lunedì 30 maggio 2016

Dispositivi di sicurezza

Ha importanza sapere cosa voterò? Perché, quando ve l'ho detto cambia qualcosa se ve l'ho detto io? Sono propenso a votare 'No' perché mi fa paura la concentrazione del potere, e poi, così come stanno le cose, si può sempre metterci una pezza, basta una congiura di palazzo e puf, l'aspirante Mussolini è già bello che fritto. Anche perché se non tocca al Renzi toccherà al pentastellato, con la sua idea naïf del mondo, oppure al lepenista valpadano... Sì, meglio così, meglio mantenere le cose come stanno per lasciare agio ai ribaltoni: è deciso, voterò 'No' (poi ci si annoia a tenere sempre lo stesso premier, la vita è breve).

domenica 29 maggio 2016

Scelte di pancia

Dal punto di vista della logica, logicamente parlando, una democrazia resta tale finché sono previste elezioni, per cui sulla riforma costituzionale dovremo affidarci a qualcosa di diverso dalla logica per distinguere il bene dal male. Se vince il Sì, dicono, avremo una specie di alternanza di dittature mascherate e un governo forte che ridurrà il parlamento a mero esecutore delle sue direttive. Se vince il No, dicono, continueremo ad essere ostaggio degli inciuci, della compravendita dei parlamentari, del trasformismo, se vince il No l'Italia continuerà ad essere quella di sempre: instabile, voltagabbana, intrallazzara. Allora vedete bene che nella scelta del Sì e del No le ragioni emotive prevarranno, come sempre, su quelle della logica, è il destino della politica (in altre parole non credo che vi sia un'argomentazione logica inoppugnabile in grado di ergersi al di sopra delle parti, molta della logica applicata alle scienze umane non è che emotività mascherata, paura, speranza e capziositá). (Per esempio io mi faccio sempre guidare dalla paura, altro che logica).

mercoledì 25 maggio 2016

Amnistia?!

Più non scrivo e più non mi viene voglia di scrivere, quindi scriviamo qualcosa pur di ricominciare a scrivere. Tutti si domandavano: perché gli italiani amano così tanto i radicali ma non li votano? Dunque, ammesso che quello mostrato non più tardi di tre giorni fa fosse vero amore, potremmo rispondere, in via del tutto preliminare ma nondimeno esaustiva, che il messaggio radicale è perlopiù incomprensibile ai comuni mortali. Prendete per esempio la lista "Amnistia, Giustizia e Libertà": che c'azzecca l'amnistia, dirà l'uomo della strada? Forse una lista "No Multe, Giustizia e Libertà" avrebbe avuto più chance. Poi sono il primo a dire che l'attenzione ai problemi dei detenuti è una grande battaglia di civiltà (soprattutto quando ti capita di finire in gattabuia, che è lì che ti accorgi di quanto avevano ragione), ma con tutti i politici ladri che ci sono, dirà sempre l'uomo della strada, proprio tu mi vieni a parlare di amnistia? Ma lasciamo stare la lista Amnistia, Giustizia e Libertà, che Cappato si presenta a Milano con una bella lista "Radicali con Cappato". Siamo sempre da capo: quelle radicali sono battaglie di nicchia, non è come ai tempi del divorzio, una battaglia chiara, semplice, popolare, lineare... ma lasciamo stare le battaglie di nicchia. La gente non vota i radicali perché non li capisce e d'altro canto loro non fanno più niente per farsi capire (il Pannellone nostro faceva e disfava, e noi lì a non capirci un cazzo, che Dio ti abbia in gloria).

martedì 17 maggio 2016

Era meglio Mussolini

Alla fine finirà che era persino meglio il Duce di Renzi, ma è ovvio, il passato ci appare sempre più innocuo alla luce del presente. Il Duce, se non altro, aveva fatto le bonifiche, il Craxi, a ben guardare, aveva più ragione di Berlinguer, e il Berlusca, tutto sommato, un simpatico vecchietto alla Hugh Hefner. E' l'attualità che ci fa bruciare nel fuoco delle passioni, fra vent'anni il Renzi verrà rimpianto da qualcun altro, perché lui non macinerà più acqua, mentre saremo tutti incarogniti con l'eroe del momento, che ti farà rabbia solo a vederlo in televisione (o sui tablet pieghevoli di quarta generazione).

lunedì 16 maggio 2016

Discorso sopra gli italiani

Io davvero non vi capisco, con Renzi avete finalmente trovato un fuoriclasse che non se ne vedevano così dai tempi di Lorenzo il Magnifico, l'unico con la forza e le capacità, l'unico con la visione, l'unico in grado di dare la stura a un nuovo rinascimento italiano e voi che fate? Ci sputate sopra, lo trattate come un disgraziato. Io ho capito come siete fatti voi italiani, a voi basta darvi un pretesto per litigare che siete sempre contenti, come l'orchestrina del Titanic continuate a suonarvele tra di voi anche con l'acqua alla gola, non vedete a un palmo del vostro naso. Renzi personalizza il referendum e porge eroicamente il petto al suicidio politico? E voi festeggiate, scommetto che non vedevate l'ora... ma dovreste convincerlo a desistere, invece, per il bene del paese! Pazzi, e irresponsabili, in realtà voi odiate il vostro paese.

domenica 15 maggio 2016

Flânerie

Ero impegnato in altre faccende e quando non si scrive giornalmente poi si perde il ritmo, nel frattempo Renzi è diventato il leader dei laici, l'Ucraina ha vinto l'Eurovision Song Contest in aperta violazione degli accordi di Minsk e Pizzarrotti - abbondiamo con le doppie - vuole denunciare il Movimento Cinque Stelle per mancato adempimento dei doveri coniugali. Ci vuole l'occhio disincantato del flâneur per non lasciarsi incantare troppo dall'attualità (talvolta all'earl grey alterno un tè verde con due gocce di limone del Garda).

mercoledì 11 maggio 2016

Errare

Sarò una brutta persona ma frequentare la filosofia mi sta portando non tanto a parteggiare più convintamente per questa o quella parte politica quanto a muovermi criticamente attraverso i concetti, sono diventato politicamente agnostico (qualcuno mi accuserà di indifferenza, non importa). La realtà è di per sé aporetica perché si fonda su un presupposto non evidente quale il libero arbitrio, ovvio che i conti non tornino mai, ottima soluzione sarebbe considerare tutto come necessario e allora sì che i conti tornerebbero, ma abbiamo visto come per il solo fatto di agire non possiamo non dirci liberi. In altre parole, fintanto che ci pensiamo liberi siamo costretti ad errare, obbligati all'aporia, e cioè a vagare senza poggiare mai i piedi su un terreno definitivamente solido, la soluzione c'è, ma diventa impraticabile nel momento stesso in cui si comincia a cercarla: libertà è non verità, verità è non libertà (e infatti le leggi della fisica funzionano a meraviglia perché non hanno la pretesa di dirsi libere).

lunedì 9 maggio 2016

Senza via di scampo

Capisco il problema, in nome dell'efficacia dell'azione di governo, si dice, si intende ridurre il potere del parlamento a tutto vantaggio dell'esecutivo. E' un problema grande, che va ben aldilà dei personaggi attualmente impegnati nella commedia, alla velocità attuale del cambiamento i governi devono possedere la rapidità dei consigli di amministrazione, al netto della effettiva capacità di Renzi, Salvini, grillini e compagnia bella di risolvere un qualsivoglia problema (io personalmente non credo vi sia per principio nessuno in grado di approntare delle soluzioni, essendo la crisi attuale talmente interconnessa alle varie crisi locali e talmente strutturata globalmente che prescinde dalle azioni dei singoli governi, si intende che la mia opinione non è dirimente). Mi pare invece di intravedere, ma questo già da tempo, una sorta di conflitto fra democrazia e tecnica, intesa come la intendono i filosofi, per cui è l'essenza stessa della contemporaneità che esige di anteporre l'efficacia dei provvedimenti alle esigenze della rappresentatività, essendo l'occidente tutto strutturato su modelli deterministici. Viviamo insomma nell'epoca dell'efficacia, e Renzi in tutto questo rappresenta ahinoi più l'impressione dell'efficacia che l'efficacia stessa (se la democrazia è oggi in pericolo lo è per l'idea che nei decenni precedenti non si è fatto nulla di buono e da qui l'urgenza, seppure fine a se stessa).

domenica 8 maggio 2016

Ribaltiamo la questione

Se pure Nogarin viene indagato, e sulla sua assoluta correttezza possiamo metterci la mano sul fuoco, significa che il tarlo non è nei politici ma è nella legge, è la legge che è criminogena. Fuor di scherno, qui non si capisce più niente, sempre più difficile separare il grano dal loglio, bisognerà pure lasciare un po' di spazio di manovra a 'sti poveri amministratori, sennò tanto vale consegnare l'Italia ai magistrati, che governino loro, che la legge la conoscono come loro tasche (ovviamente non siamo usciti completamente dallo scherno).

mercoledì 4 maggio 2016

Che cos'è morale

La morale funziona a questo modo: se attorno al fine di un'azione si forma un ampio consenso sociale a motivo di un interesse comune o generalmente riconosciuto come tale, allora l'azione avrà molte più possibilità di essere considerata lecita e morale, diversamente sarà più facile considerarla immorale. Possiamo senz'altro menzionare la teoria di Raskolnikov: i grandi condottieri uccidono migliaia di persone e vengono celebrati come eroi, un uomo che uccide una vecchia usuraia per usarne il denaro a fin di bene è invece considerato un ladro e un assassino. E' chiaro che se il fine è conquistare la Gloria della Nazione, a Napoleone verrà perdonata ogni sorta di carneficina (la quale poi si trasfigurerà in trionfo), il fine di Raskolnikov è invece troppo circoscritto per sovrastare la sacralità della vita e della proprietà privata e l'azione verrà sanzionata per quella che è. Sostituite Napoleone e Raskolnikov con gli eroi dei nostri giorni e vedrete che tutto continuerà a reggersi cartesianamente: il fine non solo giustifica i mezzi, ma determina il contenuto morale dell'azione (è il segreto di Pulcinella, ma sapete meglio di me per nascondere bene una cosa occorre averla davanti agli occhi).

L'inossidabile questione morale

Ho già dato, oramai mi annoia la ritualità dell'invettiva contro la politica. Distrattamente annoti che ne hanno pizzicato un altro e non ti prendi nemmeno la briga di capire il perché e il percome, perlopiù non sai nemmeno che cos'è una turbativa d'asta e dovresti seguire l'inchiesta, sorbirti il processo, ma quella è roba per pochissimi appassionati che nemmeno i campionati di curling, e allora emetti la tua sentenza, tanto che ti domandi a che serve mai la complessa macchina della giustizia se è così semplice passare in giudicato: han detto che è colpevole, lo dice pure Salvini, la cosa mi pare evidente. Poi c'è la questione delle questioni, lo cunto de li cunti, cioè la questione morale, questa suggestione che periodicamente attraversa come una scarica elettrica il corpo della società civile (te la raccomando la società civile), che l'unica soluzione che ci è rimasta è quella di diffondere il verbo dell'onestà, fare opera di convincimento, come se fosse possibile un'ipotetica egemonia culturale della virtù sul vizio. Risibile. La virtù non si regge sulla bontà d'animo, tutt'al più sull'interesse, se c'è un interesse diffuso in un certo comportamento sociale vedrete che prima o poi cominceranno a magnificarlo come una virtù. Eppure c'è chi è convinto che la virtù possa conquistare con la sola forza del suo esempio, come il tifoso che pensasse di convertire l'avversario alla sua fede magnificando le qualità della sua squadra, e che c'entra? Ognuno tiene per la sua. Insomma, se vuoi redimere veramente l'umanità dal vizio devi convincerla prima che è per il suo interesse, inutile affidarsi al solo senso di colpa, troppo facile metterlo a tacere.

lunedì 2 maggio 2016

Parusìa

E' giunto il momento di parlare della parusìa (con l'accento sulla "i"), un termine ormai entrato nell'uso comune. Una breve ricerca vi mostrerà l'origine greca del termine, il quale viene tradotto come "presenza", e la parusìa sta ad indicare proprio la presenza del divino nelle cose terrene. Se vi ricordate, Platone sosteneva che questo mondo non è che un'immagine imperfetta di un mondo perfettissimo, l'Iperuranio, come se fosse, questo mondo, l'immagine riflessa su uno specchio d'acqua increspata di una perfettissima volta celeste. Ebbene, in Platone la parusìa indica la presenza dell'essenza ideale perfettissima nell'ente materiale imperfetto, e già qui ci sarebbe da discutere, e cioè di come sia possibile rilevare e distinguere la presenza del perfetto nell'imperfetto. Tuttavia, dopo Platone il cristianesimo si appropria del termine e lo usa per indicare la seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi, intendendo la "presenza" come manifestazione certissima di Cristo all'interno di un mondo che è giunto al suo massimo grado di corruzione, e infatti San Paolo scrive: «Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio». Questo uomo che siede sul trono di Dio sarebbe per alcuni l'uomo della tecnica, cioè l'uomo di scienza, il "superuomo", per cui, se contate di fare programmi per il futuro, tenete presente che l'anticristo si è ormai manifestato e la fine dei tempi dovrebbe quindi essere questione di giorni o al massimo di anni, la parusìa incombe sul mondo e potrei quindi anche smettere di mandare curriculum, tutto volge al termine. (noterete come l'uso greco del termine sia molto più raffinato, ma non vogliamo qui contraddire la verità rivelata, sia solo per scaramanzia).

[intanto vi tengo impegnati con questo finché non ritrovo un po' di tranquillità].

domenica 1 maggio 2016

Cause di forza maggiore

Non ho nulla dire, sono preoccupato per il lavoro e quando succede non ho nemmeno voglia di scrivere e soprattutto di pensare. Mi costa una gran fatica abituarmi ai nuovi ambienti di lavoro, mi viene innaturale, già il dover mettermi nell'ottica del cambiamento mi debilita. E poi mandare in giro il curriculum, rimettersi sotto esame, superare i tre mesi di prova, non ce la posso fare, non a quarantatré anni (figuriamoci a cinquanta o passati i sessanta, come vorrebbe l'Inps), è una vita ben misera. In ogni caso ci sentiamo, magari tra una malinconia e l'altra ci scappa qualcosa di buono, ma non ci conterei troppo.