mercoledì 12 agosto 2015

«Un rivestimento di muffe»

«Infinite sfere luminose, brillanti di luce propria, nello spazio infinito; intorno a ciascuna, illuminate da esse, ruotano pressappoco una dozzina di sfere più piccole; queste ultime, calde all'interno, sono rivestite da una crosta indurita e fredda, sulla quale un rivestimento di muffe ha generato esseri viventi e conoscenti: è questa la verità dell'esperienza, il reale, il mondo. Eppure, per un essere pensante non è piacevole trovarsi sopra a una di quelle innumerevoli sfere che si librano liberamente nello spazio sconfinato, senza sapere né da dove venga né dove vada, ed essere solo uno di innumerevoli esseri simili che si accalcano, si spingono, si tormentano, generandosi e trapassando incessantemente e rapidamente nel tempo senza inizio e senza fine; accanto ad essi niente di costante, eccezion fatta per la materia e per il ripresentarsi, per mezzo di certe vie e di certi canali, delle stesse svariate forme organiche che, solo per una volta, vengono all'esistenza.»

(Supplementi al "Mondo", 1844, capitolo 1)

Poi uno non capisce perché si appassiona a Schopenhauer, ma soprattutto perché, pur tenendola in gran conto, guarda con disincanto alla scienza e sorride con accondiscendenza quando qualcuno fa dei vari Angela e delle varie Hack dei santini positivisti. In realtà trovo molto ingenua quella specie di narrazione scientista per cui siamo nati per un caso speciale all'interno delle ordinate leggi della natura, e proprio per questo dobbiamo tenere in gran conto il dono della vita: una tensione pazzesca, il terrore di perderla per sempre al primo colpo della malasorte, non è poi un caso la proliferazione degli psichiatri. In realtà esistere è in sé qualcosa di terribile tanto che per tutta la vita cerchiamo di convincerci del contrario (questo invece mi consola).

(a riprova del fatto, mentre scrivevo è andata via la corrente).

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