sabato 31 dicembre 2016

Castaway

Che sto rincoglionendo lo vedi anche da certi particolari, per esempio l'altro ieri, quando sono andato a farmi la medicazione, stavo aspettando il bus bello disteso su un divanetto della hall quando non te lo vedo arrivare stranamente in anticipo? Bah, mi dico, sarà che aspetterà l'orario di partenza, io intanto salgo. Macché, appena salgo parte, e io pure a domandarmi il perché, finché lo vedo svoltare per una strada che non conosco, e io ancora lì a non capire, con lo sguardo un po' ebete della mucca che guarda passare il treno: avevo sbagliato autobus. Scendo alla prima fermata utile come se niente fosse, giusto per non farci la figura del pirla. Ventitré anni che abito a Como e mai vista prima quella zona. Aiuto, dove mi trovo? Mi sono perso, lontano da casa e dagli affetti, chiamate le unità cinofile! Per fortuna ho Google Maps ma la giornata è splendida e il sole congiura per battermi proprio sul display da ogni angolazione, morale della favola: non ci vedo un cazzo. Attorno a me casermoni inquietanti tipo le Vele di Scampia, se non altro non c'è in giro nessuno, mi dico, nessuno che mi può pugnalare proprio lì, in pieno giorno, e con quel sole... cammina cammina arrivo su una strada principale, la mia speranza è che sia la Varesina, invece è Via Giussani (mai sentita prima, o meglio, sentita, sì, ma per sentito dire). A naso mi pare che sia giusto scendere invece che risalire e il mio naso alla fine ci prende, sbuco davanti alla Coop, località Ca' Morta, praticamente al limite della zona urbana. C'è di buono che da lì conosco la strada ma mi fanno male i piedi e son già sudato come una bestia, un po' per la rabbia e un po' per lo spavento. Da lì in poi mi sento più tranquillo, devo farmi circa due chilometri a piedi ma lavoro in zona, sento già aria di casa. Ma volete sapere qual è la cosa più divertente? Quell'autobus sarebbe comunque sceso a Como dopo aver fatto il giro più largo, bastava solo aspettare. Una badante, ho bisogno di una badante.

venerdì 30 dicembre 2016

Day Surgery. Parte II

Il tempo di sbrigare le procedure burocratiche e mi assegnano il letto, è il mio primo ricovero e per una cosa da nulla, la curiosità prevale sulla preoccupazione. L'infermiera è una signora energica ma dai modi affettuosi, mi chiama "bimbo" per via del mio faccino da eterno ragazzo: Via le scarpe e i vestiti, puoi tenere maglietta e mutande che giù si gela. Devo infilarmi il camice, mi aiuta mia madre che si ricorda il verso giusto. Da lì a breve arriva la chiamata per la sala operatoria, sono ormai alla mercé dei protocolli ospedalieri. Mi portano via con tutto il letto e comincia quella che nel linguaggio cinematografico è la soggettiva del paziente che fissa le plafoniere, attraverso le porte con una frenesia da cappone destinato alle cucine di un ristorante. L'intricato garbuglio di corridoi è un vasto bacino che confluisce in un unico grande spazio illuminato pieno di macchinari che fanno ping. Un'infermiera giovane ma molto scrupolosa mi domanda due volte se ho delle allergie, mi attacca alla macchine e mi fa una flebo di antibiotici, e tutto questo per un dito. Passa di lì un medico che si dà arie da gran cerusico, assomiglia a Cab Calloway, fa il simpaticone per mettermi a mio agio: Cosa abbiamo qui... Lei lo sa che forse non ne uscirà vivo? (e una). Mi fa un segno col pennarello sul braccio, mi guarda il gomito e mi fa: Condilo sporgente, sicuro le verrà una borsite (e due). Per fortuna non mi opera lui. La sala operatoria è come me l'aveva descritta l'infermiera, fredda come la morte. Mi sdraiano su un lettino spezzaschiena, mi trema la pancia ma dal freddo, nel frattempo mi attaccano degli elettrodi e mi legano le gambe con una cintura: Questo nel caso decidessi di scappare? Faccio io alle infermiere, e loro di rimando: Ormai è troppo tardi! Devo dire che dell'operazione non ho sentito nulla, a parte le due punture dolorose dell'anestesia che parevano avermi iniettato due sassi arroventati direttamente nella falange. Un'infermiera a ore sette, di cui ho visto sempre e solo le mani, mi aggiustava con premura il lenzuolino verde acqua sulla testa in modo da respirare con più agio. Ritornato alla camera con la mia fasciatura nuova di zecca mi facevo un selfie alla parte in questione e attendevo beato il tè coi biscotti, tanto che quando la mia infermiera energica ma affettuosa mi comunicava che potevo andarmene quasi ci rimanevo male: Di già? Mi trovavo così bene qui! Fine della seconda e ultima parte.

Day Surgery. Parte I

L'ospedale nuovo non sembra nemmeno un ospedale, dissimula subdolamente la sua funzione travestendosi da aeroporto, luogo di arrivi e di partenze per destinazioni sconosciute, più qualcosa dell'outlet e del centro commerciale: grandi hall, ampie vetrate, comode poltroncine con ambizioni da salottino lounge, alle pareti quadri di artisti sconosciuti tra l'introspettivo e l'arte concettuale, più certe madonne cubiste che mettono ansia solo a guardarle. Mi tocca in sorte il piano 0, Day Surgery, vinto il primo attimo di smarrimento mi infilo deciso in un lungo corridoio di cui non si intravede la fine trascinandomi dietro mia madre e la borsa del pigiama. Le indicazioni ci spingono sempre più all'interno, giù nella pancia della balena, in un susseguirsi di porte tagliafuoco e pareti giallo paglierino disposte a moduli, spaesamento totale e mal di pancia. All'improvviso una porta più Day Surgery delle altre, mancano dieci minuti alle sette, l'ospedale è deserto: C'è nessuno? Dal fondo del corridoio si materializza un tipo col naso affilato e l'impermeabile, uno che sembra uscito da una striscia di Andrea Pazienza: Non è che c'avete un'euro che ho il bus che mi parte e mia sorella a casa con l'influenza? E l'euro sia pur di levarcelo dalle palle. Quello prende l'euro e schizza via come un fulmine ripetendo a più riprese un grazie che svanisce e riverbera per effetto Doppler via via che si allontana. A quel punto aprono la porta e l'accettazione si riempie all'istante di gente arrivata da non so dove, le avranno chiamate sul momento giusto per farci un dispetto, gente pagata arrivata coi pulmini. In ogni caso sono di buon umore, mi siedo vicino a un grande albero di Natale, c'è gente che dev'essere operata al tunnel carpale e alla cataratta, fanno l'appello e ci dividono per acciacchi: ortopedici di qua, oculistici di là. Fine della prima parte.

giovedì 29 dicembre 2016

Indolenza

Triste lo sono sempre, come condizione naturale, ma col tempo la disperazione calda della gioventù ha lasciato il posto alla rassegnazione tiepida della "maturità", ma giusto per un venir meno delle forze. Non è la speranza in un mondo migliore che agita i miei sonni, non le questioni politiche, non l'uguaglianza degli uomini di fronte alla legge, casomai è l'uguaglianza degli uomini di fronte alla morte, questa impossibilità di scampare alla vita, di uscirne senza crepare. In definitiva vivere mi dà tristezza, morire mi dà sgomento, sperare non mi è di consolazione. Però il tutto è più attenuato e meno doloroso, principalmente per indolenza. In altre parole si perde la sensibilità, si rincoglionisce, ci si prepara al salto nel buio. Se ci riesco mi ammazzo prima, non è così semplice.

lunedì 26 dicembre 2016

Poveri per scelta

La povertà è bella, la povertà è virtuosa e la ricchezza è peccaminosa, lo dice anche il papa, ovvero se non puoi batterla unisciti a lei (siamo alla resa incondizionata). Che vuoi ribattere? Nulla, è il suo momento, lo stanno pure a sentire mentre snocciola il suo campionario di bestialità latouchiane, non ci si può fare niente. Tutti più poveri, dunque, ma per scelta (ci fanno schifo i soldi), perché il consumismo ci ha divorato l'anima, a strafogarci di panettoni mentre in Siria c'è la guerra (e quando mai non c'è una guerra?), ci sarebbe da sentirsi in colpa se non fosse che non vinco mai al Gratta & Vinci. Giovane senza lavoro non dannarti l'anima, la povertà è bella (se non sono passioni tristi queste).

sabato 24 dicembre 2016

Rinuncia

"Sei troppo rinunciatario". Un paese è come un grande organismo vivente fatto della somma dei suoi paesani (cittadini è già troppo perché presume un'educazione civica) e come tutti gli organismi viventi il paese ha un suo carattere proprio che puoi tentare di cambiare ad avere il tempo e la pazienza ma poi ricade sempre negli stessi difetti. Se poi l'organismo si sente minacciato allora scatta tutto quel vasto arsenale di ansie e di paranoie che fanno capo all'istinto di sopravvivenza, lo stesso che ti spinge a buttarti fuori dall'auto prima che sia troppo tardi. Io questo l'ho accettato perché sono solo un piccolo foruncolo sul vasto mare dell'epidermide, ma se voi non ci riuscite vi fa onore e tanti auguri per il proseguo.

lunedì 19 dicembre 2016

Rettifica

No, aspetta: Sala aveva beneficiato della moratoria (da quando non c'è più il suo amico Renzi...) e quelli giù a Roma son corrotti fino al midollo, che il più sano c'ha la rogna (la Raggi sapeva tutto, mica se la può cavare con quel laconico "era solo uno dei tanti"). E' ormai chiaro che dei politici bisogna fare un bel repulisti, la gente è stufa, ecc. (qui scoppia la rivoluzione ecc. ecc.). Ci vuole l'esercito, uno che li prende e li metta al muro, e poi vediamo se gli viene ancora la voglia di rubare! Questo il discorso della brava ggente. Poi vai a scoprire che pure la brava ggente c'ha i suoi altarini, che ha comprato gli esami al figlio (figlio avvocato), che hanno l'invalidità per il giradito, che in fondo loro non han fatto niente di male, son cose da poco, che al confronto quelli rubano di più. L'italiano delinque per sopravvivere, è una forma di risarcimento, un peccato veniale. Come diceva Giletti? Gli italiani c'hanno la gobba e le leggi devono tenerne conto perché riesca bene il vestito (o era Giolitti?).

sabato 17 dicembre 2016

Garantista

Per quanto ho potuto capire a Sala è stato contestato il reato di "velocizzazione delle pratiche", avrebbe firmato un documento che retrodatava la nomina di alcuni commissari in modo da sveltire la procedura e cominciare la gara d'appalto. Certo, il reato contestato è falso ideologico e materiale, in sostanza la falsificazione della data (ma "a fin di bene", direbbe il difensore d'ufficio, visto poi che la falsificazione non avrebbe avuto alcun effetto sullo svolgimento della gara). Su Muraro e Marra ancora devo fare le mie indagini, sì, perché la cronaca è carente su questi particolari, alla cronaca basta il suo bel titolo ad effetto, mica ti va a spiegare il perché e il per come, non gliene frega niente, la fatica la devi fare tu (e quindi non la fa nessuno). A leggere Travaglio poi il reato contestato è sempre quello di "cattive frequentazioni", in pratica basta una telefonata del Buzzi della situazione per trasformati subitamente in Marra Capitale, ovvio che poi il qualunquista la butti subito in caciara. (faccio ammenda, anch'io ero così).

L'avvelenata

Sì, sono d'accordo, Renzi dovrà bere l'amaro calice della sconfitta elettorale se vorrà anche solo sperare di rimettersi in corsa e poi si vedrà, magari ne spunta un altro di campioni, conviene a tutti che la storia faccia il suo corso. In fondo il potere logora chi ce l'ha e adesso tocca ai Cinque Stelle, i quali per governare dovranno scendere a compromessi, esporsi, diventare establishment, deludere gli elettori. A pensarci bene converrebbe perfino votarli per servire loro la polpetta avvelenata. Bisognerà pur ammalarsi per guarire, bisognerà pure immolarsi. Sì, la polpetta avvelenata, il trionfo e l'inizio della fine. E' un piano geniale.

giovedì 15 dicembre 2016

Inverno

Io dico che un freddo così non l'ho mai sentito, un freddo da obitorio. Da tre ore coi termosifoni accesi e abbiamo guadagnato un grado. Mi ricorda il freddo che faceva giù a Moglia quando andavo a scuola, con la nebbia a un palmo dal naso e la pancia che mi tremava, sconsolato e solo alle sette del mattino con la giacca a vento rossa a mo' di boa di segnalazione. L'autobus andava a passo d'uomo, l'autista attraversava gli incroci ad orecchio coi finestrini abbassati, una lotteria. Percorrevamo queste lunghe strade in mezzo al nulla coi fossi ai lati, bisognava andare dritti, tutto attorno i boschetti di pioppi piantati in file indiane, spettrali, pallidi e rinsecchiti come morti. Mi raccontava mio padre del ghiaccio alle finestre e delle case con una sola stufa, del cesso in mezzo alla campagna e della terra gelata, della galaverna, cioè la rugiada ghiacciata, un freddo inconcepibile ma a lui andava bene così, anzi, c'ha pure la nostalgia com'è giusto che sia. Quanto a me mi si son gelati i piedi.

Deserto

Intendiamoci, non ho alcuna fiducia nella politica e nella sua capacità di porre fine al declino economico italiano, che sia Renzi o Grillo o chicchessia, tutti inermi di fronte alla questione,  a voglia di sperare, Grillo poi con il suo elogio della decrescita che è poi un modo elegante per arrendersi e per darla su, come si dice dalle mie parti. Di che dovremmo vivere? Questo disprezzo per il capitalismo, per il fare impresa, disprezzo che anch'io condividevo in passato sostanzialmente per paura, non può portare a nulla, un sacco di gente che spera nella redistribuzione della ricchezza, ma quale ricchezza se non viene dalle imprese? La manna dal cielo aspettano, la ricchezza che si genera dal nulla, il lavoro garantito dallo Stato che paga gli stipendi tassando gli impiegati statali in un circolare processo di cannibalizzazione. Se è questo che volete... Per quanto riguarda i "blocchi industriali e finanziari". Eh, magari. E' una battuta, ma magari ce ne fossero, qui ormai è il deserto dei tartari. E poi, scusa, i blocchi industriali, le officine, il ritorno della classe operaia, mettete insieme i puntini... il ritorno dei comunisti! Conviene a tutti.

mercoledì 14 dicembre 2016

Eresia

Io sono dell'opinione che il libri che non ci piacciono vadano buttati, per la fregatura che ci hanno dato, perché un cattivo scrittore si merita la pattumiera, già tanto che vada a finire all'isola ecologica, troppa grazia. Non bisogna sacralizzare il libro, la merda è merda, meglio riciclarla nella speranza che possa reincartarsi in qualcosa di meglio, in un libro di Gadda, per esempio, ma anche solo di Savinio, Céline, Singer (Isaac e Newton), del buon Dickens che mi sto leggendo ora (Casa Desolata), ecc. (di Primo Levi, anche, "Se non ora, quando?, "La chiave a stella"). La schifezza deve pagare.

Endorsement

Non c'è una grande scelta, appoggerò Renzi, sempre che non si incaponisca col maggioritario (a lui piace il bel gesto risolutivo) quando gli converrebbe il proporzionale. E' un po' come scegliere fra una Simca e una Renault 4 con aspirazioni da Maserati Biturbo, scelgo la Renault 4 con aspirazioni da Maserati Biturbo. Fa ridere, lo so, ma quegli altri mi fanno ancora più ridere, e poi la Simca ti lascia a piedi. Ma l'hai vista la Raggi? L'hai sentito il Dibba? Non posso stare dalla parte di chi pensa di finanziare il reddito di cittadinanza con l'emissione di moneta, non sanno quel che dicono. Renzi, per carità, sarà un pirla, ma dovrei scegliere Bersani? Speranza? Fassina? Vendola? Salvini? Lasciamo stare. Mettici pure che è destinato a perdere, che male c'è? Se non sarà Renzi sarà comunque voto utile (o inutile che dir si voglia). 

martedì 13 dicembre 2016

Ripassino

Allora, ricapitoliamo: abbiamo stabilito che il libero arbitrio non si mostra, che quello che appare come evidente è solo questa serie di eventi che si dipanano e che alla fin fine costituiscono il destino di ognuno. Destino è anche la volontà, che noi vogliamo libera ma che in realtà permette semplicemente di far accadere le cose. Potevamo indirizzarle diversamente? Nulla mostra che sia così, avere rimpianti è cosa ben stupida, come se fossimo davvero convinti che ciò che non accade e non è mai accaduto sarebbe comunque potuto accadere. La storia segue a ruota secondo lo stesso schema: poteva esistere un tempo in cui non è accaduto il massacro di Nanchino? No, per tanto che sia abominevole nulla ci mostra che sarebbe potuto anche non accadere per volontà contraria, ce lo dobbiamo tenere per quello che è stato, in tutta la sua crudeltà. La realtà non è un pranzo di gala. L'abominevole ha ben diritto di esistere. In particolare delle cose che non ci piacciono diciamo che sarebbero potute accadere diversamente, principalmente per consolarci, ma lungi dal consolarci ci divorano (vedi Kierkegaard, divorato dalle infinite possibilità della libertà). Detto questo, le vicende politiche del bel paese ci appaiono invece come un destino ben più allegro e di questo ringraziamo la sorte. (dottrina del destino del sommo maestro Formamurti, Saddharmapuṇḍarīka-sūtra-upadeśa, ecc. ecc.).

Raso turco da otto

Il fatto di negare il libero arbitrio mi porta in dote un certo giustificazionismo, anche l'imbecillità come componente permanente della storia contribuisce a formarci e a divenire quel che siamo. Un caro pensiero rivolto anche all'imbecillità, quindi, sempre che si mantenga entro certi limiti. La sapete la storia dell'eterna lotta fra i contrari? Ecco, noi siamo una certa cosa proprio perché in opposizione a un'altra, legati stretti, letteralmente intessuti nelle maglie della realtà nel luogo esatto in cui dobbiamo stare (immagine poetica). Il libero arbitrio, la libertà santa e imprescindibile, non si mostra, si mostra veramente solo questo essere intessuti nella trama della storia che via via forma il suo disegno, bello o brutto che sia, quello che ci tocca alla fine di tutti gli sforzi, amen.

(primo post abbozzato in pausa lavoro col cellulare e anche l'ultimo, il raso turco da otto è un tipo di armatura del tessuto).

lunedì 12 dicembre 2016

Abbozzo

La mia teoria delle emozioni è buona ma ci devo lavorare un po' su. Puoi girare attorno per anni a un uomo o a un concetto facendo leva sul risentimento, lo abbiamo fatto con Berlusconi, lo facciamo oggi con Grillo, Renzi e Pinco Pallo, poi arriva quel giorno in cui li guardi, questi campioni dell'empietà, e non vedi più quello che ci avevi visto fino al giorno prima, i tuoi argomenti sono meno saldi perché manca il livore, il collante giusto per tutte le inferenze altrimenti un po' traballanti, dico bene? Dico bene. Le inferenze non reggono senza l'ossessione che le rinsalda, certe questioni non funzionano come le leggi della fisica, certe questioni sono personali, e l'odio, si sa, è l'altra faccia dell'amore, va e viene senza dare spiegazione.

Tennessee

Ma se poi va tutto a simpatia e per di più nessuno han ben chiaro cosa ci vuole "per far ripartire il paese", nemmeno i professori della LUISS, la mia opinione vale quanto quella di qualsiasi altro. Passano gli anni, si sedimentano le impressioni, si diventa soci a nostra insaputa di circoli ermeneutici, non ci si ricorda più da dove si era partiti e nemmeno importa, perché nel frattempo le cose sono cambiate e la premessa iniziale ha perso di significato. La storia ci conduce per mano che nemmeno ce ne accorgiamo, uno starnuto e ti ritrovi a vagare per i campi del Tennessee, come vi ero arrivato no so, ma di che stiamo parlando?

sabato 10 dicembre 2016

Back to the future

Io mi ricordo quando "col maggioritario avremo un sistema bi-partitico con un segretario-premier designato, i cittadini sapranno la sera stessa ad urne chiuse chi li governerà", era il punto qualificante della Seconda Repubblica. Poi tutto maggioritario il sistema non si poteva fare, perché le cose troppo tranchant qui da noi significano poco rispetto per le regole democratiche (è incostituzionale), e quindi sì, tutti uniti sotto due bandiere, centro-destra e centro-sinistra, ma con all'interno una miriade di partiti e partitini in coalizione, e quindi addio al bipartito puro e largo agli accomodamenti. Adesso contrordine, ritorno di fiamma per il proporzionale, perché il sistema non è più bipartitico, perché c'è tanta confusione sotto il cielo e perché bisogna mettere un argine alla marea populista. Chi si sente forte si lascia tentare dal maggioritario, chi si sente debole gradisce più il proporzionale, per limitare i danni. Ecco, limitiamo i danni, per carità. Te li ricordi i tempi di Craxi, Andreotti e Forlani? Ma quanto si stava bene. Mio nonno mi veniva a prendere in Alfasud, quella col motore boxer, poi sostituita da un'Alfa 33 Quadrifoglio Oro (stesso motore ma con gli alzacristalli elettrici), mi avevano regalato la chitarra, il walkman e il Philips MSX, i soldi non mancavano. Ero tanto bellino, piacevo alle ragazze. Certo, noi del PCI odiavamo tutti Craxi perché costituiva l'ostacolo alla presa del potere (un po' come oggi i grillini con Renzi), poi crollò il muro, venne Mani Pulite, arrivò il maggioritario, e noi del PCI, travestiti da querce, proprio quando pensavamo di avercela fatta ma non ti spunta Berlusconi che ci frega per l'ennesima volta? Quanto eravamo stupidi. E sia, ritorniamo al proporzionale, hai visto mai che ritorno giovane pure io.

(che dici Rossland, viro un po' sull'autobiografico?).

giovedì 8 dicembre 2016

Il sol dell'avvenire

Va bene, mi arrendo, in questa nuova era che si va schiudendo ci pagheranno per non fare nulla, liberati dall'impiccio del lavoro, non più costretti a competere coi cinesi, ai nostri bisogni provvederà lo Stato. Posso dunque smettere di mandare in giro curriculum e dedicarmi allo studio e all'attività di blogger, come nei miei sogni, pensionato a vita. Quello là, il Renzi, per il disturbo ci pagava solo 80 euro, questi qui, i grillini, minimo ce ne promettono 800, vuoi mettere? Io ancora non capisco dove li troveranno tutti questi soldi, da quale rapa li caveranno (dalla lotta alla grande evasione! Quale grande evasione se vogliono cacciare le multinazionali?), ma i giovani idealisti mi assicurano che smetteremo di preoccuparci e impareremo ad amare la somma: siamo in una botte di ferro.

La verità

La verità, per andare oltre le minuzie della politica nostrana, è che siamo di fronte a una crisi della mondializzazione, o se volete della globalizzazione (tendiamo sempre a scordarlo), l'occidente soffre di questa eterna crisi di dissanguamento dei ceti bassi e i lazzari giustamente si ribellano (per lazzari intendo proprio noi gente comune costretta a competere con un mercato globale che ci sovrasta e ci impoverisce senza troppi scrupoli). Renzi alla fine non ha potuto invertire la tendenza, troppo grande il compito rispetto alle capacità, e così adesso via all'autarchia, all'uscita dall'Euro, agli stranieri che ci rubano il lavoro, si è aperta la stagione della pancia. In altre parole, a noi ci viene più comodo sperare nel reddito di cittadinanza, è la mentalità di tutti i meridioni del mondo, compreso il nostro. E' dunque finita, non ci possiamo fare più nulla, il futuro è di questa specie di farsa corporativa che promette di lenire i guasti della globalizzazione a colpi di autarchia, sia fatta la sua volontà.

mercoledì 7 dicembre 2016

Scrivere

Scrivere è il mio modo di dipingere, a volte mi riesce bene, a volte male, che importa? Tanto non si campa comunque. In quest'epoca in cui tutti dicono la loro anch'io dico la mia, tanto vale scrivere, è l'unico talento che mi rimane, mi viene naturale. Siamo tutti artisti in famiglia. Dopo la scrittura la cosa che mi riesce meglio è la ciambella: 250 g di farina, 80 di zucchero, lievito vanigliato, un filo d'olio, mele, pere e acqua quanto basta. Senza latte, senza uova, senza olio di palma, 100% vegana. Anzi, vi dirò, forse la ciambella mi riesce ancora meglio del blog, la potrei fare anche ad occhi chiusi. Poi, oltre a un minimo di stile, la scrittura pretende dei contenuti, e qui casca l'asino. Se il contenuto è politico, apriti cielo, puoi fare il discorso più sensato del mondo, troverai sempre quello che ti liquida con una battuta. Allora viri sul filosofico e lì vai sul sicuro, tanto nessuno ti capisce. E' proprio bello scrivere.

martedì 6 dicembre 2016

Destino

Dicevo che il caos è la nostra condizione naturale, tant'è che quando abbiamo un governo stabile già ci mettiamo di malumore e ci inventiamo le dittature. Pensa in Germania con la Merkel, da noi sarebbe durata un'annetto, forse due, da noi dove la durata al governo è uno stigma infamante, il segno di una prevaricazione, di un'arrogante occupazione del potere (i famigerati governi Craxi e Berlusconi). A noi sembra tutto normale finché non ci vediamo dal di fuori, e fuori di qui la caduta dei governi italiani è un po' come la Fiat che perde i pezzi, l'Alfasud che arrugginisce, insomma, la nota folkloristica, qualcosa su cui far sicuro affidamento. Nessun problema, è destino, e come diceva quello bisogna amare il proprio destino.

(Ma serve ancora 'sto blog? Ormai i pensieri li fisso su Twitter, mi sono fatto pure due o tre amici, insomma, è più smart. Facciamo così: di là butto giù le note e qui le trascrivo in bella copia). 

lunedì 5 dicembre 2016

Giusto due righe

"Renzi contro tutti" non poteva funzionare, il ragazzo era pieno di sé e aveva sovrastimato il suo carisma, complice quell'incredibile e famigerato 40,8% che gli aveva fatto perdere la testa. Ora però devo anche dire che Renzi non mi pareva questo gran dittatore che dicevano, la dittatura è dentro di voi che ne vedete una ad ogni legislatura, a pelle mi dà più fastidio l'accozzaglia, cioè quel misto di miserie politiche e commedie umane che sono il grillismo e il salvinismo, che poi è quello che ci toccherà, per non dire dei soliti dalemiani e bersaniani da bocciofila. Di male in peggio, direi, ma alle maree della storia bisogna farci il callo. L'Italia è un pò come l'Inter mangia allenatori, cambia cambia alla fine nessuno va bene e ti ritrovi sempre a metà classifica.

domenica 4 dicembre 2016

La solitudine del filosofo

Ma lei che tipo di filosofo è? Sono un negatore del libero arbitrio, dico io. Ah. (Sulle prime rimangono un po' interdetti). Effettivamente siamo in pochi, rilancio. Tipo Spinoza? Riprendendosi dallo choc. Peggio, rispondo io, tipo Severino (non sanno chi è Severino e se lo sapessero comunque non capirebbero).

Speranzosi anonimi

La peggior cosa che vi possa capitare è la speranza, soprattutto se a buon mercato, mai farsi troppe illusioni, si diventa ciechi, tenetevela tutta per l'ultimo la speranza, vi servirà, sempre che ne abbiate il tempo. Una parte di speranza per dieci di sano realismo è la giusta dose. Il desiderio è la scarica pilota della speranza, il desiderio la alza e la speranza la schiaccia, ma se ti metti nella condizione di inseguire i tuoi desideri sei bello che fritto, finiranno per comandare loro, che ad ogni svolta del destino ne reclameranno un rabbocco supplementare finché non sarai altro che quella. Finito il tempo della speranza.

mercoledì 30 novembre 2016

Sin esperanza

Volevo solo far notare prima di stramazzare per la febbre questa curiosa doppia morale di certi compagni che è pronta a chiudere un occhio sul dispotismo di Fidel in nome del bell'ideale romantico ed è invece così attenta a denunciare le derive autoritarie di Renzi, il peggiore dittatore della storia: con testoline del genere dove vuoi andare? Te lo vedevi Fidel che cambia la Costituzione passando dal referendum confermativo? Massimo dal plebiscito, come Putin. E però ha bonificato le paludi del Camaguey. E gli ospedali, non dimenticarti degli ospedali. Che se non era per Fidel a quest'ora Cuba era il bordello degli Stati Uniti, adesso coi voli low cost il bordello della Brianza, che di Cuba conosce al massimo Varadero ("no es Cuba, son los Estados Unidos!"). No, non c'è speranza.

domenica 27 novembre 2016

Il punto

Perché la logica del progressista-razionalista, quello che pensa di persuadere con la forza della ragione, non può funzionare con personaggi alla Trump o alla Berlusconi? Perché il razionalista pensa che basti dimostrare al popolo bue che quello che si fa carico delle sue istanze è un plurimilionario egoista e ricco da far schifo, come può capire le esigenze di un operaio uno che pure il cesso ce l'ha foderato d'oro? E qui che il razionalista si sbaglia, perché la logica non vieta che il milionario sia più in sintonia col popolo rispetto al professore, all'intellettuale di sinistra, il quale gli operai li ha visti solo in cartolina e nei cortometraggi dei fratelli Lumière (eventualmente come il milionario, su questo partono alla pari), lo abbiamo ripetuto allo sfinimento ma gli amici progressisti da questo orecchio proprio non ci sentono, ci mettono troppo sentimento nella loro ragione e in questo non fanno che reiterare all'infinito l'errore, con buona pace della logica che imperturbabile se li lascia alle spalle con tutti i loro pregiudizi, e così sia. L'operaio vuole prima di tutto essere protetto dalla minaccia della globalizzazione perché così crede di poter conservare il suo posto di lavoro, della fratellanza fra i popoli gli importa una sega all'operaio, prima il lavoro, e se è il milionario che glielo promette vada pure per il milionario, e non si fanno prigionieri.

I figli dei dottori

Sentito? Lo dice pure Sorrentino: capisco la gente perché ho fatto ragioneria. Ai figli dei dottori la vita gli sembra tutta in discesa, una buona parolina qui, una là, le conoscenze giuste, muoiono mica di fame i figli dei dottori, si aspettano mica di andare a pulire i cessi! Capiscono un cazzo i figli dei dottori, tanto la grana per comprarsi l'iPhone non gli manca, e visto che di bisogni non ne hanno se li inventano di sana pianta e si danno ai grandi ideali, come se a 'sto mondo la giustizia fosse davvero un problema che li riguarda. Quando poi capita di ritrovarteli come superiori l'unica cosa buona è che se sono un po' fessi e sentimentali te li puoi rigirare un po' come vuoi, se invece sono pure stronzi l'unica cosa è sperare che crepino, sono nient'altro che merda i figli dei dottori. (si sente che sto leggendo Céline?). (senza specificare che si tratta di un esercizio di stile, ma specifichiamo).

sabato 26 novembre 2016

Götzen-Dämmerung

Un tempo si diceva "straripare", oggi che siamo più educati gli preferiamo "esondare", che è termine più tecnico e meno drammatico. A quello che il fiume gli porta via la casa si deve dire dunque "esonda!", così mantiene la calma. Ma voi volete parlare di Fidel, lo so: alla fine anche lui è morto come da pronostico, il penultimo dei mohicani, dei grandi rivoluzionari oggi rimane giusto qualche esagitato da tastiera, e meno male, meno male che c'è Grillo a fare da argine alla dittatura del proletariato, c'è da preferire le farse comiche a quelle tragiche, tutto qui il giudizio storico.

giovedì 24 novembre 2016

Riempitivo

Tutto si normalizza, anche i nazisti dell'Illinois non sono così brutti come li dipingono, tengono la mamma pure loro e nel letto l'orsetto di peluscia, o Teddy bear. Fuor di scherno, mai abbassare la guardia, è proprio ora che Trump mostra il suo volto più umano che bisogna stare all'erta, sono i momenti, questi, in cui tutto si allenta e si pianificano soluzioni finali col sorriso sulle labbra, guai a voi! Niente, non mi riesce di fare il serio stasera, sono stanco e quando sono stanco mi viene la stupidera, le néant, niente meno. Mi è giunta voce di certe scrofe ma ero assente col corpo e con lo spirito, una repulsione per la cronaca in questi giorni, solo la voglia di infilarmi nel letto, il tempo di due paginette e già sono nel mondo dei sogni, i quali mi si presentano densissimi e irreali, ancora più del solito, forse mangiando più leggero... forse avete ragione voi, è troppo grande l'universo per giustificare questa cosuccia da poco che è la vita sulla Terra, ci dev'essere qualche altro significato oppure è Occam che si è sbagliato di grosso (leggevo di leggi incredibilmente semplici che generano realtà enormemente complesse, devo averlo letto da qualche parte, non ricordo dove). Tanto rumore per nulla.

martedì 22 novembre 2016

Intervallo

La vita non ha mai smesso di apparirmi come un sogno grottesco, troppa immaginazione, mi dicevo, autosuggestione, forse depressione, macché, più la considero lucidamente e più l'affabulazione continua della coscienza mi pare fatta della stessa sostanza dell'incubo, un incubo a cui per giunta siamo tutti disperatamente aggrappati, pena la morte, il grande spavento del nulla. Ma vi pare normale nascere dalle viscere e crescere nelle nostre stesse ossa, lievitati dall'interno, per poi deperire (piano piano, si spera), ridursi a nient'altro che merda (la nota putrescenza celiniana), e in mezzo tutta una lunga serie di scazzi attorno a problemi perlopiù irrisori, vi pare giusto che ad uno spetti la bella vita e all'altro lo schifo? Tanta fatica per nulla. E per non dire degli amori, di tutto il dissipare delle passioni, condotti al macello da un capriccio delle gonadi, leggi di natura, le chiamano... se voi ci trovate un senso, se a voi piace così, be', allora vi invidio, tantissimo.

giovedì 17 novembre 2016

Buio oltre la siepe

Ma se falliscono pure i populisti, cosa arriverà dopo, l'anticristo? No perché il popolo è insaziabile, dopo Trump c'è solo il domatore di leoni. E' il guaio di internet, tutti si credono che la democrazia debba essere diretta, di più, direttissima, come se tra la bocca e il culo non ci dovesse essere il suo bel sei metri di intestino a ruminare un po' il pensiero prima di evacuarlo. Così uno si alza la mattina e gli vengono le idee geniali prêt-à-porter, muri, ruspe, container e cingolati, detto fatto, non c'è problema che non possa essere risolto dall'elementare ingegno dall'uomo comune. Avanti così non so dove andremo a finire.

mercoledì 16 novembre 2016

La mia fortuna

La mia fortuna è che guardo la mia rabbia con distacco, un po' da lontano, anche se finisce che mi compatiscono: ma come, hai la possibilità di sfogarla subito nel voto di protesta, come fanno tutti, cosa ti trattiene? Mi trattiene che non credo nemmeno più alla mia rabbia. La risposta di pancia non è meno cretina di certe ridicolaggini del politicamente corretto, è tutta una follia. Poi a forza di pancia si ritorna al nazismo. In realtà nemmeno per quello ci sono le condizioni, è tutta un'altra storia. Certo l'impatto della delocalizzazione violenta sulle nostre povere vite crea questa acidità gastrica diffusa per cui al primo Robespierre che ci promette la presa della Bastiglia ci caschiamo come mosche nel miele, ma questo non è il mio caso, io tengo anticorpi scettici piuttosto sviluppati ma soprattutto la percezione del senso del ridicolo. Nemmeno l'antipolitica mi tenta, quattro slogan raccattati per strada ripetuti allo sfinimento. La realtà ci cade addosso, già tanto se riusciamo a ritagliarci un posticino.

martedì 15 novembre 2016

Là dove il cattivo scienziato si perde



Come dice Mario Sechi "il Novecento è finito l'8 novembre 2016". Emerge una nuova figura d'uomo, non diciamo un superuomo perché l'espressione è già troppo novecentesca, diciamo un alteruomo, un uomo che si è liberato dei sofismi e dei concetti accessori, un uomo più istintivo, cioè più vero. L'intelligenza è superflua, procederemo con la revisione di significati che davamo per scontati, primo fra tutti il razzismo, lo sanno tutti che ai messicani puzzano i piedi, la verità è sempre innocente. E poi vai a scoprire che Obama ne ha espulsi più di Trump di questi puzzoni, però non ci teneva a dirlo per non rovinarsi l'immagine. Ma quanto siete out.

domenica 13 novembre 2016

La signora delle camelie

Però che bello quando si poteva andare effettivamente a puttane, intendo nei bordelli, leggo questi libri, per esempio i diari di Flaiano e Céline, dai cui traspare tutta la naturalezza dell'atto, come se s'andasse a prendere il caffé al bar. Oh, intensi che pure adesso ci si può andare, ma come sempre tutto è ammantato di ipocrisia, si deve fare tutto di nascosto, come i preti che vanno a donne, con gli amministratori locali che fanno resistenza passiva, che fanno la multa per divieto di sosta, ecc. Lascia perdere me, io lo so già come sono fatto, pure se tornassero i bordelli non ci andrei, troppo riservato, ma siccome sono romantico è il concetto della casa di piacere in sé che mi attrae, perché non è più avvilente per la donna doversi nascondere, far finta di, non è destino della donna farsi strumento delle ipocrisie altrui? E poi bordelli anche per le donne, sissignore, non hanno il diritto anche loro di soddisfarsi nel modo più naturale? (poveri ometti, altro che zabaglione e viagra, degli individui affetti da priapismo congenito ci vorrebbero). Io temo che all'italiano in fondo piacciano le cose così come stanno, perché all'italiano l'ipocrisia gli fa da innesco, piace lamentarsi degli stranieri e poi sfruculiarsi le africane in mezzo alle fratte, è nel suo Dna la doppia morale, finita lì.

Bagno di realtà

Uno degli aspetti che sancisce il divorzio dell'elettore dal pensiero cosiddetto di sinistra è questa tendenza che hanno i compagni di concentrarsi troppo sull'ideale e poco sulle persone. Agli amici progressisti che non se ne fanno una ragione in realtà interessa più l'idea e la teoria generale, sono come umanisti che però hanno smarrito per strada l'umanità, quella in carne ed ossa. L'esempio classico, l'attacco terroristico: il progressista, il candidato democratico, partirà subito con un pippotto sociologico sulle cause che scatenano la violenza nel mondo, al terrorizzato invece interessa poco la tesi di laurea quanto piuttosto la risposta immediata, perché niente di più che una minaccia incombente risveglia in lui i primordiali istinti di sopravvivenza. Questo discorso rientra in quello più ampio dell'eccesso di intellettualizzazione della proposta politica, di quell'eccesso di premure tipico del politicamente corretto il quale, partito per far contenti tutti, finisce invece per indispettire il cittadino comune poco incline alle chiacchiere e principalmente preoccupato del suo avvenire. Si è arrivati al punto in cui l'intelligenza si è fatta autoreferenziale diventando ottusa. Non è l'unico aspetto di questa faccenda molto complicata, però teniamo presente.

Fahrenheit

Bruciano le New Balance perché l'azienda sostiene Trump, le bruciano per protesta e non perché fanno odore, e allora a rigor di logica bisognerebbe bruciare anche i sandali della figlia, la linea di stivali e le rispettabili decolleté, già le vedo le fashion blogger fare un gran falò dei loro preziosissimi haul, i "bottini", perché li chiamano così i giri di acquisti su internet. Quando bruciano le scarpe è un brutto segno, significa che la civiltà è in grave pericolo, se poi assieme alle scarpe bruciano anche i calzini quello è il segno che tutto è finito, senza scarpe impossibile trasmettere la conoscenza, senza calzini l'imbarbarimento della società è irreversibile. Questo è il momento in cui il nostro bisogno di eleganza diventa ancor più impellente (cit. Gauche Caviar).

sabato 12 novembre 2016

L'esercito del Trump

Vai a capire quanti voti avrebbe preso Sanders, se più o meno della Clinton, la cosa non sarebbe stata di gran consolazione essendo Sanders la declinazione populista "di sinistra", uno che volendo va d'accordo con Marx ma pure col Papa, una specie di Bertinotti folgorato sulla via di CL. Talmente è in crisi la sinistra mondiale che la tentazione è di ritornare alle origini, il sogno di una solidarietà universale che possa lenire le storture della globalizzazione; alla fine i due populismi hanno in comune lo stesso nemico, a destra da combattere chiudendosi in un rancoroso egoismo, a sinistra aprendosi all'utopia della fratellanza universale. Poi è chiaro come da tutto questo possano scaturire certi personaggi curiosi che da un lato magnificano Gramsci e dall'altra simpatizzano per Putin e Trump, gente che discute di feticismo delle merci con l'orologio di marca al polso (ma questo pure Sartre, non è una novità). La globalizzazione da una parte dà e dall'altra toglie, il fatto che venga tolto proprio a noi crea questa onda d'urto che è ancora riverbera e chissà per quanto ancora riverbererà (d'altronde la crisi della manifattura si ripercuote pure su di me, una certa rabbia la sento salire pure io, l'anti-populista è essenzialmente uno che ha risolto il problema della sussistenza e pretende da noi poveri cristi la calma e il raziocinio, abbiate pazienza, non siamo dei santi).

mercoledì 9 novembre 2016

Aurea mediocritas

Te lo domandi, quando è un milionario a farsi carico delle istanze degli emarginati e viene per giunta preso sul serio significa che la controparte democratica stava pensando ad altro, che a forza di pensare agli ultimi si è persa per strada i penultimi, non era poi così felice l'America di Obama. E' la fine che si fa ad essere troppo scolarizzati, ci vorrebbe una via di mezzo, un intellettuale ma che non sia laureato, un diplomato in contabilità. L'eccesso di scolarizzazione è deleterio quanto il suo contrario, in medio stat virtus, aura mediocritas, inter utrumque tene medio tutissimus ibis (sono intellettuale, sì, ma da Wikipedia). Già feci l'errore di sentirmi antropologicamente superiore alla gente di Gorino, di errore in errore si finisce con Trump presidente e Grillo deficiente (Bersani invece guarda a Sanders, hai presente l'isola di Wight?).

No panic

Io ve l'avevo detto. A parte che ne dico talmente tante che prima o poi ci prendo, ma Hillary non teneva il quid, e poi con quella spocchia dalemiana tipicamente radical, insomma, antipatica. Trump invece molto più a suo agio nei panni del figlio di puttana, sinceramente pirla (gli viene naturale), un istrione che ne abbiamo già visti in Italia, e in questo abbiamo fatto scuola. Io in verità vi dico: abbiamo troppi preconcetti nei suoi confronti, io sono sinceramente incuriosito, vuoi vedere che questo fa la pace con Putin e finisce che gli danno pure il Nobel per la Pace? (non credo, piuttosto ne danno un altro alla letteratura a Max Pezzali, perché son prevenuti).

lunedì 7 novembre 2016

Nemmeno la ragione ci può salvare

C'era Maurizio Ferraris alla radio, l'inventore del new realism, che interrogato sulla crisi della democrazia proponeva la sua tesi: la democrazia è in crisi perché non dice più la verità. Siccome il new realism, in opposizione all'ormai obsoleto postmodernism, predica un generale ritorno all'oggettività, è bene che agli elettori venga detta la verità, unico degno principio e sommo bene, solo così sarà possibile debellare il populismo, batterio infestante che divora la sana pianta democratica. L'uovo di Colombo. Fosse semplice stabilirla, questa verità, e convincere l'elettore ad accettarla qualora fosse indigesta. Le campagne elettorali sono dei lunghi processi alle intenzioni, mentono un po' tutti e un po' tutti dicono la verità, ma nemmeno gli interessati sapranno dirvi fino a che punto, e questo non sempre per malignità. Prendiamo l'esempio classico della sicurezza dei cittadini: Trump vi dirà che la soluzione è armarsi fino ai denti, Hillary Clinton vi dirà che è meglio lasciar fare alle forze dell'ordine, tuttavia nessuna statistica, per quanto veritiera possa essere, potrà mai far cambiare idea al cittadino che percepisce comunque la minaccia. E' un dato emotivo-soggettivo, il terrore di volare non lo si risolve ripassando il funzionamento della portanza, l'emotività sovrasta l'argomento di ragione. Io ve lo dico: la verità è che nemmeno la ragione ci può salvare.

In caso di

Ha vinto il No perché Renzi ha sbagliato a personalizzare il referendum, e poi troppa arroganza, senza contare che la riforma era davvero scritta male. Ha vinto il Sì perché gli italiani si sono dimostrati popolo maturo che non cede alle sirene dei catastrofisti che sanno dire solo No. Ha vinto il Nì perché gli italiani si sono stufati di essere chiamati a votare su questioni troppo complesse, e poi i problemi degli italiani sono ben altri, c'è gente che non arriva alla fine del mese. E con questo siamo coperti.

sabato 5 novembre 2016

Credere per credere

Il mio dio salva tutti, belli e brutti, vittime e carnefici, perché fondamentalmente la vita è altra cosa rispetto a quello che pensiamo, il fatto è che tutto quanto non è nella nostra disponibilità, compresa quella salvezza che spetta a tutti, indipendentemente dalle buone o dalle cattive azioni. No, mi diranno, Dio non è questo, è un'altra cosa. Ma lasciami credere che sia così, ma che ti importa? Se è questione di fede, credere per credere, io credo a questo (l''apologo non rispecchia necessariamente le convinzioni dell'autore, trattasi di esempio a mo' di esempio).

martedì 1 novembre 2016

Il grande Boh

Due righe due sulle elezioni americane: io non l'ho capito proprio questo scandalo delle mail della Clinton, temo che il mio essere italiano mi impedisca di percepire la gravità della cosa, mentre gli americani, popolo eticamente irreprensibile, dimostrano di prenderla molto sul serio al punto di resuscitare Trump, che sarà controverso finché vuoi ma è uomo di una correttezza esemplare e soprattutto di comprovata affidabilità (c'è del sarcasmo). (i miei americanisti su Twitter, gli esperti del caucus, si danno un gran da fare attorno all'argomento ma come sempre il messaggio non arriva, secondo me ne capiscono poco anche se danno l'impressione di saperla lunga).

Un caso di sincronicità

Giusto stamattina parlavano di questo racconto-divertissement di Marc Augé (il teorizzatore dei non-luoghi) che immagina l’impossibile: il papa che dal balcone annuncia che Dio non esiste "e tra i fedeli di tutte le religioni in pochi giorni scoppia la pace". Ora, che tra i fedeli di tutte le religioni possa scoppiare la pace per così poco è improbabile anche per un racconto di fantasia, una pia illusione da atei razionalisti, valga per tutti questa ottima intuizione del poeta argentino Julio Cortázar, miracolosamente apparsa per sincronicità nel flusso di Twitter sotto la segnalazione del divertissement: "sperare appartiene alla vita, è la vita stessa che si difende". Aggiungici poi che sappiamo già tutti che Dio non esiste, almeno non nella forma descritta dalle religioni, e il gioco è fatto (anche l'ateismo si avvia lentamente all'obsolescenza).

lunedì 31 ottobre 2016

Lückenbüßer

Era il povero Bonhoeffer che parlava di Dio sempre più ridotto a "tappabuchi" (Lückenbüßer), cioè soluzione che interviene nei casi ancora irrisolti dell'esistenza, come nel caso dello scatenarsi delle forze della natura che ci rammenta come nemmeno la terra su cui abbiamo costruito la casa ci appartiene: nella misura in cui l'uomo diventa impotente cresce il bisogno di Dio, quanto più diventa potente tanto più Dio viene messo da parte. Noi non credenti diremmo che questo elastico è la prova lampante che Dio non è che una proiezione delle nostre aspirazioni frustrate, Bonhoeffer era uomo di fede e intendeva invece riportare Dio al centro e non più ai margini dell'esperienza umana, con quali risultati non sapremmo dire. Io devo ammettere che più passa il tempo e più sono indulgente nei confronti della fede, fosse anche un tappabuchi, che la vita è davvero troppo terribile per non concedersi una scappatoia, chiamala pure debolezza, l'importante però è che resti una cosa intima e personale e non ceda alla tentazione di diventare visione organica e politica del mondo, che la fede non venga confusa con la religione, insomma, che della fede è il risvolto più contingente e secolare e per questo più irrilevante ai fini di un'ipotetica salvezza (io, più che in Dio, confido come saprete nel rimedio ontologico).

Il paese reale

Stamattina, a faglie ferme, siamo partiti subito forte: gli sfollati in tenda e gli immigrati in albergo. Che si lamentano pure del mangiare, ah ma io stavolta voto Grillo! (Grillo? Vota Salvini!). (Salvini non gode di molta credibilità nemmeno fra i suoi). Prima gli italiani, se li prendano i frati gli immigrati, ne hanno di conventi, invece di metterci dentro le suore, che se li prenda il papa! Che c'è gente che non ha più neanche la casa, che si prendano gli italiani invece di aiutare i négher! Che i rumeni rubano il rame e poi vengono giù le montagne. Comunisti di merda. Che il comunista, come saprete, non è il materialista storico che abbiamo studiato tutti sui libri (vero che lo abbiamo studiato tutti?), il comunista è per la gente del luogo quello che fa il buonista con il culo (i soldi) degli altri. In questo io non sono tacciato di comunismo dal brianzolo medio perché pur essendo filosofo non faccio il buonista (oltre ad essere un formidabile taccagno, una via di mezzo fra un ebreo, un ligure e un comasco, giustamente). Se dai in mano il paese ai comunisti è lo sfascio, non lo vedi che continuano a far arrivare gli stranieri? Renzi si è giocata una buona fetta di consensi su questa politica dell'accoglienza, a fare l'Orban ci avrebbe guadagnato il Sì senza patemi. Troppo cinico? Solo realista.

sabato 29 ottobre 2016

Il popolo bue e l'intellighenzia asina

A questo punto più che di Renzi io mi preoccuperei del webetismo diffuso che minaccia la sana pianta scientista, concentrati a liberare il paese dalla peronospora renziana non ci accorgiamo che alle spalle ci stanno segando il ramo, fra un po' finiremo davvero per credere che il terremoto nel Centro Italia sia opera delle multinazionali del petrolio. Io ve lo dico, qui bisogna riconquistarsi la fiducia del popolo bue ormai in balia dei falsi miti di regresso, dal movimento anti-vaccini a quelli che credono che il mondo sia governato da una cricca di alieni in combutta coi Rothschild, non vorrei che al popolo bue finisse per corrispondere una pedissequa intellighenzia asina, tanto perspicace quanto cretina, questa non è una profezia, è già realtà.

giovedì 27 ottobre 2016

Bagatella

Appurato che il progetto "umanista" di spiegare le buone creanze agli incolti attraverso il discorso di ragione è pressoché fallito sovrastato dalla paura fottuta, possiamo dire che Oriana Fallaci da lassù non ha motivo di preoccuparsi, la rabbia funziona che è una meraviglia e l'orgoglio la segue a ruota: non li vogliamo i migranti a casa nostra e nemmeno ci preoccupiamo di distinguere il grano dal loglio, l'importante è non averceli fra i piedi. Non a voi che siete cresciuti fra oxfordiani e soppesate da lontano la realtà come una biglia iridescente, dico a noi che ci rotoliamo nel piscio qui al pianoterra, mors tua vita mea, non si fanno prigionieri. Poi è chiaro che siamo tutti uguali di fronte al Signore, però intanto lascia fare.

lunedì 24 ottobre 2016

Il grande Burp

Chi vota No non vota tanto per salvare la democrazia quanto per mandare a casa il cattivone, l'arrogante di turno, chi vota Sì per non dargliela vinta a chi vuole mandarlo a casa, la storia si riduce a questo. Poi se vogliamo fare i Zagrebelsky della situazione facciamo pure, ma la storia di ogni elezione è storia di come la bile trova lo sfogo a lei più congeniale, altro che ratio, cherchez la bile. In altre parole le elezioni sono come una lavanda gastrica collettiva in cui i più disparati disturbi della personalità vengono evacuati in pubblico elevandosi a questioni nazionali. Burp.

domenica 23 ottobre 2016

Sesso con persone anziane

Prendi per esempio la campagna elettorale americana e il famoso pompino di Madonna, la prima cosa che verrebbe da chiedersi è: con dentiera o senza? Degna conclusione di una campagna in cui di tutto si è parlato fuorché della realtà, forse già troppo complessa per gli scarsi mezzi retorici dei contendenti. E così rientra in pista nonna Louise, in un derby tutto giocato con la nipotina Miley, la quale ora per ribattere non saprà più cosa inventarsi, panico fra i direttori artistici. A me sta benissimo questo sbraco dei costumi e vanno benissimo anche i dibattiti sul pompino come atto di sottomissione della femmina o come opportunità di dominazione del maschio, va tutto bene. Solo avrei voluto da Hilary un guizzo alla Maria Elena Boschi, che so, un'autocontenitiva malandrina che fa capolino da una gonna a mezza coscia, ma ripensandoci bene forse è meglio così: Hillary, continua pure a vestirti con quei terribili tailleur maoisti a nuance merkeliane, che la tua forza sia solo negli argomenti, per carità di Dio.

Difetto

Mi è rimasta ancora un po' di pietà per gli uomini, è il mio principale difetto, quando arrivo al fondo del caso umano il mio risentimento rincula e provo misericordia, così che il cretino in certi casi mi risulta anche simpatico. Non è una misericordia che muove dalla benevolenza, al contrario, muove dalla malevolenza, ma tant'è, è il massimo che posso fare. Se il cretino è poi destinato alla sconfitta allora la pietà sbraca, non trova più ostacoli, se non può più nuocere allora favorisce la magnanimità. Insomma, infierire sullo sconfitto mi fa orrore, posto che la pietà non sia invece la forma più crudele di vendetta. Questo valga per i casi presenti e futuri.

Break

Credo di essermi stufato di pensare al referendum, credo sia legato alla melanconia, semplicemente a un certo punto mi viene un groppo alla gola e non ne posso più, credo che comincerò a parlare di fica (ci siete cascati, eh?), o meglio di fisica dei quanti (scherzo), oppure del gatto (di Schrödinger, povera bestia). Mi sento così ispirato la mattina, tutto pieno di energie che mi pare addirittura di apprezzare le donne (addirittura), metti poi il caso che queste quattro righe le ho scritte ieri notte e le ho programmate per stamattina, c'è dell'ottimismo (speriamo ben riposto).

mercoledì 19 ottobre 2016

Usa la Forza, Luke

Volevo proporvi il grande tema del fallimento della ragione quale mezzo di persuasione e criterio per stabilire la verità. Un esempio pratico: se vince il Sì avremo un governo più stabile che potrà prendere decisioni più rapide nell'interesse del paese, logicamente parlando non fa una piega. Se vince il No ci eviteremo invece una vera e propria dittatura della maggioranza, e anche questo argomento non farebbe una piega. Dove sta dunque la verità? Potenzialmente ovunque e da nessuna parte, che ogni argomento si regge su una sua propria logica (se non altro in rapporto alle intenzioni), qui conta più l'atto di fede, dipende da quanta fiducia sarai disposto a riporre negli uomini, tenendo presente che in questo campo l'astuzia sovente supplisce agli argomenti: non alla ragione ti potrai aggrappare (usa la Forza, Luke).

lunedì 17 ottobre 2016

Breve riepilogo

Ci siete, vi sto annoiando? No perché di Renzi abbiamo detto tutto, dei grillini pure, a un certo punto si comincia a girare intorno, metti pure che spesso mi dimentico di avere già detto le stesse cose, qui si comincia a girare intorno (appunto). Se vi interessa qualche altro argomento non avete che da dirlo, per esempio potremmo discutere delle ultime sfilate spring ready-to-wear 2017, invero un po' carenti di motivi da stampa, o di coscienza quantica o di kundalini o di ditalini (ovviamente rigati), insomma, di quel che volete.

sabato 15 ottobre 2016

Fermare il declino

Giornata grigia, il mio umore come il cielo: plumbeo. Potremmo parlare della manovra finanziaria. Le nostre assomigliano tutte a dei rattoppi allo stesso paio di brache, talmente rabberciate e ricucite negli anni da avere perso ogni ipotesi d'integrità strutturale. Ogni manovra interviene a riparare i guasti delle manovre precedenti, una vasta partita di giro tanto vana quanto imprescindibile, "passo dopo passo", o se vuoi "una mano lava l'altra e tutte e due lavano il culo". Grande euforia per la cancellazione di Equitalia, i debiti verso l'erario verranno estinti per decreto legge (chi voterà Sì avrà in dote un bonus per la ristrutturazione dei controsoffitti). Qui facciamo dell'umorismo ma in realtà si tratta di una cosa seria, ho dei following su Twitter esperti di spending review, gente di polso che saprebbe dove mettere le mani, li invidio molto, si vede che è gente che ha studiato.

venerdì 14 ottobre 2016

Ignobel

Causa il mio disagio mentale non desidero quasi più, il tempo di alzare il sopracciglio e già il desiderio s'è irrancidito, mi mostra il volto della sua noia mortale. Mi tocca faticare per cercare qualcosa che mi rivitalizzi un po' e la stessa ricerca mi pesa come un lavoro, le fatiche di Sisifo. So come sono fatto, talmente è lo schifo che finisco per schifare pure Dylan e Dario Fo, pace all'anima sua, gente che ne venera il mito senza nemmeno averne letto un libro. Io ce l'ho: il Mistero Buffo, preso quando ci credevo e tuttavia abbandonato alla prima pagina, usato, al Libraccio, mi restituiscono 1 €, tanto vale buttarlo nella pattumiera (che noia questi Nobel).

mercoledì 12 ottobre 2016

Palingenesi

Tesi: il Pd è nato come cartello elettorale contro Berlusconi, venuto meno Berlusconi viene meno anche il Pd, come la Dc dopo il muro di Berlino. Come una faglia che finalmente crepa, i tempi sono maturi per il grande cataclisma, e mi sbagliavo a dire che non sarebbe cambiato nulla, o meglio: non cambierà nulla nella sostanza, che il destino dell'Italia è ingovernabile, cambieranno invece le forme, gli arabeschi di superficie, e abbacinati dalla sublime bellezza della catastrofe ci entusiasmeremo in atto per le novità in potenza e ripartiremo per un nuovo giro di speranza nel futuro: accade questo, periodicamente.

Il piacere del sublime è diverso da quello del bello; questo infatti produce direttamente un sentimento di esaltazione della vita; quello invece è un piacere che ha solo un'origine indiretta, giacché esso sorge dal sentimento di un momentaneo arresto delle energie vitali, seguito da una più intensa loro esaltazione. (Critica del Giudizio)

lunedì 10 ottobre 2016

Politica 4.0

A guardarla dalla prospettiva della direzione Pd la politica pare esserci ridotta a uno showcase di completi slim fit, la stessa componente rossa, un tempo maggioritaria, s'è ridotta a un'accozzaglia di personaggi risibili, divisa fra apocalittici e boccaloni, da vergognarsi di averli votati. Sono i tempi che corrono, di quella tradizione, semplicemente, non se ne sente più il bisogno, il residuo pensiero di sinistra, estenuato, si sta lentamente spegnendo nel gentismo grillino, questo è lo stato dell'arte e questi sono gli ingredienti con i quali ci toccherà cucinare il futuro (quel ramoscello d'ulivo incastrato fra "Partito" e "Democratico" ormai è puro folklore, tanto vale metterci una foglia di basilico).

domenica 9 ottobre 2016

Disperato erotico Trump

Io le donne le abbranco direttamente da dietro, senza chiedere il permesso, tanto ho il fascino dell'intellettuale e da me si fanno fare quello che voglio. Ivanka Trump è una figa pazzesca (tanto suo papà non s'incazza), ma avete visto che tette? Los dos cupulas de la catedral de Sevilla. Oh, intendiamoci, trentaquattro anni, ancora un anno e poi te la pigli tu la carne in scatola, che a noi ci piace il filetto (ameregano m'hai provocato? E mo' me te magno). (un blagueur del genere non si vedeva dai tempi di Cocco Bill).

Il caso delle missionarie

Si scoprì che c'era un cunicolo segreto con stanze e alcove e quant'altro che univa il convento dei frati a quello delle monache, e pare ci avessero trovato una gran quantità di cadaveri di neonati, questa storia si tramandava come una leggenda nera senza possibilità di riscontro, se non vera appariva verosimile, e c'era il caso del parroco del paese che aveva già avuto tre mogli e lui si giustificava col fatto che lo avevano costretto a farsi prete perché in casa non c'era di che mangiare, e questa non era una leggenda. Insomma, cose risapute dagli uomini di mondo, non invece dal Papa che è figura oltremondana e persona candida per antonomasia, cascante dal pero per definizione, se non per contratto. Speriamo solo che il filone possa mantenersi florido per il futuro, sarebbe un peccato rompere un giocattolo così ben congegnato (da quando si è perso l'uso della fustigazione, qui in occidente, anche i sagrestani possono convivere more uxorio e questo toglie la giusta tensione al rapporto).

sabato 8 ottobre 2016

Credere

E' difficile non credere a niente, anche quando non è tua intenzione credere in qualcosa ti rendi conto che credi che non credere a niente sia meglio che credere in qualcosa (potete prendere un cachet, non è mia intenzione farvi venire il mal di testa). Forse siamo destinati allo scacco ecc. ecc. Forse anche l'atto del credere appartiene alle categorie a priori, forse siamo programmati per credere e non possiamo esimerci dal farlo. Perché credere non significa solo avere fede in Dio (troppo facile), significa soprattutto abituarsi a una certa visione del mondo, per comodità e perché non si può vivere a lungo nell'incertezza senza piantare un chiodo, fisso, possibilmente. Non credi in Dio? E allora crederai negli atomi, sembrano mantenere quel che promettono, fosse anche la morte. Crepate pure se ci tenete tanto. Io per parte mia comincerò a credere che esista una qualche scappatoia connaturata alla logica dell'essere, se non altro mi servirà per dormire la notte e non avere più quegli incubi in cui mi assale la certezza dell'annientamento e tutta la vita mi pare spesa invano, dici poco.

Paradosso del pubblicitario

Per un adeguato compenso in denaro non solo sarebbe disposto a fare campagna per il Sì, ma sarebbe come vincolato al suo mandato, quello del rispetto verso il committente, rispetto che d'altronde si fonda su un reciproco interesse (per me la campagna, per te il denaro). Di questa logica del mercato io una volta ero l'acerrimo nemico, ora invece ci vedo solo una trasposizione esatta di quello che realmente siamo e quindi sono più disposto ad accettarla: l'etica dell'uomo è l'interesse e di conseguenza anche quella del mercato (il gioco si complica solo perché ciascuno ha una sua propria idea di ciò che è il suo interesse).

mercoledì 5 ottobre 2016

Don't feed the politicians

Non si è davvero capito perché dovrebbe sorprenderci il Sì al referendum di Benigni, così come non lo consideravamo un genio prima giusto perché pigliava per il culo Berlusconi (e capirai), ora non si capisce perché dovremmo considerarlo una canaglia, la sua opinione semplicemente vale meno di zero, ci penseranno quelli ne avevano alimentato il mito, io non c'entro. Non cascherà il mondo se vince il No, non ripartirà l'Italia se vince il Sì, tutto come prima: il politico va disinnescato con l'indifferenza, altrimenti si monta la testa.

martedì 4 ottobre 2016

Un buon analista

Noi pensiamo, plurale maiestatico, che le passioni politiche siano equiparabili nella forma e nella sostanza a quelle sportive, che la predilezione per una parte politica scaturisca per ragioni oscure dai più profondi recessi dell'anima, priva di qualsiasi ratio: credo ut intelligam, la fede precede la ragione (la politica è l'atto di fede per eccellenza essendo la via del buon governo la più lastricata di buone intenzioni). In sostanza il politico, analogamente alle squadre di calcio, è il collettore delle nostre frustrazioni e di tutte le ambizioni represse, trasferitele su di lui, ad ogni sua vittoria e un po' come se vincessimo anche noi, ci sentiamo riscattati, trepidiamo e lo difendiamo nelle dispute come se ne andasse di noi, la scelta originaria fu essenzialmente emotiva, solo dopo intervenne la ragione per difendere l'irragionevole, talvolta l'indifendibile, e giù di fiumi di inchiostro e di battere di tasti... un buon analista, ecco quel che ci vuole.

lunedì 3 ottobre 2016

In soccorso dell'oligarchia

Deh, occorre venire in soccorso dell'oligarchia. Mi pare, e ditemi se sbaglio, che vi sia in atto un tentativo nemmeno troppo velato da parte dei soliti disfattisti di dipingere l'oligarchia, concetto nobilissimo, come qualcosa di sporco e di cattivo, il governo dei pochi che esercitano il potere principalmente per tornaconto personale. Già quell'insopportabile moralista di Aristotele, quello scarso in astronomia, ebbe a dire la sua sull'oligarchia, ma io dico, con l'autorità che spetta ai moderni, che l'oligarchia è cosa buona, che per troppo tempo è stata vittima di un ingiusto pregiudizio e che ogni democrazia, a guardarla bene, non è che un'oligarchia rappresentativa, il governo dei pochi che ricevono mandato dai molti per fare l'interesse della comunità. Non lasciatevi traviare dunque dai rancorosi che vorrebbero mandare tutto in vacca, per loro tutto è male fuorché la democrazia, che intendono come il luogo in cui bisogna accontentare tutti, la greppia in cui più si mangia e più si è giusti, no, è ora di cambiare verso, l'eccellenza tornerà di moda, àristos cràtos, il governo dei migliori (un discorso degno di Gorgia, Mussolini queste cose già le scriveva sull'Avanti!).

domenica 2 ottobre 2016

Appunti inutili: la panciera dimagrante

Il solito faccino da americana, bionda, naso a patata e bazza d'ordinanza, il tutto affogato in un fondotinta color carota, di solito si chiamano Whitney, Britney o Wendy. Questa in particolare si chiama Cindy e pubblicizza una panciera dimagrante, di quelle che ti fanno sudare, le metti alla mattina e alla sera hai già la tartaruga. Ha il piglio da cheerleader, un entusiasmo trattenuto e molto professionale, è vestita come Olivia Newton-John nel video di Physical, sicuro si nutre di beveroni e di energy bars, l'attività fisica devono avergliela incistata nel chip fin dalla Preschool. Sono le tipiche ragazze che a dargliele a un David Lynch te le ritrovi dentro un sacco di plastica con il rossetto slabbrato, alla peggio inseguite da un velociraptor per Steven Spielberg. E' la fiera dello stereotipo: c'è il grassone svaccato sul couch che indossata la panciera si trasforma in un distinto signore in giacca e cravatta, pronto per piazzare una polizza (si vede che trattiene il fiato), c'è la signora latina un po' in carne, sul genere Milf, che si rimira allo specchio passandosi i palmi sui fianchi come a sottolineare un miglioramento che noi invece stentiamo a cogliere ma che concediamo per galanteria. E poi in regalo per lei un paio di leggings miracolosi che ti fanno le gambe alla Bella Hadid, per lui un manubrio speciale per tonificare i tricipiti nel sonno.

Decidere

I cittadini sono stanchi di essere chiamati alle urne ogni tre per due, lo dimostra il referendum in Ungheria, decidano gli eletti, sono lì per questo, troppo comodo far ricadere ogni volta la colpa sugli elettori. Si tengano pure queste elezioni, per carità, ma massimo una volta a lustro, che di questo passo si indirà una consultazione anche per andare alla toilette. Proposta: al podestà siano garantiti i pieni poteri per tutta la durata del suo mandato e ai cittadini la libertà di esprimere il loro biasimo mediante il lancio di ortaggi, superato un certo tonnellaggio al podestà sia tagliata la testa seduta stante e avanti il prossimo, una democrazia che non sa decidere è una democrazia vuota.

Decìdere v. tr. [lat. decīdĕre, comp. di de- e caedĕre «tagliare», propr. «tagliar via»].

Si può dare di più

Può dare di più Francesco (l'è tanto caruccio il Francesco con la sua barbogia), potrebbe per esempio insinuare in uno di quei suoi abituali sproloqui d'alta quota che al gender andrebbe accesa la miccia sotto il culo, e tutti giù a ridere (che sagoma). O per esempio che è colpa degli esorcisti, che non se ne trovano più come una volta, che prima di aprire chiedete che vi mostrino l'aspersorio, stronzate del genere, tanto le ha in canna, non crediate, quello vi piglia tutti per fessi (che volete farci, è rivoluzionario).

sabato 1 ottobre 2016

NO!

La democrazia in mano agli italiani è pericolosa, rendiamola ingestibile. La democrazia non sia decisione di una sola parte, la democrazia sia prassi dei veti incrociati, groviglio, garbuglio e gnommero inestricabile, solo così potremo scongiurare le derive autoritarie. Diciamo no a chi dietro la maschera della semplificazione procedurale vuole propinarci i grillini per cinque anni. Il parlamento, nella piena funzionalità delle sue camere, sia bivacco di corrotti, di traditori, di voltagabbana, nella corruzione dei costumi la salvezza della Repubblica Italiana. Il 4 dicembre nella solitudine della cabina elettorale vota NO, per difendere l'Italia, per difendere gli italiani.

Per un pugno di boria

Vista l'assenza del quorum la strategia migliore sul referendum sarebbe stata quella di parlarne il meno possibile, zitti e mosca, understatement e profilo basso, si sarebbero mosse le truppe cammellate, che all'italiano medio notoriamente poco gliene cale dei referendum, e tutto si sarebbe risolto come alle europee, affluenza scarsa e percentuale monstre. Ma Renzi no, lui vuole passare alla storia come il grande riformatore, la tentazione del ganassa era troppo forte e la spavalderia un obbligo morale, e così adesso sarebbe proprio un bello scherzetto se vincesse il no, perché anche ai gatti bisogna prima fargliela annusare bene perché imparino a farla nella sabbietta, sennò non capiscono (chissà gli accidenti che gli starà tirando il presidente emerito).

giovedì 29 settembre 2016

Trattare con gli incolti

Mi danno del remissivo per via del mio atteggiamento, se vuoi chiamarlo, "filosofico" (ma il termine è abusato), guai a parlargli del destino ai contemporanei, con la volontà si ottiene tutto, e non si rendono conto che pure la volontà è un destino. Per esempio c'è il tipo eroico che vuole cambiare il mondo, se il mondo non si può cambiare la vita per lui perde di significato: e questo non è un destino? Da solo si è costruito la gabbia, da solo i suoi nemici, tutti complottano contro la rivoluzione e in ultima analisi contro il genere umano, nientemeno. E' un ispessimento dell'io che gonfia il petto per riaffermare i suoi diritti, come il bambino che pesta i piedi nelle pozzanghere ("i pronomi sono i pidocchi del pensiero", come diceva quello). Altra obiezione: ma se tutti la pensassero come te staremmo ancora all'età della pietra. Ma perché, non è un destino anche l'evoluzione? Dal momento che tutto si muove da qualche parte tutto questo moto pur condurrà, dai e dai un'idea affiora e si propaga per contagio cambiando i connotati alla realtà, stai tranquillo che ci si muove anche controvoglia, non si scappa. E sia, voi bruciate dunque nella volontà dal momento che vi piace tanto, io nel frattempo spegnerò l'incendio e lascerò accesa giusto la fiamma pilota, basterà quella.

Sbalordire i borghesi

Ci si muore di vecchiaia ad attendere un governo serio in Italia ma non per colpa del politico in primis, piuttosto per colpa nostra, che senza quel po' di avanspettacolo non ci prendiamo nemmeno più la briga di alzare il sopracciglio. E' l'animo assuefatto a tutta la grande bellezza che ci circonda che chiama la performance, Renzi, Grillo e Salvini, sono loro i nostri campioni, altro che Cuperlo, Pizzarotti e Parisi, ci vuole il guitto che susciti l'ammirazione per il figlio di buona donna, e a noi piacciono i figli di buona donna (i politici assurgono un po' al ruolo di catalizzatori di meschinità, le nostre, in un certo senso ci purificano). Io non credo più all'italiano brava gente, ma a partire proprio dai conoscenti prossimi.

domenica 25 settembre 2016

L'uomo è un problema irrisolto

Scriveva l'acuto osservatore dell'umanità che da quando non crediamo più nella città celeste siamo costretti ad inseguire la felicità qui sulla terra e proprio perché costretta entro i limiti della materia questa felicità ci si presenta come deperibile e quindi già contenente il germe dell'infelicità. Causa il ricorrente riaffiorare di un certo malessere connaturato allo spirito posso dire che sì, non posso che trovarmi d'accordo, che così come la fede nella felicità ultraterrena aveva prodotto nel mondo le sue belle distorsioni, così la raison illuminista ci ha ridotti a quel nulla che siamo o che crediamo di essere e che ci avvelena l'esistenza, nell'ansia di dover per forza giocarci tutto nell'unica occasione che ci è concessa. Si vive nel panico, altro che nella felicità affrancata dalla ragione, e questo panico, interiorizzato perché non sia d'impiccio nello svolgimento delle attività quotidiane, scava sottotraccia e riemerge nei mille rivoli delle ossessioni e delle nevrosi che affliggono i contemporanei. Morale della favola: l'uomo è un problema irrisolto (e al momento privo di soluzione).

Nelle mani del Signore

Eppure l'intelligenza che ci contraddistingue in quanto uomini d'ingegno dovrebbe portarci a considerare l'azione politica come tutt'altra cosa rispetto alle stupidaggini e alle arlecchinate che si porta appresso, se non fosse che tolte le stupidaggini e le arlecchinate ci accorgiamo che rimane ben poco e allora vada per le stupidaggini, dai e dai qualcosa ne uscirà di buono, se non altro per eterogenesi de fini.

Senza via di scampo

Posto che siano tutti dei cazzari, dei ciarlatani, dei venditori di pentole, all'elettore smaliziato non resterà che scegliersi in sede di consultazione il cazzaro che meno lo indispettisce oppure disinteressarsi completamente della questione in ossequio alla regola d'oro "don't feed the...", e in fondo l'astensionismo risponde in parte a questa sollecitazione. Senonché. Senonché quelli se ne fanno un baffo dell'astensionismo e beatamente vi ricorderanno come il loro sindaco sia stato eletto con il consenso del 67,5% dei romani o il loro premierissimo sia stato votato dal 40,8% degli italiani, non c'è via di scampo (una percentuale è più giornalistica di un numero a sei cifre, è nella natura delle cose).

mercoledì 21 settembre 2016

Ritorno al proporzionale

Mi piace questa idea di tornare al proporzionale, ma così, pour parler, in fondo non sarebbe poi cosi male. Introducendo a suo tempo la quota uninominale si era pensato di abituare gli italiani a decidere, o dentro o fuori, ma decidere a noi non piace, oltretutto col rischio di ritrovarsi alla mercé del risentimento altrui, meglio un sistema che addolcisca le sconfitte e che non escluda nessuno a priori. Morale della favola: puoi riformare il paese finché vuoi, siamo noi che siamo irriformabili. E bravi i Cinquestelle che ci tengono allegri con le loro boutade (sul no alle Olimpiadi invece persino il rimbalzato Malagò ha gioco facile a dire che è tutta demagogia, e quella è, demagogia da movimento antisistema che si scaglia contro gli interessi delle lobbies, ma tant'è, è un modo per certificare la nostra inidoneità senza possibilità di appello).

martedì 20 settembre 2016

Schopenhaueriano

Il mio essere schopenhaueriano si riduce essenzialmente alla consapevolezza di essere totalmente alla mercé della vita (cosa che fra l'altro farebbe la gioia dei più), e cioè di essere in balia di quella sorta di pilota automatico che è incistato in ogni organismo vivente, dall'uomo alla pianta al paramecio, che non è tanto propensione ad esistere quanto a resistere in vita, condotto dall'istinto verso la riproduzione che per mia fortuna mi è stata risparmiata (e per questo devo ringraziare le donne che hanno fatto mostra di non considerarmi mai troppo sotto quel punto di vista). I miei istinti non mi appartengono, la mia natura nemmeno, non l'ho decisa io, mi sento come trasportato dai flutti, una pedina nella disponibilità di un giocatore misterioso che beatamente si diverte a tormentarci tutti, è abbastanza per sentirsi schopenhaueriani? E allora lasciamoci trasportare.

lunedì 19 settembre 2016

Teoria del giusto mezzo

Stavo cercando di convincere un compagno che più che la proprietà dei mezzi di produzione è la loro natura a fare la differenza: se il mezzo non è nato per la giustizia redistributiva (o ridistributrice), a voglia di possederlo collettivamente, non farà altro che restituire la sua fallacia. Occorre invece un mezzo che per sua stessa natura sia generatore di redistribuzione, che detta così pare una formula campata in aria, in realtà mica tanto, un mezzo del genere genererà giustizia indipendentemente da chi e in quanti lo possiedono. Ma è un discorso irricevibile per chi invece vuole rovesciare la realtà in quanto innamorato della rivolta, del gesto estetico prima ancora che etico. Il come produrre un mezzo del genere riguarderà più gli inciampi della tecnica che l'indottrinamento politico delle masse.

I miracoli

«Si è sciolto il sangue di San Gennaro, il miracolo nel duomo di Napoli».

«Nella capitale, e più ancora nelle città del Sud, i miracoli sono le uniche manifestazioni regolari. I tram non funzionano, gli uffici nemmeno, i telefoni sbagliano, i treni si scontrano volentieri, i miracoli invece sono perfetti. Ne consegue un'estrema fiducia del popolo per il soprannaturale e una diffidenza invincibile per tutto ciò che è opera dell'uomo. Anche lo spirito più educato alla scienza e al ragionamento si abitua ad aspettarsi dalla metafisica quei vantaggi che il progresso meccanico gli nega». (Ennio Flaiano, Diario Notturno).

domenica 18 settembre 2016

Vaghe speranze

 «Si Deus est unde malum? Et si non est, unde bonum?»

Più che sulla persistenza del male bisognerebbe interrogarsi sulla transitorietà del bene, perché vi sia così poca offerta in rapporto alla domanda, che in realtà non sia tutto un gioco d'ombre, un cantarcela e un suonarcela fra di noi, è più che un sospetto. "Bene" dovrebbe essere, allo stato dell'arte, l'amore per il prossimo, l'empatia, quel senso di umanità che ognuno ha in sé e che a ben guardare può riscoprire nell'altro, tutto ciò che dà gioia senza peraltro danneggiare alcuno, e questo in barba a una precedente morale che prevedeva invece il sacrificio di sé, l'asservimento alla tradizione, alle leggi del creato, all'autorità che di quel creato si faceva garante. Il "Bene", in buona sostanza, è per i più ottimisti un'inclinazione naturale che va incoraggiata. Ma se è così, chi ce l'ha messa questa inclinazione dentro gli uomini? La natura, la natura ma in forma di un dio, un dio personale, "deista", un padre buono e comprensivo che ci ha messi al mondo per godere della vita, un dio che non ha più nulla a che vedere con le religioni tradizionali, e talmente è travolgente questa concezione del Bene che perfino nel papa esaltiamo gli aspetti che la confermano ("è un papa moderno") e scartiamo come superstizione quelli che la contraddicono ("è un papa conservatore"). Volete sapere come la penso? Che il Bene non è che la proiezione di vaghe speranze, il segreto sta nel non indagarle troppo.

sabato 17 settembre 2016

Il mondo di sempre

E' un guaio per la politica e quindi per la democrazia che certi principi che si vorrebbero tenere saldi siano invece così malfermi, e mi riferisco proprio all'onestà, alla parola data, al senso dell'onore, valori che anche volendo non torneranno mai di moda perché in fin de conti non lo sono mai stati, aldilà dell'importanza data e delle dichiarazioni di facciata. E tuttavia, che sarebbe un mondo senza principi morali? Temo esattamente questo, quello di sempre.

giovedì 15 settembre 2016

Todo vale

Dio è morto e tu pretendi dal premier la correttezza istituzionale, il gentlemen's agreement, l'onestà intellettuale? Ma ormai vale tutto, la morale è un'abitudine che si forma in seno alla società e così come si forma si disfa, è friabile come una sbrisolona. A uno come Renzi non gli fa schifo nulla, la sua stella polare è la convenienza, lui è post-ideologico, post-democristiano, post-moderno, avrebbe concesso anche il matrimonio fra consanguinei se vi fossero state le condizioni e il tornaconto, ma capirai che gliene importa: se nessuno fa più conto di tenere in conto certi princìpi e al massimo si limita a brontolare allora significa che si può fare quel che si vuole.

mercoledì 14 settembre 2016

Il giorno tropicale era un sudario

Aldilà dello sberleffo io un po' lo capisco il povero Di Maio, che il Sud America è un po' tutto uguale, che in fatto di golpe sono i detentori del marchio e raccapezzarsi in mezzo a tutti quei colonnelli ci vuole una cabeza especial. In fondo ha solo trent'anni, Di Maio, nel '73 il padre frequentava ancora i campi Hobbit, per lui la storia inizia con gli Oasis e le Malvinas erano quelle che cantavano la Macarena. Bisogna dargli fiducia a Di Maio.

martedì 13 settembre 2016

Gli amici etiopi

Renzi si vede lontano un miglio che le spara tanto per spararle, i Cinque Stelle no, loro si impegnano per davvero (a parte la Raggi che già dal tono della voce pare la segreteria telefonica di uno studio dentistico), così che sul profilo antropologico di Renzi abbiamo già detto tutto, su quello dei Cinque Stelle ci si può ricamare sopra ad libitum, fino a stufarsi. Primo articolo del credo del movimentista: La verità vera si trova sul web, anche la più inverosimile, dal momento che si trova sul web, è già ammantata dell'aura della controcultura che ne decreta automaticamente l'autenticità. Solo da questo voi capite che il caso Renzi è un caso già abbondantemente trattato dalla letteratura medica, quello dei Cinque Stelle invece no, è un fenomeno ancora tutto da studiare nei suoi risvolti tragicomici: nel Movimento Cinque Stelle rivive il milieu culturale dell'amico etiope di morettiana memoria*.

lunedì 12 settembre 2016

Imperturbabilità

Mi chiedevo, fra l'altro, come avrebbe fatto Renzi ad uscire dall'imbuto referendario in cui si era cacciato e moderatamente mi lambiccavo, mi sforzavo di capire... tutto inutile, la soluzione era la più semplice che si potesse immaginare: semplicemente rimangiarsi la parola. Con Renzi l'opportunismo acquista una sua dignità, diventa pura scaltrezza (che da noi è una virtù), e pazienza se noi questa dignità non ce la vediamo, una buona dose di nonchalance e il re nudo apparirà il più vestito. Renzi dunque schizofrenico? Macché, senza vergogna, piuttosto, che la vergogna è un sentimento inopportuno quando si ha da far ripartire un paese, ci vuole senso di responsabilità.

domenica 11 settembre 2016

Chanson de regret

Dopo tanta serietà un po' di leggerezza: mi piacciono le donne vulnerabili e indolenti, ma non se ne trovano più, fanno tutte mostra di essere tostissime. Io non sono un maschio alpha, vi dirò che non mi trovate nemmeno nell'alfabeto, per questa ragione io e le donne non ci incontriamo (quasi) mai. Mi viene allora da ridere quando sento parlare di ritorno alla sottomissione, che poi si tratta di sottomissione pelosa: io mi sottometto cristianamente al mio uomo ma in cambio chiedo fedeltà, responsabilità e ginnastica da camera, ma solo a scopo procreativo (c'è la battaglia demografica da vincere, viva l'Italia!). Intesi che il sub e il dom possono scegliersi le regole che vogliono all'interno del loro personale gioco di ruolo, ma che razza di sottomissione è quella che pone delle condizioni? Parafiliaci che fanno mostra di passare per avanguardie. Detto questo, io mi ritrovo da capo a desiare la mia vulnerabile e indolente, telefonare ore pasti (magna tranquillo).

sabato 10 settembre 2016

Transfert

La verità, una volta che ce la impongono, non ci interessa, questo ho letto di sguincio su un libro di Flaiano ed è quello che in sostanza penso anch'io, che la verità la accettiamo solo se ci piace, in barba ad ogni argomentazione razionale che pure abbia la forza di imporsi come evidente. Mettiamo il caso che la verità sia che tutto è destino, che tutto accada in modo predeterminato, ci interesserebbe una verità del genere? Molto poco, perché la consolazione di noi moderni sta nel pensare di poter decidere della nostra vita, di poterci riscattare con le nostre forze. E dunque si viene a formare un inevitabile conflitto tra questa idea, che ci vorrebbe tutti impegnati a decidere del nostro destino e l'accadere del mondo che invece si fa beffe della nostra volontà, con conseguente grande effusione di rimpianti e quella sgradevole sensazione di essere vittime di un'ingiustizia in un mondo senza dei e governato da leggi indifferenti alle nostre suppliche. Qui l'uomo moderno ci sbatte le corna ma non si arrende e rilancia, nella speranza che un giorno possa vincere ogni resistenza e possa abbattere ogni barriera che si pone fra lui e la sua volontà. A noi questa idea di verità interessa perché è l'unica che lascia ampi spazi di manovra alla speranza irragionevole in un'illimitatezza, in un qualche forma di immortalità, speranza che non si è certo esaurita con la morte di Dio, ha solo cambiato indirizzo (se non per intercessione divina, per contributo della scienza che aspira all'onniscienza, scienza e Dio sono la stessa cosa e per proprietà transitiva anche l'uomo).

giovedì 8 settembre 2016

E così sia

Io sono una brutta persona, non credo quasi più a niente, nemmeno alle proprietà taumaturgiche dell'onestà, questa onestà che qui da noi rimane sempre più nelle parole che nei fatti. Più che l'onestà io prediligo la serietà, che è qualità che la comprende, mentre i nostri paladini della correttezza, questi movimentisti a cinque stelle che fanno ridere già dal nome, sono tutto fuorché seri. Non mi importa nulla dello "scandalo" giudiziario in sé, anzi, penso che nemmeno esista e se esistesse non cambierebbe di una virgola il mio giudizio, qui la questione è che l'onestà assurta a feticcio nasconde solo il vuoto pneumatico della proposta politica, che non va molto aldilà della semplice protesta contro "il sistema", l'essere contro per essere contro, e basta. Ahimè non basterà tutto questo a sgonfiare le vele al movimento, però tutto fa brodo in attesa dell'arrosto, e così sia.

martedì 6 settembre 2016

Il nulla nulleggia

Si diventa strabici a seguire le vicende della politica nostrana, da un lato volgi lo sguardo a Renzi e alla sua abituale quanto operosissima insipienza, coi suoi referendum, le sue patacche e i suoi pataccari, dall'altro alla Raggi e alle sue tragicomiche peripezie, 'sto uccellino bagnato della consistenza di una spuma di Adrià, fra l'incudine dei direttori e il martello dei poteri forti, evocatrice di trasparenze (sia detto senza malizia, che ne è congenitamente priva). Il fatto è che non c'è più alcun diaframma ideologico o culturale che separa l'insipienza del popolo sovrano da quella dei suoi rappresentanti eletti, i quali finiscono per assomigliarsi fra loro come si assomigliano fra loro i profili di Facebook: che differenza passa, per esempio, fra una Raggi e una Maria Elena Boschi o fra un Di Maio e un Orfini? Nessuna, figurine intercambiabili che potrebbero benissimo apparire credibili, opportunamente riprogrammate, nell'uno come nell'altro schieramento. L'avete voluta la morte delle ideologie? E adesso tenetevi questo deserto.

sabato 3 settembre 2016

Qui pro quo

Su Charlie Hebdo credo vi sia un malinteso: non è che lo abbiamo difeso per la sua arguzia e intelligenza, lo abbiamo difeso e basta, e se oggi ci appare greve, nessuno scandalo, è il suo registro. Non fa ridere? Pazienza. Offende? Non te lo filare, sarebbe come chiedere al Vernacoliere di dire meno parolacce (se al Vernacoliere togli "il culo" e "la topa" chiude il giornale, vanno tutti in cassa integrazione). Il mandato della satira non è quello di essere intelligente. Senonché fra i vignettisti nostrani, invero molto mediocri, c'è chi si mette a fare la morale ai francesi, credendosi, i nostri, degli umoristi di qualità superiore in quanto politicamente corretti e rispettosi delle buone creanze, che è poi il metodo migliore per ammazzare la satira, escluso il mitra.

L'offensiva del Têt

Ho fatto un incubo. C'era questa schiera di donne con dei calendari che eseguivano complesse triangolazioni sul ciclo, e poi una catena ininterrotta di ultraquarantenni a gambe aperte che mi invitavano con parole suadenti di sirena ad approfittare del momento propizio, e allora io a questo punto scappavo, però inseguito da un esercito di mammelle ingrossate e formidabili areole scure, e pance già piene lì lì per erompere, e mentre correvano da sotto gocciolavano come coppe dell'olio da vagine madide e tumescenti, e mi gridavano: "vieni, vieni! VIENI!", e io: "aiuto, aiuto! AIUTO!". No, ragazzi, non si può terrorizzare così una generazione.

martedì 30 agosto 2016

Ipotesi per un incipit

"A quel tempo l'immondizia, il pattume, il residuo organico, la porzione secca erano tenuti in grande considerazione, almeno quanto la cacca (santa) dei bambini, segno del buon appetito della società, coefficiente di benessere, cascame e distillato ultimo di tutta la produzione di cianfrusaglie passate attraverso l'addome della civiltà dei consumi." [troppo anticapitalista?] "E per giunta la deiezione, opportunamente riqualificata, reintrodotta nel ciclo ad libitum, fino ad esaurimento scorte, dimodoché da una bottiglia di acqua minerale un filato per mutande, e dalle mutande di nuovo acqua minerale." [sì, fa troppo ecologismo, troppo Grillo, domani ne provo un altro].

domenica 28 agosto 2016

"Non poter percorrere le vie medie"

Per gustarsi appieno Gadda bisogna prima accettare di entrare nella sua nevrosi, quella dell'uomo di lettere frustrato dalle ambizioni borghesi della madre che lo volle ingegnere, frustrazione che fa da carburante a quella serie di bozzetti grotteschi che messi tutti in fila costituiscono l'ossatura della sua produzione. Così parlerebbe un De Sanctis, un Contini non so (di seguito un brano per farsene un'idea).

Dunque solo i casi umani possono veramente gustarsi un Gadda, i casi umani come lui, come voi, come me, ma se siete troppo fiduciosi nelle possibilità infinite della vostra volontà allora il Gadda vi risulterà perlopiù incomprensibile e pesantissimo nella sua densità. Così come scrive il suo alter ego nella "Cognizione del dolore": [si ostina a] "lambiccare rabbioso una qualcheduna di quelle sue parole difficili che nessuno capisce e di cui gli piace ingioiellare una sua prosa dura, incollata, che nessuno legge." Oddio, poi la fortuna letteraria sopraggiunse già in vita per il povero ingegnere, ma lui, completamente arreso alla sua "malattia" (qui intesa in senso sveviano), di questo successo perlopiù se ne vergognava, per giunta preoccupatissimo dalle possibili rappresaglie degli individui che avrebbero potuto riconoscersi nelle sue parodie: come sempre in casi del genere, la sua "malattia" fu la nostra fortuna (detto questo, me la sto finalmente gustando la "Cognizione").

sabato 27 agosto 2016

Il Dio indulgente

Vi furono tempi meno balordi di questi in cui la teodicea era un gioco da ragazzi, in cui ogni catastrofe si poteva beatamente ascrivere all'ira del Signore, adirato per uno qualsiasi dei molteplici casi di corruzione che affliggevano le sue creature (come se a crearli apposta deboli di carattere fosse colpa loro), ma oggi no, non è più così, oggi Dio è guarito dalla sua nevrastenia e per i suoi figli non ha che occhi di riguardo, per cui, come spiegarsi la persistenza del male? Forse si sbagliano i preti, forse Dio è rimasto quello di una volta e a cambiare opinione sono state le sue creature, direttive vaticane, nuovi protocolli di accesso alla figura divina, spogliata delle sue prerogative più terribili e ridotta a immaginetta bonaria, tipo il nonno di Heidi o Babbo Natale, ma nella versione che non prevede il carbone. Sarebbe un guaio, perché se così fosse le sue creature si sentirebbero legittimate a proseguire nel loro scellerato stile di vita credendo di non stare facendo nulla di male, speriamo di sbagliarci.

Storia di pattume e di anarchia

Bisognerebbe congegnare una bella storia sulla spazzatura, o basùra, come direbbe mia madre che è cresciuta nel Maradagàl, ma tutta giocata nel registro del comico e del grottesco, in modo da vendicare tutto il fastidio e la cagnara che ne consegue la raccolta, specialmente nelle ore notturne, e per contro il dramma della sua accumulazione, specialmente nelle ore diurne. Principiare con i postulati della raccolta differenziata, proseguire con monografie sulle municipalizzate che hanno reso grande la munnezza e riconoscibile come un brand esportato in tutto il mondo, più di Gomorra e di Romanzo Criminale, illustrare come un torso di mela oggi valga assai più di un profugo e in prospettiva sia molto più redditizio. Purtroppo io non sono bravo sulle lunghe distanze, altrimenti la scriverei io.

giovedì 25 agosto 2016

C'è da spostare una Weltanschauung

Dicevo: quale presunzione nell'uomo che guarda il mondo e pensa che sia proprio così, come lo vede, come se i suoi occhi fossero la misura di tutte le cose. Ma tu, uomo, per tua stessa ammissione non sei che una delle molte possibilità dell'universo, chi ti dà il diritto di pensare che sia proprio questo tuo peculiare modo di vedere, questo tuo peculiare modo di percepire, che corrisponde alla realtà delle cose? Sono i tuoi occhi quelli che guardano, la tua mente quella che pensa, e tu saresti così presuntuoso da farti misura di tutte le cose presenti nell'universo? Lo so, è un discorso che non attacca nell'era della tecnica, siamo tutti avvolti nella nostra Weltanschauung: che l'universo intero si pieghi alla nostra utilità. Così guardiamo le stelle e diciamo: le stelle sono proprio queste certe cose che ho definito una volta per tutte, oltretutto scientificamente, perché così mi è utile, mentre alle stelle, per modo di dire, tocca venirci incontro e adattarsi al nostro peculiare modo di conoscerle, nascondendo invariabilmente la loro vera natura (o "cose in sé"). Discorso sottile che farebbe di me un vero kantiano, se non fosse che...

martedì 23 agosto 2016

Giocare con internet

All'aumento dell'informazione non corrisponde un uguale aumento della conoscenza, è la formula che meglio descrive le velleità dei movimenti di protesta nati su internet, una ruminazione di ideologie egualitarie già ampiamente ruminate quarant'anni fa, un enorme dispiego di informazione che regolarmente va ad incagliarsi nelle secche delle teorie della cospirazione. Si sono fissati sul mezzo abbagliati dalla sua luce, sperando che dal mezzo uscissero le idee come i conigli dal cilindro, si sono fatti stregare dal concetto di "partecipazione dal basso", ma una volta entrati nel meccanismo della partecipazione vengono risucchiati dallo sloganificio che serve loro la pappa già pronta (e se qualcuno osa chiedere quel che c'è dentro viene accompagnato all'ingresso). Oh, intendiamoci, è una storia vecchia come il mondo, ma loro la fanno passare per nuova. In sostanza il messaggio è nella funzione: io sono il tuo movimento di protesta, farò tali cose, quali ancora no so, ma saranno il terrore del governo. Nemmeno qui c'è molto da sperare.

domenica 21 agosto 2016

Tecniche di ancoraggio

Dunque anche il rutilante mondo dei diritti, tralasciando per comodità i doveri, è soggetto alla storicità, così come l'atteggiamento razionale, quello religioso, tutto quanto, anche la ricetta dell'abbacchio, il cui fine è quello di soddisfare il palato, non di fissarsi in una formula. Perché c'è qualcuno convinto che la ragione sia l'ancoraggio più saldo, l'unico degno, l'ultimo rimasto, ma in realtà questa ragione non è una bitta, è piuttosto l'intricato aggrovigliarsi dei cavi di ormeggio quando il fine è quello di non soccombere alla burrasca, ci siamo capiti.

sabato 20 agosto 2016

Non c'è soluzione che tenga

Ritornando sull'argomento, pare che i migranti della stazione di Como verranno sistemati in un'area attrezzata con moduli abitativi (non lontano da dove abitavo anni fa), area allacciata alla rete idrica, elettrica e fognaria. Tutto risolto? Macché. Perché se lo scopo dei migranti è appunto quello di migrare, in Svizzera e in Germania principalmente, ogni destinazione che li allontani dall'area della stazione risulta a loro sgradita, così come sgradita risulta la mancanza di connessione wi-fi (non siamo la Svezia) nell'era delle comunicazioni via WhatsApp, sommamente sgradita, infine, l'identificazione, quando non addirittura il rimpatrio. Che fare? La circumnavigazione della Svizzera è fuori discussione, essendo i paesi limitrofi a loro volta non molto inclini a farsi circumnavigare, a questo punto qualche pietosa Onlus potrebbe affittare una nave da crociera, tipo una gigantesca Exodus, e tentare la fortuna oltre le Colonne d'Ercole, su su, fino al mare del Nord, non vedo altre soluzioni: voi che dite?

Non c'è diritto che non sia positivo

Per quanto possa sembrare strano all'idealista non esiste al mondo alcun diritto alla libertà di movimento, universale o naturale che sia, esistono solo diritti positivi, accordi fra stati e fra soggetti giuridici che possono essere rivisti in caso di necessità. Lo dico perché a Como i migranti che da settimane si vedono costretti a bivaccare sul pratone antistante la stazione perché respinti alla frontiera svizzera hanno visto bene di scrivere una lettera al prefetto esprimendo tutto il loro disappunto e la loro frustrazione, appellandosi all'art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (e qui sembra esserci la mano di qualche Onlus), quella che sancisce la libertà di movimento: "Ogni individui ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese." (lasciare un paese, incluso il proprio, per ritornare nel proprio paese, qui la chiarezza non sembra venirci in aiuto). Non si tratta di richiedenti asilo. Ora, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è una bellissima cosa, però ha un grave difetto, tende a trasformare i diritti positivi in diritti naturali sull'onda del sentimento di fratellanza. Ahinoi, nessuno nasce però con un diritto ad alcunché per il semplice fatto di essere al mondo, per cui a voglia di dire che i poveri migranti hanno tutto il diritto di vedere realizzati i propri sogni, ma ugualmente non si capisce perché proprio a scapito della volontà del popolo svizzero, il quale decide autonomamente e in conformità al diritto riguardo alla calpestabilità del proprio suolo: come la mettiamo? (Non c'è diritto che non sia positivo, anche quelli che a parole si dicono naturali, universali o ispirati dalle leggi di Dio).