lunedì 27 febbraio 2017

Mosche bianche

Non è necessario essere razionalisti scientifici o atei materialisti per essere libertari, tutto sommato nemmeno è necessario credere nella libertà. Prendete me: io sono un originale, io non credo nella libertà, tutt'al più penso che sia un destino credersi liberi mentre attesto che tutto, semplicemente, accade, senza bisogno di scomodare il concetto di libera creazione (l'esperienza non lo attesta), sono pure agnostico, penso piuttosto che tutto accada per come deve accadere, ma appunto per questo non vedo impedimenti al fatto di essere o sentirsi liberi, di vivere come di morire. Quelli come me li contate sulle dita di una mano.

domenica 26 febbraio 2017

DP

Di là in cucina il bollitore fischia come un treno che arriva in stazione, è l'ora della borsa dell'acqua calda. Prima di andare a nanna volevo scrivere due righe su DP, Democratici Progressisti, ma al solo pensarci mi venivano meno le forze, allora mi sono messo a leggere un capitolo di Moby Dick, il XCI°, o dell'ambra grigia e del suo formidabile fetore. Bisogna sapere che è da due anni che ho in ballo Moby Dick, forse tre, il secondo volume delle opere complete di Melville, perfetto per appoggiarci sopra lo smartphone. Speranza sembra avere l'aria di quello che la sinistra la conosce per sentito dire, l'avrà studiata sui libri di scuola, alle Frattocchie 2.0. Come se la sinistra a denominazione di origine controllata interessasse ancora agli italiani, quella ormai è stata assimilata dal movimentismo a cinque stelle, troppo tardi. Io capisco e non capisco, capire in ogni caso non cambia la questione, comprendere non ci salverà. E con questo le mie due righe le ho scritte.

sabato 25 febbraio 2017

Fuffa

Bella persona Orlando, un signore, ma al cospetto dei due fenomeni, Renzi ed Emiliano, c'è poco da fare, tertium non datur. Si è ormai chiarito che la democrazia premia il prodotto ben confezionato, la narrazione interessante, il tranquillo uomo di apparato, per tanto che sia perbene e al limite anche un po' capace, non accende la fantasia e non riscalda i cuori, per quello ci vuole il centravanti che buca la rete. Ci vuole un Emiliano con la sua aurea da magistrato del popolo (anche se non piace a tutti perché è grosso che pare un armadio), o un Renzi con la sua idea smart della vita, generazione Steve Jobs ("è uno spaccone, sì, ma almeno è spigliato", così dicono in giro). Tutta fuffa, si sa, ma sta di fatto che è la fuffa a fare la differenza. Ah, non ti sta bene? Problemi tuoi, il mondo non gira attorno al tuo ombelico, gira attorno alla fuffa (magari Orlando mi smentisce e vince il congresso, nel caso gli avrò portato bene).

giovedì 23 febbraio 2017

Zio Pasquale

Zio Pasquale veniva da Milano con la Mini Cooper, quella di Mr. Bean, e lì dentro ci stava tutta la famiglia, lui, la zia e la cugina, scarrozzate per duecento chilometri in quella scatola di sardine verde mesto coi parafanghi sporgenti e le ruotine da Apecar. Dello zio al volante si vedeva giusto il cappello e un paio d'occhi che emergevano a quota periscopica sopra la linea dei finestrini, ma tanto gli bastava. A forza di vivere a Milano lo zio aveva preso abitudini cittadine, come quella di andare a comprarsi il giornale di buon ora per leggere di politica, e quindi indignarsi strascicando con voce belante e carica di biasimo un lombardo-veneto "Ma robb de mati!". "Robb de mati" poteva essere la linea della metro lasciata a metà, il caso di nepotismo, quello di corruzione, ma anche le cineserie di Andreotti o le smargiassate di Craxi, che tuttavia pure era stimato in quanto quasi dirimpettaio, non so se proprio lui o qualcun altro della sua gloriosa schiatta. Lo zio, come il nonno, faceva il ciabattino, e questo era sufficiente per mantenerci la famiglia e abitare in un vecchio appartamento dalle parti di Piazza Tal dei Tali, raggiungibile attraverso un ascensore inizio secolo con la gabbia in ferro battuto e le porticine in legno con chiusura a chiavistello e campanello d'allarme in ottone. Grande fu la sorpresa quando si presentò a bordo di una Fiat Uno causa furto della Mini Cooper, al nostro paese cose simili erano inconcepibili, e allora Milano ci appariva come un'unica grande fabbricona piena di macchine e di operai, ma anche di ladri e di disonesti di ogni sorta, il prezzo (salato) da pagare al progresso. Fu anche rapinato, mio zio, in negozio e per strada e forse anche sul portone di casa, tuttavia non perse mai il buon umore, me lo ricordo sorridente con quei suoi occhietti astuti e un neo o una voglia di perestrojka sulla pelata, come il Gorbaciov. L'ultima volta che lo vidi mi salutò dalla macchina suggerendomi con una strizzatina d'occhio di dare un bel pizzicotto sul sedere alla mia ballerina (perché a quel tempo bisogna sapere che andavo a scuola di liscio), ma io già allora nutrivo nei confronti del sesso femminile un sacrale rispetto e un grande senso della correttezza, cosa che in effetti non mi ha favorito molto fin qui nella vita. Mi manca lo zio Pasquale.

(a mscaini).

(credo che farò una serie di piccoli racconti del paesino, una specie di mio testamento spirituale, se così si può dire).

sabato 18 febbraio 2017

Disciamo

Se una ditta nasce come ammucchiata anti berlusconiana fra due tradizioni comunque diverse, il giorno in cui viene meno Berlusconi allora viene meno anche la ditta, soprattutto quando il cda decide che la nuova linea è di partire alla conquista delle truppe del nemico in rotta. Non sarebbe stata una brutta idea, anche perché in democrazia nessun elettore dovrebbe fare tanto schifo da rifiutarsi a priori di rappresentarlo (alla conquista dell'elettore "moderato"), soprattutto per una ditta che fa della democrazia la sua ragione sociale, e invece no, perché "la nostra gente" non capisce, non capisce gli Alfano e i Verdini, "non moriremo democristiani!" (perché morire dalemiani a loro pare più intelligente). Chi difenderà i più deboli? Ma i socialisti democratici della filiera Pci-Pds-Ds, luce nella notte dei voucher, fustigatori delle disuguaglianze (quei voucher che, fra l'altro, pur varati da Berlusconi hanno trovato attuazione nel governo Prodi II). Non lo so quanto questa narrazione possa ancora far presa, certo è che fra nuova (ed ennesima) sinistra e movimenti populisti di vario genere e natura si creerà tutt'al più una contrapposizione poverismo moderato/poverismo radicale che rispecchierà pure l'attuale stato delle cose ma di certo non è un buon viatico per il futuro (per poverismo intendo l'attitudine a blandire il debole con promesse di sussidi e redditi universali accompagnati da un generale disprezzo per l'economia di mercato, povertà come valore morale).

lunedì 13 febbraio 2017

Astenia

Prendi oggi, per esempio, mi hanno fatto una testa così tutto il pomeriggio e non ho una gran tenuta, mi vengono le crisi dissociative da stress, uno straniamento ma anche una rivelazione, non una brutta cosa, anzi. Tengo a precisare che il colpevole non è il capitalismo brutto e cattivo coi suoi ritmi di lavoro alienanti, sono crisi che vengono da lontano, cose già note. La direzione del Pd proprio non ho potuto seguirla, mi dispiace. L'energia che ci vuole per rimanere concentrati sugli avversari, ce ne vuole così tanta e io ne ho così poca. Avrei dovuto litigare per il pallone ma poi mi sembrava una cosa un po' meschina, avrei dovuto litigare con un paio di persone ma poi la fatica che ci vuole per rimanere litigati, non se n'è fatto nulla. Mollati gli ormeggi, cari miei, quando tutto precipita, lasciati precipitare, e infatti a breve credo che precipiterò nel sonno, adiós.

giovedì 9 febbraio 2017

Amarcord

Il primo nero apparve in paese verso l'84-85, me lo ricordo perché era appena uscito "Arena" dei Duran Duran, venne accolto in canonica e si faceva gara di solidarietà per donargli scarpe e vestiti, anche se a prima vista non ne aveva bisogno. Non vi so dire se eravamo più buoni di adesso, certo è che quell'unico nero in mezzo a tutti quei bianchi ci faceva un po' tenerezza, pure se non pagava affitto e non faceva opraio. Mio nonno, veneto e comunista, non solo non aveva mai visto un nero in vita sua, ma nemmeno sapeva com'erano fatti i russi e quando al telegiornale ne facevano vedere uno esclamava con aria un po' estasiata: "I è proprio fati come noialtri!" (la nonna sorrideva indulgente). I meridionali invece erano già arrivati da qualche anno, richiamati dalla costruzione della grande centrale elettrica. La mia prima amichetta era di Gela, anche se io ero già entrato in contatto con la bassitalia per via di mia madre, la quale era pur cresciuta nella laicissima Montevideo e più che calabrese ha sempre avuto un piglio da svizzera. Il mio amico meridionale si chiamava invece Salvatore e se non sbaglio era di Catania, lui e suo padre mi portarono a vedere E.T. l'extra-terrestre su una Fiat 131 Mirafiori che già dal quadro strumenti mi sembrava un'astronave, con un sacco di spie colorate, rosse, gialle e blu, mi sentivo come su una Rolls. Del nostro nero nel frattempo si erano perse le tracce ma tutti concordavano che era un bravo ragazzo, pulito, educato, che giocava a pallone con gli altri, io non saprei perché i contatti sociali già mi mettevano più ansia che paura e preferivo starmene in casa a giocare coi Lego e a guardare Starblazer e Gundam alla tv. Da qui si capisce che il legno storto non lo raddrizzi più.

domenica 5 febbraio 2017

Generazione Telemaco

A pensarci bene Recalcati è la morte sua per Renzi, questo ridurre le complesse dinamiche interne al Pd a un conflitto generazionale padre padrone/figlio ribelle è proprio quello che ci vuole per il movimento della rottamazione, che per arrivare ai giovani deve semplificare la narrazione al livello del liceo, a modo suo un sessantotto, ma molto scialacquato. Il saggista scomoda perfino il Nietzsche del "bisogna saper tramontare", ma scomodare Nietzsche per D'Alema mi pare un'enormità, uno spreco di erudizione. Non dico che abbia tutti i torti, anzi, sulla necessità di sentirsi considerato, di rimanere al centro dell'attenzione, D'Alema costruisce la sua ragione di vivere, ma... no, niente ma, ha perfettamente ragione Recalcati: il Pd, la Lega, Forza Italia si riducono oggi essenzialmente a questo, ai vecchi che non vogliono mollare e ai giovani a cui è negato il diritto di governare, che è poi il problema di sempre (Generazione Telemaco: Hitler ne aveva 44, Stalin 43 e Mussolini appena 39 quando i vecchi decisero di mollare finalmente la carega, ma ce n'è voluto per convincerli!).

Analisi

Leggendo il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'italiani, nell'incipit, Leopardi ci dà un quadro dello stato dell'arte dell'Europa attorno al 1824: la Francia ha perso la sua egemonia culturale e politica, Francia, Germania e Inghilterra si guardano "da pari". Le nazioni, grazie anche agli "scambievoli commerci", hanno "deposto gran parte degli antichi pregiudizi nazionali sfavorevoli ai forestieri, dell'animosità, dell'avversione verso di loro" e questo in ragione del "progresso dei lumi e dello spirito filosofico e ragionatore che accresce i lumi e calma le passioni ed introduce un abito di moderazione; e altresì per l'affievolimento stesso dell'amore e fervor nazionale", insomma, una pax culturale e politica che abbiamo conosciuto anche noi sul finire del secolo scorso e che per qualche ragione oggi è minacciata dai nazionalismi di ritorno. Sappiamo tutti com'è andata, un secolo dopo quel 1824 così ben avviato verso l'uguaglianza fra i popoli l'Europa era già passata attraverso una prima guerra mondiale e covava in seno i prodromi della seconda (nazismo, fascismo, olocausto). Io qui non voglio lasciar intendere che ci attende lo stesso destino, vorrei solo capire quali sono le ragioni che portano i popoli così ben avviati verso la pacificazione universale a riaccendere la miccia e rinchiudersi in se stessi come e più di prima. A prima vista parrebbe che una grande fetta del mondo islamico abbia reagito molto male alla contaminazione del modello occidentale, e cioè quello che fa capo "ai lumi e allo spirito ragionatore", e qui finalmente emergerebbe lo scontro di civiltà, taciuto per molto tempo per la falsa convinzione che il tacerlo servisse a placare gli animi. Senonché la civiltà occidentale oggi sotto attacco non reagisce unita nel riaffermare l'uguaglianza universale degli uomini nei valori dei "lumi e dello spirito ragionatore", ma reagisce altresì di pancia e si porta al livello dei sui nemici cercando una purezza originaria perduta che di fatto è una regressione alla superstizione delle "leggi di natura". Questo a prima vista.

giovedì 2 febbraio 2017

Declino dell'uguaglianza

C'è poco da dire su Trump, fai senza la laurea il filosofia: è la risposta più a buon mercato alla paura. Che sia dunque solo una narrazione quella della società aperta, della fraternità fra i popoli, dell'uguaglianza fra gli uomini? Più che altro formulette adatte ai tempi di pace, bastava poco per tirarle giù. L'uomo è davvero uguale? Sì, insomma, dipende. Biologicamente, certo, ma culturalmente, è proprio lì che casca l'asino e la tradizione umanistica accusa il colpo. Il problema non si porrebbe se fossimo tutti secolarizzati, tutti più o meno dediti al commercio col mondo, smagati, smaliziati, impigriti, stravaccati sul divano. No, è proprio così che deve andare il mondo, col suo bel Trump e i suoi bei Salvini a farla facile, ed è proprio perché ci siamo impigriti che ci dà fastidio tutto, lo straniero come il rifugiato, che non si sa mai come la pensano, fuori tutti piuttosto di fare la fatica di distinguere il grano dal loglio: chi crede ancora nell'umanesimo dovrà trovare argomenti più convincenti da opporre ai trumpisti di tutto il mondo, perché quelli che abbiamo usato finora non servono più, son passati di moda come il telefono a gettoni.

mercoledì 1 febbraio 2017

Resa

Le sorti del mondo non sono legate necessariamente al grado di istruzione, nessuna salvezza, nessuna consolazione a priori dalla conoscenza. Questo per sgomberare subito il campo da ogni possibile equivoco circa la funzione salvifica del sapere. Certo, conoscere può sempre tornare utile, ma non necessariamente per elevare l'uomo (il fine educativo), è più per curiosità, per naturale predisposizione caratteriale che ci si dà alla conoscenza, nulla di eclatante. Che poi ci si senta in missione per conto dei Lumi, be', questo è un altro paio di maniche. L'insegnante, per esempio, deve per forza di cose confidare nel fine educativo, se non ci crede lui, chi altri? Ma noi che non abbiamo nulla da insegnare possiamo pure rilassarci e comprendere che è già tanto capirsi senza equivocare. E' tutto finito, almeno per quanto mi riguarda.