giovedì 31 marzo 2016

Aridaje

Loro fanno più figli di noi, dicono, se non invertiamo la rotta saremo sommersi. Aridaje. Ma che stiamo al mercato del pesce? Mi dia un quintale di bernarda che devo battere il califfato, il pisello come arma di distruzione di massa. Oggi seguivo una conferenza, abbiamo talmente fatto l'abitudine alla pace, dicevano, talmente l'abbiamo inseguita e costruita con metodo, che quando ne veniamo privati percepiamo la cosa come la più grande delle ingiustizie: perché proprio a noi? Ecco, è il panico che ci fa vaneggiare. Io non vorrei che questo panico finisse per giustificare reazioni opposte e solo all'apparenza contrarie, come questa strisciante moralismo di ritorno con annesse campagne per la morigerazione dei costumi: la donna occidentale mostra le cosce e vivaddio, e se agli altri viene il prurito se lo fanno passare, questo è l'occidente, con la sua corruzione, il suo nichilismo e la sua poca voglia di avere figli (non vi sarà sfuggito che anche i compagni, ormai da tempo, complici le rampogne sulla mercificazione del corpo femminile e il loro sentimentalismo tutto cacche & biberon, son diventati più papisti del papa, il quale viene dai bassifondi di Buenos Aires e di sgallettate ne avrà viste più di noi, son tutte figlie di Dio).

martedì 29 marzo 2016

Om

Non ho fatto in tempo ad uscire indenne dagli anni di piombo che mi sono ritrovato negli anni di strapiombo, ma guarda tu che situazione, nel duemilasedici ancora a giocare con le religioni. Pensavamo, noi, di esserci lasciati alle spalle il peggio, la guerra fredda, le BR, macché, col senno di poi sembrano acqua fresca. Ma meno male che sono un buddista zen e non me la prendo, vi ha detto bene.

lunedì 28 marzo 2016

Pensierino della buonanotte

Nel mio vagare filosofico a volte mi capita di incrociare qualche concetto della tradizione zen e subito si crea come una corrispondenza di amorosi sensi. In particolare tutto mi appare come una lunga catena di desideri e di soddisfazione di desideri, sforzo inane quanto disutile, che il lasciare scorrere la catena riducendo al minimo l'attrito si prospetta come il male minore o come l'unica soluzione possibile.

Parlare al vento

Qui troverete il solito articolo del Foglio sull'autodistruzione dell'Occidente che si è consegnato alla guida acefala dello scientismo, tirando in ballo l'immancabile Cartesio e pure Leibniz, secondo il parare e l'opinione di René Guénon, intellettuale francese ed esoterista convertito all'Islam, non il primo e nemmeno l'ultimo di una lunga serie di casi umani. Manca all’Occidente “un principio di ordine superiore”, esso vive in uno stato di “anarchia intellettuale”, come un organismo decapitato che continui a muoversi meccanicamente (ecco, ci mancava la metafora splatter). Insomma, tagliando corto, filosoficamente parlando ho ben chiara la faccenda della pretesa scientifica di farsi sapere assoluto, la questione della tecnica, che assume (dicono loro "presuntuosamente") il mondo dei fenomeni come unico possibile o quantomeno più utile, ma detto questo non che l'alternativa sia il monoteismo, nella sua versione islamica o giudaico-cristiana che sia. E poi molto umilmente farei notare al Foglio, il quale fieramente ribadisce le sue simpatie per il libero mercato, che il liberismo è agente fondamentale della secolarizzazione, e che è impensabile un liberismo senza tecnica e fede nel progresso. Da una parte, dunque, un colpo al cerchio dello scientismo e dall'altra uno alla botte del libero mercato, i due movimenti si annullano e sempre da capo stiamo. Una volta per tutte: se accetti il liberismo devi accettare anche la tecnica, tutta quanta, non si ritorna ai "bei vecchi tempi" gettando via lo scientismo e tenendosi stretto il liberismo, non arrivarci denota scarsa intelligenza.

domenica 27 marzo 2016

Giù le mani dalla croce

Sul canale 56 del digitale terrestre, quello dato in appalto agli scientisti e ai senzadio, proprio oggi tentavano di convincerci che non solo Gesù aveva preso moglie (già sentita), ma pure che è stato crocifisso non già su una croce normale ma su una croce di Sant'Andrea, quella di X-Factor e dei passaggi a livello. Ora, la cosa appare quantomeno inverosimile, perché se fosse stato vero intanto la croce in questione si sarebbe chiamata "di Gesù" e non di "Sant'Andrea", ma è proprio tutta l'operazione che puzza di truffa, non foss'altro perché dietro ci sarebbe dei sedicenti giornalisti ebrei in cerca di scoop (madonna gli ebrei, mordiamoci la lingua). Voi sapete che da sempre difendiamo a spada tratta i valori giudaico-cristiani, ma in questo caso occorrerebbe domandarsi se non fosse il caso di togliere quel "giudaico-" che visti i bei servizi che rendono al cristianesimo a questo punto ci sembra davvero un po' eccessivo. [post sarcastico, perché poi davvero ti prendono sul serio, è un attimo].

Gaia

Non me la ricordavo più la storia di Gaia così come appare ne L'orlo della Fondazione di Asimov, fatto sta che d'istinto, mentre leggevo, mi sono venuti in mente i deliri di Casaleggio. Gaia è un pianeta, o meglio, un "organismo vivente" in cui ogni coscienza individuale è fusa in una superiore coscienza collettiva, una sorta di democrazia totale in cui ogni aspetto della vita e della natura contribuisce per ciò che è strettamente necessario al funzionamento del tutto. Trattasi di un tòpos della fantascienza e della letteratura di genere, nonché della strampalata cultura new-age. Gaia ha una sua memoria collettiva, quando un individuo muore, il suo bagaglio di conoscenze viene trasmesso ai ciottoli e ai ruscelletti, come in un Cloud gestito dalla Rete. Le decisioni vengono prese da Gaia, l'individualità è ridotta al minimo, la sua popolazione consuma pasti frugali, non eccede mai la misura, ogni pasto "non dev'essere gustato, bensì solo consumato" (mito della purezza, eticismo, decrescita, veganesimo). E io che pensavo si trattasse di semplice fantascienza, che stupido sono stato, si trattava invece di un preciso progetto politico, fossi nei discendenti di Asimov chiederei i diritti alla Casaleggio & Associati non prima di avere denunciato il tutto al CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze e sul Paranormale).

giovedì 24 marzo 2016

Thaumazein

E per di più viviamo costantemente avvolti dalla cortina fumogena dell'amor proprio, dell'istinto di conservazione che ci tiene ben ancorati a terra e poco inclini al pensiero razionale, il quale è perlopiù una parentesi, e come lottiamo quando siamo in grave pericolo, in balia di quell'istinto e veramente poco padroni di noi stessi, come eterodiretti da una forza esterna e superiore che lo Schopenhauer avrebbe chiamato Volontà. La verità è che la vita è una faccenda terribile, e questo gli antichi pare l'avessero capito benissimo.

mercoledì 23 marzo 2016

Discorso sottile

Già ci sbagliamo quando pensiamo che le cose sarebbe potute accadere diversamente, non ci stupiamo allora se non riusciamo a trovare una soluzione definitiva o anche solo un argomento che abbia la forza di imporsi e di respingere una volta per tutte ogni possibile obiezione: se tutto è contingente, e cioè accidentale (che può anche non essere, che può accadere diversamente), pure ogni eventuale soluzione, per giusta e definitiva che ci possa apparire, rischia di naufragare nella contingenza, cioè rischia di non essere la più giusta e definitiva. Tutto questo per dire che la libertà, qualora ci si pensi liberi, implica necessariamente soluzioni provvisorie, non affanniamoci troppo ad escogitarne di definitive. Niente di mistico o di metafisico, semplicemente la vita non ci consente di rivivere lo stesso momento per vedere se le cose sarebbero potute andare diversamente, tuttavia è come se lo pensassimo possibile, ed è proprio questo senso che diamo alle cose che è fonte di tutte le nostre ansie e di tutte le nostre nevrosi (gioco, partita, incontro).

martedì 22 marzo 2016

Sin palabras

Abbiamo già detto tutto sul terrorismo, non c'è nulla da aggiungere, piuttosto avrei voluto parlare del nostro amico Raúl e del giudizio sempre troppo indulgente dei compañeros nei confronti di Cuba, la mitica Shangri-La del socialismo reale, dove anche i dissidenti politici hanno diritto a vitto e alloggio gratis presso le accoglienti case di correzione del regno (ve l'ho mai detto che canto Dos Gardenias mentre lavo i piatti? Talvolta anche El Carretero, sono intonato). Ho sentito il principe Caracciolo dire che molti giovani del quartiere Molenbeek prendono una deriva nichilista. Oh, non scherziamo, il nichilismo come proiezione ontologica del teppismo è concezione vetero-moralista, il vero nichilismo, quando non è declinato severinianamente (e allora non lascia scampo), è la condizione di colui che non può credere in niente e si ritrova suo malgrado a doversi confrontare con gli uomini e col mondo, roba seria. Ma s'è fatto tardi.

domenica 20 marzo 2016

Ritorno a Rousseau

Pensavo, è un po' come se la sinistra più radicale stesse ritornando alle origini, e cioè al mito del buon selvaggio non ancora corrotto dalla società (società oggi più che mai corrutrice). Così scriveva Rousseau: «ogni cosa degenera nelle mani dell'uomo», concetto che fa a pugni con quell'ottimismo razionalista e quella fede nel progresso che era stato il marchio di fabbrica dell'Unione Sovietica e il simbolo dell'uscita dal suo stato di minorità. Contrordine compagni, pressoché spariti gli operai, oggi la sinistra insegue un concetto di uomo nuovo e al contempo antico, il coltivatore diretto, meglio se biologico e vegano, con esperienze in ecovillaggi e comunità rurali. Non ci si stupisce che si stiano condannando all'irrilevanza. Perché a sinistra hanno preso coscienza che l'ottimismo razionalista e la fede nel progresso, principali eredità dell'illuminismo, stanno alla base del trionfo del capitalismo, e nella loro infinita lungimiranza hanno inteso bene di gettare via il bambino con l'acqua sporca, cosicché da magnificatori del progresso si sono trasformati in profeti di catastrofi. Riconducendo il discorso alle trivellazioni: nessuno dice che non vi sia il pericolo che una piattaforma possa prendere fuoco, ma ragazzi miei, se volete una società senza idrocarburi ingegnatevi a vivere fra i boschi come il Thoreau del Walden o come i teosofi del Monte Verità, fate voi.

sabato 19 marzo 2016

Chiaro e semplice

Andrò a votare e voterò No, così risolviamo tutti i problemi in un colpo solo. Trovo infatti che sia deleterio svilire l'istituto referendario, per tanto che il quesito sia inutile meglio abituarsi a prendere posizione. Poi, ovviamente, le trivelle c'entrano poco, il referendum sarà occasione per la sinistra-sinistra di regolare i suoi conti con Renzi e con la modernità stronza e capitalista, ambizione risibile come risibile è oramai tutta quella certa area politica, ma tant'è (perché non rinnovare le concessioni alle trivellazioni in acque territoriali? Ah non saprei proprio, trattasi di suggestioni tutte interne agli arcobalenanti, ci affideremo all'energia cinetica prodotta dai criceti, salvo rivendicazioni degli animalisti).

venerdì 18 marzo 2016

Mattinale

Sono sveglio dalle quattro ma solo perché in via del tutto eccezionale sono crollato verso le nove di sera, le mie ore di sonno le ho fatte, alla mia età non si può pretendere di più. Avrei potuto scrivere in questi giorni di Bertolaso e della Meloni e del casino nel centrodestra ma per quello bastava qualche battutina su Twitter, vedo ora che sta montando il caso Verdini, vedremo se sarà il caso di angustiarsi. Non avessi perso per strada pure la passione calcistica avrei potuto dare il mio contributo in termini di Schadenfreude, ma tant'è, quel continuo oscillare fra speranza e delusione a cui si costringono i tifosotti, una noia (la storiella del perfido tedesco e del volenteroso italiano: grazie lo stesso ragazzi, ci avete messo il cuore). Ah, il referendum sulle trivelle, ci costerà 300 milioni e i soldi potevano andare agli asili nido (daje con gli asili nido). Ecco, qui si potrebbe aprire un dibattito sull'uso politico della gravidanza, ma vi dirò che comincio a sentire freddo e penso che aspetterò l'alba infilato sotto le coperte, stay tuned.

giovedì 10 marzo 2016

Cupio dissolvi

Sul perché la sinistra si stia condannando all'irrilevanza mi sto facendo un'idea. Intanto sbaglia a considerare Renzi la causa principale dei suoi problemi quando invece è la conseguenza, Renzi ha semplicemente riempito un vuoto lasciato dall'insipienza di chi lo ha preceduto. Le accuse di populismo che gli vengono rivolte, poi, risultano poco credibili, la più classica delle foglie di fico, come se dalemiani e bersaniani non ne fossero nemmeno capaci, come se loro fossero sempre in buona fede e guidati dal puro altruismo, ma che ci stiamo a raccontare? La sinistra si condanna all'irrilevanza perché non ha mai smesso di pensare che le sue difficoltà siano dovute in principal modo all'istupidimento della gente, questione antropologica che le sottrae ciò che invece le sarebbe dovuto. Non è un caso che condivida questa idea di fondo con il movimento di Grillo, il quale ha accolto la parte più livorosa e manettara del popolo di sinistra sottraendo alla vecchia ditta molta della sua clientela. Poi si può procedere a giudicare Renzi, ma non prima di avere fatto un bell'esame di coscienza (che del resto non si farà).

mercoledì 9 marzo 2016

Dissipare

Mi domando: ma aldilà della volontà di vivere che ci sostiene fino alla fine, la quale non ci appartiene neppure personalmente perché comune a tutti gli esseri viventi, che cosa rimane? Rifaccio la domanda: ma perché sempre Napoli? Domanda retorica. Non che altrove tutto fili via liscio come l'olio, per carità, ma quello che accade a Napoli, per così dire, va a informare il caso da manuale, e non è per cattiveria che ci va sempre di mezzo, è per una sorta di affinità elettiva fra la città e il malaffare, il paradigma della calamità naturale. Ma dico io, se si dedicassero allo studio della gravità quantistica con la stessa arguzia con cui si ingegnano ad aggirare le regole, altro che Oxford, altro che MIT! E tutto per delle stupide primarie quando invece potrebbero puntare al Nobel, bah.

martedì 8 marzo 2016

Deus sive qualcosa

Dicevo, come fai a distinguere volontà di Dio da volontà dell'uomo? C'è quello che crede che la sua mano sia mossa dal Signore e c'è quello che non ci crede, prove tangibili a sostegno dell'uno o dell'altro non ce ne sono, appare un atto, questo è vero, ma non appare con chiarezza il mandante. Quando dico che sono agnostico non lo dico per posa o per mantenere una via di fuga in caso di necessità, è perché davvero non mi so decidere. In fondo, a noi che non siamo credenti, cosa interessa? Interessa negare il dio che si fa gli affari nostri attraverso la religione, quello che si fa gli affari suoi, il dio spinoziano o deista, può ben esistere senza che ce ne preoccupiamo troppo. Certo, l'ateo più convinto non può accettare nulla che inerisca anche lontanamente al concetto di superstizione, ma il dio deista, cioè il dio che rimanda alla perfezione delle leggi della natura, non ha nulla di superstizioso in sé, anzi, si lascia tranquillamente contemplare da Galileo come da Newton, non giudica e non vieta. Quando la questione è indecidibile, si diceva, prevale il senso pratico e cioè il comportamento più conveniente al momento, e a tutt'oggi a noi conviene credere ancora nel progresso, il quale non ha ancora esaurito del tutto la sua spinta, e il progresso di tutto ha bisogno fuorché di un dio che gli ponga dei limiti, ed è precisamente questo dio che neghiamo. Io, per esempio, mi sono formato sui libri di Severino, il quale nota come noi pensiamo a un determinato senso del divenire, e cioè che le cose escano dal nulla e tornino nel nulla, l'atteggiamento fondamentale della modernità post-metafisica sta tutto nella tecnica che promette di governare e dominare questo processo. Un dio che si metta di traverso, di conseguenza, pretendendo di porre dei limiti alla tecnica e a questo suo progetto di dominio, non può che venire contrastato con tutte le forze, e la tecnica, s'intende, ha un'enorme forza di persuasione, proprio perché è in grado di spostare le montagne e di incenerire intere città più del dio veterotestamentario. Detta in soldoni: è il dio che comanda che ci preoccupa, il Deus sive Natura ci lascia indifferenti, che esista o meno, come entità o come semplice espediente letterario.

domenica 6 marzo 2016

Monito ai razionalisti

Se Dio non esiste ed è tutta opera degli uomini allora come faccio a fidarmi? Voglio dire, quale conquista civile si può dire veramente acquisita una volta per tutte? Cambiano gli uomini, cambiano i sentimenti, esisterà mai l'argomento oggettivamente valido in grado di imporsi per la sua evidenza una volta per tutte? Poco importa, perché il mondo non poggia sulle gambe dell'oggettivamente valido quanto del provvisoriamente condiviso, e i buoni argomenti di oggi un domani potrebbero apparire cattivi. Teniamo presente, che la ragione è un po' zoccola e cambia spesso di letto.

sabato 5 marzo 2016

L'eugenetica

L'eugenetica (il "nascere bene"), bisogna pur toccare anche questo tema, perché non ci nascondiamo dietro a un dito, noi. Se l'eugenetica è a fin di bene, cioè riguarda la salute del nascituro, nulla da eccepire, se l'eugenetica tocca invece altri aspetti, come il colore degli occhi e della pelle, be', allora difficile ribattere agli avversari, parrebbe proprio trattarsi di un capriccio. Il punto è che già da un po' non si nasce più alla cieca. Mia madre mi ricorda sempre che nacqui "bello e biondo come il figlio dei ricchi", poi col tempo mi sono scurito e ho perso quel bel colorito del pelo alla Trump, avrei preferito gli occhi chiari. Se il figlio lo progetti, cosa fai, non ti preoccupi che nasca sano? E' il minimo. Lascia stare gli scrupoli etici di chi invece lascerebbe fare al destino (che poi il "destino fa", sempre e comunque, ma questo è un altro discorso), di chi metterebbe al mondo un figlio sciancato perché così ha voluto il Signore. L'imbarazzo casomai irrompe quando vedi una coppia scegliere i tratti somatici su un catalogo, quando sceglie quelli caucasici invece degli aborigeni o africani (per esempio, quei due papà intervistati dalla Bignardi qualche tempo fa, se vi ricordate, raccontavano di essere rimasti un po' interdetti dal colore della pelle della figlia, che era uscita più scura del previsto, possibile?). Questo è certamente una questione che porta acqua al mulino dei tradizionalisti, ma tant'è, è un aspetto implicito alla pratica, te lo devi tenere così com'è, ai progressisti la decisione di minimizzarlo o con orgoglio rivendicarlo in nome della libertà individuale (dei genitori), e agli altri di indignarsi.

Psiche e Techne

Trovo interessante il caso di Umberto Galimberti, nemico giurato dell'invadenza della tecnica, che in questa vicenda si è schierato però senza esitazioni dalla parte dell'amore. Evidentemente, mi dico, pure lui avrà pensato che il fine giustifica i mezzi, anzi, di più, che il fine redime il mezzo. E' un brav'uomo Galimberti.

giovedì 3 marzo 2016

Amor vincit

Meno male che c'è l'utero, sennò sai la noia. Insomma, pare che questo limite sia valicabile in vista del fine, che è poi il fine più alto di tutti, quello di dare la vita (mettere al mondo), e il fine giustifica i mezzi. Tutte le obiezioni dovrebbero stemperarsi in vista del più nobile degli scopi. In un ipotetico tribunale della ragione sarebbe la linea difensiva della tecnica, braccio armato della modernità. Il pubblico accusatore, il cardinal Bellarmino della situazione, attacca come di consueto facendo appello alla tradizione, vale a dire alla consuetudine: si è sempre fatto così, perché mai si dovrebbe fare diversamente? E' contro natura (cioè contro l'abitudine), hybris, travalicamento del limite, ecc. (se è così, gli dei vigilano, la vendetta non tarderà ad arrivare). Il tutto avvolto dall'indigeribile melassa del sentimentalismo, della cacca santa e dello scarrafone bello a mamma sua, nulla ci sarà risparmiato (ma tu vuoi più bene a mamma o ai papà?). Eudemonia, bene è ciò che rende felici: sarà davvero così? Ma non credo proprio, tuttavia è l'approccio che più consola e quindi avanti! (si scontrano due emotività, l'amore che vince ogni cosa da una parte, il teatrino della famiglia tradizionale dall'altra).

mercoledì 2 marzo 2016

Figli di un utero minore

Tutto gira intorno a questa mercificazione dell'utero, sorta di concorrenza sleale nei confronti della famiglia tradizionale che si vede così defraudata dell'esclusiva. Si preoccupano per il nascituro, se non sia una forzatura farlo nascere in modo così innaturale, fabbricato su commissione, privato per destino della madre (o del padre). Legittimo preoccuparsi, sproporzionato disperarsi. Giustissimo il discorso del comunista che si allinea alle logiche di mercato, ma nel nostro caso si tratta di comunista poeta, la licenza è d'uopo. Comunque sarà meglio per il povero Ismaele, figlio di un utero minore, crescere in Canadà, su questo non ci piove. Di fronte a questo enorme carico di emotività anche le argomentazioni dei razionalisti rischiano di risultare risibili, l'opposizione alla pratica dell'utero in affitto è trasversale, non basterà illustrarla agli incolti per convertirli alla conoscenza del bene (concedetemi il sarcasmo), stavolta la vedo dura. In altre parole: sbagliato pensare che la scienza, ma più che altro un certo mito del pensiero razionale, possa e debba guidare il mondo secondo criterio di verità.

martedì 1 marzo 2016

Chiamatelo Ismaele

Dicevo, il guaio sta a monte, in questa volontà di avere un figlio ad ogni costo, ma pretendere che sia solo per capriccio è livore e malevolenza, e mi riferisco ad Adinolfi e i suoi compagni. Probabilmente avere un figlio dà un senso alla vita, e poi è sempre bello avere un bimbo (credo), e forse è per questo che io nella vita non ci vedo un senso, ma tant'è. Mi trovo in difficoltà a parlarne, per me è il grande boh. Voglio dire, come fai tu ad avere la certezza che le coppie omosessuali non sono serie, che per loro avere un figlio equivale ad avere un animale da compagnia, e come fai ad escludere a priori che non sia così anche per certe coppie etero, per esempio? Sono argomentazioni ad minchiam, quello che uno sente, le sue motivazioni, non si possono scrutare. Dunque la moglie di Abramo era sterile, che all'epoca doveva essere peggio della morte, così suggerisce al marito di mettere incinta la serva egiziana, Agar, per garantirgli una discendenza. Voi immaginate quest'uomo già avanti negli anni che ingravida una giovane schiava, roba sua (altro che Vendola con la madre surrogata). Senonché, per intervento divino, sua moglie Sara rimane incinta, Abramo è felice come una Pasqua. Ma Sara non ce lo vede suo figlio Isacco a fare amicizia con Ismaele, il figlio della serva, e ordina al marito di scacciare madre e figliastro, che se ne vadano pure a morire nel deserto, e Abramo, uomo di nerbo, obbedisce senza fiatare (Abramo obbedisce sempre, è il suo karma). E noi ci preoccupiamo di Tobia? Vedrete, farà in tempo a laurearsi e noi saremo ancora qui a discutere di surgelati, pardon, di surrogati, potete scommetterci.