giovedì 5 gennaio 2023

Anice

Il paese di Don Camillo stava a un'ora di macchina dal mio, stessa razza, stessa faccia, stessa gente, stesse dispute fra comunisti e democristi, mancava solo il prete che menava le mani e il sindaco coi baffoni, perché Moglia non faceva comune e i sindaci di Sermide erano tutti socialisti, cioè eleganti. I veri signori, i padroni, avevano le biolche di terra (una biolca corrisponde a 3052,54 metri quadrati a Guastalla e 2933,63 a Mirandola), tutta gente che ha fatto studiare i figli, agraria, matematica, geometria, odontoiatria, solide realtà, mica storia della musica. I musicisti erano tenuti sì in grande considerazione, ma solo se suonavano la tromba o Tutto Pepe con la fisarmonica (io l'ho ballata a scuola di liscio fino a quattordici anni, dopo era troppo pericolosa, partivano le rotule). La donna era bella se in carne, l'uomo se vestito come Julio Iglesias, io ero così perfetto che mi prendevano per una femmina. Sono stato una grande delusione per il nonno, lui mi avrebbe voluto odontotecnico nei giorni feriali e fisarmonicista in quelli festivi. Parlo sempre dei nonni perché mi hanno cresciuto loro. Inoltre la mia mancanza di virilità ha continuato a preoccuparlo fino all'ultimo, sospettava che fossi finocchio. A lui i finocchi piacevano solo in insalata, gli piacevano perché sapevano di anice.

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