venerdì 31 luglio 2015

Tutto è perduto

Ho 42 anni, la pressione alta nonostante la cura e adesso mi hanno pure trovato il colesterolo cattivo, familiarmente sono pure predisposto, ogni minuto che passa è quello buono per il colpetto, ma ti pare che mi vado a mettere con Grillo che solo a vederlo in faccia mi sale la sistolica di dieci atmosfere? Non me li vedo Grillo e Di Battista disinnescare la disoccupazione giovanile con le loro menate antimperialiste, eppure in questo sciagurato paese rappresentano la prima alternitiva al "sola". Siamo messi male, qui finisce che l'alternativa liberale è Razzi.

Lode al profitto

Dice il saggio che ciascuno di noi è come un filtro attraverso cui viene setacciata la realtà, se il filtro ha un problema, di conseguenza anche la realtà ha un problema. Che poi esista una realtà oggettiva al di fuori di ogni dimensione soggettiva, be', pure questo è problema attinente alla forma del setaccio. Per fare un solo esempio: ci si azzuffa ancora sul capitalismo e l'anticapitalismo, ciascuno più o meno convinto dei propri argomenti, ciascuno convinto in cuor suo che possa obiettivamente esistere il concetto definitivo che possa zittire una volta per tutte l'avversario. Senonché in ciascuno di noi agisce il dáimōn che lo fa essere quel che è, ed è dentro la stessa dimensione soggettiva che si esprime ogni richiesta di maggiore obiettività. Il problema è di natura psichica: c'è chi per disposizione d'animo non riesce a sopportare la schiavitù del capitale e chi, all'opposto, considera vera ingiustizia l'uguaglianza forzata, questa è la vera dialettica. E' questo un discorso dell'indifferenza, del disinteresse e dell'impassibilità di fronte alle ingiustizie? No, dico solo che ciascuna posizione trae giovamento dall'essere in opposizione con l'altra, che così come è ingiusto schiavizzare bambini per cucire scarpe e palloni da football, per contro è ingiusto ritenere il profitto come fonte di ogni male, che pure il prelievo fiscale destinato alle grandi opere avrà pur bisogno di un reddito vivo dal quale attingere: non si fa molta strada a campare di elemosina, si campa di profitto (il profitto conviene a tutti).

mercoledì 29 luglio 2015

L'eroe dei due mondi

Vi dirò, converrebbe a Varoufakis essere processato per alto tradimento, e a maggior ragione se fosse condannato, la condanna ne farebbe un eroe gramsciano, di quelli che piacciono a Fusaro. Posto che mi sfuggono le ragioni dell'iniziativa (ma tutto ci sfugge quando si parla di greci), un Varoufakis martire della Troika è proprio quello che ci vorrebbe per eccitare l'immaginazione dei compagni antagonisti. In aggiunta, parlate loro di Verdini e del biliardino di Renzi, li farete uscire pazzi, li caricherete di nobile indignazione come soldatini a molla pronti a sfidare il mondo a colpi di retweet delle vignette di Vauro, prosit.

P.S. Aggiungeteci pure Azzollini.

martedì 28 luglio 2015

No podemos

Il mercato globale, il tecno-capitalismo, l'assetto economico mondiale o come diavolo volete chiamarlo, ormai chiede ed esige talmente tanto in termini di efficienza e competenze acquisite che è naturale che in molti tentino la fuga dalla realtà e si mettano ad inseguire modelli più sostenibili, per se stessi innanzitutto. Questo diffuso sentimento di inadeguatezza si traduce più o meno esattamente nell'anticapitalismo attuale, nell'avversione verso i perfidi tedeschi, nella simpatia per gli sconfitti, nell'adesione a tutti i "podemos" del mondo. Il sentimento di inadeguatezza ha una sua forza dirompente, si ricollega all'istinto stesso di sopravvivenza e per questo scatena reazioni rabbiose, come al gatto a cui tirino la coda o al cane a cui sfilino la ciotola da sotto il naso: come farò a sopravvivere? Chi mi pagherà la pensione? Queste paure sono anche le mie. Solo che se ti lasci guidare troppo dalle tue paure, sentimento ed emotività finiranno per prevalere sul senso della realtà, cosicché della Grecia, per esempio, finirai per vedere solo lo stato di bisogno e la pena che fanno i pensionati in fila sotto il sole, e nessuno vorrà comprendere invece che uno stato avrà pur bisogno di una sua coerenza contabile e finanziaria per aspirare al bene comune e che non può pretendere di tirare avanti a forza di prestiti a fondo perduto. Anche gli italiani si stanno arrendendo alla loro inadeguatezza, non vogliono nemmeno prendersi la briga di provarci, abbondano invece le lamentazioni e le fughe dalla realtà, tagliandosi i ponti alle spalle e sognando autarchie e indipendenze sovrane in cui a tutti sia garantita gratuità universale e reddito di cittadinanza: è una brutta china che non promette niente di buono. (questo breve scritto è dedicato a un amico intellettuale attualmente prestato alla plastica, sostanza per giunta fra le meno politicamente corrette, ma almeno lui ci prova).

lunedì 27 luglio 2015

Broken Coliseum Theory


Nel 1969, presso l'Università di Stanford (USA), il professor Philip Zimbardo condusse un esperimento di psicologia sociale. Egli abbandonò in strada due Colossei identici, stessa marca, stesso modello, stesso colore, uno nel Bronx, noto quartiere di malaffare, l'altro a Zurigo. Ebbene, ciò che accadde fu che il Colosseo abbandonato nel Bronx fu smantellato in poche ore per farne dei frisbee, mentre quello di Zurigo, al contrario, venne ricostruito da capo a piedi e riadattato ad Arena di Verona. Questo cosa dimostra? Che degrado attira degrado, che in un contesto di abbandono e di scarso interesse per la cosa pubblica le persone si sentiranno come giustificate a compiere atti di vandalismo e in breve tempo tutto precipiterà nel caos. Invitiamo dunque l'amministrazione Marino a ricostruire i Fori e l'Anfiteatro Flavio per ragioni di decoro urbano propedeutico al rigore umano, a Roma ci vorrebbe un Rudolph Giuliani che ripari le finestre rotte del Colosseo.

domenica 26 luglio 2015

Indolenza

Sono in vacanza, non ho voglia di scrivere, sto leggendo Musil e Svevo, mi rilasso. E' da un pezzo che non sento più la necessità di appartenere a una parrocchia, che sia di destra o di sinistra, progressista o conservatrice, socialista o liberale, con gli anni tutto s'allenta, o quasi (che i desideri non invecchiano quasi mai con l'età). Assecondare la deriva del proprio essere, questo il massimo del lusso, magari in piacevole compagnia. Così che nessuno possa accusarti di apostasia, di alto tradimento verso questo o quell'ideale. La fatica che devono fare certi intellettuali engagé, che ad ogni intoppo o imprevisto della storia si trovano costretti a ricostruire le mura del loro fortino e a testarne di continuo resistenza e impenetrabilità. Vi è una tale sovrabbondanza di argomenti nella realtà che risulta poi difficile trattenerli in un'unica e organica visione, come di chi tenta di trattenere in grembo i frutti di un albero troppo grande e finisce inevitabilmente per sparpagliarli lungo la strada. Ma già uno sbadiglio m'avverte che ho profuso fin troppe energie, per cui buonanotte.

La nascita della commedia dal problema delle coperture

E chi non è d'accordo sulla razionalizzazione della spesa pubblica? Solo che a forza di ritocchini, di taglia di qui e rattoppa di là, di complementi, postille e supplementi, finisce che il bilancio pubblico assomiglia a uno di quei disastri della chirurgia estetica di cui sono piene le cronache. E vada per il ritocchino. Poi, chiaramente, bisogna passarlo per la smerigliatura, incastonarlo nella narrazione, magnificarne i pregi in società, sennò, a che serve? Il fatto è che non ci fidiamo. Ti puoi fidare del terribile Schäuble, ma come fai a fidarti dei proteiformi italiani? Con gli italiani devi sempre fare uno sforzo suppletivo e non considerare tanto l'atto in sé quanto le sue componenti puramente esornative, con relativo incremento del dispendio energetico e decremento dell'efficienza generale. Questi siamo.

giovedì 23 luglio 2015

L'epoca senza qualità

Giacevano già da qualche tempo, irrisolte, questioni della massima importanza riguardanti i destini della nazione. Per la verità qualcosa era stato fatto ma sempre frettolosamente e senza seguire un piano preciso, incalzati dall'urgenza e sotto il ricatto dell'improrogabilità. Un partito nuovo ma per la verità un po' decrepito, nato dall'ineluttabile collisione fra tradizione comunista e cattolico-sociale, se la doveva vedere con un movimento anti-sistema nato su internet per l'iniziativa di un comico genovese, il quale attendeva ormai solo il momento più propizio per incassare il frutto di certe sue roboanti filippiche contro le banche e il nuovo ordine mondiale. Era tutta una gara ad essere i più nuovi, con un terzo incomodo a far da collettore di frustrazioni da riversare preferibilmente su rom e negri africani (esclusi i terroni ma per mero calcolo elettorale). Isoterme e isobare non si comportavano a dovere, si preparava un temporale. Il leader del partito nuovo, oramai vittima della sua stessa inconsistenza, già mostrava evidenti segni di logoramento, la pancia della nazione lo incalzava facendo leva sul diritto dei suoi borborigmi. 

[continua; ma se non interessa possiamo sempre descrivere un altro paese]

martedì 21 luglio 2015

Un problema di lubrificazione

Volevo leggere ma non ho l'audacia di accendere la luce, volevo scrivere ma non posso poggiare i gomiti sulla scrivania, troppo calda. Ho avuto testè un problema di lubrificazione, al motorino del ventilatore (che avevate capito?), e adesso ho la stanza che sa di Svitol. Capirai, con tutta l'aria che gira, dovrò aspettare a settembre prima che se ne vada via l'odore. Nel frattempo i tedeschi continuano ad essere degli stronzi e i Greci tutti filosofi, tranne gli armatori cattivi che hanno votato "nai". Banausia, disprezzo per il lavoro che è sempre servile, dovrò chiedere al filosofo marxista a chi toccherà il compito, una volta abbattuto il capitalismo, di pulire il cesso al pensatore, probabilmente un filippino. Saluti.

domenica 19 luglio 2015

Coazione al caos

Il guaio qual è? Che c'è un'evidente discrepanza fra la durata di un mandato regionale e la velocità del cambiamento a livello nazionale, sono troppi cinque anni per un governatore di regione, in cinque anni a Roma fanno in tempo ad insediare due governi tecnici e tre politici, e se un governatore per una qualsiasi ragione passa di moda e finisce per essere d'impiccio, come si fa? Bisogna inventarsi qualcosa. Ora, non voglio dire che l'incidente se lo siano inventato di sana pianta, però la frase non si trova, e che tutto sia venuto fuori proprio alla vigilia di un certo anniversario non fa che aumentare i sospetti... ma no, non ci voglio pensare. Ma ammettendo pure che la frase esista, obiettivamente, perché mai Crocetta dovrebbe dimettersi? Si fossero inventati qualcosa d'altro, che so, uno scandalo sessuale. Come al solito, l'è tutto un pasticcio, cosicché si finisce per essere tentati dal prendere le difese del poveretto indipendentemente dai demeriti acquisiti sul campo, impossibile in Italia fare la cosa giusta.

Caitlyn Jenner andrebbe chiamata Bruce


L'amico Fusaro si sta costruendo il suo personaggio, quello del filosofo dissidente e perseguitato dal pensiero unico imperialista. Prendiamo per esempio questa pillola no-gender:


Amici gay (ma soprattutto trans, travesti ed altre creature della notte), la notizia è che per Aristotele ed Hegel esistono in natura solo uomini e donne, tertium non datur, il che significa che in quanto trans e travesti voi probabilmente non esistete nella realtà. In sostanza Caitlyn Jenner andrebbe chiamata Bruce, anche a costo di farla piangere, lo si fa per amor di verità, niente di personale (metodo Merkel). Senonché sta di fatto che tutto ciò che si manifesta esiste, con buona pace di Aristotele ed Hegel. Poi possiamo discutere all'infinito sulle implicazioni del caso, ma la realtà ci mette di fronte al fatto che in termini di sessualità esiste un'infinita varietà di modulazioni e che attualmente un certo tipo di società occidentale permette loro di esprimersi, non ci si sorprenda se questa possibilità viene scambiata per libertà.

La giustizia al tempo dello storytelling

Esibire la cattura del malvivente come evento di carattere eccezionale, come per tentare di indirizzare su di sé la gratitudine del popolo, riconoscente per il lavoro speciale svolto sul caso di maggior richiamo, il tutto condito dall'hastag #Statopiùforte. Se tu, italiano, vuoi ottenere vera giustizia, spera dunque di toccare le corde giuste, così che il grido di dolore che si leva dal popolo arrivi incorrotto all'orecchio del Ministro, il quale sarà ben lieto di annunciare personalmente la soluzione del caso e il conseguente irrobustimento dello Stato. Amen.

sabato 18 luglio 2015

Elias Canetti, "Massa e Potere", Biblioteca Adelphi 116, pagg. 227-228

Ogni tanto occorre resettarsi, quando il discorso si è fatto complesso e troppo è stato detto è salutare ritornare alla semplicità del concetto. 

«Il problema della giustizia è antico quanto quello della ripartizione. Ogni qual volta gli uomini sono andati a caccia insieme, si è giunti dopo a una ripartizione. Nella muta erano stati una cosa sola, nella ripartizione dovevano separarsi. Non si è mai sviluppato fra gli uomini uno stomaco collettivo che consentisse a un certo numero di loro di mangiare come una sola creatura. Nella comunione essi hanno dato forma a un rito che s'avvicina al massimo all'immagine dello stomaco collettivo. [...] La giustizia sostiene che ciascuno debba aver da mangiare. Essa prevede però anche che ciascuno contribuisca nella propria misura per ottenere tale nutrimento. La schiacciante maggioranza degli uomini è impegnata nella produzione di beni di ogni tipo. Qualcosa è fallito nella loro ripartizione. E' questo il contenuto del socialismo, ridotto nella sua forma più semplice».

E questa la teniamo da parte quando si tornerà a parlare di perfidia germanica, soprattutto in quel "essa prevede però anche che ciascuno contribuisca nella propria misura per ottenere tale nutrimento".

«Ogniqualvolta, nel mondo moderno, si discute delle modalità di ripartizione dei beni, i seguaci e gli avversari del socialismo sono concordi nella premessa del problema: la produzione. Da ambedue le parti del conflitto ideologico che ha diviso la terra in due metà, di forza oggi quasi pari, la produzione è incrementata e sollecitata. Si produca per vendere, o si produca per ripartire i beni, il processo di tale produzione in se stesso non soltanto non è leso da alcuna delle due parti, ma addirittura è venerato; e non si esagera quando si afferma che esso, agli occhi della maggior parte, ha oggi qualcosa di sacro». 

Ecco, oggi invece il nuovo socialismo latouchiano, quello della decrescita felice, intende mostrare come la questione centrale che rende così cattivo il capitalismo è la sua volontà di produzione infinita. Depotenziando questa volontà di produzione infinita, abbattendone la sacralità, tornerà la giustizia sociale e l'equilibrio fra l'uomo e la natura. Io penso invece che la volontà di produzione infinita sia principalmente un riflesso della finitudine umana, e che nella potenza produttiva l'uomo cerchi la sua redenzione. Non solo ritengo questo assolutamente legittimo, ma anche utile all'accrescimento del benessere generale e al miglioramento delle condizioni di vita. Poi, un'oculata gestione delle risorse non può che far bene a tutti, senza dimenticare che consuma più risorse planetarie Serge Latouche in un solo viaggio aereo che io in tutta la mia vita da sedentario.

venerdì 17 luglio 2015

Disabitudine alla realtà

Non è che la ragazzina ora resta in Germania perché il caso è scivolato sotto l'occhio di tutti e tocca metterci una pezza, questa è roba da italiani, la ragazzina resterà con tutta probabilità in Germania per via di una legge che verrà applicata con serietà. Per intenderci, invece di partire con una supercazzola renziana sul valore dell'accoglienza, la tedesca ha preferito dire la semplice verità (capisco che noi italiani non ne siamo abituati), è questo in un paese che non chiude certo le porte all'immigrazione (c'è mezza Turchia in Germania). Il punto è che pare diventato di moda sparare sui tedeschi, troppo di moda, e a me piace andare in controtendenza, tanto per equilibrare. Per esempio da noi il politico deve ammansire, e tale è l'abitudine che ne giudichiamo il valore dalla capacità di raccontarci frottole, premiando la storia che più ci persuade e ci convince di contare ancora qualcosa: da noi si lavora sulle suggestioni, altrove sulla realtà, questo è tutto.

martedì 14 luglio 2015

«Bisogna mettersi in testa che le tasse vanno pagate»

Tsipras ha da salvare un paese, i rivoluzionari da poltrona no, e per questo lo rispetto. Lo rispetto meno quando fa lo sbruffone con il solo risultato di prenderle sui denti, ma nessuno è perfetto. «Non è normale - ha detto - andare in pensione a 45 anni. La verità è che avremmo dovuto affrontare il tema delle pensioni, troika o no, in un modo o in un altro». Più che altro non è sostenibile. «L'accordo sottoscritto a Bruxelles era l'unica opzione disponibile per il Paese. Sono andato in Russia, Cina e Stati Uniti e non c'erano altre opzioni. Mi assumo la responsabilità di tutti gli errori che ho commesso, mi assumo la responsabilità di un testo in cui non credo, che ho firmato per evitare un disastro al Paese, il collasso delle banche». Era andato in Russia, Cina e Stati Uniti con il cappello in mano ma quelli hanno risposto picche. Il fatto è che nemmeno i comunisti oggi si possono permettere di mandare a gambe all'aria il sistema bancario, tranne appunto gli agitatori del baretto sotto casa che strepitano e vaneggiano di uscite precipitose dall'euro e prese della Bastiglia. Uno Tsipras, poi, anche un po' frescone: «Quando ho fatto il referendum ero convinto che gli europei ci avrebbero dato un po' di tempo. Non sono stati molto buoni, sono stati un po' vendicativi». Contava sulla bontà, lui. Ma benedetto il Signore, qui non c'entrava nulla la bontà, ha da salvare un paese dalla bancarotta e contava sulla bontà per cavarsela in scioltezza, non c'è da stupirsi se ci trattano come i quaquaraquà che siamo.

 (troppo ruvido?)

lunedì 13 luglio 2015

Das ist alles

L'Euro è quello stratagemma che costringe l'Europa meridionale a diventare un po' più settentrionale (chi sta indietro a mettersi al passo di chi è davanti), e tale è la distanza culturale che l'assetto economico e sociale che nel nord Europa è percepito come il più civile e il più naturale, per i greci e per l'internazionale antagonista è invece il più nazista che si possa concepire (poco male, direbbero, anche i nazisti si credevano nel giusto). La moneta unica ha di suo questo effetto traino sulle politiche di bilancio, le costringe ad armonizzarsi, con conseguente armonizzazione degli stili di vita. E' questa armonizzazione coatta che non va giù agli animi ribelli, perché è come camminare legati gli uni agli altri, come nelle colonie penali (tant'è che anche alla Merkel era venuta la tentazione di sbarazzarsi del peso morto). E allora io dico: presentatemi un'alternativa concreta a questo stato di cose e io vi darò ragione, perché ci sta pubblicare libri contro l'euro e il monoteismo del mercato, basta poi rendersi conto che pubblicandoli si mette in moto tutta un'organizzazione del lavoro che andrà a replicare e ad alimentare quello stesso monoteismo che si voleva abbattere: come debellare l'alcolismo con l'alcol. Poi, per carità, fate come volete, o meglio, come siete costretti a fare (il guaio è che gli amici antagonisti antepongono il bel gesto al senso della realtà e quando vanno a sbattere rimangono sorpresi di aver trovato un muro: fa caldo, non sprecate le energie).

Nur noch ein Gott kann sie retten

Altro argomento dei perfidi eurocrati contro i poveri greci: alla prima vi siete intascati gli aiuti senza fare le riforme e passi, alla seconda idem, alla terza pure, alla quarta non ci fidiamo più. Capita. Ma continuano a non capire, quelli dell'ordine teutonico, che quelli dell'ordine ellenico a loro volta non comprendono la necessità e l'urgenza di tali riforme: se a noi piace andare in pensione a quarant'anni, dicono, perché mai dovremmo sentirci in dovere di fare il contrario? Ineccepibile. Ma i conti? Ah be', qualcuno provvederà. I ricchi, per esempio. Non a caso nelle tragedie antiche a un certo punto scende il deus ex machina a risolvere l'inestricabile situazione, ben conscio, il deus, che i greci sono dei casinisti di prima categoria. Diciamocela tutta, oramai solo un dio li può salvare, ma che si manifesti entro mercoledì sera, possibilmente. (in alternativa nuove elezioni entro domani, così che dopodomani si presentino con una nuova proposta e un nuovo esecutivo. Fantascienza? Mai dire mai).

sabato 11 luglio 2015

Pietà

Oggi sono per la gerxit perché non se ne può più: basta! Vi fate il vostro campionato, ve la pigliate con il Meclemburgo e lasciate noi comuni mortali a vedercela fra noi. E' chiaro che non ce la facciamo a soddisfare i vostri standard e già qualcuno insinua che i prossimi a darvi problemi saremo proprio noi: usciamo prima che ci facciamo più bella figura. Perché se la questione era fidarsi o meno delle buone intenzioni dei greci, allora inutile indugiare nelle trattative. Mi pare il gatto che gioca col topo: il sorcio l'è morto, stecchito, kaputt, abbiate almeno la buona creanza di dargli degna sepoltura (la figura degli straccioni invitati al pranzo di gala, ci fanno fare).

La Stessa Europa con Tsipras

Lo so che l'argomento rischia di annoiare, ma è così divertente per noi sbertucciatori della grecità da cartolina che non possiamo esimerci dall'affondare il coltello. Mi riferisco al lungo giro di valzer di Tsipras, partito per sfidare la troika a petto nudo e poi ritornato a più miti consigli concedendo per eccesso di zelo anche un po' più del necessario. Se vuoi che ti prestino i soldi devi uniformarti a certi parametri di bilancio e incidentalmente restare nell'euro. Ora agli irriducibili romantici del sol dell'avvenire non resta che un sogno di una notte di mezza estate e un primo pacchetto di misure draconiane in stile Monti, tutta qui la rivoluzione, perché nemmeno i proletari vivono di sentimenti e tutto alla fine si misura in denaro. (a detta di Tsipras, il piano sarebbe migliore di quello precedente, quello a cui s'oppose il gran rifiuto, e in ogni caso lui non svende il paese anche se l'accordo non è esattamente quello promesso in campagna elettorale: scendente dal pero, amici di sinistra, mollate il pupo, scegliete la dignità).

venerdì 10 luglio 2015

Specialità mediterranee

L'argomento è molto semplice: più lasci intendere che sei disposto a trattare, più la controparte si sentirà come legittimata a violare le regole, tanto sa che tutto si può aggiustare (è il caso greco, ma non solo). Questo non piacerà agli amici di sinistra, abituati alla concertazione permanente perché della democrazia hanno un'idea partecipativa più che rappresentativa. Sono dei romanticoni, non vorrebbero escludere nessuno dal processo decisionale (nessuno fra gli appartenenti al club), con il risultato di non arrivare mai a una conclusione. E quando miracolosamente ci arrivano, quel che ne risulta è un ircocervo, qualcosa di confuso e incongruente, che lungi dal regolamentare secondo giustizia finisce per rendere più facile il compito ai furbi e ai manipolatori (e giù di pianti e di lamentazioni, specialità mediterranee): nella chiarezza dimora la giustizia, nella confusione si annidano l'arbitrio e la prevaricazione. A che pro dunque ricordare che all'epoca tutti chiusero un occhio sui dissestati conti della Grecia pur di non privare l'Europa della sua più nobile progenitrice? Se fossero state le persone serie che dicono, animate dai più alti e nobili ideali, avrebbero ammesso con onestà di non essere all'altezza dell'unione monetaria e fine della questione: i greci peccarono di orgoglio, Hybris più che Díkē. (tuttavia, nel giudicare i fatti della storia, occorre ricordare che non esiste un sarebbe potuto accadere, esiste sempre e solo un accaduto, per cui non credete ad Aristotele: la potenza è un nulla, l'atto è il solo e il tutto, il libero arbitrio è metafisica).

mercoledì 8 luglio 2015

Total decay

Ora, non voglio mancare di rispetto al povero pensionato che si era messo a piangere steso davanti a una banca, ma qui mi pare di essere dentro un fumetto di Asterix, sapete, quei nomi improbabili tipo Ideafix, Assurancetourix ("assurance tous-risques"), Ordinalfabetix. Ebbene, il pensionato in questione si chiamerebbe Giorgos Chatzifotiadis, sì, avete capito bene, e la notizia del giorno è che verrà aiutato da un ricco uomo d'affari di origine greca che vi avrebbe riconosciuto un vecchio amico del padre. Insomma, tutto è bene quel finisce bene. Ma per un Chatzifotiadis che ride, un continente che piange. Dicono i ben informati che l'imminente crollo dei mercati asiatici ridurrà la tragedia greca a commedia di second'ordine. Io glielo avevo detto al Moratti di non vendere al filippino, per non dire di Mr. Bee. C'est la vie, così va il mondo. Già vagheggiavo di rivincite del Made in Italy quando collegando i puntini la cosa mi pareva di un'enormità mostruosa, con ripercussioni e ricadute su tutto il mondo civilizzato, non ci voglio nemmeno pensare.

martedì 7 luglio 2015

Pianos Distokakis

Stanno sempre a chiedere soldi e si presentano al summit senza un piano ma intanto prendono l'aereo, ma dico io, risparmiate tempo, denaro e fatica, regolatevi in videoconferenza. A che serve tutto 'sto avanti e indietro? Tanto, per quello che avete da dirvi... Il baldo giovane, fresco di investitura popolare, ha inteso che qualcosa gli si dovrà pur concedere e si presenta col cappello in mano, la signora non molla di un centimetro, è donna sbozzata nel granito: qui non si fa più credito. E quelli: ma non si potrebbe cancellare il debito in via del tutto eccezionale? Certo, come no? Pure il té coi pasticcini, ma giusto perché siete voi che tenete l'Acropoli e il Partenone, poi gli italiani che tengono il Colosseo e infine gli spagnoli, che tengono il Real Madrid. Ma fatela finita, va.

Corso accelerato di etica mediterranea

Credo che l'errore del tipo nordico alla Merkel, per intenderci, stia nel non comprendere bene le ragioni dell'ethos mediterraneo, per cui si assiste a questo scontro infinito e irriducibile fra etica protestante, con la sua idea funzionale della politica, ed etica meridionale, in generale più portata al mercanteggiamento e al compromesso fine a se stesso. L'errore sta nel pensare che il tipo mediterraneo alla Tsipras, per intenderci, debba adeguarsi all'ethos protestante per la forza stessa dei suoi argomenti. A noi questi argomenti non fanno impressione. Quando un appartenente al ceppo mediterraneo mette tutti d'accordo già si sente apposto, se il trovarsi d'accordo implica poi una soluzione, tanto meglio, ma non è necessario. L'etica che fa capo al tipo nordico, invece, per prima cosa pensa a risolvere il problema (ah, ingenuità!), confidando che la soluzione sia argomento sufficiente per mettere tutti d'accordo: vi pare che noi possiamo accettare una follia del genere? Macché, nelle soluzioni noi ci vediamo un'ingiustizia, quella che costringe i contendenti a non aver più nulla su cui questionare, ci si annoia. (l'Europa meridionale è donna volubile e capricciosa: avete voluto unirvi in matrimonio con femmina si conturbante? E adesso ve la pigliate com'è, nella buona come nella cattiva sorte).

domenica 5 luglio 2015

Il piano Tsipras

Sono un discendente di Socrate, dovete aiutarmi, se non volete farlo per me fatelo per la filosofia. Accetto solo prestiti che non posso onorare, perché non ce la faccio, mica perché sono cattivo. Se mi mettete fretta chiamo mio cuggino che di nome fa Popolo Sovrano, da giovane faceva il katanga, mena. Anzi, sapete che vi dico? Se non mi prestate i soldi alle mie condizioni mi butto giù da un ponte e poi mi avrete sulla coscienza (costringere un filosofo al suicidio porta sfiga). Ah no, non volete ancora prestarmeli? E allora, visto e considerato che siamo tutti legati mani e piedi, mi do alla bella morte e vi trascino giù con me, se non magna la Franza non magnerà neppure la Spagna, tiè.

Which form of poverty do we prefer?


Ci sono 31° gradi ad Atene in questo momento ed è noto che con il caldo si pensa male e si vota peggio, se poi ci aggiungente un bicchierino di ouzo, per carità, io non so quanto si potrà sostenere la capacità di intendere e di volere del popolo greco. Comunque, staremo a vedere. Tsipras con il suo No è lì a testimoniare l'orgoglio nazionale, il diritto del popolo greco a sentirsi inadeguato rispetto agli standard tedeschi. Poveretti. E c'è pure chi cita il presidente Mujica, che è bello vivere con poco, "austerità" non è una brutta parola. Se vince il No, Varoufakis vende la moto e se ne va a vivere con la sua Danae in un quartiere popolare, per dare il buon esempio. Ma andatevene un po' a cacare con 'ste romanticherie francescane.

venerdì 3 luglio 2015

Le rane

 «Se adesso va tutto male, forse facendo tutto il contrario ce la caveremo»

Il guaio sta a monte e lo sanno tutti, nell'aver condiviso la stessa moneta pur nella diversità delle politiche di bilancio, ed ora i tanto odiati parametri, i tanto odiati diktat, stanno lì a far le veci di un'unità politica e finanziaria che non esiste ma che si tenta ugualmente di imporre facendo leva sulle necessità delle leggi economiche: e la volontà popolare? I movimenti antagonisti pensano che la volontà di autodeterminazione dei popoli abbia diritto di precedenza su tutto, il più compassato club dei paesi virtuosi non comprende, confidando che la volontà popolare abbia prima di tutto a cuore la buona salute della cosa pubblica e dello stato dell'economia in generale, è uno scontro fra due filosofie di vita. Ora, con tutto il bene che si può volere al popolo e alla democrazia, e al netto delle perfide stime del Fmi, alla Grecia serve prima di tutto una montagna di soldi per sostenere il suo debito, e allora si pone la domanda: a che servono tante moine? Volenti o nolenti, a un certo punto una vaga idea di sostenibilità finanziaria bisognerà pur farsela, tutto questo parapiglia è solo una commedia.

giovedì 2 luglio 2015

Necessità

Devo rimettere ordine fra le mie cose e considerando lo spinosa questione della libertà sarei arrivato al punto di non considerarla come libero arbitrio ma come adesione alle necessità dell'essere, così è deciso. Ananke (Ἀνάγκη) più che libertas, uno a zero per i greci. Per esempio si dice "mi va di fare quello che mi pare", e quello che mi pare non è già autodeterminazione sciolta da qualsiasi legame (come se la decisione fosse un totalmente altro che proviene da un mondo fuori dal mondo) ma adesione alle intime necessità del proprio essere, così come emergono alla coscienza. Questo è quanto, cosa fatta, capo ha. Quanto al fatto se l'emerge alla coscienza di queste intime necessità sia o meno governato dal caso, chi può dirlo? I fatti ci si presentano con espressione imperturbabile da sfinge, ciascuno scelga a suo gusto e piacere (ma nell'argomento è già compresa la risposta). Si scriva sulla mia lapide (una lapide piuttosto grande) che di fatto viviamo alla mercé della necessità pur fingendo il contrario per il motivo che siamo costretti dalle suggestioni dell'io ad affermarci come individui coinvolti in prima persona e non già come semplici spettatori. Se ve lo dicesse la fisica ci credereste ma non riuscireste comunque a vivere se non da individui dotati di una vostra personale volontà, è necessario, nemmeno l'io voglio emerge per una libera decisione ma ce ne appropriamo volentieri per sentirci noi stessi in accordo con il senso comune e così sia.

mercoledì 1 luglio 2015

Alfred Kubin parte seconda



Nemmeno oggi mi sentivo tanto bene, tant'è che me no sono tornato a casa. Mi pare di avere l'angina, e mi apprestavo a fare testamento, quello materiale, quando mi accorsi di non avere nulla da lasciare. Ecco, forse giusto i contributi: li lascio agli italiani, che li diano in beneficenza ai greci. Forse non dovevo compiere gli anni, porta male. Questa mania di scandire il tempo quando nemmeno più gli eventi si possono dire simultanei, compulsione tipica degli esseri umani... tutta la storia, inutile dirlo, un gigantesco ossario, una montagna di cadaveri grosso modo vissuti inutilmente. Ma l'amore, gli affetti, le scopate? Stronzate. Come se fosse consolante la fedeltà alla terra, Eros e Priapo, attaccati pure al cazzo come ultima spiaggia. Ci sono giorni che i vivi mi stanno talmente sul culo che perfino crepare mi pare meno sgradevole.