Gli italiani che dirigono i musei all'estero. Propongo lo scambio di prigionieri: loro ci restituiscano i nostri che noi gli restituiamo i loro. Magari a Londra c'è gente che si domanda perché proprio un italiano con tutti gli inglesi che ci sono, così per i danesi o gli americani, e poi questa insistenza sul bravo italiano all'estero - sono «tanti, bravi e fantasiosi» -, non si dice, non si fa, come a sottolineare un complesso d'inferiorità, scriverselo in fronte, poi è normale che si mettano a ridere. Se vogliamo davvero essere considerati alla pari queste polemichette da provincialotti sono la peggiore risposta da dare, e magari pure i diretti interessati avranno di che essere imbarazzati, come al figliolo che nel bel mezzo di un meeting si veda piombare la mamma con un tegame di lasagne. Di questo passo non ce la faremo mai.
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