lunedì 30 gennaio 2023

Signori si nasce, non si diventa

Gli Stati Uniti si comportano da signori del mondo, certo, ma sono signori giusti e magnanimi, ci hanno dato Amazon, i pop-corn, ci hanno dato i prodotti della Apple, ce li lasciano comprare, e soprattutto sono i garanti delle nostre democrazie, non dimentichiamocelo, ci proteggono con la superiorità del loro esercito dalle tentazioni imperialiste delle altre nazioni (prime fra tutte la spartana Russia, dove i bambini lasciano le famiglie a sette anni per entrare nell'esercito). Viviamo, noi europei, sotto il protettorato della nuova Roma come la Grecia dopo la distruzione di Corinto e la sconfitta della Lega achea, conserviamo una nostra apparente autonomia ma dobbiamo allinearci al nostro protector nelle questioni più importanti, come per esempio da che parte stare quando scoppia una guerra. L'Europa, in cambio, fornisce ai rozzi americani tutto il portato della sua sofisticata (frollata) cultura: i bei tramonti del Mediterraneo, scorci da cartolina come il Golfo di Napoli, lo spleen di Parigi che piace tanto a W. Allen, l'abbazia di Westminster e il Balliol College che ha ispirato la saga di Harry Potter (© Warner Bros.). Prendete Luca della Pixar: noi italiani galleggiamo per loro in un eterno neorealismo, straccioni in ciabatte che guidano la Vespa e l'Apecar e prendono il sole tutto il giorno mangiando piatti di spaghetti, ma abbiamo dato al mondo il Rinascimento. A Nashville (Tennessee) hanno costruito una replica in scala 1:1 del Partenone a pochi passi dallo stadio che ospitava i Titans, dentro c'è anche la statua di Atena, lucida e splendente come una Cadillac appena uscita dalla fabbrica, perché loro bramano, hanno bisogno di rifarsi a radici antiche, parvenu della storia quali sono, ma signori si nasce, non si diventa.

domenica 29 gennaio 2023

Le Moire

Hai visto Zelensky che va a Sanremo? Sì, tu devi tener presente che a un certo livello non c'è più niente da salvare, diventa tutto avanspettacolo: Zelensky in mimetica sui fondali in chroma key, Putin Papà Natale che ci salva dai nazisti, Macron e le foto con la barba di un giorno imitando Zelensky, Biden in ipocinesi con gli occhiali da Top Gun, non c'è niente da salvare. Noi del mondo di sotto dobbiamo solo sperare che le misteriose moire che reggono i fili dei nostri destini non abbiamo cucito per noi un bel vestitino di legno, per il resto possiamo benissimo sdegnare tutti questi saltimbanchi affetti da ipertrofia dell'ego e dedicarci a cose più umane, come per esempio le nostre vite, che sono in genere così trascurate.

sabato 28 gennaio 2023

Il giorno della memoria

Il giorno della memoria è un caso lampante di argomento grave che caduto nel tritacarne dell'esposizione mediatica diventa occasione di contegno meccanico e conformista, così accade che la condanna dell'olocausto venga eletta a regoletta generale di bon ton da signore che da una parte ricordano il triste destino occorso agli ebrei, e dall'altra fanno lo slalom fra i questuanti africani perché "io non sono razzista ma questa gente sta diventando davvero troppa".

giovedì 26 gennaio 2023

Sciopero dell'informazione

Decido dunque per qualche tempo di non informarmi e di astenermi deliberatamente da giudizi su guerre, malattie virali, partiti politici, squadre di calcio e/o personaggi storici più o meno russi, più o meno ucraini. Accade un fatto straordinario, che liberato dall'onere dell'expertise su ogni questione attuale, lo sguardo si fa più lieve, la pelle più distesa e anche la lombosciatalgia appare come un malanno più sopportabile. Oltretutto si possono dire cose molto assennate anche senza essere troppo informati, a maggior ragione oggi che l'informazione è diventata una sorta di catalogo di idee chic, o dizionario di luoghi comuni, i cui principali fruitori sono dei moderni Bouvard e Pécuchet impegnati a prodursi nei "più patetici sforzi verso la conoscenza e l'illuminazione". Dichiararsi poi contro la guerra, oggi come ieri, significherebbe essere gettati nell'arena assieme ai mirmilloni e ai reziari dell'anfiteatro globale, si finirebbe per essere trascinati a forza, o alla peggio gettati nella fossa dei leoni per esser divorati vivi secondo l'uso della damnatio ad bestias. Meglio diventare epicurei e vivere ben nascosti, dunque, dire quel che si deve ma con una tale innocenza e purezza d'animo che muoverebbe a pietà anche il più intransigente degli scassacazzi.

sabato 21 gennaio 2023

Il grande Odisseo

Non era niente di più che un contadino il Re di Itaca, il grande Odisseo, eppure la sua vita è stata raccontata in versi e in una lingua bellissima e raffinata, più raffinata della povera letteratura che si produce oggi, nell'avanzatissima età della tecnica. Gli dei dell'Olimpo compartecipano delle sofferenze dei mortali, la natura è un palcoscenico regale, il mare un grande animale da cavalcare, nell'epica di Omero c'è già tutta la storia degli uomini, senza bisogno di motori di ricerca e di database. Eppure non si erano laureati, non avevano conseguito un dottorato di ricerca, non avevano sottoposto il loro lavoro alla critica di severissime case editrici, tutta la prima e più grande letteratura del mondo è stata prodotta da uomini semplicemente ispirati. Preferire un uomo che sa scrivere a un dotto senza talento.

giovedì 19 gennaio 2023

Aspettative verso realtà

Nella mia ingenuità mi figuravo il superlatitante più ricercato d'Italia nascosto come minimo in mezzo alla jungla come il colonnello Kurtz, ma forse ho visto troppo cinema e assisto in questi giorni, come tutti, allo spettacolo pirotecnico dello Stato che si autocelebra per aver scovato un uomo che si nascondeva in provincia di Trapani da trent'anni. In provincia di Trapani c'è l'estradizione, se fosse fuggito in Brasile o avesse aperto un chiringuito a Puerto Scondito avrei anche capito, ma così, che figura ci facciamo? Montalbano avrebbe risolto il caso in cento minuti al netto delle interruzioni pubblicitarie, gli bastava parlare con un capomandamento, lo taliava strano, e quello gli avrebbe cuntato tutto davanti a una coppetta di granita (ceramica di Caltagirone, finissima).

mercoledì 18 gennaio 2023

Le elezioni regionali

Per caso sono venuto a sapere che si vota in Lombardia, mi sono dunque informato, ho dato un occhiata ai candidati e ho dato una sbirciatina anche ai sondaggi, tanto per farmi un'idea se fosse il caso di attivarmi, sì, insomma, di fare l'ago della bilancia (cosa che di tanto in tanto ci illude di essere indispensabili), e ho dunque deciso che non è questo il caso. A me la democrazia piace, la preferisco anche alla Russia (la preferisco anche all'America), e mi sta bene che gli appassionati vadano a votare, io non sono più appassionato di dispute politiche e forse non lo sono mai stato, neanche quando pensavo di esserlo. Sarà per i candidati che francamente non riescono a scaldare i cuori (e purtroppo nemmeno i piedi, che ce ne sarebbe tanto bisogno), sarà per le idee che suonano sempre così false in bocca a candidati così modesti, lasciamo che a votare siano i forsennati dei social e che si scornino fra di loro in questo torneo di calcetto che è ormai diventato più noioso di una replica di Ballando con le Stelle. Sursum corda, quindi, io intanto prendo la protezione per lo stomaco.

domenica 15 gennaio 2023

Capelli

Non vado dal barbiere da quando è scoppiato il covis, abbiamo preso una macchinetta per i capelli e me li faccio tagliare dalla mia donna, come diceva Ferribotte, femmina barbiera pigghiala per mugliera. Sapeste come sono contento di avere ancora i capelli, onestamente mi vedevo già col parrucchino, tipo Cetto La Qualunque, e invece, mirabile dictu, ho solo un po' di piazza dietro che a guardarmi da sotto in su non si vede neanche. Io da socialista sostengo che i più ricchi dovrebbero pagare le tasse per garantire a tutti adeguati trattamenti tricologici, un popolo che si piace è anche un popolo che esce e spende soldi in crociere e ristoranti, senza contare le ricadute sul terziario (trickle-down, teoria dello sgocciolamento), tutti ne guadagnerebbero, compresi i ricchi. Sicché siamo partiti dai miei capelli e siamo arrivati a discutere teorie keynesiane, questo è quello che intendo per vera filosofia, altro che professoroni.

venerdì 13 gennaio 2023

C'è ancora spazio per la critica?

A me pare che nel nobile sforzo di far trionfare la giustizia planetaria le democrazie occidentali si stiano oggi abbruttendo al punto che nemmeno tutta la chirurgia estetica della transizione ecologica e della cura per l'ambiente sarà alla fine in grado di nascondere la magagna. I canoni estetici si possono imporre, ma davanti allo specchio non si potrà mentire all'infinito. Per vincere l'ingiustizia e far trionfare il Bene, la democrazia sembra ormai derogare con una certa nonchalance a certi suoi principi, facendo passare imposizioni arbitrarie per scelte deliberate che guardano al futuro, un futuro, com'è ovvio che sia, di pace e di prosperità. Ma è in grado di esercitare ancora un'autocritica l'Occidente, o nell'occorrenza della guerra globale contro i suoi nemici ha deciso di derogare ai suoi stessi principi e di trasgredire a qualche regola fondamentale in vista della vittoria finale? Io non vedo più autocritica, e anzi ogni tentativo è soffocato sul nascere mediante un trattamento di reductio ora a Hitler, ora a Putin, ora a Trump, quando si è in guerra la libertà di opinione diventa diserzione, e la discussione una cosa sospetta, e la sola libertà che è concessa è quella elargita molto interessatamente agli aedi delle magnifiche sorti e progressive. Ma alla fine il cerone cola, speriamo solo non troppo tardi.

martedì 10 gennaio 2023

La bionda di Sermide

A Moglia il mattino profumava di tirott cun la siola, il tirotto con la cipolla, una focaccina soffice soffice ricoperta di fragranti fette di cipolla che percolavano succulente su un delizioso strato umettoso (poesia). Noi giovani della Bassa iniziavamo la giornata così, con l'alito che sapeva di cipolla e le dita unte di strutto, del resto le donne non ci cagavano di pezza, con o senza le cipolle, tanto valeva affogare i dispiaceri nel tirotto (lo mangiavano anche le femmine il tirotto e lasciavano tutte le ditate sui quaderni). Erano venuti anche quelli di Telemike a celebrare "la bionda di Sermide", la famosa cipolla dorata p.a.t. che tutto il mondo ci invidiava (dove p.a.t. sta per Prodotti Agroalimentari Tradizionali Lombardi, una specie di girone d'eccellenza della classificazione agroalimentare). Avevano fatto anche lo spettacolino in piazza per la televisione, sembrava fosse sbarcato il Re: sermidesi che giocavano a ping pong con le cipolle, giocolieri di cipolle sui trampoli, cipolle usate come palle da biliardo, e così via. Io veramente avrei preferito che avessero celebrato l'altra specialità locale, il famoso "retato di Sermide", magari facendo a gara a tirarselo in testa e a vedere chi sviene per primo, il meloncino retato che trovate sui banchi dei supermercati del nord (giù no, giù tengono il melone a pane, il cucumis melo, o winter melon). Adesso che mi sono fatto un signorino alla mattina faccio come Hercule Poirot e prendo solo un poco di Earl Grey con una fetta biscottata spalmata di confettura alla fragola, la cipolla mi è diventata roba da plebei.

Mea culpa

A correr dietro alla cronaca si sbaglia e io ho sbagliato, ho peccato e me ne dolgo, sono pronto a fare le mie penitenze e a dire le mie avemarie, ma se ho peccato credetemi che non s'è fatto apposta. Piuttosto alla cronaca bisogna stare davanti, scappare a gambe levate dal percolato quotidiano di opinioni prêt-à-porter che sono le predilette dalla pornografia preserale di commento ai fatti del giorno. Non so nemmeno cos'è successo in questi giorni, echi lontanissimi mi giungono di tanto in tanto all'orecchio fortunatamente privi della forza necessaria per trapanare i timpani, abbiamo già troppe preoccupazioni per inventarcene delle nuove. Anzi credo che la ratio di tutto questo mercato delle chiacchiere sia appunto questa: sei così annoiato che vuoi tenerti impegnato e avere qualcosa a cui pensare, te le confezioniamo noi le preoccupazioni, con il fiocchetto: il cambiamento climatico, gli assalti ai capitol (che stanno diventando uno standard esportabile, come le mazurke), e ovviamente i due principali filoni del momento, il Covid e l'Ucraina, sui quali è segno di educazione avere un'opinione, possibilmente schierata. Dieci pater noster e venti avemarie, davvero mi scuso ancora con i lettori.

sabato 7 gennaio 2023

Stoicismo

Marco Aurelio scriveva nei Ricordi "l'agire gli uni contro gli altri è dunque contro natura, ed è agire siffatto lo scontrarsi e il detestarsi" mentre si trovava in Pannonia per sedare l'ennesima rivolta, e non si serviva certo della penna e della persuasione filosofica, si serviva della XIII Gemina e della XXI Rapax, che non erano esattamente dei club della lettura. Del resto convertire i barbari allo stoicismo in tempo per la caduta dell'impero romano sarebbe stato impossibile, così si decise di tagliarla corta e accopparli seduta stante, quindi sed lex, dura lex: "solo il presente ci è tolto, dato che solo questo abbiamo."

Chiarimenti

Vorrei che ci chiarissimo su un punto: la libertà che abbiamo di agire concretamente sulla realtà per trasformarla o rovesciarla è più illusoria di quel che pensiamo. Questo non perché mi sono alzato una mattina e ho deciso che doveva essere così, è una posizione ampiamente meditata. Siamo immersi fatalmente in una realtà di rapporti economici e sociali che ci determina e che ironicamente suscita in noi la presunzione di poterli determinare. Senonché si potrebbe pensare che stia dicendo: i capitalisti cattivi, le élites, i poteri forti, ci condizionano al punto che pensiamo di essere liberi e invece non lo siamo. Può essere, ma anche questo discorso si inquadrerebbe in un'ulteriore illusione: anche i capitalisti cattivi, le élites, pensano di avere potere sulla realtà, di creare il corso degli eventi. Ma la grande macchina del mondo funziona da sé, da sempre, la presunzione di trovarsi ai comandi è un disturbo tipicamente moderno della personalità. Il mondo guarda impassibile, né contrariato né divertito, alle nostre millenarie zuffe, e registra semplicemente il numero di morti e feriti alla fine del contenzioso (che il mondo guardi e registri è licenza poetica). Per questo dico che sarebbe già tanto comprendere il mondo prima ancora che trasformarlo, trasformarlo comporta già una sovrastima delle nostre possibilità.

venerdì 6 gennaio 2023

Yet here's a spot

Puoi pensarla come vuoi, ma il virus SARS-CoV-2 continuerà a girare, mutare e a moltiplicarsi come fanno tutti i virus della sua specie nonostante i desiderata dell'amministrazione pubblica e i suoi risibili certificati verdi. La cosa più fastidiosa di tutto questo circo, che ci ha ammorbato per due anni e tenta ancora di ammorbarci nell'imminenza del festival di Sanremo, è che ha dato la stura alla vis giudicante di un sacco di persone, giudizi che toccano il privato, con la scusa che anche il privato, per via della pandemia, è diventato pubblico. Il pudore di non giudicare si è perso completamente e anzi si fa a gara a mettere alla gogna, come per togliersi di dosso la rogna gettandola sopra agli altri. Yet here's a spot, c'è ancora una macchia.

La Befana vien di notte

La Befana ha portato un ovetto al cioccolato e delle caramelle con le vitamine C, B3, B5 e B6, siamo definitivamente al riparo da dermatiti, stanchezza, depressione e disturbi della memoria. E in più curano anche il Covid (le prescrivono i medici di famiglia, ormai è chiaro che sull'argomento decretano anche gli aruspici, tant'è che a un mio amico hanno consigliato di stare in piedi su una gamba e di mangiare tanti broccoli). Vasco da Gama e Ferdinando Magellano non avrebbero perduto quasi tutto il loro equipaggio se la Befana gli avesse regalato queste miracolose caramelline, e i marinai sarebbero stati abbastanza in forze da accoppare, all'occorrenza, il doppio degli indigeni. Grazie alla Befana abbiamo sconfitto lo scorbuto e conquistato tutto il mondo. Le poche verdure che venivano imbarcate finivano infatti molto presto e marcivano ancora più in fretta per via dell'altissima umidità delle stive. I primi a finire erano gli ananas. Finiti gli ananas, era il turno della carne secca, che però risultava immangiabile anche se ammollata, tant'è che alcuni la usavano per costruirci delle tabacchiere o delle collanine per le proprie mogli. L'unica carne fresca che si poteva trovare era quella dei topi. Per non dire delle gallette, le quali derivano il loro nome dall'antico francese "gal", cioè ciottolo. Le gallette erano così dure che era quasi impossibile romperle con i pochi denti rimasti sani, e nemmeno a martellarle con le caviglie (nautiche), e l'unica salvezza per i marinai erano certi piccolissimi coleotteri, chiamati curculioni, che scavavano dei microscopici sistemi di gallerie all'interno delle gallette rendendole almeno un po' friabili. Ho ricavato tutte queste fantastiche informazioni da un opuscolo in pdf del comune di Limbiate (i limbiatesi, noti marinai). Non fate quella faccia, la farina di coleottero è il futuro dell'alimentazione, presto ce la metteranno anche nei panettoni. Nell'ovetto invece abbiamo trovato un bufalo, lo abbiamo chiamato Bill.

giovedì 5 gennaio 2023

La società ben regolata

L'occidente, con tutte le sue raffinatissime tecniche economiche, sta diventando sempre più un marchingegno che permette al massimo di vivacchiare, a sempre meno outsider verrà data la possibilità di emergere e rompere questo schema perché niente dovrà disturbare la governance delle élite, ovviamente ispirata al bene comune. Una qualsiasi futura invenzione comporterà un tale dispiego di mezzi e di conoscenze che una sua emersione spontanea dal basso sarà pressoché impossibile, e la vita organizzata soffocherà a poco a poco il talento individuale, mentre gli slanci di creatività saranno visti con sospetto e inquadrati in una legislazione regolatrice allo scopo di impedire l'eventualità di ogni concreto cambiamento. È un processo in atto, non c'è una volontà precisa, è un percorso automatico conseguente allo sviluppo delle società. Prendetela come una distopia, nel caso mi sbagliassi, tanto meglio.

Anice

Il paese di Don Camillo stava a un'ora di macchina dal mio, stessa razza, stessa faccia, stessa gente, stesse dispute fra comunisti e democristi, mancava solo il prete che menava le mani e il sindaco coi baffoni, perché Moglia non faceva comune e i sindaci di Sermide erano tutti socialisti, cioè eleganti. I veri signori, i padroni, avevano le biolche di terra (una biolca corrisponde a 3052,54 metri quadrati a Guastalla e 2933,63 a Mirandola), tutta gente che ha fatto studiare i figli, agraria, matematica, geometria, odontoiatria, solide realtà, mica storia della musica. I musicisti erano tenuti sì in grande considerazione, ma solo se suonavano la tromba o Tutto Pepe con la fisarmonica (io l'ho ballata a scuola di liscio fino a quattordici anni, dopo era troppo pericolosa, partivano le rotule). La donna era bella se in carne, l'uomo se vestito come Julio Iglesias, io ero così perfetto che mi prendevano per una femmina. Sono stato una grande delusione per il nonno, lui mi avrebbe voluto odontotecnico nei giorni feriali e fisarmonicista in quelli festivi. Parlo sempre dei nonni perché mi hanno cresciuto loro. Inoltre la mia mancanza di virilità ha continuato a preoccuparlo fino all'ultimo, sospettava che fossi finocchio. A lui i finocchi piacevano solo in insalata, gli piacevano perché sapevano di anice.

martedì 3 gennaio 2023

Quando eravamo nietzschiani

Passionaccia di (quasi) tutti gli aspiranti filosofi: Friedrich Nietzsche. A vent'anni Nietzsche era la rivolta, il maglio che sbriciolava tutte le convenzioni. Si capiva e non si capiva, l'importante era il senso che gli si voleva dare. Nietzschiani dionisiaci scorrazzavano per i forum di filosofia come satiri alla caccia di giovani prede, scambiando Nietzsche per un pornomane, uno che potendo sarebbe andato in giro a mostrarlo alle signore (impazzito, pare che Nietzsche ballasse e cantasse nudo nella sua stanza, confesso di averlo fatto anch'io, o perlomeno in mutande). Io a quell'epoca facevo il moderatore e dall'alto della mia carica proteggevo le pulzelle dalle villanie dei più scalmanati. Poi, a forza di maturare un senso critico, la comprensione migliorò fino a vederlo per intero, quel Nietzsche, a scorgerci un principio, un filo rosso che univa tutti quei brandelli di pensiero sparsi apparentemente a caso. Se da giovani Nietzsche era il campione della volontà di potenza, identificata con la semplice forza di volontà (volere è potere), leggendo meglio si capiva che la volontà di cui parlava Nietzsche era qualcosa di più schopenhaueriano, con la differenza che in Schopenhauer quella volontà doveva essere spenta, rifiutata, annullata, mentre in Nietzsche accolta, esaltata. Un flusso di energia vitale scorre nel mondo creando incessantemente il caos da cui emergono le cose, scopo del superuomo è farsi attraversare da questo flusso, liberandosi dalle convenzioni che ne limitano l'amperaggio. Ma c'è il fatto che non siamo liberi, siamo frammenti di fato. Il libero arbitrio, per Nietzsche, è un'invenzione di quel giudaismo cristiano che vuole trovare per noi delle colpe, anche originarie, indelebili, per poi indicarci la via della salvezza, ma noi non siamo responsabili di ciò che siamo. 

"Nessuno è responsabile della sua esistenza, del suo essere costituito in questo o in quel modo, di trovarsi in quella situazione e in quell'ambiente. [...] Si è necessari, si è un frammento di fato, si appartiene al tutto, si è nel tutto [...] con ciò soltanto è ristabilita l'innocenza del divenire". (Crepuscolo degli Idoli)

E comunque bravi come Nietzsche a scovare i moventi tutt'altro che nobili che ispirano certe virtù ce n'è pochi al mondo.

Scorci mogliesi

A Moglia di Sermide, fissata all'altezza dei piedi nel muro vicino all'entrata, c'era una staffa di ferro che serviva a grattare le suole degli stivali, ricordo dei tempi in cui le strade non erano asfaltate e tornando dai campi si portava in casa la terra grassa e motosa, oppure tornando da una battuta di caccia al fagiano (o alla lepre). Questo prima che la casa fosse ristrutturata secondo i canoni della modernità e il portone di legno fosse sostituito da un più razionale serramento in alluminio. La terra dei campi, dalle nostre parti, aveva consistenza d'argilla, cedeva sotto le suole come sabbia mobile, e non si poteva sostare troppo a lungo in un punto senza sprofondare fino alle caviglie. Seccata, cambiava colore dal nero al grigio, brizzolava, e penetrava nei solchi delle suole indurendo come cemento, sgretolandosi poi a poco a poco e rilasciando a tradimento una specie di farina sulle mattonelle scure, da farci impazzire le donne che dovevano prendere la scopa. Una soluzione sarebbe stata di togliersi gli stivali prima di entrare in casa, ma certe cose l'uomo di quei tempi ancora non le concepiva, sarebbe stato un gesto poco virile (un uomo, che si toglie le scarpe, e magari si mette anche le pattine...). L'arrivo della modernità decretò la fine di questo uso campagnolo e al posto della staffa il geometra vide bene di far correre lungo tutto il perimetro della casa uno zoccolo di marmo screziato, lontano parente del bugnato di palazzo Medici, Firenze, a solo scopo decorativo. Lungo la casa correva anche un marciapiede, cemento finissimo su cui lasciai a più riprese larghe porzioni di ginocchia che si sgrattavano per il lungo come tocchi di parmigiano, facendo fiorire sulle rotule dei grandi ovali rossi sui quali nonna agiva prontamente con l'alcool denaturato. Da bambino inciampavo spesso e volentieri, senza motivo, come se uno spiritello fosse sempre lì a farmi lo sgambetto, e così col tempo imparai ad andare al trotto come un lipizzano, moderando l'entusiasmo della corsa a briglia sciolta. La cementificazione era ritenuta un segno del progresso, se non altro teneva pulito, sporcava piuttosto la terra e tutte le cose che ci crescevano dentro; quando pioveva, poi, era un disastro, e dalla terra riemergeva l'antica vocazione di palude (Moglia di Sermide, la "Moia", cioè bagnata). Calavano certe fumane, certi nebbioni, da non vederci le punte dei nasi, ricordo una notte rischiarata da un lampione che diffondeva la sua luce lattiginosa da qualche punto ipotetico nello spazio, tutt'attorno un indistinto chiarore, come una vista appannata, tentando di localizzare il nonno a voce, come i pipistrelli nella notte. Nonno aveva montato degli speciali fendinebbia sull'Alfasud, poi passati all'Alfa 33 (quadrifoglio oro, molto elegante), dei fendinebbia gialli che se non altro illuminavano la nebbia di un colore diverso, più allegro. L'umidità era un gran problema, saliva su per i muri, si insinuava in camera da letto dove i preti riscaldavano le lenzuola (il prete inteso come scaldino elettrico, anticamente a brace), altrimenti sempre fredde e umidicce. E gli orinali messi sotto ai letti per la notte e un film di Jerry Lewis alla televisione.

lunedì 2 gennaio 2023

Il papa emerito

Faceva notare qualcuno che non si può più nemmeno dire che morto un papa se ne fa un altro, ci hanno davvero preso tutto. Le file oceaniche che registrano le cronache nell'occorrenza di certi eventi, come per esempio la morte di un papa, appunto, o di una regina, non si sa bene quanto siano il frutto di un dispiacere vero o non siano piuttosto da riferire alla prurigine che ci coglie per strada quando vediamo un incidente. C'è anche il gusto di voler assistere a un evento storico e di partecipare a un rito di massa, sono cose scolpite nel DNA della razza umana, impossibile isolarne tutte le sequenze. Muore una brava persona e nessuno se ne accorge, muore uno famoso e gli costruiscono i monumenti, niente di nuovo. Nessuno va più in chiesa ma appena muore un papa diventano tutti vaticanisti. Dell'uomo Joseph Ratzinger ci resta il suo amore per Mozart e per i gatti, e l'incredibile somiglianza con Palpatine, tanto che Ian McDiarmid sarebbe stato un ottimo interprete per un biopic (membro della Royal Shakespeare Company, vincitore di un Laurence Olivier Award, ne avrebbe avuto i titoli, altro che Jud Law). Bruno Vespa avrà già pronto l'instant book. Diceva Joseph Ratzinger proprio a Bruno Vespa, quando lui era ancora cardinale e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che solo il Signore può licenziare il papa e che Wojtyla doveva restarsene al suo posto fino all'ultimo per testimoniare meglio la sofferenza del mondo. Poi lui con grande coraggio decise di ritirarsi prima del licenziamento, vogliamo fargliene una colpa?