martedì 3 gennaio 2023

Quando eravamo nietzschiani

Passionaccia di (quasi) tutti gli aspiranti filosofi: Friedrich Nietzsche. A vent'anni Nietzsche era la rivolta, il maglio che sbriciolava tutte le convenzioni. Si capiva e non si capiva, l'importante era il senso che gli si voleva dare. Nietzschiani dionisiaci scorrazzavano per i forum di filosofia come satiri alla caccia di giovani prede, scambiando Nietzsche per un pornomane, uno che potendo sarebbe andato in giro a mostrarlo alle signore (impazzito, pare che Nietzsche ballasse e cantasse nudo nella sua stanza, confesso di averlo fatto anch'io, o perlomeno in mutande). Io a quell'epoca facevo il moderatore e dall'alto della mia carica proteggevo le pulzelle dalle villanie dei più scalmanati. Poi, a forza di maturare un senso critico, la comprensione migliorò fino a vederlo per intero, quel Nietzsche, a scorgerci un principio, un filo rosso che univa tutti quei brandelli di pensiero sparsi apparentemente a caso. Se da giovani Nietzsche era il campione della volontà di potenza, identificata con la semplice forza di volontà (volere è potere), leggendo meglio si capiva che la volontà di cui parlava Nietzsche era qualcosa di più schopenhaueriano, con la differenza che in Schopenhauer quella volontà doveva essere spenta, rifiutata, annullata, mentre in Nietzsche accolta, esaltata. Un flusso di energia vitale scorre nel mondo creando incessantemente il caos da cui emergono le cose, scopo del superuomo è farsi attraversare da questo flusso, liberandosi dalle convenzioni che ne limitano l'amperaggio. Ma c'è il fatto che non siamo liberi, siamo frammenti di fato. Il libero arbitrio, per Nietzsche, è un'invenzione di quel giudaismo cristiano che vuole trovare per noi delle colpe, anche originarie, indelebili, per poi indicarci la via della salvezza, ma noi non siamo responsabili di ciò che siamo. 

"Nessuno è responsabile della sua esistenza, del suo essere costituito in questo o in quel modo, di trovarsi in quella situazione e in quell'ambiente. [...] Si è necessari, si è un frammento di fato, si appartiene al tutto, si è nel tutto [...] con ciò soltanto è ristabilita l'innocenza del divenire". (Crepuscolo degli Idoli)

E comunque bravi come Nietzsche a scovare i moventi tutt'altro che nobili che ispirano certe virtù ce n'è pochi al mondo.

2 commenti:

  1. nel caso non l'avessi letto: Havemann, Dialettica senza dogma, in part. cap. 7

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    1. Non l'ho letto, sul tema caso e necessità ho letto "Legge e caso" di Severino.

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