Adesso la parola d'ordine è "bisogna eliminare i fossili", e tutte le volte mi si apre questa fantasticheria di orde di ecologisti che muniti di picconi entrano nei musei dedicati al pleistocene e con zelo da iconoclasti distruggono tutti i fossili che gli capitano sotto tiro. Ma che vi hanno fatto i fossili? Se ne stanno lì quieti quieti, pietrificati, innocui scheletrini, ripotarti alla luce da pazienti archeologi con piccozze e scopettini, violati nell'intimità della loro morte per essere esposti al pubblico come meraviglie della scienza, lasciateli in pace, non vi hanno fatto niente. A tal proposito, nell'uso di abbreviare i termini per comodità giornalistica, ci viene in aiuto, come sempre, un passo di Savinio:
Abbiamo detto «la Divina Commedia». Taluni dicono «la Commedia», ma non è semplicità: è forma manieristica e irriverente, simile a quella di chiamare ostentatamente un personaggio illustre col suo solo nome di battesimo. Ero un giorno del 1924 al Teatro Odescalchi, che allora si stava costruendo a Roma. Entra un piccolo giornalista e grida: «Ciao, Luigi!». Mi volto: «Luigi» era Luigi Pirandello. Senza contare quel che di stupidamente pretenzioso è in queste forme abbreviate: dire «la Nona» per «la Nona sinfonia di Beethoven», o in diverso campo dire «ho preso il letto» per indicare che si è preso uno scompartimento a una sola cuccetta sul convoglio notturno Roma-Milano. Lodevole è la brevità, solo che essa agisce anche sull’intelligenza, che inesorabilmente abbrevia.
Alberto Savinio, Narrate, uomini, la vostra storia (Arnoldo Böcklin)
A volte è una necessità: c'è una piccola stazione ferroviaria in Gran Bretagna, nel Galles. Mi piacerebbe sapere come la chiamano i gallesi.
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