sabato 5 settembre 2020

Una gamba qua, una gamba là

San Tommaso,

“Fatto santo, le sue spoglie, come d’uso fra i cristiani, vennero successivamente spartite per farne reliquie: il tronco principale, dopo essere stato inizialmente tumulato a Fossanova, finì nella Chiesa dei Giacobini a Tolosa. La mano destra raggiunse la chiesa di Santa Maria della Porta a Salerno, dove il santo soggiornò, e dove è conservato anche il libro originale sulla fisica di Aristotele. Questa mano venne amputata al santo su richiesta della sorella Teodora, che da tempo ne aveva fatta richiesta. Il capo del santo, invece, venne fatto probabilmente asportare dal pio abate dell’abbazia di Fossanova pensando che se mai il corpo fosse stato trafugato almeno se ne sarebbe conservata la testa. Inizialmente conservata a Priverno, venne poi rispedita a Tolosa per ricongiungersi al resto del corpo. La città natale di Roccasecca, in tutto questo via vai, rimase a bocca asciutta.” (Narrate, Uomini)

Ed è una grande ingiustizia che nella città che ti ha dato i natali non sia conservato di te nemmeno un ossicino, che so, il mignolino del piede santo, un’unghia incarnita, niente di niente. A volte la Chiesa sa essere così crudele.

Me li immagino i resti del santo, la mano ordinata per posta dalla sorella, viaggiare conservata in uno scrigno o avvolta in un panno, farsi il tratto di strada passando i controlli: che cosa avete lì? La mano di San Tommaso! Accidenti, fate passare, presto! I cristiani furono saprofagi per un largo tratto della loro storia, poi la cosa scemò con l’avvento della penicillina, però qualcosa di questa tradizione sopravvive nell’usanza di imbalsamare i papi dopo morti, come i faraoni.

A Tal proposito è gustosa la storia di Riccardo Galeazzi Lisi, che avvolse la salma di Pio XII nel cellophane provocando l’accelerazione della putrefazione e facendo cadere stecchite le guardie pontificie, aveva millantato di aver inventato una tecnica di conservazione rivoluzionaria ma finì per essere licenziato in tronco.

Buon appetito.

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