Alla fine, come sempre, sta tutto nella testa, se non hai paura di metterti in gioco e hai un'adeguata fiducia nei tuoi mezzi magari sarai più portato per il libero mercato, diversamente cercherai l'appoggio e l'assistenza della società costituitasi in mutuo soccorso, cullato dalla suggestione che solo l'uomo che si prende cura degli altri è degno di vivere. Poi ci sono i casi di intellettualismo etico conclamato e attivismo chic. Mi fa sorridere, per esempio, l'America che si riscopre socialista, Susan Sarandon, la pasionaria, Rosario Dawson, Danny De Vito e Spike Lee fulminati sulla via di Bernie Sanders (rimembranze del flower power, un Coachella festival ma senza le griffe), che per i loro parametri è una specie di Fidel Castro, per i nostri più modestamente una via di mezzo fra Beppe Grillo e Bertinotti.
"Istituzione di un sistema sanitario nazionale, riabilitazione del Glass-Steagall Act
(separazione fra banche di risparmio e banche d'investimento),
università pubblica gratuita finanziata con imposte sulle operazioni di borsa, salario minimo orario di 15 dollari, messa al bando di lobby e grandi finanziatori nei rapporti con i candidati."
Meno male che dal socialismo ci sono già passato. Io ero il classico socialista per paura e sentimento di inadeguatezza nei confronti dell'economia di mercato, non che adesso sia un temerario, ma una volta caduto il velo impossibile rimetterlo al suo posto come se niente fosse. Sul sistema sanitario nazionale mi trovo anche d'accordo, per il resto il fenomeno Sanders mi ricorda un po' la moda del bohemian chic, se attacca in America questa roba qua significa che è tutto finito.
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