sabato 29 dicembre 2018

Poi magari ti ritrovi la lady Macbeth che continuamente ti tormenta perché te ne stai sempre in casa e non hai ambizioni, ma piuttosto anch'io mi prendo un gatto come Daniele Capezzone, è la soluzione migliore, noi liberali classici abbiamo bisogno dei nostri spazi. 

venerdì 28 dicembre 2018

Hanno riscoperto il razzismo negli stadi, succede periodicamente, per lunghi tratti marginale come cosa risolta o di poco conto e poi al riaccadere del fatto di cronaca riesplodente come emergenza nazionale, e allora “fuori i razzisti dallo stadio!”, che sarebbe un po’ come dire via la pornografia da internet. Che poi non si capisce perché i buuu partivano solo in direzione dell'ottimo Koulibaly, in veste di senegalese e napoletano, come se nell'Inter non fossero in campo Asamoah e pure Joao Mario, che pure lui tanto bianco non è. Io uno come Koulibaly lo vedrei bene all'Inter, in coppia con Skriniar, una saracinesca. Anzi, allo Steven Zhang bisognerà farlo presente, che ce lo compri l'anno prossimo per dare un segnale alla curva e anche ai nostri sogni di gloria.
Non è cattivo Salvini, siamo molto amici, quando mi vede mi prende sempre in giro, "tel chi el filosofo!" e poi mi offre un bianchino. Parliamo un po' di tutto e a ruota libera come quando non ci sono le mogli nei paraggi, delle nigeriane, dei negri e di quando è stato a Cuba, che le cubane sono fighe ma che hanno un odore strano, non è colpa loro, è la pelle. I professori di sinistra di queste cose non ne parlano perché fanno finta di essere buoni ma poi sotto sotto gli danno fastidio anche a loro. Ecco, al mio amico Salvini gli dà fastidio l'ipocrisia dei comunisti, che per fare i buoni non dicono le cose come stanno. Salvini è l'adesione più coerente alla realtà delle cose, Salvini è verità dove il comunista è falsità, Salvini è la luce, e chi ci dà la luce? 

(Quella delle cubane con un odore strano l'ho sentita veramente sul lavoro che ancora me la ricordo).
Ormai da filosofo mi sono abituato a pensare alla vita come un vasto campo esperienziale fatto di pure sensazioni, non mi crea problemi mettere in dubbio perfino l'esistenza della materia atomica, chiamalo dubbio cartesiano, ma tendo a considerarla come un'ipotesi al momento la più in voga. Per far funzionare la fisica non c'è bisogno di pensare la materia, alla fisica basta che tornino i conti dell'esperienza, qualunque cosa essa sia. Così come per la fisica non c'è più bisogno nemmeno di porre una meta-fisica. La metafisica, la legge immutabile che pretende di dominare il mondo sensibile da un "al di là" (Dio, la Natura, il Nous, quel che vuoi). Non si trovano in un altrove le leggi della fisica, si trovano anche loro sullo stesso piano dell'esperienza, e dove sennò, dove l'esperimento, il calcolo, la verifica? Dunque perché dopo aver eliminato Dio affidarsi a un altro dio, cioè la Materia? Non ce n'è bisogno. (noi filosofi siamo gente puntigliosa).
E allora rispetto a cosa potremmo dirci migliori di Salvini? Voi direte: perché almeno non siamo razzisti! Ma Salvini non è razzista, ha pure il nero in squadra. Voi direte: è una foglia di fico. D'accordo, ma è razzista per circostanza, la circostanza del nero ciabattante, dell'immigrato richiedente, non è razzista con l'uomo di curva e di coltello, sempre a patto che non vada in giro in ciabatte. Salvini è pure amico dell'uomo del Similaun tant'è vero che lo voleva Ministro della Montagna e in più apprezza la Nutella, ma vi pare possibile che un razzista, pure un poco fascio, si metta a mangiare la Nutella come un Nanni Moretti qualsiasi? Non quadra, ci deve essere sotto qualcos'altro.

(Di più seri non ne riesco a scrivere).

giovedì 27 dicembre 2018

La potenza impotente

Per esempio sono attualmente impegnato su questo passaggio severiniano: la filosofia occidentale ha tenuto ferma fin da principio l'evidenza originaria del divenire come creazione e distruzione dell'ente, sicché l'ente è ma solo fintanto che è, e per porre rimedio a questa minaccia totalmente imprevedibile della caduta dell'ente nel niente evoca gli immutabili, cioè una dimensione in cui quell'essere corruttibile e mondano è fatto salvo da un principio incorruttibile ultramondano che impone al divenire la sua legge. Senonché questo progetto, seppur millenario, è destinato fin da principio al fallimento proprio perché evocando l'immutabile riconosce l'incontrovertibilità del divenire, mentre quegli eventi imprevedibili ai quali si voleva imporre una legge continuano a lacerare continuamente "la rete degli immutabili e irrompono nell'esistenza come imprevedibilità e novità radicali" e si presentano come "minaccia estrema e mantenuta", ecco che gli immutabili della metafisica si presentano dunque come "potenza impotente", rimedi sognati.

La scienza moderna è allora il rimedio più coerente, e l'ultimo in ordine di tempo, rispetto a quel senso del divenire evocato dalla filosofia occidentale: "La scienza riesce a dominare 'realmente' il divenire, al di fuori del sortilegio in cui l'immutabile dissolve il divenire. Questo dominio effettivo è reso possibile dal carattere sperimentale della scienza. Qui il valore della previsione non è determinato dal senso immutabile della totalità, con la quale l'epistéme anticipa tutto ciò che può sopraggiungere: è l'esperienza a decidere in ultima istanza il valore di ogni previsione, e l'esperienza non consente che la previsione acquisti un valore definitivo e incontrovertibile". Non perché le leggi della fisica siano opinabili ma perché vincolate all'accadere dell'esperienza imprevedibile e quindi sempre in divenire, esposte alla possibilità di essere spiegate diversamente e inglobate in ulteriori teorie.

Nota: Epistéme è in filosofia la conoscenza certa che è in grado di mantenersi stabile contro ogni obiezione, ciò a cui aspira la filosofia fin dal principio, l'epistéme è la caratteristica principale delle metafisiche, cioè delle leggi immutabili che pretendono di dominare il divenire dal "di fuori".

(tutti i virgolettati da Legge e Caso di Severino, Adelphi).
Dicevo a un'amica: la passione per il commento politico per me era più lo sfogo di una nevrosi, con il passare degli anni la mia volontà si è però fatta più soffice e l'animo sempre meno sensibile all'indignazione, sono più portato a scusare quelle umane debolezze che in fin dei conti sono anche le mie, uno come Salvini per esempio potrebbe anche darmi fastidio ma non ho più le energie nervose per dedicarmici e nemmeno voglio averle. Allora è deciso: vi ammorberò con le mie questioni filosofiche sulla materia che non si mostra (e la libertà che non si mostra) così che poi implorerete pietà.
Ho perso interesse per la politica e la cosa non è dettata dal momento storico, non trovo più interessante la questione in sé. Non aspettatevi nuovi post con il nuovo anno, questo è un addio senza rimpianti perché so di non aver più nulla da dire da queste pagine. State bene.

sabato 22 dicembre 2018

Emerge from nothing (?)

Allora, mi sono messo a leggere Legge e Caso di Severino, come sempre illuminante. Il problema trattato, che interesserà a pochi, è di quelli che solleticano il mio interesse: se le cose emergono dal nulla, come del resto sostiene la fisica (creare materia e antimateria dal nulla, Le Scienze; fluttuazione quantistica), allora si pone il problema di come una Legge, in questo caso della fisica, possa prevedere e dominare il comportamento di un qualcosa che, provenendo dal nulla, è completamente slegato da ogni principio e da ogni ipotesi di legislazione deterministica o anche solo probabilistica (il Caso, appunto).

Ciò che esce dal niente incomincia in modo assoluto, non ha tendenze, vocazioni, inclinazioni, propensioni, non ha scopi, non è sottoposto a regole, leggi, principi. Dietro di sé non ha nulla, il suo affacciarsi all’esistenza non è affidato a nulla, non ha scopi, non ha ragioni. Il niente è niente e non può esserci una ragione che spinga il niente in una direzione piuttosto che in un’altra. Proprio perché è stato niente tutto ciò che nel divenire incomincia a essere è puro caso”. (Legge e Caso)

In altre parole se le cose emergessero veramente dal niente non si spiegherebbe quella certa regolarità del loro accadere che sono le leggi della natura: ma esisterà davvero, poi, questo niente, questa minaccia assoluta del divenire niente, questo nostro essere precari abitatori del tempo che nascono e poi svaniscono per sempre nel nulla da dove erano usciti? 

Qui c’è in ballo anche la nevrosi fondamentale di noi moderni che ci sentiamo in dovere di vivere tutto e subito e senza possibilità di appello perché destinati a una morte accidentale e definitiva. Ne riparleremo.

(qui non c’entra Dio, il quale non è che una forma di dominio sognato sopra il caso che irrompe minaccioso dal nulla).

mercoledì 19 dicembre 2018

Sempre meno cose da dire su questo blog, lo tengo come ruota di scorta. Buone feste.

giovedì 13 dicembre 2018

Il ritorno degli immutabili

Tutta la filosofia del ‘900 ha ribadito che non esistevano immutabili e che tutto era nelle possibilità dell’uomo che si poteva creare a piacimento il suo destino, che gli immutabili erano una gabbia arbitrariamente costruita attorno agli uomini per tenerli al giogo di questa o quella autorità politica o religiosa, senonché, dai e dai, la cosa ci è sfuggita un po’ di mano e ci ritroviamo oggi a sentirci ingabbiati proprio da quell’estrema precarietà in cui ci siamo ficcati a forza di negare gli immutabili (gli immutabili, dal canto loro, assistono impassibili a tutto il nostro ciarlare). Colpa dell'uomo, che è un entusiasta un po' fesso e credulone e ciclicamente si fa prendere dallo Zeitgeist del momento per sentirsi rincuorato dai riferimenti culturali del suo tempo.

mercoledì 12 dicembre 2018

“Visto che non possiamo cambiare patria, cambiamo argomento”.

domenica 9 dicembre 2018

Tradurre Macbeth/2

Continua la mia personale battaglia con il soliloquio di Macbeth dell'atto V, questo è più preciso e filante, nell’altra avevo commesso troppe leggerezze. Practice makes perfect.

“recorded time”. Il tempo che è stato registrato, il tempo che ci è stato concesso.

“poor player”. Nel senso dell’attore da poco, povero di talento.

***

SEITON: La regina, mio signore, è morta.

MACBETH: Avrebbe dovuto morire poi; sarebbe venuto il momento per quella tal parola. Domani, e domani, e domani, s'insinua a piccoli passi di giorno in giorno fino all'ultima sillaba del tempo concesso; e tutti i nostri ieri hanno illuminato agli sciocchi la via che conduce alla polverosa morte. Spegniti, spegniti, corta candela!

La vita non è che un ombra che cammina, un attorucolo che si pavoneggia e s'agita per la sua ora sul palcoscenico, e poi non se ne ode più nulla. E’ una storiella raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore che non significa nulla.


Machbeth: She should have died hereafter; 
There would have been a time for such a word. 
Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow, 
Creeps in this petty pace from day to day, 
To the last syllable of recorded time; 
And all our yesterdays have lighted fools 
The way to dusty death. 
Out, out, brief candle!

Life’s but a walking shadow, a poor player 
That struts and frets his hour upon the stage 
And then is heard no more. It is a tale 
Told by an idiot, full of sound and fury 
Signifying nothing.

sabato 8 dicembre 2018

Tichismo

Secondo il grande filosofo americano Charles Sanders Peirce nel mondo non esiste alcuna necessità e tutto è frutto del caso, una condizione che definisce con il termine “tichismo”.

La dea Tyche era la dea delle fortune terrene, degli uomini come delle città, quella con la cornucopia (Fortuna per i romani). Grosso modo l’altra faccia di Ananke, che era la dea della necessità. E però il caso, una volta accaduto (ci informano i linguisti che tyche ha nella sua radice il verbo “accadere”) risulta comunque un destino, il destino non prestabilito in precedenza ma somministrato arbitrariamente sul momento.

Inutile dire che a ben pensare questo caso, di cui noi contemporanei siamo più o meno tutti convinti, di fatto non si può dimostrare come evidente dalla semplice osservazione delle cose che accadono, quando una cosa accade lo fa per come accade, che sarebbe potuta accadere diversamente è un’ipotesi che nel concreto non è mai verificabile.

Nebbia in val padana

I nebbioni che c’erano a Moglia erano iperuranici, i nebbioni in concetto, sub specie aeternitatis, i nebbioni in sé, un occhio ceruleo che annullava la molteplicità del mondo. Ti assalivano appena usciti dalla porta, un passo ed eri già avvolto dal nulla, l’indistinto e lattiginoso nulla, che per accertare l’esistenza della casa alle tue spalle dovevi allungare la mano e appurarla sulla fiducia. Dovessi figurarmi il concetto di ápeiron sarebbe la nebbia di Moglia (ἄπειρον, ápeiron, composto da ἀ-, a-, «non», e πεῖραρ, peirar, «limite», l’illimitato, nel senso che non se ne intravede il limite, per cui l’indefinito). Se non fosse stato per i suoni che testimoniavano l’esistenza del mondo ci sarebbe stato da impazzire, catapultati in una dimensione ultraterrena, in una quarta dimensione. Guidare sulle strade incrociando i fendinebbia dei tir che ti sfioravano sbucando dal nulla a qualche metro dal proprio cofano già parzialmente sparito dalla vista, esperienze che ti formano.

venerdì 7 dicembre 2018

I gilet gialli

L'aumento della tassa sul carburante è un pretesto, in realtà i gilet gialli sono l'ennesima puntata di una serie che ha ormai svelato il suo copione: la protesta del mondo di sotto contro le elité del mondo di sopra, le quali non sono più capaci di rappresentarsi il mondo "vero" per eccesso di teorizzazione, per eccesso di "accademia". Saranno stati i social, non si sa, ma oggi c'è un bisogno di disintermediazione fra le parti, di comunanza del sentire, alle quali le elité non possono rispondere per loro stessa natura. A cosa ci porterà tutto questo? A un ulteriore avanzare della storia in senso populista, se nel bene o nel male si saprà dopo, alla fine del processo, hegelianamente parlando (senonché a mio avviso il processo non si ferma mai e allora diventa pure difficile scorgerne una fine, un intero).

mercoledì 5 dicembre 2018

Tradurre Macbeth

C'è ancora qualcosa che non mi suona ma è un primo tentativo, è un poco da sbozzare.

SEITON: La regina, mio signore, è morta.

MACBETH: Avrebbe dovuto morire poi; ci sarebbe stato tempo per una tal parola. Domani, e domani, e domani, s’insinua in questo vano incedere di giorno in giorno, fino all’ultima sillaba del tempo salvato; e tutti i nostri ieri hanno illuminato ai folli la via che conduce alla polverosa morte. Spegniti, spegniti, breve candela!

La vita non è che un ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e consuma la sua ora sul palcoscenico, e poi non se ne sa più niente. E’ una storiella raccontata da un idiota, piena di fracasso e di furia che non significa nulla.

Originale:

Seiton: The queen, my lord, is dead.

Machbeth: She should have died hereafter; 
There would have been a time for such a word. 
Tomorrow, and tomorrow, and tomorrow, 
Creeps in this petty pace from day to day, 
To the last syllable of recorded time; 
And all our yesterdays have lighted fools 
The way to dusty death. 
Out, out, brief candle!

Life’s but a walking shadow, a poor player 
That struts and frets his hour upon the stage 
And then is heard no more. It is a tale 
Told by an idiot, full of sound and fury 
Signifying nothing.

lunedì 3 dicembre 2018

La scienza

Qualcuno pensa che da filosofo io disprezzi la scienza, ma figuriamoci, ben venga la tecnologia che ci allieta e ci cura come mai prima, senza la tecnologia non saremmo quello che siamo, il problema nemmeno si pone, solo che non le riconosco quel ruolo di guida gnoseologica che pretende di indicarci la realtà per come è veramente. La scienza è giusto che si mantenga in superficie perché è in superficie che appaiono i suoi miracoli, è in superficie che esaurisce il suo compito e la sua utilità.

domenica 2 dicembre 2018

Aufhebung

Da quello che abbiamo detto su Hegel si evince che un personaggio come Fusaro è un hegeliano di nome e di fatto, la perfetta sintesi fra il momento rivoluzionario e quello reazionario, superamento del capitalismo e ritorno alla sacra famiglia. E chissà che in effetti non si possa superare il capitalismo ritornando al medioevo, un medioevo aggiornato e connesso, sintesi di quello che fu con in più giga illimitati per tutti.

Hegel, l'essenziale

Qualcosa di Hegel lo avevo pur capito ma volevo più che altro capire perché costituisca ancora oggi un totem soprattutto per molti filosofi della storia e potenziali teorici della rivoluzione (e della reazione).

L’idealismo tedesco. Per l’idealismo tedesco, si sa (o si dovrebbe sapere), nulla rimane al di fuori della coscienza che pensa il mondo, l’Assoluto di cui parla l’idealismo è “concretamente” costituito da tutto il pensabile e da l’intero cosciente, posto che la realtà coincida con la coscienza della realtà. Per noi contemporanei questo concetto non è scontato: noi pensiamo kantianamente che esista una realtà in sé che sopravvive alla coscienza delle cose e che addirittura la produce: la “cosa in sé”. Senonché l’idealismo nota che ogni tentativo di pensare una “cosa in sé” rientra fatalmente nell’attività stessa della coscienza, l’idealismo dunque elimina quella che pensa come una contraddizione: il nous, la mente, la coscienza è la “sostanza” originaria di cui facciamo diretta esperienza nel nostro essere, nel nostro pensiero.

Nihil est in sensu, quod prius non fuerit in intellectu [non vi è niente nell’esperienza dei sensi che non sia già stato nell’intelletto], nel significato generale che il noús [mente], o, intendendolo piú profondamente, lo spirito, è la causa del mondo,” 

(F. W. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio)

Il vero è l’intero. Su questa base gnoseologica si inserisce il pensiero peculiare di Hegel: la verità non è un semplice indicare una corrispondenza con la realtà effettiva delle cose, la verità si disvela nella totalità del processo che conduce alla verità, cosi che l’Assoluto di Hegel non è che l’esito (”Resultat”) di tutto il processo che conduce alla verità.

“Il vero è l'intero. Ma l'intero è soltanto l'essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell'Assoluto si deve dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità;”. 

(Fenomenologia dello Spirito, Prefazione)

La dialettica. Da questo consegue che la storia del mondo, che è poi la stessa storia dello Spirito, del nous, o della stessa coscienza che prende coscienza di sé, è un processo eternamente “in fieri”, cioè in costante divenire, in costante via di formazione e di attuazione. Hegel mostra qual è il processo che permette al mondo di divenire, movimento che corrisponde al progressivo “incarnarsi” dello Spirito Assoluto nella storia dell’uomo.

Primo movimento: Tesi, o momento intellettivo astratto. Il concetto viene isolato dal suo contesto (astratto), preso in sé e per sé come se non fosse invece connesso a tutte le altre determinazioni grazie alle quali riceve il senso che ha.

Secondo movimento. Antitesi, o del negativo razionale. La ragione avverte che per attribuire un senso a un concetto occorre appunto metterlo in relazione con la sua negazione.

Terzo movimento. Sintesi, o del positivo razionale. E’ il momento in cui la ragione comprende, si potrebbe dire in senso eracliteo, che ogni concetto è costituito dal nesso che si forma fra significati contrari necessariamente connessi, è il momento dell’Aufhebung, cioè del “togliere” (Auf), “conservando” (hebung). (”notte” e “giorno”, per esempio, trovano la loro sintesi nel concetto di “giornata”, la quale è ciò che è proprio in virtù della periodica alternanza fra il giorno e la notte). Ogni momento del concetto in formazione conduce a una sintesi in cui gli aspetti dei concetti precedenti vengono conservati e superati. Dalla sintesi poi si riparte per un nuovo processo dialettico, la sintesi diviene un’ulteriore tesi che troverà poi la sua antitesi che darà vita a un’ulteriore sintesi, e così via.

Conclusione. Sicché, cosa rende così affascinante Hegel agli occhi dei rivoluzionari e dei reazionari allo stesso tempo? L’idea che ogni momento storico sia animato da uno Spirito dotato di un’intrinseca razionalità che conduce necessariamente al ribaltamento delle condizioni esistenti, l’idea che la giustizia si compia secondo ragione.

La sinistra hegeliana vedrà infatti in Hegel lo scopritore del processo razionale che conduce al compimento definitivo della giustizia sociale, la destra hegeliana il giustificatore dello stato etico di ispirazione religiosa, visto come momento assoluto del compimento dello Spirito (santo).

C’è un Hegel per tutte le stagioni.

mercoledì 28 novembre 2018

Essere e stronzo

Si diceva: la riflessione filosofica conduce in luoghi luminosi, se vi ritrovate al buio significa che avete sbagliato strada. Succede quando ti fai portare per mano da Heidegger: entri nella foresta numinosa dei neologismi, oltrepassi la radura, comincia a prenderti una certa Gelassenheit alle gambe, ti ritrovi in una palude brumosa e buia senza più nozione dei punti cardinali ed è a quel punto che il maestro ti lascia la manina e ti dice: ecco, io ti ho portato fin qui, adesso solo un dio ti può salvare. Ma baffanculo.

lunedì 26 novembre 2018

Hegel Tubinga

Se volete capirci qualcosa di Hegel una cosa da evitare assolutamente è andare a leggere “Il pensiero di Hegel” su Wikipedia, io non ho mica capito che cosa abbia capito di Hegel quello che l’ha scritto, una pioggia di nozioni affastellate alla rinfusa, una grande circonvoluzione di Assoluti, Spiriti e Soggetti, di Aufhebung gettati nella mischia a capocchia, un gran via vai di tesi e antitesi. Io per esempio Schopenhauer lo capisco, anche nella sua parte teoretica, Hegel e gli spiegoni su Hegel francamente no. Aveva ragione l’Arturo.

domenica 25 novembre 2018

Piranhas

Alla fine la bontà di una azione politica la si dovrebbe giudicare solo dagli effetti, che dalle intenzioni son buoni tutti, e cioè verificare se produce effettivi miglioramenti e benefici, senonché l'eventuale beneficio verrebbe giudicato come tale sempre e solo attraverso il giudizio di una categoria politica, c'è una precomprensione, direbbe l'ermeneutica, e siamo da capo. Lascio queste due righe a mo' di testamento politico: trovare il modo migliore per far convivere le persone è come trarre il bene da un branco di piranha, ognuno ha per scopo il suo proprio, e anche se da questo groviglio di azioni egoistiche si riuscisse intenzionalmente a far scaturire il bene comune, be', altro che mano invisibile, qui ci troveremmo al cospetto di ben altra parte del corpo, la più apotropaica di tutte, vale a dire il culo.

venerdì 23 novembre 2018

La cugina di Varese

La cugina di Varese si chiamava invece Loredana, che a noi ci sembrava un nome da sirena, ci portò in visione una minigonna e fra quelle cosce ci intravvedemmo un avvenire. Mise in subbuglio tutto il vicinato, che robe del genere passavano solo in televisione, vederle così tradotte sul piano pratico ci produsse uno choc antropologico, sul genere del ‘Ntoni dei Malavoglia quando si avvide che a Napoli le donne scopavano la strada con le gonnelle di seta, era la nostra incantevole Creamy. Le comari si produssero in tutta una serie di considerazioni etico-morali sul fatto che in città i costumi erano più rilassati e per quello che c’era tanta gente che rubava le catenine, nel frattempo noi a ronzarle attorno con posa da bulli sulle nostre saltafoss come mosche sopra il miele. Eravamo stupidi di una stupidità fessa e bambagiona, lei ci guardava con tenerezza, come fosse lì a vendere le perline agli indigeni. Romanzo di formazione.

giovedì 22 novembre 2018

Il cugino di Varese

C'era poi questo cugino di Varese che veniva giù per fare ricerche sul suo albero genealogico e a noi ci pareva che ci studiasse come i gorilla nel loro habitat, passava i pomeriggi a interrogare mia bisnonna che gli rispondeva con santa pazienza facendosi largo fra le brume della sua memoria, venivano giù da Varese con le Opel Ascona, araldi della modernità cittadina, a interrogare noi semplici abitatori dell'arcadia, fu il mio primo incontro con i cerchi in lega. Del cugino scienziato poi si persero le tracce.

mercoledì 14 novembre 2018

Guardo per curiosità la laurea triennale in scienze politiche alla Statale, c’è il numero chiuso, massimo 500 l’anno, si vede che hanno paura di intasare la società. Ma io dico, con tutti questi scienziati politici che si aggirano per l’Italia allo stato brado dovremmo essere la nazione più politicamente accorta dell’emisfero boreale, e invece Salvini, e invece Di Maio.

Resa incondizionata

Nemmeno con i *liberisti* al governo l'Italia crescerebbe economicamente, questione di attitudine, nemmeno al nord oramai si campa più in scioltezza, troppo mercato globale per la piccola Italia locale, l'assistenzialismo e la moda comunitarista stanno lì a rispecchiare questa resa, questo rilassamento finale e definitivo: non c'è più niente da fare, non ce la si fa. Più.

domenica 11 novembre 2018

Release

C’è quell’età in cui le nostre aspettative riguardo al mondo sono in realtà le aspettative che pensiamo che si debbono avere o che pensiamo che “gli altri” abbiano su di noi, un modo di pensare che comporta grandi pressioni e grandi depressioni. Successivamente è auspicabile un tempo in cui, se abbiamo delle aspettative, quelle saranno solo le nostre e saranno parecchio indulgenti, quello sarà il tempo della distensione e della serenità: ma chi sono, poi, questi “altri”? Gente di poco conto.

Come può l'acqua, associata ai lipidi e alle proteine, pensare?

"[...] La nostra conoscenza di queste è stata molto oscurata e confusa, e siamo stati indotti a errori molto pericolosi con il supporre una duplice esistenza per gli oggetti dei sensi: l'una intellegibile o nella mente, l'altra reale al di fuori della mente; per la quale si ritiene che gli oggetti non pensanti abbiamo una sussistenza naturale in sé stessi, distinta dall'essere percepiti […]. Questa, che, se non sbaglio, è stata mostrata essere una nozione assurda e assolutamente infondata, è la vera radice dello scetticismo; poiché, finché gli uomini riterranno che le cose reali sussistano al di fuori della mente, e che la loro conoscenza sia reale soltanto nella misura in cui è conforme alle cose reali, seguirà che non potranno essere certi di avere una qualsiasi conoscenza in genere. Infatti come si potrà sapere che le cose che sono percepite sono conformi a quelle che non sono percepite, ossia le cose che esistono senza la mente [exist without the mind]?". 

(Trattato sui principi della conoscenza, G. Berkeley)

La filosofia moderna, con Berkeley ma anche con Cartesio, Hume e Kant, avverte la necessità di indagare il rapporto che sussiste fra la mente che rispecchia la realtà e la realtà che costituisce l'oggetto di quel rispecchiamento.

A tal proposito interverrà Kant con la sua soluzione elegante: ad essere universale è il modo in cui percepiamo le cose non percepite, la certezza del modo in cui ci rappresentiamo la realtà costituisce la verità (qui per "cose non percepite" si intende il mondo esistente di per sé, senza una mente che lo rispecchia, la "cosa in sé" kantiana). 

Perché nel profondo dell'inconscio di noi tutti c'è ormai la convinzione che esista una realtà materiale oggettiva che esiste indipendentemente da noi e che viene rispecchiata dall'attività pensante della mente, la quale non è che una sorta di allucinazione ben organizzata prodotta dalla chimica del cervello, il quale, di per sé, non è che un semplice ammasso di materia: 77-78% di acqua, 10-12% di lipidi, 8% di proteine, 1% di carboidrati, 2% di sostanze organiche solubili, ecc. Come può, dunque l'acqua, associata ai lipidi e alle proteine, pensare? 

Berkeley offre la soluzione più estrema, più estrema di quella kantiana che pur teneva ferma l'esistenza di una realtà in sé: non esiste alcun rispecchiamento di un mondo isolato dalla mente, la realtà è solo ed effettivamente quell'idea che si mostra nella mente, fascio di percezioni immateriali che vanno a costituire l'idea stessa della "materialità".

Certo, Berkeley attribuirà a Dio la prerogativa della mente suprema che raccoglie tutte le idee entro di sé, ma noi contemporanei non abbiamo più bisogno di pensare a un Dio per giustificare certe conclusioni. Speriamo di esserci capiti.

mercoledì 7 novembre 2018

Animali sociali

Davvero l'uomo è un animale sociale, come dicono gli hegeliani rifacendosi ad Aristotele pensando di cavarsela a buon mercato? Facciamo il test che mi insegnarono a sociologia. Prendi un uomo solo, il classico uomo sull'isola deserta, che sia naturalmente sociale o meno poco importa, se la deve ugualmente cavare da solo. Allora prendiamone due. Ecco, già con due la cosa si complica, se vogliono sopravvivere in un ambiente ostile devono per forza cooperare, ma che ne siano naturalmente portati dipende dal carattere di ciascuno, diciamo che sono più obbligati dalle circostanze. Prendiamone infine tre, tre è già un embrione di società: se uno non coopera gli altri due possono coalizzarsi contro di lui, nascono le fazioni, le maggioranze, le minoranze, e così via.

A mostrarsi dunque non è una fantomatica natura sociale preesistente agli uomini (e qualcosa che non si mostra può tutt'al più originare una fede) ma una necessità che si presenta a posteriori: dalla necessità di cooperare in gruppo per la sopravvivenza scaturiscono le prerogative sociali. Fine della questione.

lunedì 5 novembre 2018

Nietzsche che dice?

Nietzsche dice in sostanza che l’atteggiamento fondamentale dell’uomo nei confronti della vita è stato quello di trovare un rimedio al grande spavento del divenire (inteso come l’ignoto, il terreno insicuro, l’impossibilità di previsione), così ha messo in piedi tutta una serie di grandi accorgimenti quali la teologia, la religione, la morale, la metafisica, ecc., per porre un rimedio a quella insicurezza che non lo lasciava vivere. Tuttavia col passare del tempo l’uomo si accorge che quel rimedio è stato fatalmente peggiore del male, e cioè che gli accorgimenti posti in essere per superare il grande spavento del divenire hanno finito per non lasciarlo più vivere costringendolo dentro una gabbia. Quando la vita si fa più sicura allora nasce un piacere dell’insicurezza, la quale però è prerogativa dei soli uomini “forti”, individui eccezionali e temerari che sfidano impavidamente l’ignoto, nati per trarne forza e gioia di vivere.

Nietzsche teorizzatore del precariato e dell’esistenza interinale. 

(non ce la si fa più, bisognerà trovare un rimedio anche a Nietzsche).

domenica 4 novembre 2018

Sciocchezzaio

Leggi un poco Repubblica e La Stampa e ci vedi le truppe cammellate al lavoro: che ci possiamo fare con il maltempo? Scrivi che l’Italia è in ginocchio, delle montagne abbandonate, del dissesto idrogeologico, infilaci la politica anche nel diluvio universale. Montano le polemiche sul web: "L'emergenza maltempo e quella foto di Salvini sorridente che scatena polemiche sui social". Salvini uomo finito. Immancabile trafiletto in calce sulla casa reale: "Perfetta a 36 anni dopo 3 gravidanze, i segreti della linea di Kate Middleton". Fa yoga. Articoli di rinforzo sulla litigiosità del governo: M5S sfida la Lega. Paura. Giorgetti (Lega): “I sondaggi rischiano di farci cadere. Banche, è allarme vero". Ci portano al disastro. Gatti brizzolati su La Stampa: "Il curioso caso del gatto Benjemin Button che da brizzolato torna nero". Sale e pepe. Riattacca coi grillini: "Fronda M5S, la sfida di De Falco: "Mi cacciano per il decreto sicurezza? Anche Di Maio è a termine". Si sta cagando in mano. Emozioni dall'Iran: "La punizione del bimbo emoziona Dybala: Aiutatemi a trovarlo". Cuore di milionario, ecc. ecc.

Truppe cammellate: l’espressione, in senso figurato, è stata recepita dal linguaggio giornalistico e politico per indicare i ‘sostenitori, raccolti in corrente, gruppo di pressione, associazione, di un leader politico o di una linea politica’. Treccani.it 

Insettini

Io, capirete, mi sono già involato sopra territori altissimi, nemmeno mi fido più dell'esistenza della materia come dimensione ontologica in sé (mica sono Cartesio, mica sono Kant), per cui la fatica che faccio a dover imbastire un discorso sopra i minimi sistemi della politica, questi piccoli insettini che si agitano per niente. Sono al pre-categoriale, mi rifaccio alla visione originariamente offerente, cioè il mondo è quel che è, nudo e crudo: mica mi fido più del riduzionismo, il cervello come materia inanimata che pensa, favoletta della buonanotte della modernità scientifica. Dice: "eh ma ci sono delle corrispondenze, se ci infili un coltellaccio nel cervello vedi come pensi bene!". E dov'è che apparirebbe la materia in tutto questo discorso? Io ci vedo più un'allucinazione ben organizzata, le leggi della "natura" come corrispondenze ricorrenti fra un'impressione e l'altra del mondo.

sabato 3 novembre 2018

Scrive @iceageiscoming sull'altro blog: “Sono anni che vado dicendo che siamo in un nuovo Medioevo (il Medioevo Postmoderno: l'Età Moderna si è conclusa alla fine degli anni ‘80, primi ‘90 al massimo) e non posso non notare una certa ironia nel fatto che la prima cosa di cui questa nuova contemporaneità si è liberata è quella che ha tratto la nostra civiltà dall'ultimo Medioevo: l'Umanesimo.”

L’11 Settembre il turning point, dopo che il 2000 lo si era dipinto come il secolo del progresso e della fine della storia (1992), e invece la “società debole”, aperta e multiculturale, quella postulata dai postmoderni, si ritrovò ad essere troppo fragile come rimedio e si iniziò a pensare di poter imporre la democrazia a ceffoni (i neocon), poi l’Isis, gli attentati e così via, a grandi minacce grandi paure e conseguentemente grandi chiusure.

Auspici

E' entrato in crisi l'umanesimo, quello un po' ingenuo che aspirava a fare della ragione la guida dell'umanità, il progetto di una società aperta fatalmente ridotta a mera questione di buon tono: non importunare il prossimo, non fare il bulletto coi più deboli, accogli i fratelli africani, sii gentile con le donne e con i gay. Dicevano gli analitici: di quello che non si può dire si deve tacere, ora di quello che non si può dire non si deve tacere più, anzi, il becero populista ne mena vanto e ci fonda sopra il suo progetto politico. Il popolo è soddisfatto: finalmente uno che ha il coraggio di dire le cose come stanno, che i neri puzzano e che i froci fanno schifo! D'altronde non c'è nemmeno una ragione che ci imponga di essere aperti, l'umanesimo è un èthos, un abito mentale, non è una legge della natura (che un èthos sia stabilmente acquisito è un auspicio più che una conquista culturale).

venerdì 2 novembre 2018

Shock

Ogni tanto mi domando: che fine ha fatto Capezzone? Attualmente lo troviamo a scrivere appelli per uno shock fiscale su La Verità (un eufemismo) di Maurizio Belpietro, ha abbracciato da tempo il cliché atlantista reaganian-thatcheriano e si trova bene ("Atlantista, pro mercato, liberale classico. Membro del board", ecc.). Ma non doveva essere già la Flat Tax lo shock fiscale? Già, che fine ha fatto la Flat Tax? Persa nei meandri della manovra fra redditi di cittadinanza che non sono di cittadinanza, quote cento per andare in pensione prima e poderi al popolo del terzo figlio in arrivo. Sì, direte, la Flat Tax c'è ma non per tutti, perché in campagna elettorale ci si rivolge sempre alla totalità degli enti (redditi universali, abbattimenti delle tasse universali) per poi ridursi una volta al governo al tinello di casa (le partite IVA?), è lì che si spegne l'afflato universalista.

venerdì 26 ottobre 2018

Oclocrazia

Il governo del popolo annoiato dai troppi anni di pace e di libertà, la dimenticanza del male. Dal greco antico: ὄχλος, óchlos, “moltitudine, massa” e κράτος, krátos, “potere”). 

Finché sopravvivono cittadini che hanno sperimentato la tracotanza e la violenza […], essi stimano più di ogni altra cosa l'uguaglianza di diritti e la libertà di parola; ma quando subentrano al potere dei giovani e la democrazia viene trasmessa ai figli dei figli di questi, non tenendo più in gran conto, a causa dell'abitudine, l'uguaglianza e la libertà di parola, cercano di prevalere sulla maggioranza; in tale colpa incorrono soprattutto i più ricchi. Desiderosi dunque di preminenza, non potendola ottenere con i propri meriti e le proprie virtù, dilapidano le loro sostanze per accattivarsi la moltitudine, allettandola in tutti i modi. Quando sono riusciti, con la loro stolta avidità di potere, a rendere il popolo corrotto e avido di doni, la democrazia viene abolita e si trasforma in violenta demagogia […]. 

Polibio, Le Storie, libro VI, cap. 9, nella traduzione italiana di Carla Schick, Mondadori 1955, vol.II, p. 98).

fonte: wikipedia.
Prendi per esempio il momento attuale. A qualcuno tempo fa gli era venuto in mente di fare un movimento che fosse vicino alla ggente: metti in giro la voce che la Boldrina gira in Ferrari e che vuole accogliere tutti i negri, che la Boschi fa i lavoretti a Renzi e che intrallazzano per conto delle rispettive tribù del Giglio Magico, che i politici complottano contro la ggente abbandonandola alle storture del turbocapitalismo mondialista, dai e dai vedi che funziona: ha funzionato. Ora devono continuare solo a sostenete la commedia, trovare sempre nuovi modi per blandire la ggente. Uh, ne hanno ancora di colpi in canna, la madre del ggentista è sempre incinta.

giovedì 25 ottobre 2018

Ho cominciato a preoccuparmi meno della politica quando ho smesso di postulare l’esistenza di un piano ben organizzato dietro all’azione dei vari leader che di volta in volta si succedevano al governo, come per esempio Berlusconi prosecutore più o meno occulto del piano della P2, Prodi di quello dei tecnocrati mondialisti, Renzi di quello di Berlusconi, ecc. Non hanno un piano, nessuno ce l’ha. L’unico piano è mettere in atto tutti gli stratagemmi possibili per prevalere sull’avversario per quanto più tempo possibile. Il contenuto ideologico, se ce n’è uno, non precede l’azione ma la segue come un fatto accessorio, solo perché bisogna far finta di avere un piano per essere più credibili e non dare l’impressione di andare a tentoni, l’unico vero fine è l’affermazione personale del tifosotto che non vuole darla vinta ai tifosotti avversari, non c’è altro. Il vero pericolo casomai è che questi quattro scemi per assecondare i propri svaghi personali diano la stura a mostruosità ideologiche che poi non riescono più a controllare.

martedì 23 ottobre 2018

Anomia

Come stabilire la quantità di benessere, di conforto, di lusso che un essere umano può legittimamente cercare di ottenere? Né nella costituzione organica, né in quella psicologica dell’uomo, si trova alcunché che segni un termine a simili tendenze. Il funzionamento della vita individuale non richiede che esse si fermino qua piuttosto che là; […] La nostra sensibilità, di per sé, se si astrae dal potere esterno che la regola, è un abisso senza fondo che nulla può colmare” (Il suicido, Emile Durkheim)

Come stabilire la quantità di benessere a cui si può “legittimamente” aspirare? Semplice, col metodo della carota: promettere benessere “legittimamente” illimitato in cambio di sostegno politico ed elettorale, poi, quando ciclicamente verrà smascherato l’inganno, via che si ripartirà per un altro giro di speranza, funziona così.

"La nostra sensibilità, di per sé, se si astrae dal potere esterno che la regola, è un abisso senza fondo che nulla può colmare.” 

[anomia, assenza di leggi e di valori, di limiti al desiderio individuale in seno a una società, l’incubo di Durkheim]

domenica 21 ottobre 2018

Sociologia (ritorno alla)

Ho ripreso in mano i testi di sociologia, Comte il tecnocrate che nell'organizzazione scientifica del mondo aveva inteso trovare la soluzione del caso, Marx l'apocalittico che in quella organizzazione ci aveva visto esclusivamente il caso dello sfruttamento e dell'alienazione (non che non esistesse un caso, ma che quello fosse il caso più decisivo degli altri), Tocqueville, il placido aristocratico che forse aveva avuto lo sguardo più lungo di tutti, sempre a sentire Raymond Aron, e cioè "la visione pacificata di una società in cui ognuno possiede qualcosa e in cui tutti, o quasi, sono interessati alla conservazione dell'ordine sociale" (Le tappe del pensiero sociologico, Mondadori, Oscar saggi 1989, Lire 19.000). Tocqueville che accettava il destino democratico con calma rassegnazione, rimpiangendo in cuor suo la perdita del blasone e dello slancio eroico delle società aristocratiche (?) in cambio di un più diffuso benessere per la maggior parte delle persone (la nascita della società industriosa e mercantile in cui le fortune non sono garantite dal titolo nobiliare). Sì, piuttosto calzante come analisi, ci può stare (Aron scriveva sul finire degli anni sessanta).

A chi bisogna rivolgersi, oggi come oggi, per diventare famose?

Dove sono finite le olgettine, l'epopea delle starlette che in cambio di una toccatina aspiravano alla celebrità del piccolo schermo, quello schermo, ahimè, che si è ulteriormente rimpicciolito alle dimensioni degli smartphone e che fa da brodo di coltura alle trendsetter e alle sgallettate di Instagram. Manca il punto di riferimento, non sanno più a chi devono mollarla per fare il grande salto nel mondo dello spettacolo, manca lo zio Silvio, il commendatore di Segrate con l'impresa radiotelevisiva in calcestruzzo che la trovavi almeno sull'elenco del telefono e sulla piantina di Milano, e invece a chi bisogna rivolgersi, oggi come oggi, per diventare famose?

Elettra Miura Lamborghini

In questa grande simulazione semantica che è il mondo Elettra Miura Lamborghini è un segno messo a bella posta sul libro della vita per indicarci il significato di “riccanza”. E d’altronde l’avete voluta la liberazione sessuale? Non ce n’è una più educata delle altre, una volta che hai aperto il vaso (e dico il vaso) vale tutto, senza distinzione (in realtà la ragazza ci tiene a precisare che è una suorina, legge la Bibbia e mantiene un canale diretto con Dio, che poi abbia le chiappe tatuate a macchia di leopardo non ci deve distrarre, dev’essere Garage Italia che è intervenuto con uno stencil).

La democrazia tranquilla

"Se vi sembra utile far convergere l'attività intellettuale e morale dell'uomo sulle necessità della vita materiale e di impiegarla nella produzione del benessere; se la ragione vi sembra più vantaggiosa per gli uomini del genio; se il vostro scopo non è quello di creare virtù eroiche, ma abitudini tranquille; se preferite i vizi ai delitti e preferite trovare un minor numero di grandi azioni, a patto di imbattervi in un numero minore di misfatti; se, invece di agire in seno a una società brillante, vi basta vivere in mezzo a una società prospera; [...] allora livellate le condizioni e costituite il governo della democrazia."

La democrazia in America, Alexis de Tocqueville

La democrazia come società piccolo-borghese. Tocqueville, si sa, scriveva pensando alla Francia della rivoluzione e dell'Ancien Régime, la democrazia in America gli doveva sembrare già tanta roba. Solo qualche appunto: l'idea che il livellamento delle condizioni porti a un impoverimento del genio, come se i geni fiorissero solo nelle società belluine (dove siamo, in un libro di Nietzsche?) e quella bella frase "se preferite i vizi ai delitti", sì, d'accordo, ma l'ipertrofia dei vizi che si incrementa nella frustrazione di un benessere da poco e comunque sempre incerto genera pure lui i suoi mostri che poi alla fine minacciano di farla scoppiare, la democrazia tranquilla, lascia stare.

sabato 20 ottobre 2018

Questo blog ha fatto il suo tempo, mi ha tenuto compagnia, grazie di tutto.

mercoledì 17 ottobre 2018

Credo di non credere più nella politica, nemmeno a quella. Quando lo credevo mi sbagliavo, ero posseduto da un demone, sostenuto da un vago romanticismo e amore per l'umanità (che nascondeva istanze personali più meschine). Applicare la logica analitica ai casi politici. Oppure quella dialettica, anche peggio. Oppure la politica ridotta a scontro fra tifoserie. Per carità di dio, che ci hanno già fatto una testa tanta con Cristiano Ronaldo. Bye bye.

lunedì 15 ottobre 2018

Alcuni testi idilliaci di Marx, scriveva Aron, tratteggiavano una società futura in cui gli uomini andavano a pesca al mattino, all’officina di giorno, per ritirarsi la sera a coltivare lo spirito, tradotto nel linguaggio di oggi guardare Temptation Island VIP.

martedì 9 ottobre 2018

A me piace l’innamoramento ma non in genere quel che gli vien dopo, dopo l’ipotetica sigaretta che da non fumatore mi accendo idealmente nella mente, a un certo punto mi domando che cosa rimane dopo che il desiderio è stato soddisfatto, in tutti i non troppo numerosi casi della mia vita, niente.

Dell’ateismo assoluto

Io non credo in dio non perché la scienza con i suoi risibili argomenti è in grado di confutarne l’esistenza (anzi, l’armonia svelata del cosmo spinge alcuni a vedere i prodromi di un disegno intelligente) ma perché anche qualora un dio si manifestasse io mi sentirei libero di dubitare della sua buona fede: chi mi garantisce che non mi stia mentendo?

lunedì 8 ottobre 2018

Dev’essere proprio la natura che fa in modo che emergano i tratti più bestiali attraverso il fascino che emanano i mentecatti, la Volontà con la “V” maiuscola, l’entità misteriosa che produce la vita per la vita senza altro scopo che non sia la riproduzione acefala di questo grande abominio mondano in cui gli uteri di oggi diventano le ossa di domani. Nei momenti di lucidità mi si forma nella mente questa visione della storia come una catasta infinita di scheletri ammonticchiati uno sopra l’altro come in un disegno di Alfred Kubin.

...e intanto Siffredi non sbagliava un film

[i racconti della Bassa]

La leggenda di Rocco Siffredi si era diffusa fra noi della terza analisti contabili come un’epidemia di gonorrea, si narrava di quest’uomo che ce l’aveva grosso come un cavallo, orgoglio patrio più del Foscolo e dell’Alfieri, eccellenza italiana. Ci domandavamo: come faceva ad entrarci? Le donne fra le gambe dovevano avere tipo una spugnetta per i piatti. Forti di questo prototipo di stallone noi in fondo si sperava che un poco di virilità ci venisse riconosciuta per proprietà transitiva, come un’aura infusa dal suo carisma, ma in realtà le femmine della nostra classe guardavano quelli più grandi, amatori ferini con giubbotti di pelle e motorini di grossa cilindrata abitanti il mondo di fuori. In particolare c’era una bella ragazzona nell’altra sezione che si presentava sempre con la gonna al ginocchio e le calze bianche da educanda, aveva due labbra che parlavano la lingua dell’amore, e le scarpine scollate, era fatta della stessa sostanza del burro. Io mi ero immaginato non so che cosa, che fosse la donna che faceva al caso mio, grande fu la sorpresa quando l’anno successivo me la ritrovai incinta. Non si poteva proprio evitare di considerare quelle gambotte accavallate, qualcun altro però era stato più lesto di tutti, un meccanico privo di titolo di studio. Perché alle donne piacciano proprio i mentecatti non si capisce, e perché non scelgano invece chi le può ubriacare di letteratura, non sono poi così sicuro che ne capiscano dell’amore. Fatto sta che alla fine sgravò giusto in tempo per fare l’esame di maturità, lei con le sue calze bianche e la sua carne di burro, che quando la baciammo lasciando la camera d’ospedale in cui ci eravamo recati per farle visita mi sembrò più soffice di un memory foam. E intanto Siffredi non sbagliava un film.
Non capisco tutto questo allarmismo sullo spread, quando sfonderà il muro del suono semplicemente Di Maio fa una legge per abolirlo (siamo sovrani e facciamo come cazzo ci pare, non è così?).

giovedì 4 ottobre 2018

Un dinosauro dice all'altro: io voto asteroide perché abbiamo bisogno di un cambiamento.

Ho letto del reddito di cittadinanza tracciabile e non utilizzabile per spese immorali, niente troie ma questo va da sé, niente bordelli svizzeri che si può utilizzare solo sul suolo italiano, niente gratta e vinci e sigarette, tipo che se al supermercato mi viene una voglia forte di nutella mi arriva la notifica della finanza a casa. Una volta data la stura alla minchioneria è come aprire la valvola di sfogo di una diga però fatta di liquame, non la fermi più finché non s'è sfogata tutta. E io che ci volevo comprare la Ferrari.

lunedì 1 ottobre 2018

"Governano, dirigono, fanno e disfano leggi, comandano vicini e lontani, senza mai togliersi dalla testa il cappuccio nero senza buchi per gli occhi, ignorando che così non possono vedere, oppure compiacendosene. Il popolo li accusa o approva immaginando che vedano dove vanno."

Guido Ceronetti
"È impossibile governare senza mentire. Il successore di uno che governa mentendo non può far altro che, dopo aver denunciato (mentendo) quelle menzogne, seguitare a sgranarle variandole (di pochissimo) nel tono e nella forma. Bisognerebbe essere governati da afoni. La verità è un miracolo individuale e per niente una necessità pubblica."

Guido Ceronetti

domenica 30 settembre 2018

Ciaone poveri

Ma come fai a prendertela con gente che festeggia al grido di "abbiamo abolito la povertà!" e ci crede pure? Poi dice perché non scrivi più di politica.

martedì 25 settembre 2018

Contro il logorio dei marxisti moderni, quelli che dietro ogni tentativo di felicità ci vedono la mente corrotta dal turbocapitale, ricordare sempre che siamo mossi da una pulsione primigenia, che viene prima del capitale e di ogni struttura e che anzi la produce, la pulsione a scansare la miseria, a volere quanto più benessere possibile. Che poi questo riesca bene al capitalismo è da dimostrare, ma certo rende vano ogni tentativo di ingabbiare quel desiderio dentro le gabbie ideologiche del poco ma per tutti. Non la puoi ingabbiare la volontà di desiderare di più di quel poco che ti concedono.

lunedì 24 settembre 2018

Vulgus vult decipi, ergo decipiatur.

domenica 23 settembre 2018

In redazione

Dobbiamo battere su Rocco Casalino finché è caldo. Vediamo un po’. Attacchiamolo per la sua bisessualità. Scherzi? Siamo progressisti, a noi non interessano gli orientamenti sessuali delle persone. Già. Allora per il suo passato di concorrente del Grande Fratello… ancora con ‘sta roba? No, e poi avevamo già sdoganato Pietro Taricone. Allora battiamo sull’arroganza. Ecco, sì, i cinque stelle sono degli arroganti che guadagnano seimila euro netti al mese senza sapere un cazzo. Mmm, pochino ma meglio di niente, dai oggi e dai domani, forse… mah. Ma io sono laureato in filosofia con una tesi sulla “contraddizione c” nel pensiero di Emanuele Severino, non posso occuparmi di Rocco Casalino! Chi è ‘sto coglione? Fuori.
Non è la noia che si può combattere con le distrazioni, la conversazione o i piaceri, è una noia che si potrebbe definire fondamentale; e che consiste in questo:più o meno bruscamente, a casa propria o in casa d'altri, o davanti a un bellissimo paesaggio, tutto si svuota di contenuto e di senso. Il vuoto è in noi e fuori di noi. L'intero universo è annullato. E niente più ci interessa, niente merita la nostra attenzione. La noia è una vertigine, ma una vertigine tranquilla, monotona; è la rivelazione della futilità universale, è la certezza, spinta fino allo stupore o fino alla chiaroveggenza suprema, che non si può, non si deve fare niente né in questo mondo né in quell'altro, non esiste al mondo niente che possa servirci o soddisfarci.

— E. M. Cioran - Un apolide metafisico. Conversazioni

Mi sento così quasi sempre che ormai non ci faccio più caso, però poi mi viene anche da piangere, futile o non futile che sia.
Il messaggio è: la vera sapienza è la sapienza della materia, di come manipolarla per ricavarne oggettini elettronici che ci restituiscano una felicità tutta fisiologica, solo la felicità dei corpi è degna in un mondo in cui siamo convinti che a determinare la dimensione del pensiero sia una dimensione che non pensa.

Finché attribuiamo un’esistenza reale alle cose non pensanti, distinta dal loro essere percepite, non solo ci è impossibile conoscere con evidenza la natura di qualsiasi essere non pensante, ma anche se esista.” (George Berkeley)

Non mi aspetto che venga capita.
C’è una forma di intellettualismo asfittico, strutturalista e post-strutturalista, tipicamente francese, che costituisce l’argomento migliore per l’anti-intellettualismo della gente comune. Non dico che quella scuola fosse tutta da buttare, che pure dal letame nascono i fior, ma l’intellettuale strutturalista francese anni sessanta/settanta costituisce proprio l’archetipo del saputello engagé e molto chic che ti infilava la lettura marxista anche nel croissant contro il quale l’uomo bestia ha gioco facile essendo quell’intellettuale principalmente una caricatura molto compiaciuta della sapienza. Nel computo dell’odierna catastrofe vanno ascritte anche le colpe degli intellettuali.
La gente ha già deciso che cosa vuole sapere, perché volete fargli leggere anche i libri? Non cambierebbe nulla.
La gente ha già deciso cosa vuole sapere: io voglio che prima gli italiani. Benissimo. Al setaccio dei neuroni passeranno allora solo gli argomenti che corroborano e respinti con rabbia quelli che contraddicono. Nessun invito alla lettura, nessun dibattito sul razzismo potrà mai convincerli del contrario: prima gli italiani. Senza poi dimenticare che leggere molti libri purtroppo non rende automaticamente più intelligenti, garantirà tuttalpiù l’appartenenza alla categoria dei simil-intellettuali che poggiano la loro presunzione di sapere sopra il luogo comune di una ragione prescrittiva, che è cioè in grado di imporsi agli uomini per la sua stessa evidenza. Ma la ragione non prescrive comportamenti, tuttalpiù li descrive, non siamo più ai tempi dell’imperativo categorico, non lo siamo mai stati, perché non funziona così.

giovedì 20 settembre 2018

Quando cominciai a scrivere di politica sul web nel lontano 2004 affrontai subito la cosa con piglio da politologo, c’era Tocqueville, l’aggregatore di destra dove tutto il giorno si disquisiva in punta di fioretto attorno ai pilastri del liberalismo, gente con regolare patente liberale rilasciata dalla motorizzazione civile, esportatori di democrazia, che citavano Tocqueville, Stuart Mill, Von Mises, Von Hajek, Milton Friedman e qualche volta anche Ebola (Evola), fior fiori di bloggers quali JimMomo, l’Odore dei Miei Venti, Right Nation One Station, insomma, gente con un côté culturale di tutto rispetto, adesso invece solo gentucola da quattro soldi che attinge a proclami politici degni dei volantini della Lidl, ma ti pare che noi ci abbassiamo a ‘sti livelli? Lascia fare alla vita il suo vecchio mestiere.

mercoledì 19 settembre 2018

La sinistra ha da sempre bisogno di un'ingiustizia su cui fondare la sua promessa di riscatto e di redenzione, il punto è che non ce ne sono più di ingiustizie, o meglio, ce ne sono ancora ma di poco conto, nulla che non si possa curare scaricando un giochino gratis sul cellulare, la sinistra invece faccia come i cinque stelle se vuole rinascere, e cioè se le inventi queste grandi ingiustizie, di sana pianta sul web.

lunedì 17 settembre 2018

Scrivevo che la filosofia non cura, d'altronde, chi, come, perché dovrebbe curare? Ma Epicuro, si dirà. Epicuro aveva le sue pie illusioni. La filosofia non cura la gente, non guarisce i popoli, non dice per chi devi votare: perché dovrebbe farlo? Il ritenere che debba farlo è una congettura priva di altro fondamento che non sia la volontà che sia così, troppo poco. La volontà individuale, anche se esercitata da una moltitudine, è un niente in filosofia, e un ex falso quodlibet, dall'opinione qualsiasi cosa. La stessa filosofia non prescrive, e del resto, come farebbe a prescrivere, a obbligare? La filosofia descrive, ed è già tanta roba.

lunedì 10 settembre 2018

Il Noumeno

Domanda: Mi spieghi che cos'è il noumeno?

Risposta: Qui ci vuole serietà. Il noumeno è in sostanza il concetto pensato. In Platone era tutto quello che pur non essendo sperimentabile concretamente era pensabile per via di ragione, in Kant il concetto di noumeno va ad affiancare quello di “cosa in sé”. Posta la realtà esterna alla mente (comunque da dimostrare), la “cosa in sé” è questa realtà esterna non manipolata dall’attività interpretante dei sensi, quella realtà oggettiva che in una prospettiva materialista va ad eccitare gli organi di senso e attiva i neuroni creandone l’immagine mentale che percepiamo. Il noumeno è allora in Kant l’attività della mente che tenta di concepire questa realtà senza poterla di fatto sperimentare concretamente in alcun modo. Esisterà dunque questa realtà in sé se non la si può sperimentare ma solo concettualizzare? Io penso con i filosofi idealisti che potrebbe anche non esistere e restare sospesa in forma di semplice idea.

 (sull'altro blog facciamo anche didattica)

sabato 8 settembre 2018

Siccome questo luogo abbandonato viene letto solo da pochi intimi, lasciatemi comunicare direttamente con una persona che mi sprona a continuare a scrivere su questo blog.

Caro Malvino, è vero, sono tempacci per scrivere di politica e ho mollato il colpo, ma è proprio un cambiamento di prospettiva il mio, non è solo questione di delusione, anche perché mi domando: delusione rispetto a cosa? Per quanto ne so anche Salvini e Di Maio, anche senza averne coscienza, potrebbero condurre da qualche parte non del tutto sgradita al cosiddetto "pensiero progressista", in fin dei conti l'eterogenesi dei fini guida le sorti del mondo dai tempi del primo uomo con la clava, per cui, chi lo sa? Certo, il sovranismo appare come una difesa del fortino un po' velleitaria anche se per ora vincente, la mia sensibilità è un'altra ma nel merito vale comunque quanto quella di qualsiasi altro. Mi sto impegnando in una discussione in cui mostro che non è avere ragione il punto della questione, nella ragione già ci siamo stabilmente, ragione come precondizione per distinguere un significato dall'altro (anche l'errore emerge secondo ragione, ragione dialettica). Io davvero non saprei da che parte prendere la questione del vero e del giusto in relazione al momento politico attuale, potrei dirti: Salvini è un pezzo di merda, come dice Cacciari (per cui era un pezzo di merda chi non si indignava per la situazione della Diciotti, per cui anche Salvini). Salvini gioca la sua partita cinicamente, con una faccia di bronzo che al confronto Berlusconi ci fa la figura di persona umanissima, ma a che ci serve insultare? Che senso avrebbe incaponirsi ogni giorno contro questo o quello? La vera questione sarà come gestire a livello globale masse sempre più grandi di individui esclusi da un minimo di benessere, di fronte a questa madre di tutti i problemi i nostri local heroes sono come fuscelli al vento.

P.S. Scrivi qualcosa anche tu ogni tanto, non lasciarmi solo.

giovedì 26 luglio 2018

È il nomos che mi ha stufato, la pretesa di verità delle leggi degli uomini e le loro interminabili discussioni attorno a un certo modello di società comprensive di guerre ideologiche e tifi da stadio, il logos invece non pretende, il logos è quello che è.

giovedì 19 luglio 2018

Quella fra Saviano e Salvini sta assumendo sempre più i toni di una flame war fra adolescenti, ma è il mondo stesso che sta assumendo i toni di una flame war fra adolescenti, questo fa ben sperare per il futuro.

lunedì 16 luglio 2018

Locke e la tabula rasa

Locke pensava che la mente fosse una tabula rasa, cioè la mente del neonato era come un recipiente vuoto che via via si riempiva di esperienze e di significati. Che assurdità. La coscienza implica la preesistenza di una struttura originaria che distingue forme e colori secondo il principio di non contraddizione, altro che tabula rasa, la mente agisce attivamente sulla realtà, non siamo semplici apparecchi che recepiscono passivamente stimoli esterni, anche se fosse vero lo stimolo esterno sarebbe pur sempre mediato dalla conformazione del mezzo ricevente. Tana per Locke.

domenica 15 luglio 2018

Barcellona

Quando esco in compagnia sono il tipo eccentrico, quello strano che non guida e che sembra ancora un ragazzino. Loro parlano di Barcellona e tra me e me dico: adesso attaccano con la Sagrada Familia. Taaac: Oh ma che figata è la Sagrada Familia? Elementare Watson. Ma tu non ci sei mai stato a Barcellona? Io? Ma certo, vuoi che non sia mai stato a Barcellona??? Bellissima città e poi si mangia da dio. La rambla, Gaudì, il parco con le piastrelline, sono di casa a Barcellona, io. A questo punto attacca il sovranista: sì ma in Italia abbiamo tanti bellissimi posti da visitare invece di andare sempre all’estero! Ma stai scherzando? Sfondi una porta aperta, Siena, san Gimignano, le Cinque Terre.

Ce n’era una interessante, bella morbida che mi fissava con due occhioni espressivi, mi partiva la rêverie solo a guardarle le labbra. Sì però non sono stato a Barcellona, e adesso come faccio a dirglielo?

Disperato bisogno di gente vera e di donne vere.

L'umanità

Dice che non amo l’umanità. E no che non la amo, non l’amo più, dovrei? Il concetto trascendentale di umanità, l’umanità in sé, intesa come totalità degli esseri viventi, totalità degli stronzi compresi. Da giovane l’amavo ma come concetto astratto, pensavo all’umanità come a un cagnolino randagio da salvare, poverino, salvo rimanerci male quando mi azzannava la caviglia. Lasciar perdere l’umanità come insieme teorico di persone idealmente per bene, concentrarsi sull’uomo caso per caso. 

sabato 14 luglio 2018

La Magna Carta

C’è Di Maio che urla allo scandalo, che gli hanno sabotato il suo decreto dignità che era un gioiellino che manco la magna carta, che ci hanno aggiunto cose a sua insaputa, i poteri forti, le cospirazioni, soros, gli alieni, gli illuminati… a Lui’, ma ti pare che gliene frega qualcosa agli italiani del tuo decreto dignità?

Il progressista

Il progressista stile Repubblica ha bisogno di specchiarsi nelle narrazioni edificanti, magari non avrà il Rolex e l’attico a New York come i progressisti più à la page ma in qualche modo lui l’ha risolta la sua vita e nel tempo libero si dedica ad amare l’umanità. L’amore per l’umanità è un bisogno secondario, sorge quando il bisogno primario di garantirsi la propria comfort zone è già stato soddisfatto. Noi che viviamo di espedienti abbiamo invece troppa rabbia in corpo per amare l’umanità, il progressista stile Repubblica no, a lui basta un editoriale di Scalfari per sentirsi intelligente. La sua rabbia, che in lui si è sedimentata a un livello più profondo e viene perciò distillata in velenosa perfidia, la riserva tutta per i vari Berlusconi, Trump e Salvini. Tipi umani alla Federico Rampini, alla Massimo Gramellini. Pensano in totale buona fede che i sogni e i bisogni del ciabattino di Kabul siano gli stessi che animano l’impiegato della biblioteca comunale. Ma il ciabattino di Kabul non sfila al gay pride. Il progressismo stile Repubblica è una malattia senile dell’occidente appagato ma oggi l’occidente è arrabbiato e viene meno anche il brodo di coltura di quel particolare tipo umano. 

La realtà è che l’umanità è un accrocco più complesso di un insieme di uomini animati da buoni sentimenti che aspettano solo di essere portati maieuticamente alla luce.

giovedì 12 luglio 2018

Dai giornali si evince questo: che Salvini vuole arrestare tutti gli sbarcanti in via preventiva, che vuole dettare legge anche in ambiti che non sono di sua competenza e tutto questo in spregio allo stato di diritto, si capisce anche, questo non necessariamente dai giornali, che molti italiani stanno con lui in questo suo delirio di onnipotenza: “Io non ho voglia di farmi prendere in giro. Fino a che non ci sarà chiarezza su questo, io da ministro dell’Interno, da vice premier, e da papà, non do autorizzazione a nessuno a scendere”. Anche da papà. Grazie per aver permesso tutto questo, anzi ce ne vuole ancora di più di Salvini, che vi deve entrare bene in testa che cosa avete fatto.
Ricapitolando: ciò di cui facciamo esperienza è l'esperienza stessa, non c'è altro di ulteriormente evidente. Le galassie e le stelle e gli infiniti mondi lontanissimi e i buchi neri, gli atomi, le particelle, i fotoni, le radiazioni, il rumore di fondo e i neutrini esistono nella misura in cui ne facciamo esperienza, per tanto che li pensiamo distanti anni luce sono sempre qui presso di noi, a un palmo dal naso. La "barriera" dell'esperienza non è oltrepassabile, possiamo ben dire che l'esperienza è la traduzione sensoriale di una dimensione materiale ma per tanto che questo pensiero sia sostenuto dal senso comune non c'è prova evidente di questo ulteriore mondo che si troverebbe alle spalle della pura esperienza. La fisica stessa è la scienza dell'esperienza, è l'esperienza del mondo ad essere intrinsecamente razionale, nemmeno la ragione si trova oltre l'esperienza perché nell'esperienza si manifesta. Se non c'è nulla che è esperito da alcunché non esiste alcunché.

Destinati ad essere

Sono profondamente convinto, per dirla alla Sofocle, che il miglior destino è non nascere ma sono anche profondamente convinto che l’idea che saremo anche potuti non nascere se le cose fossero andate diversamente non ha alcun fondamento. Chi lo dice che le cose sarebbero potute andare diversamente? Non c’è la controprova e non ci può essere, di più, per tutte le cose che accadono non ci potrà mai essere la controprova evidente che sarebbero potute accadere diversamente: il libero arbitrio è una fede e dal momento che siamo qui a scriverne eravamo né più né meno destinati ad essere.

(finalmente esprimo i concetti come Dio comanda, ho raggiunto il mio obiettivo, ora posso anche morire).

martedì 10 luglio 2018

“Ma il popolo italiano non è cattivo, è solo cattivamente informato” (il medico di Lampedusa).

Socrate è duro a morire, Socrate che pensava che bastasse conoscere il bene per praticarlo riducendo l’etica a una questione intellettuale. Non c’è nessun nesso necessario che lega la conoscenza al giusto agire, l’unica guida in certe questioni è la sensibilità e non è detto che anche la sensibilità si sbagli seppure in buona fede.

L’intellettuale si illude, vuole disperatamente che l’intelletto possa estendersi a tutti i campi dello scibile come legislazione giusta e necessaria perché questo lo conforta, ma volere non è potere.
Il nomos, dicevano gli antichi, è la legge degli uomini che si contrappone alle leggi naturali della physis, il nomos indica una morale, la physis procede meccanicamente senza curarsi del bene e del male. Quando diciamo “lotta al fascismo” lo diciamo perché è opportuno che il più forte non sottometta arbitrariamente il più debole, ma appunto questo motivo di opportunità non lo si può elevare a legge storica universale e tanto meno lo si può iscrivere nelle leggi della natura dove al contrario vige la legge del più forte. Ma se l’opporsi alla prevaricazione non è espressione di una legge storica autonormante, su cosa potrà saldamente fare perno allora? 

domenica 8 luglio 2018

Il nomos è il sommo sovrano

Il nomos, l'insieme delle abitudini culturali e delle istanze sociali che formano una civiltà, indica che la politica è il dominio dell'opinabile, oggi valgono questi valori, domani non valgono più. Per la destra quest'insieme di abitudini, opportunamente trasfigurate in tradizioni, assumono il valore di leggi della natura, per la sinistra esiste un nomos più degno degli altri che è quello illuminato dalla Ragione Universale. Entrambi hanno torto.
Per farla breve e riassumendo senza scadere nella prolissità e nei sofismi: la fisica descrive le leggi dell'esperienza e l'esperienza non è un oggetto materiale. Per dare più solidità all'esperienza la si è intesa come riferita a una realtà esterna materiale la quale però mai si mostra in quanto impossibilitata a travalicare l'esperienza. L'osservatore, tanto per prendere in prestito un termine caro alla fisica, esperisce il mondo come racchiuso nel bozzolo della sua bolla spazio-temporale, la materia è un evento che appare all'osservatore. In questo senso la materia non si mostra: l'esperienza la precede e si pone a suo fondamento, è l'esperienza che determina ciò che noi decidiamo di chiamare materia e non viceversa. Tutto quel brulicare di atomi che viene mostrato dalla fisica non è che una modalità dell'esperienza la quale non necessariamente implica l'esistenza di quegli atomi come entità esistenti in una dimensione che si trova al di là del piano dell'esperire.

Storia della materia: la physis

La physis è per i greci quel vasto agone in cui nascono e periscono le cose, ovverosia la natura. Entrambi i termini, il latino e il greco, condividono la stessa etimologia in quanto anche “ la parola greca physis appartiene alla radice phyo (φύω), ‘genero’, ‘cresco’ “.

La physis dei greci, da cui deriva ovviamente anche la parola “fisica”, non nasce indicando necessariamente la natura materiale, il concetto di materia deriva principalmente dalla riflessione degli atomisti sulla necessità che il mondo non sia suddivisibile all’infinito, pena la sua inconsistenza.

Curioso qui sarebbe notare come la consistenza effettiva delle sensazioni che costituiscono il mondo non sia per i greci bastevole a sorreggere la realtà delle cose: “E se un’asta fosse suddivisibile all’infinito?”, si chiedevano i greci. “Pazienza!”, si potrebbe obiettare loro, l’importante è che quell’asta esista nella misura in cui si manifesta, ma ai greci questo atteggiamento fenomenologico non andava a genio, l’equivoco dell’esistenza materiale delle cose sta tutto in quel loro primo passo mosso contro il timore del precipitare di tutte le cose nel nulla.

I sofisti distinsero poi la physis dal nomos, intendendo la prima come la natura guidata dalla sue leggi necessarie e il secondo come la legge positiva concordata di volta in volta dagli uomini. “ Popolazioni e comunità diverse conoscono differenti nomoi (cioè differenti usanze religiose, etiche, politiche e via dicendo) “, ma la physis è una sola e comune a tutti gli uomini e precede il relativismo delle usanze e dei riti perché è la legge stessa che muove le stelle.

Curiosi questi greci.
Come italiano, dice Andrea Camilleri, penso di avere fallito. Questo significa che pensava di insegnare qualcosa agli italiani attraverso il commissario Montalbano? L’intellettuale che pensa di incidere sulla società è come il meteorologo che pensa di incidere sulle previsioni del tempo (cit. Altan).
Ha ragione Renzi a dire che non è l’algida sobrietà che fa sognare un popolo, solo che pure lui ha perso il filo della commedia coi suoi argomentucoli da scuola media contro il movimento cinque stelle. D’altro canto nemmeno Martina mostra una gran perspicacia nel difendere il grigio Gentiloni, il cui unico merito è quello di non averne di particolari (Martina? Perspicacia?). Dice: Ma almeno il Presidente Gentiloni ha tenuto i conti in ordine! Capirai, il minimo sindacale. Ci sono momenti in cui quello che fai fai è sempre sbagliato, questo è il turno del PD a non beccarne una.

sabato 7 luglio 2018

I progressisti sognano, i regressisti incassano

Io, vi devo dire la verità, non le reggo più le copertine di Rolling Stone e le magliette rosse, non perché non sia nobile la causa, ci mancherebbe, ma perché non servono a un bel nulla se non a consolarci e a coltivare il sogno di essere persone migliori con il solo effetto di dare voce alle mille Rite Pavone del world wide web. Io non taccio e non acconsento. La sinistra ha cincischiato per anni sul tema dell’immigrazione per timore di perdere i suoi elettori (che poi ha perso comunque). Un tempo ci si imbarcava per il Sudamerica solo su chiamata delle imprese, così invece è uno spostare miseria da un continente all’altro e in ultima analisi concedere argomenti alle belve, che infatti prosperano e incassano la loro rendita sopra i sogni romantici della sinistra. Non vi piace? Lo so, perché siete romantici.

Il vero cancro è l’intelligenza

Al contrario, sono diventati troppo intelligenti gli uomini per fare una caterva di figli e vivere incoscienti il tragitto che conduce dalla vita alla morte, la terra era crassa e felice un tempo, quando ci si accoppiava come animali senz’ansie da prestazione e gravidanze programmate, il vero cancro è l’intelligenza. Salvini è un ritorno allo stato di natura, al mito del buon selvaggio, Rousseau is amused.

venerdì 6 luglio 2018

I progressisti sognano, i regressisti incassano.

giovedì 5 luglio 2018

No es amor, no es amor, es una obsesión

Stavo parlando un attimo con mia madre e partono i titoli dei TG1: Salvini migranti, migranti Salvini, migranti migranti Salvini, Salvini Salvini migranti, ho capito, abbiamo capito, i migranti. Ci sarà qualche altro problema in Italia che non siano i migranti? No, Salvini migranti, migranti Salvini, migranti migranti Salvini, Salvini Salvini migranti. Gesù Cristo.

lunedì 2 luglio 2018

Le ragazze della staffetta

Libania Grenot è da una vita che corre per l’Italia e nessuno se la fila, adesso ne fanno un caso nazionale, tirate per gli slip da destra a manca, si vede da queste cose quanto siamo provinciali.


domenica 1 luglio 2018

Lo specchio

Curiose implicazioni della fenomenologia. La coscienza del mondo è simile a un'immagine priva di profondità, le cose accadono, si manifestano, come sulla superficie di uno specchio. Il fatto è che ti convinci che il mondo, per manifestarsi, abbia bisogno di un qualche supporto di natura fisica e materiale per rendere possibili le immagini che scorrono in superficie e invece no, sorprendentemente anche quello stesso supporto è un'immagine che si trova sullo stesso piano delle altre, il piano della manifestazione fenomenica. E’ come quando uno si gratta da solo la schiena, è certo che esiste la schiena, solo che in quel particolare frangente esiste nel modo in cui si manifesta, cioè solo attraverso l’esperienza tattile della mano.

Il sessantotto della destra

Negli anni ‘70, per esempio, complice il sessantotto, andavano molto di moda le disquisizioni sul concetto di potere, di come il potere schiacciasse le masse, di come il potere condizionasse le nostre vite, ecc., e a tal proposito c’era un filosofo sociale, mi pare fosse Michel Foucault, da non confondere con quello del pendolo, che aveva coniato il termine “biopotere”, intendendo che il potere condizionava le forme stesse della nostra vita attraverso la manipolazione del desiderio.

Oggi che invece siamo in pieno sessantotto della destra, come dice il marchese Fulvio Abbate, il potere ha acquistato una sua valenza salvifica, avere più potere significa salvarci dalle civiltà che ci vogliono invadere e distruggere, e poi, che diamine, di libertà ne abbiamo avuta fin troppa e guarda in che guaio siamo finiti, che i giovani vagano spaesati e afflitti per il mondo e non credono più a niente.

Vi piace? Non importa, perché se non vi piace è così lo stesso, per il momento.

Non dare per scontato il progresso

Ti ricordi quando il progressista sognava un mondo pacificato e senza barriere come se fosse la naturale conseguenza di un discorso logico-razionale nell’intima convinzione che la storia dell’umanità procede per accumulo di consapevolezza e di progressiva adesione alla ragione? Puf, svanito come una bolla di sapone. Certo, questa potrebbe essere solo una breve parentesi di una tendenza comunque inarrestabile al progresso generale dell’umanità, ma non c’è comunque da fidarsi, che l’eterogenesi dei fini rimescola di continuo le carte e propone sfide sempre nuove, impreviste e imprevedibili. Giambattista Vico dixit:

“Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni […] ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan proposti.” (Scienza Nuova)

Ad peiora

Quando c’era Berlusconi dicevano: c’è da rimpiangere la DC! Finito Berlusconi ti dicono: c’è da rimpiangere Berlusconi! Arriverà il giorno in cui diranno: c’è da rimpiangere Salvini!, e quello sarà il segnale che saremo proprio nella merda.

sabato 30 giugno 2018

Rebelòt

Ma quindi voi ci avete capito qualcosa del vertice europeo suoi migranti? Si faranno questi hotspot e dove? Al confine, dentro il confine, fuori dal confine (quale confine?). Ci vorrà la legione straniera, l'extraterritorialità, l'esproprio a fini umanitari? Si faranno questi centri di raccolta all'avanguardia? La situazione si può definire in un solo modo: un gran rebelòt ("casino, caos, confusione").

venerdì 29 giugno 2018

La società aperta non è un diritto, è la conseguenza di presupposti storici che sono venuti meno.

giovedì 28 giugno 2018

Non puntualizzo per cattivismo, perché mi piace dare contro a chi ancora crede nel suo mito di progresso, lo dico perché governare il fenomeno migratorio è un’urgenza reale, non è fascismo, perché non ha senso accogliere per non dare alcuna vera e degna opportunità di vita e di lavoro creando così un esercito di sottopagati, il fatto è che non si è scelto in passato di governare l’immigrazione per non farsi dare (ingiustamente) dei razzisti e ora si ritrovano i Salvini che sulla questione lasciata in sospeso lucrano sulla rendita di posizione aizzando i peggiori istinti. 
La società aperta non funziona più, perché? Perché funzionava solo in assenza di una minaccia, funzionava negli anni ‘90 quando il muro era crollato e l’occidente sembrava trionfare senza incontrare alcun ostacolo, sostenuto dall’ideologia postmoderna e da chi si spingeva ingenuamente a teorizzare la fine della storia. I nodi sono venuti al pettine, la storia non è finita, nuove paure hanno scosso l’occidente, è il lungo respiro della storia che riattacca dopo aver ripreso fiato.
Ogni essere umano ha diritto di migrare, l’art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo parla chiaro: “ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.“

Ma di nuovo, non sono diritti naturali questi diritti, sono positivi, stabiliti dagli uomini e valgono quel che valgono nella misura in cui riescono ad imporsi. Le esigenze di sicurezza, il terrorismo, la sovranità degli stati, consentono ampie deroghe ai principi stabiliti universalmente. Io temo che le recriminazioni di stampo progressista non solo non possono nulla contro l’argomento della sicurezza percepita e non ma non colgono nemmeno nel segno e infatti ricadono a terra come armi spuntate. Io penso che bisognerà inventarsi qualche altra formula.

martedì 26 giugno 2018

Sveltine

30 minuti di connessione gratis al giorno a chi non se la può permettere, ammazza che sparagnini, manco il tempo di scegliersi il video porno.

lunedì 25 giugno 2018

L'oggetto che pensa

Che cos'è l'uomo? Un oggetto che pensa. E ne siamo intimamente convinti. Ma già il concetto di oggetto è problematico, come può esistere infatti quell'oggetto in quella determinata forma indipendentemente dal soggetto che lo esperisce secondo le qualità proprie del suo percepire? In realtà non è nemmeno corretto pensare che esista una realtà oggettiva in sé che viene interpretata dal soggetto in quanto questa realtà in sé non è manifesta per sua stessa definizione. Pensare che debba esistere una realtà in sé a cui si rivolge la percezione è come pensare che debba esistere un dio per giustificare l'esistenza del mondo, la cosa in sé è un pensare metafisico. E allora che cos'è l'uomo? E' un ente che pensa, e per ente si intende un essente, un qualcosa che si manifesta, pensarlo materiale, al pari di una lampada, è già un eccedere.
A un certo punto bisognerà domandare agli xenofobi: d'accordo, ma una volta rimandati a casa tutti i negri e tutti i rom potremo finalmente essere felici?

La volontà non ci appartiene

La volontà non ci appartiene, dice il filosofo, e ha ben ragione. L'uomo crede, fra le tante cose in cui crede, che la sua propria volontà abbia diritto di precedenza su ogni altro moto dello spirito e che sia proprio quella a dirigere le danze come il direttore l'orchestra. Ma quando qualcosa prende forma nella coscienza le condizioni di quel volere che a noi appare come nostro in realtà si sono già messe in moto per conto loro e quel fenomeno che chiamiamo "la nostra volontà", che noi pensiamo come causa, in realtà è la conseguenza. Tutto questo, ovviamente, inerisce a quella fede saldissima che è il libero arbitrio.

domenica 24 giugno 2018

Ma almeno non moriremo renziani

La politica avvelena i pozzi invece di schiarire le acque, ormai è il globalista progressista che trama contro i popoli e mira alla sostituzione etnica voluta dai pluto-plutocrati, è quello che prende atto della biodiversità delle genti e delle persone che viene tacciato di cospirazione contro la conservazione della specie italica in ispecie, tutto questo è molto pericoloso ma ineluttabile, siamo xenofobi, è vero, ma almeno non moriremo renziani.

“E anche se purtroppo faccio un lavoro da poco almeno non lavoro per gli ebrei!”

SOROS!

Senatore della Repubblica M5S, già presidente dell’Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari). I Rothschild, i Sette Savi, la sostituzione etnica, il piano mondiale per farci diventare necri. Ma almeno non siamo renziani.


venerdì 22 giugno 2018

Ogni resistenza è inutile

Arrenditi, non puoi nulla contro la dittatura del senso comune, fidati di me che da filosofo vado a dire in giro che la materia non si mostra, e che nemmeno il libero arbitrio così come la realtà esterna alla mente, e vedi come ti sistema il senso comune con i suoi comunissimi argomenti. Non puoi nulla contro Salvini, più gli ribatti punto su punto e più lui trae forza, come il Coeurl che succhia l’ID dai corpi dei malcapitati, Salvini succhia le vostre energie e le risputa sotto forma di voti alla Lega, ogni resistenza è inutile.

Burioni stai sereno

Se il senso comune dice che dieci vaccini sono troppi allora è vero che dieci vaccini sono troppi, in fondo i bambini sono sempre cresciuti anche senza tutti questi professoroni che si sono un po' fissati sulle malattie, che invece di far del bene li fanno ammalare con tutte quelle schifezze che ci inoculano nel sangue. E poi se hai paura che te ne muoia uno fanne due in più, che non fa mai male alla demografia. Comunque i vaccini non sono nel contratto, Burioni stai sereno.

giovedì 21 giugno 2018

Un'amara verità che ti spiega come mai il mondo non trova pace: che non esiste nessun diritto naturale di venire al mondo né di essere felici, di vedere i figli crescere, di garantire loro un futuro migliore, questi diritti sono positivi, cioè delle semplici pretese umane e per questo fatalmente condizionate ai mutamenti di umore della storia: i diritti universali sono universali solo a parole.

(Per cui i diritti, che sono lo specchio dei nostri bisogni, sono validi nella misura in cui ci si impegna a farli valere, ma tieni sempre presente che potrebbe non bastare perché il bisogno di quel diritto potrebbe venire meno. Ci dovremmo domandare: perché il "bisogno" dell'accoglienza è venuto meno?).

lunedì 18 giugno 2018

Di Maio stoppa Salvini: la Soluzione Finale non è nel contratto.

domenica 17 giugno 2018

Il mondo come Svizzera e rappresentazione

Stasera tifavo spudoratamente Svizzera steso sul divano, divorate le belle gambe dalle zanzare, con Schopenhauer che spiegava che la realtà come oggetto in sé, indipendente dal soggetto che la percepisce, è una non-cosa (critica alla cosa in sé kantiana), ogni tanto buttavo l’occhio e vedevo i brasiliani arrancare e gli svizzeri correre, correre come gli islandesi, che non avevano là davanti un Cristiano Ronaldo ma solo Embolo (si chiama così) e Shakiri, altrimenti ti sistemavano pure il Brasile. Allora ci siamo capiti: se pensate che esiste una realtà esterna indipendente dal soggetto che la informa (che le dà forma) vi state sbagliando di grosso, come Coutinho il secondo gol davanti al portiere.
I miei amici di sinistra avevano un travaglio interiore e li capisco, non potevano appoggiare il “turboliberista” Renzi e le politiche di Minniti sull’immigrazione, questione di principio, per cui alcuni di loro si sono buttati a sinistra-sinistra e altri sui Cinque Stelle in assoluta buona fede, senonché oggi si ritrovano il “razzista e questurino” Salvini al governo e Di Battista che dice che il futuro degli africani è in Africa e non c’è nulla di razzista (ha ragione a dire non c’è nulla di razzista, ma dal loro punto di vista è un tradimento). 

Il premier Conte, intanto, incassa i coloriti complimenti di Trump sull’immigrazione e vola in Francia per appoggiare l’idea degli hotspot in terra straniera, così da fare selezione come all’ingresso delle discoteche (Europa discoteca chic, africano vestito male, non puoi entrare, lo facciamo per il tuo bene).

Diciamo che si sono fatti fregare dalla loro stessa buona fede, non poteva andare diversamente.

sabato 16 giugno 2018

Già mi immagino quando faremo gli hotspot in Manciuria per fermare l’immigrazione cinese. 
Partiamo dal presupposto che l'occhio che giudica non è meno corrotto della mano che ruba.

mercoledì 13 giugno 2018

L'Italia è un caso da manuale di legittima difesa putativa, tu pensi che la minaccia sia reale e invece è solo Soros che ti fa gli scherzi (tana per Soros!).

martedì 12 giugno 2018

Cecilia Strada è convinta che quella di Salvini sia "una figura di palta" internazionale, che abbiamo perso credibilità, che la chiamano vittoria e invece è una sconfitta. Temo che non sia così, sarebbe stato diverso se la nave la si fosse abbandonata al suo destino in balia delle onde, ma poiché la nave è assistita dai medici, scortata dalle navi di supporto, arrivato pure il rifornimento di biscottini da Malta per espiare i suoi sensi di colpa, Salvini si è messo al riparo della buona fede, si tratta solo di difendere la questione di principio, dice, di dare un segnale agli scafisti che non siamo più disposti ad alimentare la tratta degli schiavi, e non di torturare i migranti. Poi alla buona fede di Salvini si può credere o meno, ma formalmente il discorso regge e i risultati, per Salvini, si vedono.

Storia della materia: la hyle greca

Ci dice l’enciclopedia diffusa di internet che gli antichi greci, custodi dei significati che stanno alla base dell’occidente, indicavano la materia con il nome di hyle (dagli antichi pronunciata “üle”, con la “ü” lombarda, per cui anche “füsis” per dire physis, la “füsica nucleare”, ecc., “übris” per dire hybris). Nel suo significato originario, come indicato dalla Treccani, hyle significa “legna di bosco”, intesa come materiale di costruzione.

Da qui si può evincere tutta la praticità degli antichi: hyle è la sostanza materiale informe in attesa dell’agente esterno che la trasformi e la traduca nelle cose del mondo, così come la legna, opportunamente organizzata dall’azione dell’uomo, dà origine alle molteplici forme delle navi.

Questa materia così concepita, idealmente molto vicina all’apeiron, è un concetto puramente astratto: poiché le cose del mondo sono distinte fra di loro, occorre che vi sia una sostanza indistinta che sia potenzialmente predisposta a ricevere le forme, così come verrà illustrato più tardi dalla filosofia aristotelica, poiché se le cose si creano e si distruggono, occorre che esse non diventino un nulla assoluto e non si creino dal nulla assoluto.

Ma è davvero così?