sabato 27 gennaio 2024

Anche la scuola, pubblica o privata che sia, è una costante educazione alla mediocrità. Si può mai "insegnare" a scuola un libro come l'Ulisse? Non sia mai, già ci hanno rovinato Manzoni e Leopardi, confinati nei loro luoghi comuni (il "pessimista" Leopardi), non ci rovinassero pure Joyce. Anche questo verbo, "insegnare", tradisce una gran vanagloria. Di Joyce sull'antologia delle superiori c'era un pezzo ovviamente edulcorato dai riferimenti sessuali. Imbarazzo dei professori chiamati a spiegare, eventualmente, le inclinazioni masochiste di Mr Bloom, le mammelle di capra di Molly. Funzionari della mediocrità, i professori di scuola sono costretti a diffonderla in tutte le sue forme, annoiando, ammazzando meticolosamente la curiosità, ogni possibile sprazzo di qualità, anche negli studenti più promettenti. Schopenhauer e Nietzsche se la prendevano con le scuole, non invece Hegel, che nella scuola aveva intravisto qualche sua incarnazione dello Spirito Assoluto, Dio, nientemeno, fatto carne, fatto lavagna, fatto cancellino, bacchettata sulle dita, dibattito sul femminicidio (non me ne vogliano, il tema in sé è funesto, è la risposta "culturale" che è ridicola). La scuola è magister taedium vitae (non so se si dice così, non ho fatto il classico, ma sono ugualmente alla ricerca costante della qualità).

2 commenti:

  1. anche se quello che dici è abbastanza vero credo che tu faccia il solito errore circa la "cultura" e cioè quello di pensare che sia naturaliter diffusiva di sé. Secondo questo errore tutte le conquiste intellettuali della specie umana sono in grado di interessare o quantomeno essere sinceramente apprezzate da ogni appartenente alla suddetta specie. Nello specifico tu sembri implicitamente sostenere che l'Ulisse di Joice, se presentato "bene", sarebbe apprezzato da qualsiasi (o almeno dalla maggioranza) degli studenti. Non è così, e in ogni caso il metodo migliore per apprezzare un romanzo è semplicemente quello di leggerlo. Non c'è alcun bisogno di "insegnarlo". Solo dopo che si è letto se ne può parlare, si può analizzare, commentare etc. Il problema è evidentemente che lo studente medio legge, non dico l'Ulisse, ma anche un qualsiasi semplice racconto, solo se costretto e sotto pena di un brutto voto.

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    1. Ho scritto che "insegnare" tradisce una vanagloria, se sembro implicitamente sostenere che un grande romanzo, se presentato bene, sarebbe apprezzato dallo studente, allora ho sbagliato a trasmettere il messaggio. La grande opera va tolta dalle grinfie della scuola e della cultura generalista. Il miglior modo di apprezzare una grande opera è affinare da sé il gusto letterario.

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