sabato 31 dicembre 2016

Castaway

Che sto rincoglionendo lo vedi anche da certi particolari, per esempio l'altro ieri, quando sono andato a farmi la medicazione, stavo aspettando il bus bello disteso su un divanetto della hall quando non te lo vedo arrivare stranamente in anticipo? Bah, mi dico, sarà che aspetterà l'orario di partenza, io intanto salgo. Macché, appena salgo parte, e io pure a domandarmi il perché, finché lo vedo svoltare per una strada che non conosco, e io ancora lì a non capire, con lo sguardo un po' ebete della mucca che guarda passare il treno: avevo sbagliato autobus. Scendo alla prima fermata utile come se niente fosse, giusto per non farci la figura del pirla. Ventitré anni che abito a Como e mai vista prima quella zona. Aiuto, dove mi trovo? Mi sono perso, lontano da casa e dagli affetti, chiamate le unità cinofile! Per fortuna ho Google Maps ma la giornata è splendida e il sole congiura per battermi proprio sul display da ogni angolazione, morale della favola: non ci vedo un cazzo. Attorno a me casermoni inquietanti tipo le Vele di Scampia, se non altro non c'è in giro nessuno, mi dico, nessuno che mi può pugnalare proprio lì, in pieno giorno, e con quel sole... cammina cammina arrivo su una strada principale, la mia speranza è che sia la Varesina, invece è Via Giussani (mai sentita prima, o meglio, sentita, sì, ma per sentito dire). A naso mi pare che sia giusto scendere invece che risalire e il mio naso alla fine ci prende, sbuco davanti alla Coop, località Ca' Morta, praticamente al limite della zona urbana. C'è di buono che da lì conosco la strada ma mi fanno male i piedi e son già sudato come una bestia, un po' per la rabbia e un po' per lo spavento. Da lì in poi mi sento più tranquillo, devo farmi circa due chilometri a piedi ma lavoro in zona, sento già aria di casa. Ma volete sapere qual è la cosa più divertente? Quell'autobus sarebbe comunque sceso a Como dopo aver fatto il giro più largo, bastava solo aspettare. Una badante, ho bisogno di una badante.

venerdì 30 dicembre 2016

Day Surgery. Parte II

Il tempo di sbrigare le procedure burocratiche e mi assegnano il letto, è il mio primo ricovero e per una cosa da nulla, la curiosità prevale sulla preoccupazione. L'infermiera è una signora energica ma dai modi affettuosi, mi chiama "bimbo" per via del mio faccino da eterno ragazzo: Via le scarpe e i vestiti, puoi tenere maglietta e mutande che giù si gela. Devo infilarmi il camice, mi aiuta mia madre che si ricorda il verso giusto. Da lì a breve arriva la chiamata per la sala operatoria, sono ormai alla mercé dei protocolli ospedalieri. Mi portano via con tutto il letto e comincia quella che nel linguaggio cinematografico è la soggettiva del paziente che fissa le plafoniere, attraverso le porte con una frenesia da cappone destinato alle cucine di un ristorante. L'intricato garbuglio di corridoi è un vasto bacino che confluisce in un unico grande spazio illuminato pieno di macchinari che fanno ping. Un'infermiera giovane ma molto scrupolosa mi domanda due volte se ho delle allergie, mi attacca alla macchine e mi fa una flebo di antibiotici, e tutto questo per un dito. Passa di lì un medico che si dà arie da gran cerusico, assomiglia a Cab Calloway, fa il simpaticone per mettermi a mio agio: Cosa abbiamo qui... Lei lo sa che forse non ne uscirà vivo? (e una). Mi fa un segno col pennarello sul braccio, mi guarda il gomito e mi fa: Condilo sporgente, sicuro le verrà una borsite (e due). Per fortuna non mi opera lui. La sala operatoria è come me l'aveva descritta l'infermiera, fredda come la morte. Mi sdraiano su un lettino spezzaschiena, mi trema la pancia ma dal freddo, nel frattempo mi attaccano degli elettrodi e mi legano le gambe con una cintura: Questo nel caso decidessi di scappare? Faccio io alle infermiere, e loro di rimando: Ormai è troppo tardi! Devo dire che dell'operazione non ho sentito nulla, a parte le due punture dolorose dell'anestesia che parevano avermi iniettato due sassi arroventati direttamente nella falange. Un'infermiera a ore sette, di cui ho visto sempre e solo le mani, mi aggiustava con premura il lenzuolino verde acqua sulla testa in modo da respirare con più agio. Ritornato alla camera con la mia fasciatura nuova di zecca mi facevo un selfie alla parte in questione e attendevo beato il tè coi biscotti, tanto che quando la mia infermiera energica ma affettuosa mi comunicava che potevo andarmene quasi ci rimanevo male: Di già? Mi trovavo così bene qui! Fine della seconda e ultima parte.

Day Surgery. Parte I

L'ospedale nuovo non sembra nemmeno un ospedale, dissimula subdolamente la sua funzione travestendosi da aeroporto, luogo di arrivi e di partenze per destinazioni sconosciute, più qualcosa dell'outlet e del centro commerciale: grandi hall, ampie vetrate, comode poltroncine con ambizioni da salottino lounge, alle pareti quadri di artisti sconosciuti tra l'introspettivo e l'arte concettuale, più certe madonne cubiste che mettono ansia solo a guardarle. Mi tocca in sorte il piano 0, Day Surgery, vinto il primo attimo di smarrimento mi infilo deciso in un lungo corridoio di cui non si intravede la fine trascinandomi dietro mia madre e la borsa del pigiama. Le indicazioni ci spingono sempre più all'interno, giù nella pancia della balena, in un susseguirsi di porte tagliafuoco e pareti giallo paglierino disposte a moduli, spaesamento totale e mal di pancia. All'improvviso una porta più Day Surgery delle altre, mancano dieci minuti alle sette, l'ospedale è deserto: C'è nessuno? Dal fondo del corridoio si materializza un tipo col naso affilato e l'impermeabile, uno che sembra uscito da una striscia di Andrea Pazienza: Non è che c'avete un'euro che ho il bus che mi parte e mia sorella a casa con l'influenza? E l'euro sia pur di levarcelo dalle palle. Quello prende l'euro e schizza via come un fulmine ripetendo a più riprese un grazie che svanisce e riverbera per effetto Doppler via via che si allontana. A quel punto aprono la porta e l'accettazione si riempie all'istante di gente arrivata da non so dove, le avranno chiamate sul momento giusto per farci un dispetto, gente pagata arrivata coi pulmini. In ogni caso sono di buon umore, mi siedo vicino a un grande albero di Natale, c'è gente che dev'essere operata al tunnel carpale e alla cataratta, fanno l'appello e ci dividono per acciacchi: ortopedici di qua, oculistici di là. Fine della prima parte.

giovedì 29 dicembre 2016

Indolenza

Triste lo sono sempre, come condizione naturale, ma col tempo la disperazione calda della gioventù ha lasciato il posto alla rassegnazione tiepida della "maturità", ma giusto per un venir meno delle forze. Non è la speranza in un mondo migliore che agita i miei sonni, non le questioni politiche, non l'uguaglianza degli uomini di fronte alla legge, casomai è l'uguaglianza degli uomini di fronte alla morte, questa impossibilità di scampare alla vita, di uscirne senza crepare. In definitiva vivere mi dà tristezza, morire mi dà sgomento, sperare non mi è di consolazione. Però il tutto è più attenuato e meno doloroso, principalmente per indolenza. In altre parole si perde la sensibilità, si rincoglionisce, ci si prepara al salto nel buio. Se ci riesco mi ammazzo prima, non è così semplice.

lunedì 26 dicembre 2016

Poveri per scelta

La povertà è bella, la povertà è virtuosa e la ricchezza è peccaminosa, lo dice anche il papa, ovvero se non puoi batterla unisciti a lei (siamo alla resa incondizionata). Che vuoi ribattere? Nulla, è il suo momento, lo stanno pure a sentire mentre snocciola il suo campionario di bestialità latouchiane, non ci si può fare niente. Tutti più poveri, dunque, ma per scelta (ci fanno schifo i soldi), perché il consumismo ci ha divorato l'anima, a strafogarci di panettoni mentre in Siria c'è la guerra (e quando mai non c'è una guerra?), ci sarebbe da sentirsi in colpa se non fosse che non vinco mai al Gratta & Vinci. Giovane senza lavoro non dannarti l'anima, la povertà è bella (se non sono passioni tristi queste).

sabato 24 dicembre 2016

Rinuncia

"Sei troppo rinunciatario". Un paese è come un grande organismo vivente fatto della somma dei suoi paesani (cittadini è già troppo perché presume un'educazione civica) e come tutti gli organismi viventi il paese ha un suo carattere proprio che puoi tentare di cambiare ad avere il tempo e la pazienza ma poi ricade sempre negli stessi difetti. Se poi l'organismo si sente minacciato allora scatta tutto quel vasto arsenale di ansie e di paranoie che fanno capo all'istinto di sopravvivenza, lo stesso che ti spinge a buttarti fuori dall'auto prima che sia troppo tardi. Io questo l'ho accettato perché sono solo un piccolo foruncolo sul vasto mare dell'epidermide, ma se voi non ci riuscite vi fa onore e tanti auguri per il proseguo.

lunedì 19 dicembre 2016

Rettifica

No, aspetta: Sala aveva beneficiato della moratoria (da quando non c'è più il suo amico Renzi...) e quelli giù a Roma son corrotti fino al midollo, che il più sano c'ha la rogna (la Raggi sapeva tutto, mica se la può cavare con quel laconico "era solo uno dei tanti"). E' ormai chiaro che dei politici bisogna fare un bel repulisti, la gente è stufa, ecc. (qui scoppia la rivoluzione ecc. ecc.). Ci vuole l'esercito, uno che li prende e li metta al muro, e poi vediamo se gli viene ancora la voglia di rubare! Questo il discorso della brava ggente. Poi vai a scoprire che pure la brava ggente c'ha i suoi altarini, che ha comprato gli esami al figlio (figlio avvocato), che hanno l'invalidità per il giradito, che in fondo loro non han fatto niente di male, son cose da poco, che al confronto quelli rubano di più. L'italiano delinque per sopravvivere, è una forma di risarcimento, un peccato veniale. Come diceva Giletti? Gli italiani c'hanno la gobba e le leggi devono tenerne conto perché riesca bene il vestito (o era Giolitti?).

sabato 17 dicembre 2016

Garantista

Per quanto ho potuto capire a Sala è stato contestato il reato di "velocizzazione delle pratiche", avrebbe firmato un documento che retrodatava la nomina di alcuni commissari in modo da sveltire la procedura e cominciare la gara d'appalto. Certo, il reato contestato è falso ideologico e materiale, in sostanza la falsificazione della data (ma "a fin di bene", direbbe il difensore d'ufficio, visto poi che la falsificazione non avrebbe avuto alcun effetto sullo svolgimento della gara). Su Muraro e Marra ancora devo fare le mie indagini, sì, perché la cronaca è carente su questi particolari, alla cronaca basta il suo bel titolo ad effetto, mica ti va a spiegare il perché e il per come, non gliene frega niente, la fatica la devi fare tu (e quindi non la fa nessuno). A leggere Travaglio poi il reato contestato è sempre quello di "cattive frequentazioni", in pratica basta una telefonata del Buzzi della situazione per trasformati subitamente in Marra Capitale, ovvio che poi il qualunquista la butti subito in caciara. (faccio ammenda, anch'io ero così).

L'avvelenata

Sì, sono d'accordo, Renzi dovrà bere l'amaro calice della sconfitta elettorale se vorrà anche solo sperare di rimettersi in corsa e poi si vedrà, magari ne spunta un altro di campioni, conviene a tutti che la storia faccia il suo corso. In fondo il potere logora chi ce l'ha e adesso tocca ai Cinque Stelle, i quali per governare dovranno scendere a compromessi, esporsi, diventare establishment, deludere gli elettori. A pensarci bene converrebbe perfino votarli per servire loro la polpetta avvelenata. Bisognerà pur ammalarsi per guarire, bisognerà pure immolarsi. Sì, la polpetta avvelenata, il trionfo e l'inizio della fine. E' un piano geniale.

giovedì 15 dicembre 2016

Inverno

Io dico che un freddo così non l'ho mai sentito, un freddo da obitorio. Da tre ore coi termosifoni accesi e abbiamo guadagnato un grado. Mi ricorda il freddo che faceva giù a Moglia quando andavo a scuola, con la nebbia a un palmo dal naso e la pancia che mi tremava, sconsolato e solo alle sette del mattino con la giacca a vento rossa a mo' di boa di segnalazione. L'autobus andava a passo d'uomo, l'autista attraversava gli incroci ad orecchio coi finestrini abbassati, una lotteria. Percorrevamo queste lunghe strade in mezzo al nulla coi fossi ai lati, bisognava andare dritti, tutto attorno i boschetti di pioppi piantati in file indiane, spettrali, pallidi e rinsecchiti come morti. Mi raccontava mio padre del ghiaccio alle finestre e delle case con una sola stufa, del cesso in mezzo alla campagna e della terra gelata, della galaverna, cioè la rugiada ghiacciata, un freddo inconcepibile ma a lui andava bene così, anzi, c'ha pure la nostalgia com'è giusto che sia. Quanto a me mi si son gelati i piedi.

Deserto

Intendiamoci, non ho alcuna fiducia nella politica e nella sua capacità di porre fine al declino economico italiano, che sia Renzi o Grillo o chicchessia, tutti inermi di fronte alla questione,  a voglia di sperare, Grillo poi con il suo elogio della decrescita che è poi un modo elegante per arrendersi e per darla su, come si dice dalle mie parti. Di che dovremmo vivere? Questo disprezzo per il capitalismo, per il fare impresa, disprezzo che anch'io condividevo in passato sostanzialmente per paura, non può portare a nulla, un sacco di gente che spera nella redistribuzione della ricchezza, ma quale ricchezza se non viene dalle imprese? La manna dal cielo aspettano, la ricchezza che si genera dal nulla, il lavoro garantito dallo Stato che paga gli stipendi tassando gli impiegati statali in un circolare processo di cannibalizzazione. Se è questo che volete... Per quanto riguarda i "blocchi industriali e finanziari". Eh, magari. E' una battuta, ma magari ce ne fossero, qui ormai è il deserto dei tartari. E poi, scusa, i blocchi industriali, le officine, il ritorno della classe operaia, mettete insieme i puntini... il ritorno dei comunisti! Conviene a tutti.

mercoledì 14 dicembre 2016

Eresia

Io sono dell'opinione che il libri che non ci piacciono vadano buttati, per la fregatura che ci hanno dato, perché un cattivo scrittore si merita la pattumiera, già tanto che vada a finire all'isola ecologica, troppa grazia. Non bisogna sacralizzare il libro, la merda è merda, meglio riciclarla nella speranza che possa reincartarsi in qualcosa di meglio, in un libro di Gadda, per esempio, ma anche solo di Savinio, Céline, Singer (Isaac e Newton), del buon Dickens che mi sto leggendo ora (Casa Desolata), ecc. (di Primo Levi, anche, "Se non ora, quando?, "La chiave a stella"). La schifezza deve pagare.

Endorsement

Non c'è una grande scelta, appoggerò Renzi, sempre che non si incaponisca col maggioritario (a lui piace il bel gesto risolutivo) quando gli converrebbe il proporzionale. E' un po' come scegliere fra una Simca e una Renault 4 con aspirazioni da Maserati Biturbo, scelgo la Renault 4 con aspirazioni da Maserati Biturbo. Fa ridere, lo so, ma quegli altri mi fanno ancora più ridere, e poi la Simca ti lascia a piedi. Ma l'hai vista la Raggi? L'hai sentito il Dibba? Non posso stare dalla parte di chi pensa di finanziare il reddito di cittadinanza con l'emissione di moneta, non sanno quel che dicono. Renzi, per carità, sarà un pirla, ma dovrei scegliere Bersani? Speranza? Fassina? Vendola? Salvini? Lasciamo stare. Mettici pure che è destinato a perdere, che male c'è? Se non sarà Renzi sarà comunque voto utile (o inutile che dir si voglia). 

martedì 13 dicembre 2016

Ripassino

Allora, ricapitoliamo: abbiamo stabilito che il libero arbitrio non si mostra, che quello che appare come evidente è solo questa serie di eventi che si dipanano e che alla fin fine costituiscono il destino di ognuno. Destino è anche la volontà, che noi vogliamo libera ma che in realtà permette semplicemente di far accadere le cose. Potevamo indirizzarle diversamente? Nulla mostra che sia così, avere rimpianti è cosa ben stupida, come se fossimo davvero convinti che ciò che non accade e non è mai accaduto sarebbe comunque potuto accadere. La storia segue a ruota secondo lo stesso schema: poteva esistere un tempo in cui non è accaduto il massacro di Nanchino? No, per tanto che sia abominevole nulla ci mostra che sarebbe potuto anche non accadere per volontà contraria, ce lo dobbiamo tenere per quello che è stato, in tutta la sua crudeltà. La realtà non è un pranzo di gala. L'abominevole ha ben diritto di esistere. In particolare delle cose che non ci piacciono diciamo che sarebbero potute accadere diversamente, principalmente per consolarci, ma lungi dal consolarci ci divorano (vedi Kierkegaard, divorato dalle infinite possibilità della libertà). Detto questo, le vicende politiche del bel paese ci appaiono invece come un destino ben più allegro e di questo ringraziamo la sorte. (dottrina del destino del sommo maestro Formamurti, Saddharmapuṇḍarīka-sūtra-upadeśa, ecc. ecc.).

Raso turco da otto

Il fatto di negare il libero arbitrio mi porta in dote un certo giustificazionismo, anche l'imbecillità come componente permanente della storia contribuisce a formarci e a divenire quel che siamo. Un caro pensiero rivolto anche all'imbecillità, quindi, sempre che si mantenga entro certi limiti. La sapete la storia dell'eterna lotta fra i contrari? Ecco, noi siamo una certa cosa proprio perché in opposizione a un'altra, legati stretti, letteralmente intessuti nelle maglie della realtà nel luogo esatto in cui dobbiamo stare (immagine poetica). Il libero arbitrio, la libertà santa e imprescindibile, non si mostra, si mostra veramente solo questo essere intessuti nella trama della storia che via via forma il suo disegno, bello o brutto che sia, quello che ci tocca alla fine di tutti gli sforzi, amen.

(primo post abbozzato in pausa lavoro col cellulare e anche l'ultimo, il raso turco da otto è un tipo di armatura del tessuto).

lunedì 12 dicembre 2016

Abbozzo

La mia teoria delle emozioni è buona ma ci devo lavorare un po' su. Puoi girare attorno per anni a un uomo o a un concetto facendo leva sul risentimento, lo abbiamo fatto con Berlusconi, lo facciamo oggi con Grillo, Renzi e Pinco Pallo, poi arriva quel giorno in cui li guardi, questi campioni dell'empietà, e non vedi più quello che ci avevi visto fino al giorno prima, i tuoi argomenti sono meno saldi perché manca il livore, il collante giusto per tutte le inferenze altrimenti un po' traballanti, dico bene? Dico bene. Le inferenze non reggono senza l'ossessione che le rinsalda, certe questioni non funzionano come le leggi della fisica, certe questioni sono personali, e l'odio, si sa, è l'altra faccia dell'amore, va e viene senza dare spiegazione.

Tennessee

Ma se poi va tutto a simpatia e per di più nessuno han ben chiaro cosa ci vuole "per far ripartire il paese", nemmeno i professori della LUISS, la mia opinione vale quanto quella di qualsiasi altro. Passano gli anni, si sedimentano le impressioni, si diventa soci a nostra insaputa di circoli ermeneutici, non ci si ricorda più da dove si era partiti e nemmeno importa, perché nel frattempo le cose sono cambiate e la premessa iniziale ha perso di significato. La storia ci conduce per mano che nemmeno ce ne accorgiamo, uno starnuto e ti ritrovi a vagare per i campi del Tennessee, come vi ero arrivato no so, ma di che stiamo parlando?

sabato 10 dicembre 2016

Back to the future

Io mi ricordo quando "col maggioritario avremo un sistema bi-partitico con un segretario-premier designato, i cittadini sapranno la sera stessa ad urne chiuse chi li governerà", era il punto qualificante della Seconda Repubblica. Poi tutto maggioritario il sistema non si poteva fare, perché le cose troppo tranchant qui da noi significano poco rispetto per le regole democratiche (è incostituzionale), e quindi sì, tutti uniti sotto due bandiere, centro-destra e centro-sinistra, ma con all'interno una miriade di partiti e partitini in coalizione, e quindi addio al bipartito puro e largo agli accomodamenti. Adesso contrordine, ritorno di fiamma per il proporzionale, perché il sistema non è più bipartitico, perché c'è tanta confusione sotto il cielo e perché bisogna mettere un argine alla marea populista. Chi si sente forte si lascia tentare dal maggioritario, chi si sente debole gradisce più il proporzionale, per limitare i danni. Ecco, limitiamo i danni, per carità. Te li ricordi i tempi di Craxi, Andreotti e Forlani? Ma quanto si stava bene. Mio nonno mi veniva a prendere in Alfasud, quella col motore boxer, poi sostituita da un'Alfa 33 Quadrifoglio Oro (stesso motore ma con gli alzacristalli elettrici), mi avevano regalato la chitarra, il walkman e il Philips MSX, i soldi non mancavano. Ero tanto bellino, piacevo alle ragazze. Certo, noi del PCI odiavamo tutti Craxi perché costituiva l'ostacolo alla presa del potere (un po' come oggi i grillini con Renzi), poi crollò il muro, venne Mani Pulite, arrivò il maggioritario, e noi del PCI, travestiti da querce, proprio quando pensavamo di avercela fatta ma non ti spunta Berlusconi che ci frega per l'ennesima volta? Quanto eravamo stupidi. E sia, ritorniamo al proporzionale, hai visto mai che ritorno giovane pure io.

(che dici Rossland, viro un po' sull'autobiografico?).

giovedì 8 dicembre 2016

Il sol dell'avvenire

Va bene, mi arrendo, in questa nuova era che si va schiudendo ci pagheranno per non fare nulla, liberati dall'impiccio del lavoro, non più costretti a competere coi cinesi, ai nostri bisogni provvederà lo Stato. Posso dunque smettere di mandare in giro curriculum e dedicarmi allo studio e all'attività di blogger, come nei miei sogni, pensionato a vita. Quello là, il Renzi, per il disturbo ci pagava solo 80 euro, questi qui, i grillini, minimo ce ne promettono 800, vuoi mettere? Io ancora non capisco dove li troveranno tutti questi soldi, da quale rapa li caveranno (dalla lotta alla grande evasione! Quale grande evasione se vogliono cacciare le multinazionali?), ma i giovani idealisti mi assicurano che smetteremo di preoccuparci e impareremo ad amare la somma: siamo in una botte di ferro.

La verità

La verità, per andare oltre le minuzie della politica nostrana, è che siamo di fronte a una crisi della mondializzazione, o se volete della globalizzazione (tendiamo sempre a scordarlo), l'occidente soffre di questa eterna crisi di dissanguamento dei ceti bassi e i lazzari giustamente si ribellano (per lazzari intendo proprio noi gente comune costretta a competere con un mercato globale che ci sovrasta e ci impoverisce senza troppi scrupoli). Renzi alla fine non ha potuto invertire la tendenza, troppo grande il compito rispetto alle capacità, e così adesso via all'autarchia, all'uscita dall'Euro, agli stranieri che ci rubano il lavoro, si è aperta la stagione della pancia. In altre parole, a noi ci viene più comodo sperare nel reddito di cittadinanza, è la mentalità di tutti i meridioni del mondo, compreso il nostro. E' dunque finita, non ci possiamo fare più nulla, il futuro è di questa specie di farsa corporativa che promette di lenire i guasti della globalizzazione a colpi di autarchia, sia fatta la sua volontà.

mercoledì 7 dicembre 2016

Scrivere

Scrivere è il mio modo di dipingere, a volte mi riesce bene, a volte male, che importa? Tanto non si campa comunque. In quest'epoca in cui tutti dicono la loro anch'io dico la mia, tanto vale scrivere, è l'unico talento che mi rimane, mi viene naturale. Siamo tutti artisti in famiglia. Dopo la scrittura la cosa che mi riesce meglio è la ciambella: 250 g di farina, 80 di zucchero, lievito vanigliato, un filo d'olio, mele, pere e acqua quanto basta. Senza latte, senza uova, senza olio di palma, 100% vegana. Anzi, vi dirò, forse la ciambella mi riesce ancora meglio del blog, la potrei fare anche ad occhi chiusi. Poi, oltre a un minimo di stile, la scrittura pretende dei contenuti, e qui casca l'asino. Se il contenuto è politico, apriti cielo, puoi fare il discorso più sensato del mondo, troverai sempre quello che ti liquida con una battuta. Allora viri sul filosofico e lì vai sul sicuro, tanto nessuno ti capisce. E' proprio bello scrivere.

martedì 6 dicembre 2016

Destino

Dicevo che il caos è la nostra condizione naturale, tant'è che quando abbiamo un governo stabile già ci mettiamo di malumore e ci inventiamo le dittature. Pensa in Germania con la Merkel, da noi sarebbe durata un'annetto, forse due, da noi dove la durata al governo è uno stigma infamante, il segno di una prevaricazione, di un'arrogante occupazione del potere (i famigerati governi Craxi e Berlusconi). A noi sembra tutto normale finché non ci vediamo dal di fuori, e fuori di qui la caduta dei governi italiani è un po' come la Fiat che perde i pezzi, l'Alfasud che arrugginisce, insomma, la nota folkloristica, qualcosa su cui far sicuro affidamento. Nessun problema, è destino, e come diceva quello bisogna amare il proprio destino.

(Ma serve ancora 'sto blog? Ormai i pensieri li fisso su Twitter, mi sono fatto pure due o tre amici, insomma, è più smart. Facciamo così: di là butto giù le note e qui le trascrivo in bella copia). 

lunedì 5 dicembre 2016

Giusto due righe

"Renzi contro tutti" non poteva funzionare, il ragazzo era pieno di sé e aveva sovrastimato il suo carisma, complice quell'incredibile e famigerato 40,8% che gli aveva fatto perdere la testa. Ora però devo anche dire che Renzi non mi pareva questo gran dittatore che dicevano, la dittatura è dentro di voi che ne vedete una ad ogni legislatura, a pelle mi dà più fastidio l'accozzaglia, cioè quel misto di miserie politiche e commedie umane che sono il grillismo e il salvinismo, che poi è quello che ci toccherà, per non dire dei soliti dalemiani e bersaniani da bocciofila. Di male in peggio, direi, ma alle maree della storia bisogna farci il callo. L'Italia è un pò come l'Inter mangia allenatori, cambia cambia alla fine nessuno va bene e ti ritrovi sempre a metà classifica.

domenica 4 dicembre 2016

La solitudine del filosofo

Ma lei che tipo di filosofo è? Sono un negatore del libero arbitrio, dico io. Ah. (Sulle prime rimangono un po' interdetti). Effettivamente siamo in pochi, rilancio. Tipo Spinoza? Riprendendosi dallo choc. Peggio, rispondo io, tipo Severino (non sanno chi è Severino e se lo sapessero comunque non capirebbero).

Speranzosi anonimi

La peggior cosa che vi possa capitare è la speranza, soprattutto se a buon mercato, mai farsi troppe illusioni, si diventa ciechi, tenetevela tutta per l'ultimo la speranza, vi servirà, sempre che ne abbiate il tempo. Una parte di speranza per dieci di sano realismo è la giusta dose. Il desiderio è la scarica pilota della speranza, il desiderio la alza e la speranza la schiaccia, ma se ti metti nella condizione di inseguire i tuoi desideri sei bello che fritto, finiranno per comandare loro, che ad ogni svolta del destino ne reclameranno un rabbocco supplementare finché non sarai altro che quella. Finito il tempo della speranza.