domenica 31 gennaio 2016

A monte

Non ne faccio un mistero, anch'io penso che un bambino debba crescere con una mamma e con un papà, mi sembra l'opzione più naturale, e che la cultura lgbt, quando vissuta con troppa petulanza, sia un'ennesima forma di settarismo al pari delle conventicole cattoliche o dei circoli animalisti. Ma i casi sono molteplici. Piuttosto il mio problema è che considero l'essere venuto al mondo un fatto fondamentalmente negativo, di una violenza inaudita, e questo indipendentemente dal tipo di famiglia deputata alla procreazione. Essere chiamati in vita è un essere gettati in un gigantesco braccio della morte in attesa dell'esecuzione, il concepimento è il reato, la volontà il movente, a pagare è l'innocente. Quindi quando mi schiero dalla parte della modernità so già di fare violenza alle mie convinzioni, le quali, di fatto, non corrispondono a quelle delle due parti in causa. Ma se voglio fare un po' di intrattenimento devo pur scendere a patti con la realtà. Suggestionati dalla volontà di fare un figlio, i miei avviarono le pratiche per la mia venuta al mondo ed eccomi qua, la frittata è fatta.

sabato 30 gennaio 2016

Tutto maschio

Il declino della famiglia tradizionale è cominciato quando le donne hanno smesso di essere servizievoli, le femministe non sanno cucinare e se lo fanno è solo per autocompiacersi. Il compito ancestrale della donna è quello di nutrire, oggi in poche allattano al seno e se lo fanno è solo per postare le foto su Instagram. Le donne che hanno poco seno hanno il senso materno commisurato alla propria taglia. E diffidate dalle donne coi fianchi troppo stretti, hanno il grembo troppo piccolo per mettere al mondo dei figli sani, meglio le culone. Il divorzio, poi, è stata la rovina, io stesso, figlio di divorziati, sono cresciuto timido e insicuro, diverso sarebbe stato se avessi potuto specchiarmi in una famiglia sana, forte, unita per i figli, le coppiette di adesso non sanno che il vero amore è sacrificio. Mi cala il testosterone quando vedo una donna portare i pantaloni, e al Circo Massimo ne ho viste, nemmeno se ne rendono più conto, in jeans con le Converse, ma per favore... le vere donne portano le gonne. Sotto il ginocchio. Con le décolleté col tacco medio e le calze. Come la Binetti. Anche se la Binetti è già una donna troppo in carriera per i miei gusti, non ce la vedo a spignattare in cucina, che sarebbe poi il suo posto. Per una donna è indecoroso occuparsi di politica, perde in femminilità. Lascia stare la Boschi che è un caso a parte, la Meloni, piuttosto, il berciare da un palco non sarà mica cosa che si addice a una femmina, e poi tette giusto un filo (però bisogna dire che recupera sul girocoscia). Non sono un sessista, il sessismo è un'invenzione della dittatura del politicamente corretto, sono solo un vero maschio: uomini, abbiate il coraggio di ridiventare maschi, è l'unico modo per salvare l'occidente.

[In riferimento a un articolo di Gabriele di Luca apparso su Salto.bz, occorre specificare, se mai ve ne fosse bisogno, che il post è sostanzialmente una presa in giro dei luoghi comuni del pensiero tradizional-popolare]

mercoledì 27 gennaio 2016

Anche il materialismo è storico

Non sono un materialista ma non per questo sono un mistico o uno spiritualista, mi appoggio alle teorie di Mach e dell'empiriocentrismo. Che significa? Nulla di grave. Significa che i materialisti pongono come unica realtà ontologica una materia che in realtà non si mostra come dato immediato, l'unico dato che si offre immediatamente alla coscienza è la sensazione, la percezione del fenomeno, in poche parole, il dato empirico. Per noi empiriocentristi (o empiriocentrici, o eccentrici tout court) oggetto della fisica non sono tanto le leggi che regolano la materia ma piuttosto le leggi che regolano l'apparire dei fenomeni e il flusso delle sensazioni. Sembrerà una differenza da poco. Mach diede comunque il suo contributo alla scienza, si trattava solo di difendere una posizione più onesta là dove i materialisti si lasciavano invece troppo suggestionare dalla presenza ontologica di una materia che si presentava piuttosto come un segno convenzionale per indicare l'accadere dei fenomeni. Paradossalmente, l'esistenza della materia seguiva così le sorti della metafisica, la physis è infatti prima di tutto il regno del fenomeno, non della materia, questa è un "di più", un "voler aggiungere" in disaccordo con la nota legge di economia dei concetti (e degli enti). La suggestione della materia è dunque l'ultimo bastione della concretezza, ridurre la realtà a semplice flusso di sensazioni senza ulteriore fondamento è invece l'ultima conquista dell'instabilità. Da questo mio originario scetticismo discendono gli altri per conseguenza: anche il materialismo è storico (tendenza del momento, Weltanschauung, concezione del mondo in un particolare stadio della conoscenza, non verità assoluta).

Imbruttimento

C'è questo scontro in atto fa due idee di occidente, quella conservatrice, se così si può dire, e quella progressista. La prima però non si rende bene conto di coincidere nei suoi tratti fondamentali con quel medio oriente di cui intende essere l'antitesi, la seconda invece fa il suo lavoro inseguendo il mito del progresso. Io, personalmente, non sono nemmeno più un progressista, mi limito a prendere atto che non ci sono impedimenti al superamento del limite, non sono un bigotto, accetto i cambiamenti di costume senza enfasi né tragedie, lascio scorrere. E se l'occidente, per ipotesi, dovesse crepare, non sarà per volontà dei laicisti, qui le volontà centrano poco.

domenica 24 gennaio 2016

Par condicio, o della via di mezzo

Per contro, vi dirò, nemmeno rimango ammaliato da questi slogan sdolcinati sul tipo "Amore = famiglia" e cose del genere. Per carità, Mika è un bravissimo ragazzo e lo stesso si può dire di Tiziano Ferro, ma insomma, siamo dalle parti delle banalità da Baci Perugina, ci manca solo la citazione di Nietzsche, che in fatto di transvalutazione dei valori nessuno lo batte. Piuttosto pare che all'improvviso ci sia una corsa all'adozione dei figliastri, che all'improvviso sia pieno il mondo di coppie che si mollano perché papà si riscopre gay e mamma lesbica, è un'epidemia. Come sempre, i giornali gonfiano il caso mentre la realtà segue più modestamente il suo corso.

Banalità del bene

Oh, intendiamoci, pure io ci ho i cuginetti piccoli che mi fanno tanta tenerezza, mi scatta l'istinto paterno, non è questo il punto, il punto è che solo l'uomo privo di estro può fare della famiglia il suo principale argomento ideologico e di discussione, perché non può avere altro di cui vantarsi se non la sua presunta normalità. Nel "così fan tutti" l'uomo comune trae il suo diritto - il conformismo sociale che aspira a farsi diritto naturale -, niente di nuovo sotto il sole. Specchiarsi nell'immagine della propria famiglia traendone i segni della predilezione divina è una suggestione diffusa che però non indica necessariamente una maggiore comprensione del logos, non siamo mica hegeliani, vero? (e poi questa forma di esibizionismo familiare è anche un po' sconveniente).

sabato 23 gennaio 2016

Etsi deus daretur

E poi, riguardo a questa fantomatica "famiglia voluta da Dio", senza scomodare Feuerbach ma scomodando la metafisica dell'amore sessuale, ci sarebbe da notare che le pulsioni sono sempre le stesse, sia quelle che spingono la famiglia a procreare che quelle che spingono lo stupratore a violentare, dove si arresta quindi la mano di Dio e subentra lo zampino del Diavolo? "Dio provvede, dunque, a tutto il creato. Attraverso di esso beneficia e istruisce sovente anche servendosi dei demoni" (San Giovanni Damasceno). Per carità, di frasi fatte è piena la Chiesa e non stiamo qui a sindacare, ma pecca di superbia colui il quale crede di farsi tramite della volontà del Signore e per questo verrà punito (come sarebbe a dire "da chi?", da Dio!).

Cinetica dei valori

E che cos'è l'incivilimento se non un modo per dirottare l'istinto, la libido, la Volontà entro i binari del comportamento socialmente accettabile? Il punto è che questi comportamenti non ci sono dati una volta e per sempre ma si muovono con noi attraverso i secoli. Anche in questo momento si muovono nonostante sembrino immobili, tanto che se anche uno decidesse di puntare i piedi sarebbe tutto il terreno a muoversi con lui e non è detto che se ne renderebbe conto. Per esempio, tutte queste campagne in difesa della famiglia tradizionale: il senso della famiglia cambia, è già cambiato, un tempo non ci si faceva nemmeno scrupolo di rispettare le diversità. Le pulsioni, in fondo, sono sempre le stesse, le stesse che agitavano l'uomo della pietra, sono solo cambiante le loro proiezioni sociali, cioè le forme che devono assumere in società per essere considerate accettabili. Ci aveva visto giusto Schopenhauer, siamo agiti da forze che precedono la nostra volontà e che ci fanno credere di essere noi a volere. La civiltà è lo scafandro, l'armatura, dentro si agitano le stesse forze di sempre, le stesse che condividiamo con gli animali, solo che loro hanno la crosticina più sottile e la Volontà più esposta. Le convenzioni sociali sono per gli uomini le forze di attrito che rallentano l'adattamento. In sè non c'è nulla di giusto o di sbagliato, perché come abbiamo visto anche il giusto e lo sbagliato sono concetti che seguono la sensibilità del momento. Certo, il mio terrore ontologico per la nullificazione dell'essere mi spinge poi a credere che "non uccidere" e non cagionare nocumento siano le uniche regole auree da tenere ben salde nella generale trasmutazione di tutti i valori, ma purtroppo nemmeno questo dipende da me, essendo un argomento che non trova nessun vero appiglio se non in relazione alla mia personale sensibilità. Tutto si muove in superficie, le ragioni profonde restano le stesse.

giovedì 21 gennaio 2016

Non possumus

Non aderisco al family day perché anche la famiglia è samsara, cioè appartiene alla categoria delle tribolazioni, anzi, da un certo punto di vista è la madre di tutte le tribolazioni. Però di solito qui ti fregano facendo presente che se non ti fai una famiglia poi non avrai nessuno che ti cura. Allora tu di solito ribatti che in questo caso non si tratterebbe tanto di trovare moglie, quando di assumere un'infermiera, una badante professionale. Poi, lo sapete meglio di me, al limite io la moglie la voglio sottomessa, sennò non se ne fa niente. No, tutto inutile, non mi ci vedo proprio. Che poi mi toccherebbe uscire, presentato alle amiche come un'attrazione: "questo è il mio compagno!", che pare di essere tornati alle medie, ma per l'amor del cielo (giuro, ci ho provato, ma è prevalso il senso del ridicolo).

martedì 19 gennaio 2016

Senilità

Avevo intenzione di scrivere qualcosa che sarebbe passato alla storia ma ahimè il computer principale si è bloccato nel corso di una laboriosa operazione di aggiornamento di cui ancora non si intravede la fine, così abbiamo riattivato il vecchio computer, al quale va tutta la nostra riconoscenza. Comunque niente più post epocale, parleremo d'altro.

Per esempio, oggi ricorrono i sedici anni dalla morte di Craxi. Se penso a quanto tempo ho buttato a detestare Craxi. Ai miei occhi la principale colpa di Craxi, ancora più delle note vicende di Mani Pulite, fu senz'altro la sua arroganza, e ai tempi io ero ancora provvisto di abbastanza energia per detestare mezzo mondo. Così mi venne fin troppo facile rimpiazzare Craxi con Berlusconi, passaggio che non mi riuscì invece con Renzi causa sopraggiunta senescenza dei condotti biliari (l'arroganza di Renzi mi fa ridere). Insomma, con l'avanzare dell'età tutto mi diventa più lieve, nemmeno Grillo riesco a detestare con la determinazione di una volta, tutto si allenta, tipo l'elastico delle mutande.

(Nel frattempo l'aggiornamento sta ancora al 92%, è fermo lì da più di un'ora e non c'è verso di smuoverlo, né con le buone né con le cattive, che faccio, me la prendo con Bill Gates? Macché, mi è rimasta energia sufficiente per infilarmi a letto e spegnere la luce, capite come sto messo).

lunedì 18 gennaio 2016

«La filosofia è lo sforzo di resistere alla suggestione»

E poi non dobbiamo mai dimenticare che ci diamo troppa importanza, noi, con la nostra visione antropocentrica, come se davvero contassimo qualcosa al cospetto dell'enormità dell'universo. Questa mancanza di umiltà è una caratteristica endemica del genere umano e invece dovremmo tenere presente che siamo ancora troppo poco, quasi niente. Che siamo poco o niente non implicherebbe però una criminogena svalutazione dell'uomo - se sei poco o niente allora non vali più di un ciottolo trascinato dalla corrente, il che pure è vero -, tutt'altro, la ritrovata modestia diffonderebbe fra gli uomini un comune sentimento di compassione, di compartecipazione simpatetica, alla stregua del noto argomento schopenhaueriano. Ma inutile farsi illusioni. In balìa come siamo dei rush adrenalinici e degli squilibri dei livelli di serotonina, ci muoviamo nella realtà come allucinati, dilatando oltre misura le dimensioni dell'ego, eccitati, autosuggestionati, in perenne trip ormonale: vai a scovarla, tu, la vera natura delle cose.

(Titolo estrapolato da "Dialettica dell'Illuminismo", Horkheimer-Adorno, trattasi però di estrapolazione arbitraria, non più conforme al senso originale).

domenica 17 gennaio 2016

La carta costa

Dove si trova, se si trova, la linea di demarcazione tra il buono e il cattivo, tra il lecito e l'illecito? Se lo domanda Remo Bodei in "Limite". Niente di nuovo sul fronte occidentale: rimpianto per quella coscienza del limite che presumibilmente informava la civiltà classica, rampogna sui rischi di un progresso senza limiti, sensibilità ecologica, necessità di porre un freno all'azione dell'uomo. In buona sostanza la filosofia che tenta di ritrovare una sua funzione aspirando a ruolo di guida etica. Ora, piaccia o non piaccia, il limite è un concetto storico, così come quello di buono e cattivo, di lecito e illecito. Destino vuole che caratteristica saliente della modernità sia quella di considerare come "buono" e "lecito" il continuo superamento del limite, questo superamento si chiama progresso, innovazione, ecc. Concetti mutuati dall'attitudine scientifica che hanno trovato un ideale terreno di coltura nel sistema ad economia di mercato. E' lo spirito del tempo. Per tanto che si brighi o si faccia per tentare di porre un qualsiasi limite invalicabile, l'uomo moderno percepisce intimamente il fatto che la sua forza consiste proprio nel trovare il modo di travalicarlo, l'unico limite consiste nell'impossibilità oggettiva. Ma di nuovo, anche l'impossibilità oggettiva, per i moderni, è un concetto in divenire, così come le vigenti regole della civile convivenza. Per porre dei limiti occorrerebbe quindi informare la modernità che travalicare il limite è sostanzialmente "cattivo", "illecito", "sbagliato", il che equivarrebbe alla sua autonegazione. Dove si trova, dunque, la linea di demarcazione tra il buono e il cattivo, tra il lecito e l'illecito? In nessun luogo preciso, in un luogo in divenire, similmente a un confine fra stato e stato, che a più potrà sembrare immobile e invece si sposta nello spazio al ritmo della lenta deriva dei continenti e in sommo grado alla velocità della rivoluzione terrestre (anche i classici, così attenti alla "giusta misura" e così scrupolosi del limite si muovevano loro malgrado al ritmo dell'inesorabile deriva storica del mondo antico). Dunque il libro di Bodei? Tanta cellulosa per nulla (alla faccia della coscienza ecologica).

sabato 16 gennaio 2016

Un borghese piccolo piccolo

«Battersi per i gay non serve alla lotta di classe», dice il filosofo marxista Diego Fusaro, "Del resto, non si capisce perché un omosessuale disoccupato o precario dovrebbe lottare insieme (e sentirsi affratellato) con un omosessuale miliardario o broker finanziario”. Va bene, allora facciamo due distinte lotte di classe: una fra eterosessuali e omosessuali poveri, l'altra fra eterosessuali e omosessuali ricchi. Fa notare Luca Mastrantonio sul Corriere* che in fatto di stepchild adoption Carlo Marx era più ferrato del nostro filosofo marxista (l'originale è superiore alle copie): avuto un figlio dalla sua governante, Helene Demuth*, che dormiva nel suo studiolo, Marx per timore dello scandalo (scandalo invero tutto borghese) chiese al factotum Engels di attribuirsene la paternità. In seguito il figlio fu dato in adozione ad una terza famiglia, e solo alla morte Engels lasciò detto che Frederick Demuth era il figlio di Marx. Il Marx antiborghese che cade nella trappola della classica ipocrisia da borghesuccio piccolo piccolo.

Cosa penso dunque della stepchild adoption? Al netto del fatto che personalmente non metterei al mondo figli, alla fine la differenza non la fa il "come nasci", ma il "come cresci", e con questo depotenziamo anche tutto lo sfinimento ideologico che ammorba il dibattito sull'utero in affitto.

Il senso del possesso

Che poi, senza che ve lo dica, la conversione porterebbe degli indubbi benefici alla rieducazione sentimentale della recalcitrante e smarrita donna occidentale. Senza scomodare la popstar Houellebecq, possiamo citare il caso del nostro Adinolfi, o della servitù volontaria, "Sposati e sii sottomessa", scriveva Costanza Miriano ispirandosi alla Lettera agli Efesini. A ben vedere, tutto sommato, quel che serve lo abbiamo già in casa. Poi magari ti sposi la cugina morbida, così il patrimonio genetico viene salvato. Avresti tutto il tempo di esaminartela quando china sullo strofinaccio tira a lucido il parquet di casa, tanto è roba tua. Il senso del possesso che fu pre-sessantottino. E non è proprio questo smarrito senso del possesso che ci angoscia a noi maschi latini? Non ci si drizza più con tutte 'ste menate moderne (voi sapete che l'organo, per funzionare, non deve avere pensieri). Altro che poliamore e pansessualità, a noi ci piacciono le cose semplici, la donna che lava i piatti e che all'occorrenza si concede tutta, fronte e retro, senza grilli per la testa. Provate, donne, magari vi piace, e vedrete che tutti i dubbi e gli smarrimenti si volatilizzeranno in un zic, perché in fondo siamo stati programmati per questo: io Tarzan, tu Jane. (oh, a questo condizioni pure io troverei moglie).

venerdì 15 gennaio 2016

De divina improportione

E' risaputo che la scienza non implica necessariamente l'ateismo, alcuni appassionati naturalisti (amanti delle scienze naturali) pensano che la stessa perfezione matematica del creato implichi l'esistenza di dio (e qui e d'obbligo citare la "sezione aurea", o "proporzione divina"). Einstein stesso se la prese una volta con gli atei "militanti" perché a suo dire la loro battaglia contro le religioni li distoglieva dall'ascolto della "musica delle sfere". Siamo qui alla distinzione fra teismo e deismo, il primo esprime la concezione tipica dei monoteismi, il dio che interviene nel mondo attraverso la provvidenza e si preoccupa di giudicare gli uomini dopo la morte premiandoli con il paradiso o punendoli con l'inferno, il secondo che riconosce la presenza di dio nella perfezione stessa del creato. Il dio deista non si occupa delle vicende umane, non si preoccupa di giudicare, non è antropomorfo, ricalca più o meno le caratteristiche degli dei epicurei, quegli dei che non si occupano degli uomini a motivo della loro suprema beatitudine, quando non del deus sive natura spinoziano. E noi moderni, in cosa crediamo? Per ogni tempo la sua fede. Noi moderni abbiamo fede nell'evidenza del divenire, cioè crediamo che nulla sia eterno, nemmeno la materia, la quale, prima o poi, tornerà da dove è venuta. Largo dunque alla nuova cosmogonia del Big Bang, dell'universo scaturito non si sa bene come e perché da una minuscola singolarità. E' questa, dunque, la verità? E' un'ipotesi, la quale, per essere sostenuta, deve introdurre il concetto di "singolarità", cioè di una sospensione del naturale corso delle leggi naturali gravida di implicazioni e di paradossi. E siamo da capo. Non c'è nulla, allora, che possa dimostrare incontrovertibilmente l'esistenza o meno di dio, siamo dunque destinati a brancolare nel buio? Come diceva il Nietzsche in un momento di rara lucidità, gli uomini applicano perlopiù la regola del "qualsiasi spiegazione è meglio di nessuna spiegazione", e occorre constatare che questa massima non solo inerisce alla spiegazione deista e a quella teista, ma, ahimè, pure a quella ateista: uomo, sei infine destinato a non sapere, la più grave fra le condanne, la madre di tutti i tuoi problemi. A meno che...

martedì 12 gennaio 2016

Eine heikle Aufgabe

C'entra poco la fede, c'entra più una predilezione estetica, e perché no, una rinnovata certezza del proprio ruolo nella società a spingere cattolici e non a convertirsi all'islam, perché il cristianesimo si è arreso alla modernità, dicono, dove per modernità si intende la progressiva e inesorabile erosione degli immutabili. E allora la modernità cos'ha da dire a questi individui? Nulla, nessun dialogo è possibile. Volenti o nolenti, lo scontro è inevitabile, a voglia di ricucire. La società aperta si scontra con la società chiusa, il sogno postmoderno della società multiculturale, ancora una volta, svanisce nel nulla, entrambe le posizioni aspirano a invadere il campo dell'altro: chi vincerà? Voi sapete che non sono necessariamente ottimista riguardo le possibilità di vittoria della modernità, e come sempre lascio a voi, che certamente siete più ottimisti di me, il compito di essere fiduciosi per il futuro: fatene buon uso.

(Non basterà a convincerli la modernità con tutta la sua affabulazione scientifica, per loro è un semplice mezzo, non un fine, inventatevi qualcos'altro).

Parti lese/2

Per quel che ne sappiamo e allo stato attuale delle cose, la Signora Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto, ha mantenuto una condotta irreprensibile, anzi, pare abbia perfino respinto il tentativo di estorsione. Però c'è un però. Secondo il pm ''se da una parte non appare allo stato indagata assumendo peraltro la veste di persona offesa rispetto al reato di tentata estorsione, ha tuttavia tenuto una condotta poco lineare e sicuramente da approfondire''*. E approfondiamo. Senonché la vera questione si gioca sul piano politico, c'è di mezzo la verginità del movimento, e allora, seppur la Rosa appare immacolata, il solo sospetto è bastevole per suggerire il convento alla poveretta. Si muovono i pezzi da novanta, i padroni del vapore nonché la buoncostume, cioè il signor Saviano in persona, al quale basta un battito di ciglia a New York per far cadere una giunta in Campania. Per la Signora Rosa la vedo dura.

lunedì 11 gennaio 2016

Trappola per topi

Pensavo alla morte, tanto per cambiare, su come i trapassati si siano già sgravati dell'incombenza e a noi passino idealmente il testimone, è come quel gioco della bomba che passa di mano in mano, solo che qui, per tanto che ti dai da fare per scansarla, stai sicuro che prima o poi ti tocca. Sapeste come sono contento di trovarmi in questo imbroglio, potete immaginare.

domenica 10 gennaio 2016

Contro l'entusiasmo

Non ho letto nulla di Isaiah Berlin, non lo conosco, ma quel trafiletto* che mi è capitato sott'occhio su Twitter esprime una verità che non può che trovarmi d'accordo: giovani, non siate entusiasti ("Un messaggio al ventunesimo secolo", Adelphi*). Ovviamente impossibile privare dell'entusiasmo i giovani, alla loro età è fisiologico (per esempio il mio entusiasmo, da giovane, era tutto rivolto alla depressione). Ma noi vecchi saggi lo sappiamo bene che l'entusiasmo appartiene alla famiglia delle suggestioni, soprattutto se abbinato, come pare notare il Berlin, a quell'anelito alla purezza che sfocia nell'ossessione e quindi, eventualmente, nel fanatismo. Per dirla come il mio amico Schopenhauer, i giovani hanno entusiasmo perché la natura deve per forza di cose ingannarli se vuole continuare a perpetuare ostinatamente la vita, e ci riferiamo qui a quel particolare forma di entusiasmo che si chiama "amore". Per cui, tirando le somme, questa grande verità risulta evidente solo dopo la quarantina, ma sarebbe comunque inutile cercare di propagandarla, non verrebbe capita.

Parti lese

Per quanto riguarda il presunto fattaccio di Quarto, invece, sento potente in me il richiamo del lato oscuro della forza, la tentazione di restituire pan per focaccia ai quegli stronzi manettari dei grillini, ma non lo farò. E' la camuorra che tiene uno stomaco di ferro, il grillino, in sè, è nu buono guaglione, parte lesa. Io, all'alba dei tempi, già mi feci un'idea del movimento a cinque stelle, e cioè che fosse una forma di leghismo di sinistra, e si sa che il leghismo, pure lui, ha avuto le sue vicissitudini e quindi tutto normale. Certo la politica ha le sue regole e già il coltello viene rigirato nella piaga nel tentativo di farne uno squarcio, ma insomma, il potere corrompe e l'importante sono i princìpi ispiratori. Chiudo qui perché mi viene da ridere.

sabato 9 gennaio 2016

Cause perse

Si era detto che i tedeschi sono senza misura, che devono sempre esagerare in un senso o nell'altro, ebbene, così come non era oggettivamente possibile accogliere tutti, così oggi inutile fare di tutta l'erba un fascio (ricorderete gli eccessi di zelo, la fila di macchine oltre confine, quella specie di Uber o di Airbnb, ma umanitario). La verità non sta mai nella realtà semplificata dalle campagne mediatiche o nelle occasionali vampate di isteria che infiammano il popolone, la verità è che c'è profugo e profugo (migrante e migrante), il benintenzionato come il malintenzionato, il gran lavoratore come il gran palpeggiatore. Ma insomma, che cercate nei profughi, l'occasione per sentirvi più buoni, per riscattarvi e lenire i sensi di colpa? Già la parola "migrante" contiene la sua buona dose di ipocrisia, che paiono stormi di beccacce minacciati dall'apertura della stagione venatoria ("emigrante" non sta bene, troppo vintage, ricorda le valigie di cartone e le quarantene ad Ellis Island). Sarebbe meglio non farsi abbacinare dai grandi ideali, garantirebbe più equilibrio, più obiettività.

Nota a margine

Sentiamo un po' questo Finkielkraut, mi dico, sentiamo un po' cosa ha da dirci: "Liberiamo le periferie dai jihadisti assassini o sarà guerra civile". Cazzo, ci voleva il filosofo. Cavaliere della Legion d'onore, membro dell''Académie française, Finkielkraut fa il paio con la buonanima del Glucksmann. Chiamarli filosofi è un'enormità, io direi più opinionisti da bistrot. Se non fosse che gli intellettuali francesi si sanno vendere bene, che del loro status hanno fatto un marchio, come il Camembert, di loro rimarrebbe ben poco. Voglio dire, a queste condizioni un nostro Ferrara vale un Finkielkraut e un Cerasa vale un Glucksmann (sia detto a demerito dei francesi).

giovedì 7 gennaio 2016

Come si ridiventa una nazione

Ve lo ricordate? Il terrone violento, il terrone bestia, quello che viene a rubarci le figlie, qui non si affitta ai meridionali, i meridionali ci portano la mafia. Ecco, proiettate la questione su scala globale e avrete una storia che si ripete ma con interpreti diversi, un classico. Come abbiamo sconfitto la diffidenza verso i meridionali? Facendo fronte comune contro una minaccia comune, contro un meridione ancora più meridione del nostro. E' così che si ridiventa una nazione. In fondo cosa fa Salvini? Aizza i "terroni" di ieri contro i "terroni" di oggi, e quelli ben volentieri si prestano, non gli par vero di sentirsi promossi da vittime a carnefici, riabilitati, abili e arruolati, restituiti alla dignità. Questi sono gli uomini.

martedì 5 gennaio 2016

Eudemonologia

Non è per tutti la via orientale alla serenità, l'occidentale, che in questo caso è un po' facilone, di solito reagisce alla tristezza rilanciando, desiderando ancora di più, sempre più intensamente. E' roba da cocainomani, da catafratti, da priapisti. La via orientale è adatta a gente come me, depressa già all'origine, cui la continua reiterazione del desiderio finisce solo per cagionare noia, spossatezza, desolazione. A me annoia tutto, per costituzione, ho bisogno di piaceri più sottili perché l'organismo rilasci le sue endorfine. Quando leggo del Buddha, il risvegliato, che preso dall'entusiasmo - un entusiasmo invero tutto orientale - aveva inteso di rivolgersi all'intera umanità, be', dico: fiducioso il nostro! (ma essendo noi, al confronto, tutt'al più illuminati dal tremolante chiarore di lumicini cimiteriali, non possiamo intendere, non possiamo comprendere). Per esempio è un peccato che io non sia portato per la matematica, i problemi fondamentali della fisica mi affascinano, ma senza numeri è come parlare del mare senza mai avervi messo piede. Certo mi resta la filosofia, che se non altro ha il merito di non venirmi mai a noia talmente è vasta e disposta a strati, come le torte nuziali, che fuori hanno la glassa e dentro il pan di spagna inzuppato nell'alchermes. Bon appétit.

lunedì 4 gennaio 2016

Vedo la gente tesa

Allora, scendiamo sulla terra e ritorniamo a inzuppare le mani nel samsara, che non è una salsina giapponese. Il Cobra, il bestemmiatore di Capodanno, quel ragazzo di Taranto che suona il rock & roll, l'amante degli animali. Ma pure il crollo delle borse, il lunedì nero, io stesso che non so se troverò la ditta al ritorno dalle ferie. Lasciar scorrere, lasciar accadere, non ho più la forza, non se ne viene a capo. E poi ancora, al festival di Sanremo arriva Virginia Raffaele, proprio nel giorno in cui si materializza un tizio nudo in Vaticano. C'è poi la crisi arabo-iraniana, quella turco-russa, il derby della lanterna. Fa tutto parte di una strategia della tensione, in primo luogo la mia. Tutta questa improvvisa efflorescenza di blasfemia... Anubi, il dio cane, il Signore degli Occidentali, cioè dei morenti, dei dileguanti, dei trapassanti, aveva il suo tempio a Cinopoli (da non confondersi con Paperopoli). Notate come tutto torna? Il cane, la bestemmia, il maiale animale impuro? Se non lo notate siete proprio dei grulli, e che cazzo.

Kantiana

Kant, invece, non ci dà le stesse soddisfazioni di Hegel in termini di riverbero politico del suo pensiero (anche se nel Zum ewigen Frieden* delinea grosso modo la cornice in cui si muovono i moderni stati occidentali). Il Kant liquidato sbrigativamente come illuminista, come ispiratore di quel formalismo logico tanto inviso ai dialettici e ai continentali. Quella di Kant è principalmente una gnoseologia, cioè un determinare i confini esatti della ragione, una ragione che si interroga su ciò che può legittimamente conoscere, ecc. Per Kant la ragione non può travalicare i confini dell'esperienza, ogni metafisica è impossibile oppure è sogno o fantasia, il mondo che sta oltre l'esperienza è inaccessibile. E qui si potrebbe dire, parafrasando Wittgenstein, che su ciò che non possiamo vedere, si deve tacere. Ma non è completamente muto questo mondo oltre il mondo, di lui sappiamo che è cosa in sé, cioè cosa chiusa in sé. La coscienza dà infatti una forma alla realtà attraverso schemi universali "a priori", cioè che vengono prima dell'esperienza, la quale esprime sempre e solo una conoscenza "a posteriori". Ciò che è universale è il modo in cui facciamo esperienza del mondo (spazio e tempo, per esempio, sono forme a priori e immediate della conoscenza, non derivano dall'esperienza perché ne costituiscono i presupposti). Tutto molto sottile, il soggetto produce il mondo e non viceversa, ma lo produce seguendo sempre lo stesso schema (spazio, tempo, coscienza degli enti, ecc.). Ora, agli atei, di Kant, interessa solitamente il discorso della distruzione della metafisica, ma non crediate che Kant fosse ateo. In una prefazione alla Critica della ragion pura scrisse che aveva dovuto annullare la conoscenza per fare posto alla fede. Questa conoscenza non era altro che la metafisica. Annullando la pretesa della metafisica di accedere a Dio attraverso la ragione, Kant aprì la sconfinata prateria della conoscenza di Dio attraverso l'atto di fede, rendendolo di fatto immune a qualsiasi obiezione razionale. In cauda venenum, il veleno è nella coda e Dio al riparo nel suo fortino inespugnabile. Fine della questione.

domenica 3 gennaio 2016

Nichilisti

Non crediate questa volta di cavarvela a buon mercato, che tanto sono questioni loro e possiamo starcene tranquilli a prenderci il te coi biscottini mentre quelli si agitano e assaltano ambasciate, no, perché voi non avete idea della pressione che esercitiamo su quelle culture, noi, con il nostro Dio Denaro, il Capitale contro le povere religioni del libro minacciate di estinzione. Perché le religioni, in fondo, sono l'ultimo baluardo contro il definitivo trionfo del capitalismo americano e del pensiero unico occidentale. Le religioni, capito? Che se non altro hanno alla base l'ethos. Poi lascia stare tutti discorsi sulla presunta supremazia di questa o di quella confessione rispetto all'altra, sta di fatto che è l'atteggiamento religioso che si pensa superiore a quello ateo/nichilista: "non credono in niente, poveretti". In ballo c'è la vecchia questione del "se Dio non esiste, allora tutto è permesso", anche se non saprei dirvi se mi fido di più di un uomo che non uccide perché glielo ha detto il suo Dio o perché semplicemente è una cosa che gli fa orrore, probabilmente più del secondo, ma trovandomi nell'eventualità andrebbe benone anche il primo (comunque sempre di fidarsi si tratta). Concludendo, io dico che il nostro procedere da nichilisti (o da atei, scettici o agnostici che dir si voglia), sarà pure un sottoprodotto della lavorazione del capitalismo (io dico più "della tecnica"), ma non mi pare sia così poi da disprezzare: è così terribile fare affidamento solo su se stessi? (in quanto uomini di fronte al destino, dico, non nel senso di partire per un'isola deserta).

venerdì 1 gennaio 2016

«La mente viene prima»

Stavo cominciando a portarmi avanti con la grande sapienza orientale, perché ho messo in conto che già da quest'anno mi servirà parecchio distacco dalle cose del mondo per resistere all'urto della vita, quando ho incrociato questo pensiero luminoso del Buddha, il risvegliato: «La mente determina le condizioni della vita. La mente viene prima. Dà forma alle condizioni esterne. Se qualcuno parla e agisce con mente impura, la sofferenza lo segue come la ruota del carro segue i buoi» (in realtà non è il Buddha a dirlo, dev'essere scritto in uno di quei libri impronunciabili che finiscono per "-pada", "-tara" o per "-sutra"). Anche lo stoicismo, che del pensiero orientale è debitore, usa la metafora del cane legato al carro per illustrare il rapporto che sussiste fra l'uomo e il suo destino. Che "la mente viene prima" mi trova da sempre d'accordo. Non solo, dunque, "il carattere di un uomo è il suo destino", ma ognuno è il suo proprio conflitto, il quale dà forma a ciò che pensa e che vive. E qui c'è un'altra cosa interessante da dire, e cioè che per quell'altro genere di "risvegliati" che sono i marxisti, il problema è inverso. Non si tratta di cambiare la mente per cambiare la realtà, ma di cambiare la realtà per cambiare le coscienze, illudendosi così di risolvere i conflitti (ma il conflitto è interiore e irriducibile, non basta liberare l'uomo dal bisogno materiale quando il bisogno è prima di tutto psichico e immateriale). I marxisti, insomma, fanno dell'utopia il loro feticcio e così si lasciano avvolgere dalle suggestioni e dai sentimentalismi. Personalmente ho sempre pensato invece che il lavoro su se stessi sia prioritario, che se uno pensa male, già si mette nelle condizioni di fare disastri. Buon anno.