E poi c'è la questione dell'intellettualismo etico, di quell'antico equivoco socratico che intende il male come semplice ignoranza del bene, per cui, una volta levategli le fette di prosciutto dagli occhi, anche il più spregevole dei comunisti si può tranquillamente riconvertire al più docile dei cristiani. Operazione da gesuiti, soprattutto se si riesce a rivenderla come verità. In pratica si sostiene che sia davvero possibile convincere l'avversario con la sola forza dei buoni (e dei veri) argomenti (cosa che contraddistingue anche gli idealisti più ingenui). Ma grattata appena un poco la superficie, dietro all'etica dei sorrisi e delle strette di mano ritroverete invece i sempiterni interessi nazionali (per Cuba, semplicemente, si tratta di uscire da un isolamento economico e politico non più sostenibile). Non si direbbe dunque un'eresia affermando che in generale l'etica si fonda più sull'interesse che sugli slanci di bontà che vengono dal cuore, la cui funzione nelle grandi questioni planetarie è più che altro decorativa, guarnitura di cui si riempono volentieri gli occhi le anime belle.
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