Per quanto possa sembrare strano all'idealista non esiste al mondo alcun
diritto alla libertà di movimento, universale o naturale che sia, esistono solo diritti positivi, accordi fra stati e fra soggetti giuridici che possono essere rivisti in caso di necessità. Lo dico perché a Como i migranti che da settimane si vedono costretti a bivaccare sul pratone antistante la stazione perché respinti alla frontiera svizzera hanno visto bene di scrivere una lettera al prefetto esprimendo tutto il loro disappunto e la loro frustrazione, appellandosi all'art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (e qui sembra esserci la mano di qualche Onlus), quella che sancisce la libertà di movimento: "Ogni individui ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese." (lasciare un paese, incluso il proprio, per ritornare nel proprio paese, qui la chiarezza non sembra venirci in aiuto). Non si tratta di richiedenti asilo. Ora, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani è una bellissima cosa, però ha un grave difetto, tende a trasformare i diritti positivi in diritti naturali sull'onda del sentimento di fratellanza. Ahinoi, nessuno nasce però con un diritto ad alcunché per il semplice fatto di essere al mondo, per cui a voglia di dire che i poveri migranti hanno tutto il diritto di vedere realizzati i propri sogni, ma ugualmente non si capisce perché proprio a scapito della volontà del popolo svizzero, il quale decide autonomamente e in conformità al diritto riguardo alla calpestabilità del proprio suolo: come la mettiamo? (Non c'è diritto che non sia positivo, anche quelli che a parole si dicono naturali, universali o ispirati dalle leggi di Dio).
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