, la storie facili semplicemente mi annoiano. Il dolore è il mio antidoto all'apatia, tagliarsi per risvegliarsi, è così e ci devo convivere. Con queste premesse sarà difficile navigare in acque tranquille, vado tenuto acceso come la fiamma olimpica, altrimenti, lo vedete bene, devo procurarmi assolutamente delle fantasie, la realtà è per me troppo monotona per lasciarla scorrere via senza interventi di restauro. E qui interviene la scrittura, il prodotto raffinato di tutta questa tensione che mi si accumula dentro e ogni tanto deve aprire le sue faglie. Vi lascio alla partita.

mercoledì 27 giugno 2012

Finite le lacrime è rimasto un grumo, il corpo cavernoso, un sollievo che conduce alla rabbia, alla volontà di potenza ma senza la possibilità di potere. La mia malmostosità sta raggiungendo livelli di guardia, la devo gestire bene, è tutto quel che mi rimane. Qualcuno più perspicace di altri mi dice: impossibile, sei tu che non ti vuoi far prendere. Io rimango un po' interdetto. Le coppiette, vogliamo parlare delle coppiette? Forti della loro messa in scena di vita coniugale pontificano sui rimedi alla solitudine, consigliano, filosofeggiano sul tuo corpo ferito, si prendono la licenza di compatirti, ma non hanno ben capito chi hanno davanti, lei non sa chi sono io e in fin dei conti non riuscirebbe nemmeno a capirlo... l'impossibilità di ottenere giustizia. Ecco, appunto, la giustizia, altro tòpos delle nostre vite di illusi, ma quando mai prentendi di ottenere giustizia, che cos'è? Ma quale bacato concetto dell'armonia ti hanno messo in testa i greci, proprio loro che finiranno per uscire dall'euro? Ma una vita può benissimo sfuggirti di mano, non c'è un nume tutelare, un consiglio superiore della magistratura celeste che distribuisce equamente le gioie e i dolori, non c'è. Prenditi quello che ti spetta, se puoi, e se non puoi cambia strada, altri rimedi non ce ne sono.

martedì 26 giugno 2012

Patùrna o Patùrnia, di etimologia incerta, forse dal greco πάθος, passione. Malumore, stizza, melancònia. Celebri i Paturnali, ciclo di festività religiose romane dedicate al dio Paturno, protettore del ciclo mestruale. Credo di avere le ovaie, da qualche parte intendo, sennò non si spiega. Un ciclo di un mese con opzione per i cinque successivi. A nascere donna avrei fatto prima, uh, che gatta morta sarei stata! Ma così, a ritrovarmi maschio, mi saltano tutte le strategie. Suscito il senso materno, invece di guardare indietro dovrei guardarmi avanti, gigolò per signore attempate, milf in cerca di toyboys, è un'idea. Potessero passarmi col buscopan, i dolori, intendo. O magari non è il ciclo, è tutta un'altra cosa, magari aspetto un bambino, ve lo immaginate? Forma che diventa papà... ah, non mi ci fate pensare.

lunedì 25 giugno 2012

Ho abbattuto la disperazione e questo è già un buon risultato, ora sarà davvero interessante capire come gestirò il peso della solitudine. Probabilmente mi perderò di nuovo nel mio mondo di elucubrazioni, sarà lunga la strada verso la felicità. Tra parentesi, non vedo nessuno partito da lontano per esistere con me, che in questo momento pare sia l'unica cosa che mi interessa e che occupa tutta la mia corteccia cerebrale. Un po' di sollievo mi viene dalla speranza, anche se falsa, speranza è un nume che fa sempre comodo, dice Ovidio. Sarà. Dai, cazzo. Mi sento un alieno, una creatura di altri mondi tarato su una diversa frequenza emotiva. Che sarà di me? Cosa sarà di noi? Chi rade il barbiere? Chi se lo incula il Forma? Pregasi non indugiare nei doppi sensi, oppure sì, tanto oramai.

sabato 23 giugno 2012

I giorni per me dovrebbero essere fatti dei soli fine settimana, sono di nuovo io e questo mi capita ogni sabato e ogni domenica, non mi sento malinconico, sono sereno, non m'importa niente di nessuno, tanto meno di me. L'umore non è più mutevole come invece è il tempo, sarò uscito solo un paio d'ore e in queste due ore a Como ha fatto il sole, ha piovuto e tuonato, di nuovo il sole e poi sotto con l'attacco dei moscerini che quest'anno sono più irrequieti del solito, forse per via dell'imminente fine del mondo. Credo di sapere qual è la causa di tanto turbamento feriale, se non sbaglio la psicanalisi insegnava che una volta trovata la causa la soluzione viene da sé, voglio metterla alla prova. L'illuso ritorni sui suoi passi e tutto si risistemerà, ho pur sempre i fine settimana dalla mia. E' vero, esco poco, in genere non mi piace socializzare, sono piuttosto diffidente e prima di divertirmi devo valutare bene la situazione, questo eccesso di prudenza viene letto dai più come una mancanza o alla peggio come una tara psicologica, non comprendono che per me la felicità sta già nella compagnia in sé e non nel contesto. Sarei felice anche chiuso in un ascensore se in quell'ascensore ci fosse una persona interessante, anche in una cantina, anche in un sottoscala. Tutti oramai sembrano invece fondare la propria sicurezza sul conformismo, dei luoghi di ritrovo, delle regole d'ingaggio, ecc., l'anticonformismo è considerato una malattia. Perlopiù pensano le stesse cose, fanno le stesse cose, se esci dal solco della loro normalità semplicemente li spaventi. Questo è veramente triste.

venerdì 22 giugno 2012

Stamattina un ragazzino mingherlino è sceso da un camion delle bibite, aveva una maglietta della coca-cola, ma grigia, già sudata, tutta raggrinzita. Il cassone del camion era pieno fino in cima di bottigliette di plastica, una montagna da scalare. Questo ragazzino è salito sul cassone con piede malfermo e si è perso dentro la giungla di sprites e di acque toniche per cercare non so che bibite che si era dimenticato di consegnare: le fatiche di Sisifo. Metteva un piede su certe confezioni d'acqua e queste erano lì lì per cedere quando si vedeva costretto ad appoggiarsi sulle fanta. Quando stavano per cedere anche le fanta passava alle schweppes, finché a un certo punto è proprio caduto dentro un buco per poi rispuntarne fuori con sei lattine di coca-cola light, proprio quelle che cercava. Mi sono messo a pensare alla sua vita e mi è montata dentro una certa rabbia anti-imperialista: la vostra merdosa coca-cola light prima mettetevela nel culo. Passavano in quel mentre ragazzine piuttosto discinte e indifferenti, sfiorando quel ragazzo che non aveva nemmeno più gli occhi per guardare, madido, spettinato, con la faccia di chi non si domanda il perché ma col prezioso carico di soft drinks da consegnare entro l'orario stabilito. E poi è passato il camion dei pendolari e sono partito in direzione del lavoro, felice di non fare la sua vita, perché a questo servono le miserie umane, a farci sentire meglio.
Per uscire da un angolo occorre molta forza di carattere, occorre capire che la salvezza ci sta davanti. Inutile intavolare un dialogo con l'impossibile, è più conveniente sperare nel possibile. A volte ci prende però la stanchezza, non vogliamo più sperare, come se la speranza fosse un impostore, così il voler essere a tutti i costi onesti con se stessi ci affossa invece che sollevarci, meglio illudersi che un giorno cambierà. Ma sì, cambierà. Si vive male nel maelstrom dell'insoddisfazione e del patimento, si viene sballottati da una parte e dall'altra, completamente alla mercé dei flutti, non è una cosa piacevole, mi piace pensare di poter avere un minimo di controllo sulle cose che faccio. Un diario minimo della quotidianità, questo potrebbe dare senso alle cose che farò in questo fine settimana. Devo stirarmi le magliette, con il caldo che fa minimo saranno già asciutte. Devo stirarmele perché un uomo che voglia trovare moglie non può certo andare in giro scapigliato e in disordine, deve pur mantenere un certo decoro. Mangiare non mi interessa più tanto, al momento, apparecchiare per me solo mi mette tristezza, oggi mi arrangerò, domani pizza al taglio. Ci sarà pure una partita alla televisione? Se c'è me la guardo però devo stare attento, devo fare tutto quello che c'è da fare prima di divanarmi perché poi finisce che mi addormento e mi sveglio tutto sudato verso la una. C'è stato un tempo in cui avevo compagnia sul divano, le partite si finiva per non vederle, ma non per via del sonno. Bei tempi.

giovedì 21 giugno 2012

Il vantaggio di alzarsi presto sta nel fatto che se ti dimentichi di chiudere il sacco viola il mercoledì sera hai sempre l'agio di chiuderlo il giovedì mattina e di portarlo giù in tempo per la coglitura. Scendo e la strada è seminata dei ricordi della notte: cocci di bottiglia, fazzolettini, plastichini usati abbandonati negli androni, una infradito, non manca mai. Capista, mi dico, la vita mi scorre a un passo e io nemmeno me ne accorgo. Di notte ogni tanto mi giunge l'eco di una rissa, perlopiù degli ubriachi che si pestano, un altro che grida "vaffanculo!", arriva una volante. Verso le sette di sera, invece, sbocciano i fiori di campo, cioè le troie sudamericane, una roba inguardabile. A dir la verità ce n'è una carina, la più giovane, il resto da dare in pasto ai pescecani. Sù, scherzo. Qui vicino c'è pure un centro massaggi dove dicono che a richiesta ti sistemano anche la prostata e il perineo, insomma, un quartiere di viveurs ma come se lo immaginano a Bengasi o a Bangalore. Non mi piace, una persona distinta come me si merita minimo un club privé.

mercoledì 20 giugno 2012

C'è una certa ora, verso sera, che tutto mi diventa più leggero e mi domando come fosse possibile che solo poche ore prima potesse agitarsi così tanto scompiglio. Non si sa, non c'è risposta. La vita degli altri mi ferisce, invidio vite che normalmente mi sarebbero indifferenti per eccesso di magnanimità. Rientriamo in noi che è meglio.
Altra violentissima crisi appena messo piede dentro la porta di casa, uno smottamento improvviso, siamo sul nono grado della scala Richter, se questa non è la definitiva poco ci manca.

Pfui, uscirne intatti è sempre più faticoso ma intravedo la luce. Non so perché il destino mi ha riservato questo trattamento, cioè di procedere per crisi violente invece che di mutare placidamente, ma credo che domandare il perché al destino sia come sbattere la testa contro il muro sperando di aprire un varco: è inutile e dannoso. Ho inoltre notato che rivolgersi agli dei pregandoli in ginocchio è un po' come parlare alla porta del bagno credendo che dentro ci sia qualcuno. Ordunque, cosa ho imparato da questa ultima scossa: che non mi devo sminuire più del dovuto, magari non ho proprio le qualità che piacciono alla media degli individui, ma tutto sommato le mie non sono poi così malaccio. Sono sensibile, è un danno? Mi portano la nipotina e quando se ne va mi commuovo per la nostalgia, è grave? Cercate l'uomo forte che rutta e si gratta il culo a tavola? De gustibus, io gare di rutti non ne ho mai fatte, ma se serve posso sempre imparare, tutt'al più arriverò ultimo. Insomma, basta darsi addosso, non mi comprendono, sono troppo fine, troppo femmineo e femminile? E vorrà dire che cercherò una donna che guida il camion: la donna camion (cit. Paolo Conte, ecc. ecc.).

martedì 19 giugno 2012

Deh, fortuna che in questo periodo mi sono rintanato nell'io e così mi sono risparmiato tutta la querelle del biscotto e del cassano-pensiero. Comunque, alla fine chi era il finocchio, l'infiltrato dentro lo spogliatoio più macho d'Italia? Claudio Marchisio. Oddio, se vi posso dire io preferisco Andrea Poli, ma si sa, non è stato convocato. Marchisio che tra l'altro è sposato e ha due figli e si è solo permesso di dire che lui non ha nulla in contrario ai matrimoni gay. O parla per un amico o ci nasconde qualcosa. Cecchi Paone è un caro amico di famiglia, ecc. ecc. E allora io dico: c'è la remota possibilità che un giorno potremo fare quello che ci pare del nostro corpo senza che ci venga montato sopra un caso nazionale? Per non parlare di tutta quella manfrina sul biscotto, il solito piagnisteo, tra l'altro molto virile, da veri eterosessuali quali siamo. L'italiano medio mi fa orrore, di quelli sotto la media non ne parliamo.

Binario, triste e solitario

Quando a scaderti è l'oggetto del desiderio dalla frustrazione passi all'incazzatura in un paio di secondi, incazzato innazitutto con te stesso per via delle tue debolezze che ti fanno perdere del tempo dietro a delle emerite puzzette, ma ragazzi, il bisogno è tanto e a volte ci si venderebbe l'anima pur di soddisfarlo, costi quel che costi. Oddio, lo sento, sto lentamente scivolando nella fase "vendetta e freddo" che di solito è foriera di guai, è la parte di me che è calabrese, non ci posso fare niente. Cercherò di starmene buono buono che dobbiamo dare l'immagine delle persone civili. In questo guaio in fondo mi ci sono messo io e gli altri non c'entrano niente, bisogna che me lo metta bene in testa magari scrivendolo cento volte sulla lavagna. Piuttosto, che fare? Cambiare proprio città che qui mi sento soffocare? E' come se da questa parti non esistessero animali a sangue caldo. Però c'è il lavoro e chi può permettersi di mandare all'aria un lavoro di questi tempi? Certamente non io. Il buco nella rete del ponte della ferrovia, quello che attraverso ogni mattina, però poi mi dico: io non gliela do a Como la soddisfazione di ammazzarmi. Magari, chissà, ci scivolo inavvertitamente. (scherzo). Allora, dunque: sono prigioniero del mio lavoro e dovrei anche essere contento di averne uno, ironia della sorte: lavorerò a Como fino all'età della pensione, solo ma con un lavoro che mi permetterà di pagare l'affitto ma non la casa di riposo. Che stavamo dicendo della ferrovia?
Ci ho dormito sopra, al risveglio solo un po' di malinconia a lento rilascio e molto lontani gli echi testosteronici dei tifosotti che si agitavano sulle sedie un paio di piani più in là. Per le strade qualche carosello, gente che consuma benzina. Comunque mi devo dare una calmata perché tutte queste crisi di nervi mi stringono talmente il cuore che quando ne esco ho il fiato corto, come non fanno bene allo spirito non faranno bene al corpo, mi fa male il braccio, dieci giorni al mio compleanno e quasi muoio di crepacuore. Un accenno di apatia mi intorpidisce i sensi. Ho lavato i piatti per abitudine, non mi piace tenerli sporchi nel lavandino, l'ho fatto sovrappensiero. Quando dico agli altri che mi sento solo, che mi manca una donna, sgranano tanto di occhi e mi dicono: com'è possibile per uno come te? Non so che idea si siano fatti di me, certamente migliore della mia. Questo dovrebbe essermi di consolazione. Oh, basterebbe poco per farmi felice, un abbraccio, una parolina dolce, qualcosa di simile ma niente, non accade nulla. Posso fare il brillante per otto ore di fila ma quello che mi rimane attaccato alle dita è il ruolo del buffone, il trovatore della favorita. La vita mi scorre su un binario talmente vicino che quasi la posso toccare, quasi. Credo che mi aiuterò con un po' di chimica, non lo faccio quasi mai ma c'è un momento che un uomo deve capitolare, almeno mi metto tranquillo. Qualche settimana fa qui con me c'era la mia nipotina di sei mesi, un sorriso da orecchio a orecchio quando mi vedeva, tenerla in braccio mi riappacificava col mondo.

lunedì 18 giugno 2012

Quel che rimane è sempre la solitudine, per molto tempo non mi ha pesato, ora ha cominciato a tormentarmi e non mi lascia più in pace. L'urgenza che avevo tenuto a bada per anni ora non mi lascia più vivere e pretende soddisfazione immediata. I giorni a venire mi appaiono come una distesa vuota, una tortura, una condanna. Ogni giorno a quest'ora, tornando dal lavoro, l'insostenibilità di questa vita mi appare in tutta la sua essenziale verità e mi viene un magone che non bastarebbe un mare per contenere tutto quello che ho da piangere. Se continuo a scrivere è per sentirmi un po' meno solo, in ultima analisi per continuare a vivere.

domenica 17 giugno 2012

A prestare ascolto alle crisi del cuore quasi ci si dimentica di quelle dell'euro, sarà che sono un romantico e ho ancora il mito dei due cuori e una capanna quando invece le borghesucce di qua ti fanno lo stress test prima di prenderti in considerazione, insomma, hanno più degli agenti di Equitalia che delle Lucie Mondella, con buona pace del Manzoni. Ma non voglio generalizzare, mi sarò imbattuto negli esempi sbagliati, solo una promessa: da ora in poi nella mia vita solo Moniche di Monza.

sabato 16 giugno 2012

Andiamo al Carrefour, ti vorrai prendere qualcosa da mangiare? (non è lei il problema, non è lei il problema, non è lei il problema). Fanno una tristezza gli zucchini in questa stagione, prendo cinque pomodorini, di quelli che fanno piangere. (usa la forza, Luke, usa la forza). Perché non riesco a stare senza mangiare, è come stare senza scrivere. (il dolore della repulsa fa più ardente l'amore, il dolore della repulsa fa più ardente l'amore). E' l'isolamento che mi pesa, intuisco grandi possibilità al di fuori di questo cerchio ma qualcosa mi sfugge. (exue fastus, Forma, exue fastus). E inoltre intuisco, perché ho un grande intuito, che non varrebbe nemmeno la pena di darsene pena, che la vita è una e il tempo scorre, si perderanno i pianti, i rifiuti, il desiderio di essere amati e i corpi degli amati che ci facevano palpitare e sognare la felicità. (quanto sei coglione!).

giovedì 14 giugno 2012

Penso che mi prenderò una lunga pausa dalla scrittura, ho altro per la testa. Non so se riprenderò già da domani, tra un mese o tra un anno, sinceramente non so più dove sto andando. In caso passate di qui ogni tanto che non si sa mai, arrivederci.

mercoledì 13 giugno 2012

Pimpante

Stato di calma ansiosa, senso di fine di tutto, ma quello che mostro ai miei colleghi e' la faccia migliore che ho. "Oggi ti vedo bello pimpante". Missione compiuta.

martedì 12 giugno 2012

Tutto si ripete, e subito passa

Mi si sono riaperte le cataratte, voi non potete immaginare quanto mi rode avere smarrito il mio equilibrio, quell'equilibrio che solitamente era l'unico baluardo, il punto fermo sul quale credevo di poggiare la mia vita. Un magone che pare venire dalle viscere, un cane che mi morde da dentro, e faccio una fatica, una fatica innaturale a mantenere la concentrazione e il necessario aplomb sul lavoro, per dare l'impressione che nulla stia accadendo e che su di me si può ancora contare. Ho l'impressione che durerà ancora per molto, sarà una cosa lunga, è meglio attrezzarsi per tempo per non trovarsi disperati alla mercé del caos. Pazienza, tanta pazienza, che forse non ho più ma che ugualmente devo ritrovare, è un vero lavoro da stoici. Per consolarmi mi sono preso uno smartphone, a volte gioco a scopa. E com'è che taglio i pomodori e mi viene da piangere, ma non erano le cipolle?

domenica 10 giugno 2012

Danzig ist Italienisch

Bah, che volete che vi dica, una buona partita di contenimento pure con le sue belle occasioni sulle ripartenze, sempre molto attenti a disinnescare il titic-titoc spagnolo. Balotelli che si conferma un talento incomprensibile, Cassano di cuore, De Rossi mastino davanti e dentro la difesa, non solo ci è andata bene ma pure ci possiamo permettere il lusso di avere qualche rimpianto. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per inneggiare all'eroismo dei nostri con Napolitano che va ad abbracciare Buffon manco fosse Mazzini al rientro dall'esilio, la solita pantomima del chiagni e fotti italiota, niente di nuovo, non avendo alcuna fiducia in noi stessi non possiamo far altro che ricompattarci ogni volta attorno al concetto di resistenza contro le soverchie capacità del nemico, amen.

Il derby del default

Lo sportivo da divano stasera ha davanti a sé una seratina interessante, Gran Premio del Canada e Spagna-Italia, sempre che non mi addormenti, perché ultimamente sono riuscito a resistere solamente fino al trentesimo del primo tempo dopodiché cado in uno stato di dolce rilassamento mascellare che può scuotere solo un temporale come quello di ieri sera. Spagna-Italia sarà il derby del default, da una parte la Spagna delle banche in mutande, dall'altra la filosofia del catenaccio fiscale, vince chi riuscirà a pagare più pensioni prima della bancarotta (a fine incontro vedrete Iniesta pagare di sua mano il conto della lavanderia).

Homo sine pecunia est imago mortis

Leggo su cadavrexquis della pazza idea di Madgi Allam: "Noi pensiamo che lo Stato italiano debba tornare a emettere la propria moneta a parità di cambio con l'euro, che continuerebbe ad avere corso legale". La mia pazza idea sarebbe allora di emettere moneta non a parità di cambio con l'euro ma al doppio del suo valore, così anche se si svalutasse della metà ci troveremmo comunque alla pari. Anzi, per stare più tranquilli io emetterei nuova moneta al triplo o al quintuplo perché, si sa, la prudenza non è mai troppa.

sabato 9 giugno 2012

Exue fastus

Un'indiana che di solito scende dal treno, una pendolare delle nord, con un vestitino vezzoso che svolazzava, ci si scambiava occhiatine eloquenti e cenni d'intesa alla fermata dell'8, ed io, già perduto in una fantasticheria, valutavo per gioco le suggestioni del suo sorriso. Il cielo minacciava burrasca e i capelli le finivano sugli occhi, neri e profondi come il buio della notte, in un zic le scansionavo collo, spalle, fianchi, caviglie e tutto il resto, fino alla punta dei piedi, che praticamente sono la mie parti preferite. Certo formamentis si sta trasformando in un postribolo di reveries, ma sinceramente Monti e Beppe Grillo non è che mi facciano poi così sangue. Un amico mi diceva che solo qualche anno fa ci trovavamo a dissertare di liberalsocialismo mentre oggi siamo finiti ad analizzare le qualità taumaturgiche di un pistola. I sapori dell'india sono più intensi. La crisi dei partiti minaccia l'assetto democratico, quella dell'occidente porta al calo demografico, le coppie miste valgono la metà. Mi sento nello stomaco un indizio di demografia, speriamo non sia il pollo di ieri.

venerdì 8 giugno 2012

Sveglia Kundalini

Oggi, mancando la fonte di cotanto sfinimento, non mi sentivo per niente sfinito, anzi, pure di buon umore, ritornato in me, come se nulla fosse, come se fosse stato tutto un brutto sogno, che significa questo? Che attualmente non è importante per me tanto l'oggetto del desiderio, quanto l'idea del desiderio che mi suscista, ma se ci fosse un'altra al suo posto probabilmente sarebbe la stessa cosa. Oddio, proprio un'altra no, però qualcuno con le sue stesse prerogative. Quel suo certo modo di guardare, di arrossire, quell'acqua cheta che ti annega. Perché è nelle femmine che tengono a bada il desiderio e poi me lo rendono con gli interessi che solitamente trovo la mia rovina. Sarò un sentimentale, ma vuoi mettere il kundalini di una timidona con quello di una scostumata? Ma non c'è proprio paragone: le scostumate dissipano, le timidone trattengono.

giovedì 7 giugno 2012

Ritorno dell'ironia

Escludendo la terapia che costa un botto e non dà risultati, ho cominciato a sondare alcune possibilità che mi si parano dinnanzi: 

1. Uccidersi. Una soluzione che sul momento potrà sembrare a più l'unica praticabile ma che a ben guardare comporta pur sempre il rischio di morire (Durkheim is amused).

2. Iscriversi a un corso. Come avevamo detto di uncinetto. Con la sfiga che mi ritrovo frequentato da una manica di froci. Allora di cucina. Idem. Ginecologia?

3. Sperare che cada dal cielo, come il guano dei piccioni.

4. Cambiare genere. Aprire agli uomini, sono sicuro che un manico lo troverei, sono bellino. Mi occorrerebbe molta concentrazione però.

5. Le chat. Non c'ho più l'età, e poi mi scapperebbe di entrare in 18 e dintorni (Moccia is amused).

6. Una crociera per single. Via Costa, che i prezzi si sono abbassati.

...

Se a qualcuno ne vengono in mente delle altre pregasi postarle. (Forma Mentis da oggi ufficialmente su fb, cerca la lampadina alata).

La notte è piccola per noi

Non mi serve molto, servirebbe una via di uscita, qualcosa su cui possa poggiare un nuovo abbozzo di serenità e ricominciare da capo. Sta di fatto che il mio sé è molto tortuoso, per arrivare in un punto sceglie itinerari completamente strampalati e il rasoio di Ockham non mi è di grande aiuto, anzi, ultimamente tendo ad allontanare da me gli oggetti affilati. Dicevo, sono crisi di invidia, alcune persone suscitano in me un desiderio di felicità che al momento non sono in grado di soddisfare, mi trovo totalmente impreparato e in arretrato rispetto alle soluzioni da adottare. Rimettere in moto la macchina è un processo doloroso, gli ingranaggi si sono seccati e stridono come animali feriti al minimo movimento. Davanti a me ho praterie di solitudine e di notti insonni, eppure questo dolore che sento mi dice che sono ancora vivo, dovrebbe consolarmi? Sono stato costruito per la tranquillità, è pur sempre quello che manca, compagnia. Quello che non ho capito è com'è possibile non sentirsi soli in una città come questa. Pensavo di iscrivermi a un corso di taglio e cucito. Ma la cosa che mi manca di più in questo periodo è la mia autoironia che in fondo mi ha sempre salvato e mi aiutava a sdrammatizzare nei momenti difficili e che oggi fatica un po' a farsi largo tra tutta questa angoscia. Se rido, rido amaro e poi si apre un baratro. Mantenere il sangue freddo. E' essenziale per conservare l'integrità dell'io, che non cada in pezzi come un vaso per i pesci scivolato dal suo ripiano. La tortura di trovarmi davanti la causa scatenante nei giorni feriali (a questo punto mi servirebbe una vacanza) è un pungolo che dovrebbe stimolarmi ad uscire dall'isolamento, ma sul momento resta pur sempre una tortura, ogni giorno ne esco pesto come dopo un incontro di boxe, sono tutto un livido. Dicono che imparare a incassare è l'altra faccia del tirare colpi, io so che al momento incasso e basta, mi manca ancora il gioco di gambe. Dico, uno non potrebbe stramazzare al suolo e trovarsi al capezzale un'infermierina meticolosa che sappia usare bene le mani, dobbiamo sempre mostrarci vincenti e testosteronici, dobbiamo sempre lottare per conquistarci l'osso? Cristo Santo, siamo tutti impazziti.

mercoledì 6 giugno 2012

Croce verde

Per una persona fondamentalmente razionale come me la cosa peggiore è non riuscire a controllare i propri stati emotivi, è un po' come una faglia che si apre e che ci metterà del tempo a richiudersi, uno smottamento interiore foriero di future scosse di assestamento. Come la si vive questa bipolarità? Non dandole troppa importanza, accettandola come si trattasse di un raffreddore. Ho troppa esperienza di malinconie per lasciarmi fregare da questo improvviso risveglio del sottosuolo, è in un certo senso una crisi di crescita che in me non è mai stata graduale ma che da sempre procede per salti violenti. L'importante è cercare di non perdere la dignità, è un po' come quando si è ubriachi, la fatica più grande sta nel non fare troppe cazzate, che normalmente i sani di mente non capiscono e minimo ti prendono per un originale, nei casi peggiori per un matto un po' buffo e un po' patetico (è il destino dei filosofi e delle persone sprofonde).

martedì 5 giugno 2012

Ho fatto una fatica oggi sul lavoro per trattenermi dal piangere, i miei soliti travasi di malinconia e un magone che mi saliva dalla gola come una marea e intanto vedevo gli altri indaffarati nelle loro faccende, qualcuno indifferente, qualcun altro fastidiosamente perspicace ("cos'hai oggi?"): Gesù, Giuseppe e Maria, abbiate pietà dell'anima mia.

domenica 3 giugno 2012

Promesse irrealizzabili

Il papa a Milano: "i partiti non facciano promesse irrealizzabili". Dico, per uno che promette la vita eterna ai puri di cuore ci va davvero una bella faccia di bronzo.

sabato 2 giugno 2012

Insonnia

Ora me ne vado a letto, dormirò massimo fino alle due-due e mezza e poi mi sveglio, e voi credete che m'incazzo? No. Mi alzo, mi sbottono papale e mi leggo o' giurnale, riaccendo il computer, cazzeggio, vado in bagno, spengo il computer e casomai mi rileggo o' giurnale. Verso le quattro e mezza-cinque di mattina mi riviene sonno e dormo fino alle sei e mezza, talvolta fino alle sette (fino alle otto nei giorni festivi). L'insonnia non va combattuta, l'insonnia è una risorsa, un'opportunità, un modo per allungare il tempo libero, perchè dovete considerare che dopo una certa età bastano poche ore per recupare le forze in virtù di una naturale ottimizzazione del consumo energetico che rende meno necessario l'apporto calorico. Insomma, per farla breve, l'insonnia non è poi così male (il trucco sta nel non lasciarsi andare e di non cadere nelle paturnie psico-amoroso-esistenziali tenendosi sempre occupati).
Le incursioni nella polis mi sono diventate sempre meno indispensabili, ma siccome poi il lupo perde il pelo ma non il vizio una sbirciatina finisco sempre per darla, anche solo di sghimbescio. "Il vuoto negli altri paesi si riempie di camicie brune, io invece porto in politica i boyscout" (Beppe Grillo). A me è tornato in mente Lusi, però il grande comunicatore è lui e io non voglio metterci becco. E non mi soffermo sulla proposta dei processi pubblici ai politici perché sono un signore. Poi il materiale umano garantito da Grillo potrebbe anche essere di prima qualità (i giovani, gli onesti, i senza macchia), ma io sono uno scettico assoluto e pensare che le nostre speranze di salvezza siano riposte nelle mani dell'ennesimo quaquaraquà è una cosa che da una parte mi ferisce nell'orgoglio d'italiano e dall'altra mi conferma che non vinceremo mai gli europei.

venerdì 1 giugno 2012

La piena occupazione

Ma è possibile che tutte le donne di questo mondo siano già impegnate, come può essere? Le più interessanti per giunta. Ma lo sai che Monti ha proposto di sospendere per due anni il campionato di calcio? Ok, ma comunque ritorniamo al problema di prima: com'è possibile che le donne più interessanti siano già tutte impegnate? Sei carino, hai il senso dell'umorismo, hai un bel carattere, sì ma intanto sono impegnata (manco ti posso presentare le mie amiche che sono a loro volta già tutte impegnate. Ma porco giuda).