mercoledì 27 aprile 2016

Come ci pago le bollette col marxismo?

Oh gente, che depressione. Di nuovo in marcia a cercarsi un lavoro, sempre meno gente che ti chiama, non puoi mai dirti tranquillo o crearti una tua solida identità professionale (medico, magistrato, dottore commercialista),  tanto per provare il brivido della sicurezza economica almeno una volta nella vita (chi ha la sicurezza economica può dedicarsi con maggiore agio alle sue ubbie e impiegare così il tempo che lo separa dalla morte, amen). Gli amici marxisti me l'avevano detto, il capitalismo è una sòla, ma con questo mai che ti indichino l'alternativa (ce l'hanno ben chiara nella testa ma non sanno spiegartela: come ci pago le bollette col marxismo? Te le paga un amico, come le sigarette di Ecce Bombo, oppure lo Stato, la soluzione passepartout a tutti i tuoi problemi).

martedì 26 aprile 2016

Monito

Io ve lo ridico, attenti a sentirvi migliori dei politici, potreste avere delle brutte sorprese, cari miei concittadini a cinque stelle, perché non smetterò mai di dirlo, che è la qualità dell'elettorato che determina la qualità della proposta politica. Troppo comodo specchiarsi nelle brutture di questo o quell'amministratore e ritagliarne per contrasto la nostra figurina angelica, se "tutti corrotti", allora anche gli elettori.

Riparazione

Sono già stato giustizialista, troppo comodo, quando la bile si erge a giudice supremo si finisce per fare la fine degli umarell che al bar le sparano grosse ("I politici? Fucilarli tutti!"). In un paese serio non si passerebbero alla gogna gli indagati, basterebbe la pena a sistemare le cose qualora li si trovasse colpevoli... come sono candido. Ricordo quando tutti aspettavamo che cadesse Berlusconi e contavamo sull'operosità dei magistrati per accorciare i tempi, il fine avrebbe giustificato i mezzi. Pure io ci speravo intimamente e ci sguazzavo, "a brigante, brigante e mezzo", mi dicevo. Non era forse questo un modo per ricadere in quelli stessi vizi nazionali che tanto ci stavano sulle palle? Sì, lo era, meglio invecchiare da garantisti.

Eticamente sensibili

Io, di mio, sono troppo originale per andare ad insegnare l'etica, non è che eticamente sia una cima, ho questa visione dolente della vita legata alla mia particolare sensibilità, per me tutto è dolore fin dal principio e non c'è piacere che tenga. Scriveva Nietzsche, in uno dei suoi occasionali momenti di lucidità, che mentre il cattolicesimo dice «lotta contro il peccato», le religioni del lontano oriente dicono «lotta contro il dolore», e questo dolore ovviamente non si estingue con il piacere che può dare il potere (idealmente sono vicino al lontano oriente anche se non mi vedrete mai andare in giro vestito di arancione, ho una certa avversione per gli aspetti esteriori dei culti, nonché per i culti stessi). Io non me la sento di insegnare l'etica nemmeno ai politici, da loro non pretendo l'onestà intellettuale quanto quella "materiale", che non rubino denaro ai contribuenti, ma questo nell'interesse di tutti. Insomma, anche le crociate anti-casta mi paiono diventate di maniera, gente che scarica impropèri sui politici e magari non rilascia scontrino perché "tanto quelli rubano più noi" (l'italiano trova sempre il modo di accomodare le cose, è la sua specialità). Non vorrei che a forza di fare le pulci agli altri ci ritrovassimo le cimici nel letto, tutto qui.

lunedì 25 aprile 2016

Wertfrei

Ma sì, occupiamoci della salute della società, è un ottimo passatempo, però senza esagerare. Anzi, salute è un termine un po' ambiguo, rimanda al famigerato Comitato di Salute Pubblica giacobina, facciamo che ci occupiamo della società tout court, ma così, spassiunatamente, senza pretese. Sarebbe anche già tanto descriverla, la società, senza darne un giudizio, nel solco dell'avalutatività weberiana*. Però anche qui troverebbero da ridire, perché l'intellettuale ha da svolgere una funzione etica, deve assumere il ruolo di sentinella, della vedetta che per prima avvista lo scoglio oltre l'orizzonte e lancia l'allarme. Senonché avete visto tutti la fine che si fa a delegare i turni di guardia agli intellettuali, che il popolo finisce fatalmente per non assumersi più l'onere della cognizione e tutto finisce a carte quarantotto.

Credersi buoni

Che cos'è questo intellettualismo etico di cui soffre perlopiù la sinistra? Ma l'abbiamo già detto, è un vecchio concetto di origine socratica per cui si crede che conoscendo il bene si è come impossibilitati a non praticarlo, perché la verità, il disvelamento, opera sull'uomo come un incantesimo e il male non è altro che mancanza di conoscenza del bene. Tutti possono essere buoni, se non lo sono è perché non hanno studiato abbastanza, perché non conoscono il bene, ecco perché quando il progressista parla di Salvini lo tratteggia come un ignorante. Se leggesse più libri anche Salvini sarebbe più buono e perciò di sinistra. Perché, vedete, il progressista non pensa che si debba essere di sinistra per essere buoni e giusti, al contrario, è la bontà e la giustizia che sono intrinsecamente di sinistra. Questa idea che la conoscenza del bene, una volta raggiunta, operi nell'uomo come una forza irresistibile è totalmente infondata, com'è infondata l'idea tutta progressista (alla Gramellini, per intenderci) che lo studio e la conoscenza conducano per forza di cose alla bontà e alla giustizia. Socrate invitava a conoscere se stessi, non i libri, i quali sono perlopiù veicoli di falsa conoscenza e di conformismo intellettuale ("evidente che si danno arie di sapienti, ma in realtà non sanno nulla").

domenica 24 aprile 2016

Il compagno Sanders

Alla fine, come sempre, sta tutto nella testa, se non hai paura di metterti in gioco e hai un'adeguata fiducia nei tuoi mezzi magari sarai più portato per il libero mercato, diversamente cercherai l'appoggio e l'assistenza della società costituitasi in mutuo soccorso, cullato dalla suggestione che solo l'uomo che si prende cura degli altri è degno di vivere. Poi ci sono i casi di intellettualismo etico conclamato e attivismo chic. Mi fa sorridere, per esempio, l'America che si riscopre socialista, Susan Sarandon, la pasionaria, Rosario Dawson, Danny De Vito e Spike Lee fulminati sulla via di Bernie Sanders (rimembranze del flower power, un Coachella festival ma senza le griffe), che per i loro parametri è una specie di Fidel Castro, per i nostri più modestamente una via di mezzo fra Beppe Grillo e Bertinotti.

"Istituzione di un sistema sanitario nazionale, riabilitazione del Glass-Steagall Act (separazione fra banche di risparmio e banche d'investimento), università pubblica gratuita finanziata con imposte sulle operazioni di borsa, salario minimo orario di 15 dollari, messa al bando di lobby e grandi finanziatori nei rapporti con i candidati."

Meno male che dal socialismo ci sono già passato. Io ero il classico socialista per paura e sentimento di inadeguatezza nei confronti dell'economia di mercato, non che adesso sia un temerario, ma una volta caduto il velo impossibile rimetterlo al suo posto come se niente fosse. Sul sistema sanitario nazionale mi trovo anche d'accordo, per il resto il fenomeno Sanders mi ricorda un po' la moda del bohemian chic, se attacca in America questa roba qua significa che è tutto finito.

sabato 23 aprile 2016

Un governo buono è un governo morto

Se pensate che l'idea della risolutezza ad ogni costo sia una minaccia per la democrazia bisognerà però considerare che è la stessa democrazia irresoluta a produrre la sua crisi. Se pensate che il rimedio al renzismo debba essere un generico buon governo improntato dell'understatement bisognerà però prima supporre che questo ipotetico buon governo sia davvero in grado di trovare soluzioni unanimemente riconosciute come valide. Io non penso che un governo del genere possa esistere nei fatti, un governo del genere rimane perlopiù un'aspirazione ideale. Il trambusto del presente nasconde il vero significato dell'azione, non esiste governo in atto che sia buono, parafrasando un noto motto, un governo buono è un governo morto. Dunque allo stato attuale possiamo tutt'al più dire dire che il renzismo, nonostante le buone intenzioni, rischia seriamente di fare la fine del berlusconismo, e cioè di risultare sterile gestione del consenso fine a se stesso. Non è poco, accontentiamoci.

Essenza del renzismo

Che cos'è il renzismo? E' la frenesia del fare come prodotto dell'inazione della politica, è "il basta chiacchiere, ora vogliamo i fatti", è la risolutezza che sferza l'immobilismo, anche a costo di dimostrarsi sfrontata. Anzi, una certa dose di spudoratezza è caldamente consigliata, come esaltatrice di sapidità. Come pensate dunque di battere il renzismo? Non certo ricadendo nel vecchio vizio delle astratte discussioni ideologiche (strategia perdente della sinistra), non certo pensando di ammansirlo o facendo appello alla concertazione (strategia perdente della minoranza), perché il renzismo vive di rottamazioni e di accelerazioni improvvise, di improvvise vampate "riformiste", di spallate allo status quo. Il renzismo può essere dunque battuto solo da una forza uguale e contraria, da qualcuno che si mostri ancora più risoluto e mosso dall'idea di un rinnovamento rapido e senza compromessi, il renzismo è come se esaltasse il populismo ed eccitasse l'antipolitica, mantenendole però sempre a una certa distanza: verrà il giorno in cui Achille raggiungerà la tartaruga?

venerdì 22 aprile 2016

Discorso sull'etica (seconda versione)

E se dunque la libertà di accadere non appare ma appare di fatto solo l'accadere, e se ci atteniamo a questa evidenza senza fantasticare sull'esistenza di ulteriori dimensioni di libertà prive di riscontro, l'etica ci appare non tanto il luogo della libera volontà quanto il progressivo mostrarsi della necessità. Ora, ogni cosa che appare è come intessuta nella trama del mondo, e dunque perché non commettere un qualsiasi reato semplicemente scaricando la responsabilità sulla necessità? Ogni azione sarebbe permessa ma proprio per questo perderebbe di significato, per esempio lo stesso pensiero anarchico, per darsi un significato, deve porsi il limite di non avere limiti, e non si tratta di un limite da poco, anzi, si tratta del più invalicabile dei limiti. Questo per dire che è impossibile non darsi un'etica, e darsi un'etica significa porre necessariamente una qualche forma di libero arbitrio, ed eccoci ritornati da capo: anche la libertà è necessaria, nel momento stesso in cui incominciamo ad agire non possiamo non pensarci liberi: tutto si regge, non avanzano viti.

Post it



Ritornando a Renzi, difetti: è un arrogante, è un pallone gonfiato. Se la mena tanto e crede di sapere tutto lui. Il suo inglese fa ridere. E' un incantatore di serpenti, mente sui dati dell'occupazione, è un piccolo dittatore, è un massone, ha il papà indagato. Pregi: ha rottamato la sinistra. Passiamo al ministro Boschi, difetti: è una raccomandata, ripete a pappagallo tutto quello le dicono di dire, fa tanto la figa, è una femmina, ha il papà indagato. Pregi: a me piace. E con questo per un po' stiamo a posto.

Dissertazione

Dissertazione spinozian-severiniana (perché non si può vivere di solo Renzi o contra Renzi): Poniamo il caso che le cose accadano secondo necessità, e cioè che non possono accadere diversamente da come accadono. Qui è utile ricordare il concetto aristotelico di atto e di potenza: l'atto è ciò che si manifesta effettivamente nel concreto, la potenza è la possibilità che qualcosa si manifesti o meno. Ma quando qualcosa accade ciò che si manifesta è sempre un atto, la potenza, per sua stessa natura, rimane sospesa in astratto, tanto che qualcuno potrebbe pensare che essa sia un sovrappiù, qualcosa in più del necessario. Ecco, io sono fra coloro che pensano (pochi, per la verità) che il concetto di potenza sia effettivamente un qualcosa in più del necessario, che ciò che vediamo sia sempre e solo un accadere in atto, e che l'idea che quell'accadere possa essere sospeso in uno stato indefinito in cui è allo stesso tempo potenzialmente esistente e inesistente sia in realtà una fantasia o qualcosa di cui non ha senso parlare (si pensi alla fisica e alle discussioni intorno all'interpretazione di Copenaghen). Ma se dunque tutto fosse necessario, che fine farebbe la nostra libertà? Esisterebbe pur sempre in quanto necessità, nel modo esatto in cui essa ci appare: fede nella possibilità che esista una dimensione in cui le cose possano potenzialmente esistere e non esistere prima che esse appaiano. (questo stesso testo, che non avevo programmato, non poteva che essere scritto in questo modo, non esiste, non è mai esistito né mai esisterà un tempo in cui esso poteva essere scritto diversamente: vi ho convinti?).

(scritto alle 23:03 del 21/4 e programmato per la pubblicazione alle 7:30 del giorno dopo, mentre mi sto facendo la barba).

mercoledì 20 aprile 2016

Riempitivo

Se uno non ce l'ha con Renzi, in questo periodo, l'è un po' tagliato fori dai giochi, potremmo parlare di Berlusconi che ha perso il quid, che non è nemmeno più capace di scegliersi un candidato buono (o sarà tutto un piano ben congegnato, come dice qualcuno). Io dico subito che la riforma costituzionale non mi piace, non mi piace perché io sarei stato per l'eliminazione secca del Senato, e invece così s'è fatto il solito papocchio, insomma, questa riforma l'è troppo soft, io l'avrei voluta più hard, non so cosa farò ad ottobre (pensa alla salute, mi dice la coscienza, ma guarda se ad aprile si deve arrovellare il gulliver per il referendum costituzionale...). Veramente a Roma non so per chi voterò, anche perché non voterò a Roma, non voterò nemmeno a Milano, in realtà non voterò proprio, ma allora, dice, che ti frega della Raggi e di Giachetti? Mah, giusto così, perché ci si annoia, mettici pure la tristezza, a qualcosa pure ti devi attaccare per tenere impegnata la mente e distoglierla da certi brutti pensieri (la Raggi caruccia, per carità, ma mi pare la Boschi del movimento a cinque stelle, parla, parla, ma alla fine dice niente, ci mettessero i sagomati di cartone che fanno la stessa figura, o l'auricolare all'orecchio come le ragazze di Non è la Rai a farsi eterodirigere da Boncompagni).

lunedì 18 aprile 2016

Epigrafe

Ogni tanto mi capita di riprenderne in mano un libro e pensavo che per trovare un pensiero buono in Nietzsche mi tocca prima farmi largo col machete fra l'intricata selva dei suoi eccessi di lirismo, i quali, con l'avanzare dell'età, mi risultano sempre più insopportabili (con buona pace di tutta la redécouverte nietzschiana del novecento).

Disturbi ossessivi

Capita che si possa incappare, nel corso della vita, in una sorta di eccesso di idealismo (ci sono incappato anch'io, faccio ammenda), per cui sembra che ciò che pensiamo sia buono e giusto solo per il fatto di aderire per conformismo a certi princìpi che si troverebbero, dicono, sul "lato giusta della storia". Il guaio è che una volta entrati in questo jet stream prendiamo letteralmente il volo e ci sentiamo come legittimati a spingerci sempre più in alto, fino ai limiti dell'esosfera, col rischio di non tornare più sulla terra. Le piattaforme petrolifere, per esempio, a un certo punto pareva che le multinazionali sarebbero arrivate a piazzarle direttamente sulla battigia e che il Sì le avrebbe eroicamente ricacciate sulla linea del bagnasciuga, come si fa con gli invasori, placato il parossismo dei nervi quel che rimaneva era ben poca cosa. E poi quella certa pretesa di sfruttare il referendum come occasione per regolare i conti con Renzi, gli è bastato gettare l'amo dell'astensionismo che molto pavlovianamente avete abboccato e vi siete incaponiti nell'impresa disperata di raggiungere il quorum solo per fargli dispetto. Alla gente non interessava il referendum, indipendentemente da Renzi. Ci vuole sangue freddo, io ve lo continuo a dire che Renzi non vale una gastrite, ma tanto non mi ascoltate.

Il giorno della trivella

Un po' di psicologia: se agli italiani fai sapere che hanno un po' di petrolio quelli già si sentono degli emiri, perché mai dovrebbero rinunciare a sentirsi membri dell'Opec? Non è stata la battaglia del Bene contro il Male, degli svegli contro i dormienti, questo referendum è stato semplicemente un pretesto per dare battaglia a Renzi, con nel mezzo una buona fetta di indifferenti. Ecco, questi indifferenti non sono il Male, degli utili idioti o degli ottusi decerebrati, è semplicemente gente che ha altro a cui pensare, che non ha mai visto una trivella in mare e non perde le giornate a farsi il sangue amaro per le scie chimiche o per la politica, tanto sa che non cambia nulla, Renzi o non Renzi, Di Maio o non Di Maio. A questo punto se c'è qualcuno che si deve svegliare siete voi.

domenica 17 aprile 2016

Fenomenologia dell'Ape Maio



Se c'è una cosa che più mi irrita quando vado a votare è quell'aria da asilo nido che si respira nelle scuole elementari adibite a seggio, col carabiniere all'ingresso e i pupazzetti alle finestre, non si potrebbe votare, dico io, nei licei o in certe salette comunali predisposte all'uopo, magari con riproduzioni a tema risorgimentale alle pareti? Macché. Questo puerile richiamo all'infanzia proprio nel giorno della solenne chiamata all'esercizio della democrazia è roba da sinistre arcobalene, da letteratura veltroniana dei "bambini che ne sanno più di noi", ma la vogliamo piantare? I bambini non sanno proprio un cazzo ed è questa la loro fortuna.

venerdì 15 aprile 2016

Psicologia infantile

Ai riti punitivi collettivi non ci si può sottrarre, bisogna partecipare, è buona regola fin dall'alba dei tempi, il giorno che finalmente ci si presenta l'occasione di tirare un simbolico ortaggio in faccia all'odiato di turno sprecare l'occasione sembrerebbe da cretini, per giunta si rischia la figura dei fessi o peggio dei collaborazionisti. Il guaio è che nel caso dei referendum con quorum si può colpire l'avversario anche solo restandosene a casa, comodamente sdraiati sul divano o infilati nel letto, quasi per spregio. Tutto questo genera naturalmente grandi eccessi di bile fra i sostenitori della posizione contraria, i quali si vedono battuti da un avversario che manco li ritiene degni di un confronto. Tipico di Renzi. Non vi fate dunque il sangue amaro, magari il quorum verrà raggiunto e vi sarete solo agitati per nulla, idem nel caso contrario, o non mi direte davvero che perdete il sonno per il tacito rinnovo delle concessioni petrolifere entro le dodici miglia? Naa, non ci credo, è solo un pretesto, fino a ieri manco ne sapevate nulla e non penso che adesso tutto d'un tratto possa sconvolgervi, non più di un ipotetico annullamento dei mondiali di calcio, almeno.

mercoledì 13 aprile 2016

L'utopia della società perfetta

Bisogna rendere merito a Mario Sechi: "il potere si fa dispotico quando insegue l'utopia della società perfetta". Un po' sentimentale e sciropposo qua e là, soprattutto nel caso della Boschi (al cuor non si comanda), però sa cogliere il punto. E infatti cos'è che mi dà tanto fastidio dell'ideologia a Cinque Stelle? Proprio questa ossessiva ricerca della rettitudine assoluta, ideale tutto astratto che a volerlo tradurre nella pratica finisce per arrecare danno alla biodiversità. Concedetevi qualche debolezza, un minimo fisiologico, abbiate un po' di pietà per la comédie humaine in cui pure voi recitate la vostra misera parte (hanno un po' degli albigesi, sono ossessionati dalla purezza e non vogliono avere nulla a che spartire con noi, compromessi col mondo).

martedì 12 aprile 2016

Destino

Uno non fa in tempo ad ipotizzare un futuro che puf, il protagonista principale del film che si era fatto in testa gli muore dalla sera alla mattina: la vita è strana, e un po' puttana (giuro che non sono io a portare sfiga).

domenica 10 aprile 2016

Orthodoxy is unconsciousness

D'accordo, per il cattolico lo sketch di Grillo che fa mangiare i grilli ai suoi discepoli in quanto cibo del futuro inscenando l'eucarestia può risultare blasfema, ma per noi non credenti rimane solo un fiacco tentativo di recuperare un po' di autoironia perduta da parte di un comico che si è voluto fare arruffapopolo e moralista, ultima tentazione della satira (piuttosto mi fanno specie quelli che si sono prestati al giochino). C'è già chi dietro a Casaleggio ci vede la setta satanica, io direi più una riedizione in chiave moderna dell'armata Brancaleone, che però ora rischia realmente di far saltare il banco per manifesta cialtroneria degli altri contendenti. Ricordatevi sempre che dietro a Casaleggio non c'è Satana ma Gaia, che in fin dei conti saremo tutti riuniti in un grande superorganismo o coscienza planetaria attraverso un'unica connessione internet, ci laveremo poco per rispettare il pianeta, mangeremo meno per non cedere al consumismo, raffredderemo le server farms con ghiaccio etico prodotto nelle giazere del Monte Grappa e così via, coraggio, a tutto ci si abitua e poi ci sembrerà perfino bello, come Winston Smith in "1984" guarderemo alla fine con ammirazione la zazzera del nostro Caro Leader e riconosceremo la bontà del progetto: Orthodoxy is unconsciousness (io scherzo, ma nemmeno troppo).

(È morto Casaleggio, non me lo aspettavo, e proprio alla vigilia del trionfo, pensa il destino).

Ambientalismo ad orologeria

Guarda caso sono diventati tutti ambientalisti, ma giusto nelle ultime due settimane, pure il Salvini che pavlovianamente si illuminava solo a sentir parlare di frontiere, questa volta detta la linea del partito e diventa Notriv (un domani, chissà, ci diventerà pure vegano).

sabato 9 aprile 2016

Superbia

Da quando ho divorziato dal mio essere di sinistra non tengo nemmeno troppo in considerazione l'etica, soprattutto l'uso smodato che se ne vorrebbe fare, come si trattasse di erigere eroicamente un argine contro il malcostume che conduce necessariamente al declassamento antropologico, solitamente del politico di destra (la reductio a Gasparrum). E dunque, direte, cosa ci proponi, un generico relativismo giustificazionista che finisce per non fare più alcuna differenza fra il bene e il male? Io non propongo proprio nulla, ma quelli che sulle pagine di Repubblica vengono spesso presentati come mali assoluti a ben guardare poi si riducono a mali molto più relativi, mali dai quali poi non sono esenti gli stessi "uomini civilissimi" che pontificano al grido di Giustizia e Libertà: veramente vi credete migliori di Gasparri? Occhio che potreste peccare di superbia.

Democrazia senza onore

C'è un articolo della Costituzione, scrive Stefano Rodotà su Repubblica, che abbiamo un po' perso per strada (non sarà l'unico), è l'articolo 54 che recita così:

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

D'accordo dunque il rispetto delle leggi, scrive, ma non basta che non vi sia nulla di penalmente o amministrativamente rilevante nel comportamento di un politico o uomo di potere perché sia da considerarsi onesto e corretto, occorre aggiungere un ingrediente in più, l'onore. Senonché, scriviamo noi, l'onore è concetto troppo evanescente perché possa essere assunto come criterio morale e misura assoluta di liceità, l'onore è un sentimento popolare, si potrebbe dire, che è mobile qual piuma al vento. Temo che non ne verremo a capo, nella libertà che ci è concessa è compreso, volenti o nolenti, anche quel certo gioco, quella libertà di movimento, senza la quale certamente saremmo tutti etici al massimo grado, ma liberi al minimo (in fin dei conti un loro fortissimo senso dell'onore ce l'hanno pure i mafiosi, l'onore, in sé, significa ben poco).

mercoledì 6 aprile 2016

Piccolo mondo antico

Non è come dice D'Alema che Renzi vuole liquidare la loro storia, semplicemente quella storia non fa più presa, principalmente perché Grillo è stato il più lesto ad impadronirsi di buona parte di quella fetta di mercato che fa capo agli indignati di professione e agli aficiodanos della questione morale, o vuoi perché la storia cui fa riferimento D'Alema si è dimostrata perlopiù inconcludente. Lo capissero i compagni, che l'arroganza di Renzi è funzionale al messaggio che vuole veicolare, e cioè dell'uomo che bada ai fatti e che ne ha abbastanza delle chiacchiere, il vostro piccolo mondo antico non ha alcuna ragione di esistere, primariamente per colpa vostra, fatevene una ragione ed evitate i piagnistei che ci fate bella figura (D'Alema che si scaglia contro l'arroganza è come Fidel che condanna il capitalismo con indosso la tuta dell'Adidas).

lunedì 4 aprile 2016

Il problema di Palermo è il traffico

Ma se il problema di Renzi è l'arroganza, come dice Cuperlo, allora mandiamolo da uno specialista, se ne discute, se ne parla in famiglia, magari è un problema passeggero. Perché io quasi mi ero fatto l'idea che i problemi fossero ben altri, e invece no, il problema principale con Renzi è la sua arroganza. Onestamente poteva andarci peggio (ma che vuoi tirare fuori in più da Cuperlo?). (Non è arroganza quella del capo, è la frenesia del fare, che la gente premia chi si dà da fare o almeno chi fa finta, è tutto lì, non è difficile da capire).

domenica 3 aprile 2016

Discorso sull'etica

Malgrado la libertà non si mostri nel semplice accadere dei fenomeni, siamo tuttavia impossibilitati a non agire senza crederci liberi. L'azione è un insopprimibile impulso fisiologico, restare fermi aspettando che le cose accadano ci risulta impossibile, cosicché l'agire diventa una necessità, così come si rende necessaria un'etica che indichi di volta in volta l'azione che ci è o meno consentita, ed ecco mettersi in moto la gigantesca macchina del mondo. Partendo da questo fondamento abbiamo già legittimato l'esistenza dell'etica secondo un principio di ragione sufficiente (ma pure necessaria). Tutto risolto? Macché. Perché gli uomini non solo vogliono esercitare la propria libera volontà, ma vogliono volere, l'eventuale ridondanza non li trattiene dal volerlo. Che siano necessitati a volere non è abbastanza, vorrebbero volere ed essere ulteriormente liberi dalla necessità del volere, liberi di crearsi il proprio sistema di valori o di attribuirli a un Dio creatore, così come di non averne affatto (cosa peraltro impossibile). I valori, per conto loro, non guardano in faccia a nessuno ed emergono spontaneamente come prodotto delle relazioni fra gli individui e l'ambiente in cui vivono, cosicché non sono le diverse epoche che si adattano al volere degli uomini, ma il volere degli uomini che attinge e si forma nell'ambito dello spirito delle epoche. Mi pare che abbiamo detto tutto.

sabato 2 aprile 2016

La storia infinita

Stanno tutti aspettando che Renzi scivoli sulla sua buccia di banana così torna Letta, poi si ristufano di Letta e vince Grillo, poi si stufano di Grillo e arriva Salvini: la storia infinita quanto inutile. Come quando vince la Ferrari, aldilà del tifo gli italiani non sanno andare, perché siamo un paese di emotivi. Nessuno ha la benché minima idea, fra gli eletti e gli elettori, di come risolvere i problemi, si va un po' a sentito dire scopiazzando qua e là dagli altri, salvo poi reclamare un fantomatico quanto vacuo orgoglio nazionale, e per il resto narrazione e gestione del consenso. Soluzione: non bruciare più nel fuoco della volontà, il distacco dal ciclo della vita politica del paese ("il Samsara di cui parlando le Upanishad", come direbbe il nostro amico Schopenhauer), non l'indifferenza ma il tentativo di comprendere i problemi da un più elevato punto di vista. Parole sprecate.

Invito ad uscire

Il punto non è tanto cosa troverete all'uscita del tunnel della sinistra ma piuttosto cosa ci trovate ancora nello stare dentro (non è una metafora sessuale). Fuori dalla sinistra non c'è la destra e nemmeno Grillo, c'è piuttosto l'àpeiron, l'indefinito, non il vuoto ma il privo di forma e soprattutto di stress.