Si potrebbe anche dire che questa latente ostilità nei confronti del profitto sia conseguenza della nostra cultura cattolica e dunque socialista, che considera sempre un po' spregevole chi si dedica all'arricchimento personale, e che molto weberianamente il nord Europa sia meno affetto da sensi di colpa quando si tratta di guadagnar soldi. Per ciò che mi riguarda io i miei conti li ho saldati, a un certo punto mi sono reso conto che la mia ostilità era dettata da un personale senso di inadeguatezza e che di fatto non vi erano effettive obiezioni all'idea dell'utile inteso come eccedenza dei ricavi. Non che adesso sia diventato improvvisamente un tifoso della parrocchia ultraliberista, il mio è un semplice rendere giustizia a uno stato di cose. Detto questo la questione non si esaurisce, però si semplica di parecchio. Ritornando invece al senso di colpa, pare che da noi l'imprenditore, per espiare le sue, sia come costretto per riscattarsi alla redistribuzione dei redditi attraverso l'istituto aziendale, ma per l'appunto, l'unico obbligo che ha un'azienda privata è quello di produrre degli utili, tutti gli altri oneri sociali che i sindacati vorrebbero appiopparle sono secondari ed eventuali. Questo andrebbe ricordato tutte le volte che si apre una vertenza.
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