domenica 30 novembre 2014

Leader emergenti

Stavo dando un'occhiata a un sondaggio del Corriere, "Beppe Grillo ha nominato 5 «vice», tra loro potrebbe emergere il nuovo leader del M5S. Chi vi convince di più?" e non ho resistito alla tentazione di votare Sibilia, il quale, secondo una vecchia notizia apparsa su Libero, appena prima di essere eletto deputato avrebbe lanciato sul suo blog l'idea di consentire i matrimoni di gruppo e le nozze tra persone e specie diverse, purché consenzienti. Ora, dando per buona la notizia e al netto del momento che sta attraversando il movimento, mi si presentava alla mente questa chiara immagine: un uomo inginocchiato davanti a una gallina nell'atto di chiederle la zampa. Avrà prima chiesto il permesso ai genitori? Mamma se la sono mangiata a capodanno perché gallina vecchia fa buon brodo, papà fa bella mostra di sé sul cappello di un bersagliere. Bando alle ciance, saranno le solite voci messe in giro ad arte per screditare il movimento, Sibilia ha tutto il mio appoggio.

La prima, la seconda, la terza, la quarta

Chi avrà ragione? La terza via è il passato*, dice il grande guru dei rottamati, che giustamente scalcia e si dà da fare per riemergere alla luce, è l'istinto di sopravvivenza. Per terza via si intende quella posizione che tenta di conciliare socialismo e liberismo, la via blairiana, il liberal-socialismo, l'ircocervo. E la intende rottamare ricordando allo stesso tempo come fu proprio il fedele Bersani a inaugurare la grande stagione delle liberalizzazioni ma solo perché a quel tempo andava bene così, era la via giusta da percorrere, la novità è che oggi non lo è più. Ma si tratta di vera divergenza? Alla fine dell'intervista si viene a sapere che la posizione del rottamato e del rottamatore viene a coincidere: l'Europa deve spendere di più per la crescita, che significa sforare i limiti di bilancio e che significa ritornare a investire come Stato. Si noti dunque il difficile equilibrismo di chi, da minoranza, deve trovare argomenti che possano contrastare la maggioranza che pure intende la stessa cosa. Chi è dunque più eroe, l'imprenditore o il lavoratore? Una volta compreso che proprio grazie alla crisi stiamo di fatto ottenendo l'uguaglianza (piccoli imprenditori rovinati e dipendenti disoccupati), quel che resta di tutto il bisticciare è la depressione generale.

sabato 29 novembre 2014

Play it again, Silvio

Stavo ascoltando il comizio di Berlusconi, devo dire in splendida forma, e questa volta non solo prometteva la dentiera gratis, ma anche l'operazione alla cataratta e chissà, forse un domani anche le cure per l'uveite. La capacità di quest'uomo di immedesimarsi nei problemi della gente è straordinaria, speriamo che presto gli venga anche la tendinite e il mal di schiena così che anche a noi poveri disegnatori tessili spetti una qualche forma di promozione, che so, un tre per due sul tunnel carpale, ecc. (formidabile la difesa appassionata dell'abenomics: è da un pezzo che la moneta non è più collegata alle riserve auree, dice, la moneta è una semplice convenzione, alla bisogna possiamo stamparne quanta ne vogliamo. Chapeau).

mercoledì 26 novembre 2014

Nihil absolutum

Questo vivere fuori dalla grazia del Signore mi sta ammazzando, mi sta spegnendo la volontà di vivere, e per di più senza che Schopenhauer me lo abbia prescritto, semplicemente perché è nella mia natura. Una volta interiorizzato che siamo solo atomi senza alcuno scopo effettivo se non forse quello di procreare altre accozzaglie di atomi, tutto perde di significato, la mia come le vostre volontà, e, cosa assai più grave, anche certe necessità dell'umanesimo per cui ogni uomo andrebbe salvaguardato in quanto opera unica e irripetibile. A conti fatti non valiamo nulla di quello che pensiamo di valere, un corpo vale l'altro così come ogni ipotetico piacere (perlopiù siamo noi che ci diamo troppa importanza proprio perché il valere nulla generalmente ci dispiace).

Non aprite quella felpa

Con il venir meno della minaccia grillina, che tutto l'assetto costituzionale avea promesso di sconquassare, viene meno anche la giustificazione di questa Große Koalition, ce lo dice il Bordin. Poco male, c'è solo che ho finito la scheda elettorale e il solo pensiero di richiederne un'altra mi manda ai matti (ma vincerà il senso dello stato). Nel frattempo al Foglio, spiazzati dall'inatteso endorsement per il Matteo, ma quello sbagliato, già si metteva in moto la macchina del fango, il lavorio ai fianchi di cui si è detto, è tutto un prenderlo per i fondelli, per via delle felpe e per quell'aria da bamboccione che però te lo mette nel culo. Ma io in verità vi dico che mi piace questa destra finalmente lepeniana, tutta pancia e fascistella, sciolta da quell'eccesso di intellettualismo che la snaturava, obbligata com'era a rifarsi a Tocqueville e a Stuart Mill per darsi un tono, dunque viva Matteo Salvini e la destra sporca e cattiva! (siamo usciti dall'equivoco, grazie a dio). (a mio modesto parere la vera destra dovrebbe essere razzista, identitaria e protezionista, diversamente è un ircocervo, un organismo geneticamente modificato nato dall'incauto innesto con certe innaturali idee di sinistra).

martedì 25 novembre 2014

Il problema più importante

Giunto a questo punto prenderei per buono il fatto che senza imprese in salute quel che resta è pochissimo lavoro e per giunta pagato pure male. Ora, partendo da questo dato di fatto, quale sarebbe la proposta rivoluzionaria di Cuperlo e Civati, la cosiddetta minoranza PD, che tanto ha a cuore il destino dei lavoratori ma dimostra pochissima dimestichezza con il linguaggio della piccola e media impresa? Di questioni di principio non si vive, si vive di opportunità di lavoro calate nella realtà del mercato, io con questo concetto ho fatto i conti, loro li avranno fatti? Non credo. Si rivolgeranno forse ai confusi, ai delusi, agli esclusi, ai nostalgici e ai timorosi che si sentono inadeguati, già sconfitti di fronte al mercato, e invece io vorrei ancora lottare perché ne va della mia sopravvivenza e come la mia quella di molti altri. Di fronte al dato direi che ogni disquisizione sul fatto che sia argomento più o meno di sinistra è un problema secondario.

lunedì 24 novembre 2014

Bene vixit qui bene latuit (láthe biôsas)

Se ti sta sulle palle Renzi, l'unica è attaccarti all'astensionismo, se ti sta sulle palle la Juve, attaccati al complottismo. Quando non sai più a cosa attaccarti e l'evidenza ti costringe con le spalle al muro, comincia a lavorare ai fianchi. Renzi è un usurpatore. Renzi è un massone, Renzi è un populista che non vuole bene ai sindacati. Renzi non è di sinistra, sta coi poteri forti. Renzi è berlusconiano, se la fa con Verdini. Gli onesti di certo non lo votano, lo votano gli indomiti, quelli che ancora trovano la forza di trascinarsi ai seggi. Per contro la Juve è arrogante, ladra e pure antipatica, tiè (altro non le si può ascrivere). Abbiamo passato gli ultimi vent'anni a farci il sangue amaro per Berlusconi, non vorrei passarne altri trenta a scaldarmi per Renzi né tanto meno per Salvini (di Grillo non ne parliamo). Abbiamo già dato. In alternativa darsi al modellismo o ritirarsi nello splendido isolamento della Foresta Nera a tagliare tronchi assieme a Gadamer.

Lepenisti di tutto il mondo unitevi

Sembra non vi sia altro destino per la destra italiana che diventare lepeniana, con Putin a foraggiare non già il pci di Togliatti ma la lega di Salvini in una sorta di lepenismo transnazionale, questo ci porta in dono il declino di Berlusconi. Ci manca solo che Salvini sfondi anche a Reggio Calabria e abbiamo trovato la quadra (del tipo "i rom ci vengono a rubare la Nduja", ecc.).

domenica 23 novembre 2014

List der Vernunft

Parto da un semplice principio, meno c'è ricchezza e meno se ne può redistribuire. Che poi si debba redistribuire la ricchezza per decreto, questo è un altro paio di maniche. Ce ne sarebbe di strada da fare prima di decretare la redistribuzione per editto bulgaro... il modello capitalista di Landini è rimasto a Paperon de' Paperoni. In realtà Landini è fin troppo moderato, bisognerebbe espropriare le fabbriche, c'è chi ha questa visione romantica degli operai che si mettono a fare autogestione per produrre chinotto equo e solidale, come se esistesse una supremazia morale del servo rispetto al padrone. Lungi dall'impallinare Renzi si mettono nella posizione di renderlo passabile, quasi imprescindibile. Le astuzie della Ragione, direbbe Hegel.

giovedì 20 novembre 2014

La joie de vivre

Quando cominciano a farmi discorsi complicati sulla necessità di dover essere o di dover agire in questo o quel modo per salvare il mondo, mi verrebbe da ricordare cosa in realtà siamo, quanti prima di noi sono vissuti e quanti ne verranno, in tutto e per tutto simili a noi relativamente agli scopi e a tutti gli uomini vissuti sulla terra per perpetuare la nobile schiatta, credutisi importanti per via degli affetti, degli amori e degli onori, e morti ugualmente e per sempre senza possibilità di ritorno, per nulla dissimili fra loro una volta consumati dai vermi, utili nel breve quanto inutili nel lungo, non già unici e speciali, baciati dalla gloria del Signore, ma identici e i medesimi di fronte al destino mortale... Senonché il mio interlocutore se ne va a un aperitivo e alla prima che gli fa gli occhi dolci si sente al centro dell'universo. E che gli devo dire? Nulla, mica gli voglio rovinare l'idillio, non sarà il primo nell'ultimo dei fessi che è vissuto una manciata d'anni credendosi di essere nato per godersi la sua piccola vita (vivi, scopa, muori; vivi, scopa, muori... avanti il prossimo).

Post per filosofi: scatola a sorpresa

In un mondo di ciechi nessuno scommetterebbe sull'esistenza dei colori, non avrebbero anzi alcun significato, allo stesso modo l'atteggiamento scientifico predica che non vi è nulla oltre le cose sensibili, che nulla ha senso se non è verificabile. Esistono dunque i colori, può esistere l'inverificabile? Questi sono i giochetti che tanto piacciono ai filosofi e un po' meno agli scienziati. Eppure oggi sono proprio i fisici ad inventarsi quinte, seste e ventiseiesime dimensioni perché quelle canoniche non sono più sufficienti a reggere certi loro complicatissimi costrutti teorici. Più precisamente non si comprende bene in che rapporto stia l'immaginazione con il calcolo matematico, tanto che a breve qualcuno potrebbe pure affermare scientificamente e senza timore di essere smentito che alla base della teoria delle stringhe vi è un grande unicorno che regge tutte le ventisei dimensioni sulla punta del suo bernoccolo. Così ragiona la scienza: io non posso verificare cosa c'è dentro questa scatola e dunque dentro questa scatola non ci deve essere nulla, per me perde di significato, il suo contenuto esiste nella misura in cui riesco a verificarlo, diversamente fare qualsiasi congettura sul suo contenuto è pura superstizione. Senonché dentro quella scatola potrebbe esserci un gattino, quello di Schrödinger, gli animalisti sono avvertiti... In soldoni: in molti pensano che la metafisica sia da buttare affinché si possa buttar via anche Dio, ma non è detto che vi sia per forza un Dio, potrebbe esserci anche un cieco e irresistibile impeto, la Volontà, la fluttuazione dei quanti, il semplice nulla oppure i dischi di Little Tony, a piacere e ciascuno secondo le proprie inclinazioni. (ma sulla consistenza del nulla si potrebbe aprire un lungo dibattito).

mercoledì 19 novembre 2014

Pensiero n. 1025

Dicevano, gli stoici, che la maggior felicità sta nell'adeguarsi al proprio destino, così io dico che la libertà che oggi tutti noi teniamo in gran conto non è che la piacevole sensazione che scaturisce dal percorrere quella porzione di destino che più ci aggrada. E quando abbiamo la fortuna di vivere un destino che ci aggrada, ben volentieri vi poniamo sopra il sigillo della nostra volontà, convincendoci che siamo stati noi, direttamente o indirettamente, ad esserne gli artefici. Così governare il destino è la consolazione dei contemporanei, fintanto che si illudono di riuscirvi.

Dalla Fiom mi guardi Iddio

Lo scontro epico fra Landini e Friedman (alias Oliver Hardy) sulla cassa integrazione in deroga. Landini, che per alcuni sarebbe l'ultimo nome spendibile a sinistra (stanno messi bene), si scaldava: la cassa ce la paghiamo noi, noi lavoratori, assieme alle imprese. Ma sant'Iddio, quali lavoratori e quali imprese? Estendere la cassa integrazione a tutti, tanto ce la paghiamo noi coi nostri soldi, a voi che ve ne frega? Ma quali soldi, e quanti? Per le piccole e medie imprese il problema non sarebbe tanto lasciare a casa un lavoratore ma casomai mettersi nelle condizioni di assumerne uno in più. Ma poi questi sussidi che dovemmo pagare noi, noi potenziali disoccupati e senza lavoro, in collaborazione con delle imprese traballanti e al limite delle proprie capacità di sopravvivenza... a Landini andrebbe spiegato che non possiamo continuare a mangiarci l'un l'altro con la scusa di non morire di fame, a forza di cannibalizzarci non ci resterà più nulla attaccato alle ossa.

domenica 16 novembre 2014

Pensiero n. 1023

Non credo nella ripresa perché vedo questa crisi come uno spostamento epocale della ricchezza, un riassestamento dell'economia mondiale ai danni del vecchio mondo, qualcosa di più di una semplice congiuntura per cui basta un po' di pazienza e di buona volontà per uscirne. Con questo mi metto al riparo da tutti i proclami e dalle piccole speranze come dalle piccole depressioni, resto concentrato sul mio e navigo a vista senza troppo piagnucolare. Ho programmato la mia decrescita senza darne una connotazione etica, la decrescita non è un bene, preferirei arricchirmi, fottermene del metron (metron ariston, dicevano gli antichi, intendendo che la misura è la migliore fra tutte le cose) e darmi alla hybris almeno una volta nella vita (travalicare il mio stato di indigenza). Questi pretini anticapitalisti con il ditino alzato che vanno in giro a predicare sobrietà sono peggio di Equitalia, ti guardano male se compri un Moncler, capaci che ti appioppano pure le oche sulla coscienza.

sabato 15 novembre 2014

Pensiero n. 1022

Nel bel mezzo di un acquazzone biblico, con l'acqua che veniva giù a secchiate, un fraticello col saio azzurro e le Birkenstock contemplava una vetrina con l'aplomb di chi solo chi ha il Signore dalla sua parte può avere. A vedere quei piedi scalzi in quell'acquazzone, quando invece ci sarebbero voluti degli stivali da pesca a scafandro, mi prendeva quasi una tenerezza mistica e un desiderio di farmi francescano, per estinguere il cicaleccio del mondo e conquistare l'imperturbabilità del fachiro (anche a peripatos allagato l'illuminato non smette di aggirarsi fra i relitti).

martedì 11 novembre 2014

Sindrome del distacco

Quaggiù, nel rutilante mondo dei fenomeni (da baraccone), ci tocca ricorrentemente occuparci anche di Renzi e allora io dico che non è un difetto il suo non essere di sinistra, ma casomai, e bisogna ricordarlo senza timore di stancarsi, il suo principale difetto sta nel ballismo e se vogliamo in un certo bullismo sbombone [s.m., di chi racconta grosse fandonie o fa vanterie esagerate] e un po' smargiasso. Eppure, e qui bisogna dirlo per amor di verità, le sue sono fandonie in buona fede, effuse al solo scopo di diffondere entusiasmo e ottimismo fra la gente. Lo farebbe per una nobile causa, insomma, un cambiamento di paradigma equivalente al craxismo e nondimeno al berlusconismo, non è una cosa grave, è la tendenza fondamentale del nostro tempo. Quello che mi fa più sorridere sono piuttosto i contorcimenti e i patimenti dei compagni che si vedono soffiare la loro idea di mondo per l'ennesima volta e forse definitivamente. Coraggio, compagni, si può superare questo sentimentale attaccamento alla sinistra, riponete il peluche in una scatola*, in caso contrario, continuate pure ad angustiarvi, se così vi piace...

* Civati è il paradigma, Civati sembra anteporre il problema di rimanere di sinistra a qualsiasi altra valutazione, come se l'essere di sinistra fosse per lui quell'ente supremo dal quale non può che scaturire pace e bene, progresso e prosperità, automaticamente ma senza indicarci bene il come (intanto rimaniamo di sinistra, poi si vedrà). Se ne va, non se ne va, esce dal partito, ne fonda un altro, sta con Vendola, non sta con Vendola, non si capisce bene cos'è e che cosa vuole fare, non diffonde ne entusiasmo ne voglia di stupire, ci si domanda se sia di qualche utilità.

Sepoltura del proletariato

Landini forse dovrebbe andare in Cina per capire come si fanno a creare nuovi posti di lavoro, hai visto mai che gli venga l'uzzolo di fondare a Pechino una succursale della FIOM e fiaccare così la tigre cinese dall'interno, un piano diabolico. Non è per cattiveria che non si è comunisti, se neanche i cinesi lo sono più ci sarà pure un motivo, quelli non si muovono senza una buona ragione... ma poi se gli spieghi che non bastano i buoni sentimenti e l'orgoglio nazionale per tenere aperte le fabbriche passi per uno stronzo (oggi i comunisti, un tempo anarchici e casseurs, vagheggiano l'autarchia e fanno appello all'amor di patria, gli scherzi del destino).

domenica 9 novembre 2014

Pensiero n. 1019

Si potrebbe recriminare e lamentarsi per come va il mondo ostinandosi ad attribuirne i mali alla cattiveria, alla cupidigia o all'ignoranza in qualità di supremi vizi capitali, ma il sapere non ci redime e non ci dispensa comunque dal male, così come conoscere il bene non ci obbliga ad essere buoni. Tanto vasto e complesso è il mondo che a volergli fare la morale si finisce per tralasciarne un pezzo, escludendo per principio questo o quel aspetto con il risultato di venire colti di sorpresa quando addirittura di non riuscirselo a spiegare.

martedì 4 novembre 2014

The cobra maneuver

Oggi pensavo al declino dell'impero americano e di come a noi europei ci toccherà imparare il russo, e baciare le pile a Putin, per giunta (la vedo male per i froci). L'America ferita a morte non già dal comunismo ma a motivo dello stesso trionfo del capitalismo, il quale, come s'è visto, non necessariamente implica democrazia. La vedo male pure per la democrazia (e quel fesso predicava la fine della storia). Che il comunismo potesse pianificare il capitalismo invece nessuno l'aveva considerato. Altro che F35, i Su-35 ci appioppano, e al posto delle odiate basi americane un'allegra invasione di indipendentisti russi che reclamano la Puglia e San Nicola, santo patrono della Rus'. (intesi che il Su-35 è un signor aereo, che ci vogliono le palle per fare il cobra...). Chi è che ci aveva promesso la pace perpetua, la società aperta e multiculturale, il progresso infinito dell'umanità? Se non vi piacevano gli americani adesso vi beccate i russi (che almeno loro invadono a viso aperto, senza troppi giri di ideali).

lunedì 3 novembre 2014

Scadimento della qualità del credente

Perché si sta in vita? Non credo sia un dono del Signore. Se infatti la nostra vita appartiene a Dio, il quale ce la può togliere e donare a suo piacimento secondo il suo insondabile volere, non si capisce come invece ci possa appartenere il libero arbitrio se con la morte dobbiamo restituire pure quello, è un Dio da banco dei pegni. Non è che i non credenti non credono perché sono cattivi, al contrario, i non credenti sono così puri di cuore che non possono concepire un simile Dio. L'uomo che per primo vide il mare vi si buttò dentro e annegò, il secondo capì l'antifona per cui fu per lui strumento della provvidenza, ma con il primo come la mettiamo? Il non credente di nuovo si mette in agitazione: non sarebbe stato meglio metterlo in guardia, fornirgli un libretto d'istruzioni? Se si è davvero così buoni non si crea l'uomo per metterlo davanti a un rebus a rischio della sua stessa vita. Di paradosso in paradosso, si potrebbe continuare all'infinito. Suggerirei dunque ai cristiani a caccia di proseliti di fare leva su questa purezza di spirito del non credente, la quale certo esige una maggiore attenzione, però vuoi mettere la qualità, tanto poi per fare numero passa papa Francesco con la sua pesca a strascico e amen.

domenica 2 novembre 2014

La svolta cattiva

Sarà che sono diventato cinico oppure perché ne ho viste tante, sarà quel che sarà, ma è già da un po' di tempo a questa parte che mi ritrovo a giudicare il politico dai fatti concreti, fatti che, badate bene, non per forza di cose acquistano un valore superiore se sono rivolti al bene comune. Qui non si tratta di altruismo, si tratta di campare. Il bene comune mi sta a cuore solo nella misura in cui potrebbe portarmi un vantaggio, e non oltre. Per cui questo Matteo Renzi mi pare poca cosa nella misura in cui si mostra come ballista di prima categoria, sterile twitterista, sliderologo compulsivo, per il resto porto a casa i miei 80 euro e nel caso pure la mia quota TFR, non mi interessa altro. Facesse qualcosa per le pmi. Non mi interessa se è di destra o di sinistra, non mi interessa se è simpatico, non mi interessa se somiglia a Berlusconi, non mi interessa se spacca il PD, men che meno mi interessa se fa il bulletto con i sindacati (come se i sindacati si occupassero di me!). Lascio i marxismi alla critica dei topi, lascio il compagno Occhetto ai suoi cervellotici rimpianti ("uscire da sinistra dalla crisi del comunismo"?).

P.S. Niente, non si può fare, Bankitalia ha detto stop, la coperta è corta, quello che ti arriva di TFR ti viene tolto in pensione, sempre che ci arrivi e sempre che non ti tolgano pure quella (a voi ve la sto pagando, parassiti!).

Godwatching

Gli dei si allontanano, lontani i tempi in cui erano proprio lì, a portata di mano, sul Monte Olimpo o al massimo a qualche sfera celeste di distanza, oggi bastano cinque minuti passati su Focus, canale 56 del digitale terrestre, perché risulti evidente che fra noi e gli dei si spalancano distanze incommensurabili. Cosicché fa tenerezza esplorare la cosmologia di Bergoglio, l'universo spiegato ai bambini. E' la sudamericanizzazione dell'Europa, bellezza, e tu non puoi farci niente.

«Credo che l'Universo sia un'Evoluzione. Credo che l'Evoluzione vada verso lo Spirito. Credo che lo Spirito si compia in qualcosa di Personale. Credo che il Personale supremo sia il Cristo-Universale» (Teilhard de Chardin "In che modo io credo", 1934).

Grandissima rivoluzione (credere per credere, si può credere quel che si vuole, basta volerlo).

Andrea Sperelli

Ricordare che la libertà non è che la decisione di adeguarsi al destino più gradevole, di scegliere la costrizione più piacevole, perché è il principio di piacere che guida i giudizi attorno al senso del bene e del male, per cui una verità è buona non perché è tale ma perché al suo sostenitore piace più di qualsiasi altra. La scelta stessa, o la decisione, non è dunque libera ma vincolata al piacere che se ne ricava, il quale la domina e la precede nel suo sviluppo. Questa verità mi piace pur nascondendo nella coda qualcosa di spiacevole, non è detto che possa durare.

sabato 1 novembre 2014

Irrilevanza del pensiero in rivolta

"Pensiero in rivolta, dissidenza e spirito di scissione". Con un titolo e un sottotitolo così ci si sente per forza eroi nel vento, soli contro il resto del mondo secondo il noto adagio "ci sedemmo dalla parte del torto visto che gli altri posti erano già occupati", quasi a risentirsi della propria irrilevanza e quindi farne una bandiera... tesi: in un mondo dominato dal pensiero unico capitalista la realtà risulta intrasformabile proprio perché ogni dissidenza viene ridotta al silenzio dal potente apparato economico-finanziario (fine della storia imbalsamata nel trionfo senza fine del capitale). Per riaffermare la trasformabilità dell'esistente occorre quindi rimettere in moto la dialettica (fichitiana, hegeliana o marxiana che sia), cioè la volontà di contrastare il capitalismo in quanto male assoluto che uccide e mortifica la speranza nel futuro. L'azione del pensiero in rivolta deve contrastare il capitalismo fino a farlo crollare, dalle sue macerie nascerà una società più giusta improntata al rispetto dell'uomo e alla giusta frugalità, contrapposta alla brama di profitto infinito propria del capitalismo (un giorno ricorderemo i nostri eroi nei libri di storia ad imperitura memoria del loro azione devastatrice: viva la libertà!). Ingenuità disarmanti. Tutte le critiche che si possono rivolgere alle storture del capitalismo, critiche in larga parte anche condivisibili, non riescono ad annullarne comunque i benefici, fatta salva la possibilità più che concreta che il capitalismo vada a morire per questioni sue e completamente autonome rispetto a qualsiasi recriminazione tardo-marxista.

Acoltavo Cruciani in podcast, l'altra sera, ad un certo punto Mario Capanna se ne esce con questo concetto, riconducibile alla nota categoria idiomatica del "segreto di Pulcinella": "Non trova strano che in questo paese debba essere un filosofo non marxista come Emanuele Severino a ricordare che scopo essenziale del capitalismo è il profitto? Quindi le imprese o le multinazionali delocalizzano sulla base della loro esigenza di aumentare o meno il profitto; a loro, degli operai, che abbiano o non abbiano il lavoro non gliene impipa assolutamente niente, ragazzi, uscite dalla bolla mediatica!" (e Cruciani, quasi stupido: "certo, ma è assolutamente così..."). Non è merito di Severino indicare il profitto come la logica ultima del capitalismo, è evidente di per sé, come a dire che il fuoco brucia o che l'acqua bagna. Non è il pensiero marxista che può indicare i modi e i tempi di un eventuale declino del capitalismo, non più, nemmeno se corretto hegelianamente, come se per resuscitarlo occorresse dargli un cicchetto, fargli buttar giù un bicchierino di quello buono, la vitamina C. Mai provato a lavorare nelle pmi e pensare per una buona volta che fare profitto sarebbe cosa auspicabile anche dal dipendente in attesa di essere pagato? Dinamiche del lavoro troppo idealizzate possono condurre a conclusioni sballate, non è dentro Marx che va cercato il lavoro, sta nei laboratori tessili ossia nella prassi, sì, ma lavorativa.