sabato 31 marzo 2018

Quando il Palazzo Celeste ci cadde sulla testa

Come nei peggiori incubi di Abraracourcix il Palazzo Celeste ci sta cadendo sulla testa. La caduta è più lenta del previsto a causa della scarsa attività solare che non assottiglia abbastanza l’atmosfera, così avrà più tempo per bruciare, si spera. Dove cadrà non si sa, c’era una possibilità che cadesse sul Molise oppure sull’Isola di Pasqua, staremo a vedere. Non toccate niente, non si sa cosa usano i cinesi per fare le stazioni spaziali, c’è il caso che stingano.

Walden

Ormai d’inverno non piove più, in compenso a marzo comincia la stagione delle piogge e a voglia di smettere. Quest’anno mi sono preparato per tempo, giovedì era una bella giornata e sono andato a fare legna, nella dispensa ho tutto quello che mi serve, compresi due bei conigli e una colomba che mi farò per Pasqua con le patate. La vita è così tranquilla qua su. Passo le mie giornate scaldandomi i piedi al fuoco della stufa e intagliando figurine nel legno, Buck è raggomitolato al mio fianco, se la ronfa che è una bellezza. Ce l’ha la sua cuccia là fuori, ma ho bisogno di compagnia, e poi non me la sento di lasciarlo in balia dei lupi. Sto scrivendo un libro sull’Essere, come Heidegger nella Foresta Nera, e raccontini erotici in forma di haiku. Il pentolino dell’acqua gorgoglia sulla stufa, più tardi mi farò un tè. Le Tombstones sono avvolte nella bruma.

lunedì 26 marzo 2018

Orizzonte originario

Esercizio:

Il tavolo non è un tavolo al di fuori della mente, il tavolo esiste solo in quanto la mente gli dà quella forma e quelle caratteristiche che riconosciamo come “tavolo”. Puoi tentare di uscire dall’orizzonte della mente pensando una realtà che le stia al di fuori, ma questo fuori è pur sempre quel pensato entro cui tutto ricade. La mente è l’orizzonte originario.

“Sì, ma gli atomi?”

Quella configurazione particolare di atomi che è il tavolo si presenta in quel modo alla mente perché è la mente che la determina in quel modo, gli stessi atomi sono a loro volta rappresentazioni concettuali, formule matematiche, evidenze sperimentali, ma l’esperienza è appunto il contenuto della mente.

“E il corpo?”

Senza mente non c’è nemmeno corpo, che sia il tuo o quello di un altro.

“Sì ma la materia, l’antico Egitto, il Big Bang, sono solo contenuti della mente?”

Come sarebbe a dire “solo”? Sono legittimamente e a pieno titolo contenuti della mente.

“So già dove vuoi andare a parare, che la materia non esiste e bla bla bla”.

La materia esiste ma bisogna solo stabilire in che senso. La materia non esiste nel senso di una dimensione ontologica a sé, cartesianamente isolata dalla coscienza e dalla mente, la materia è un concetto della mente. Del resto non c’è l’evidenza che esista una realtà materiale al di fuori della mente, piuttosto il contrario, l’evidenza è che tutto è contenuto nella mente, compreso il concetto della realtà esterna alla mente.

E adesso potete sbatterci le corna.

La fisica non è una rappresentazione della realtà, ma del nostro modo di pensare ad essa.
— 
Werner Heisenberg 

domenica 25 marzo 2018

Argomento ontologico

Uno che si pettina come Puigdemont non può essere veramente pericoloso.

sabato 24 marzo 2018

Introduzione a Heidegger

In Essere e Tempo Heidegger si mette alla ricerca dell’Essere, un Essere che fin da subito non mostra le caratteristiche dell’Essere eterno, cosa che appare a Heidegger come un vero e proprio assioma, un principio evidente di per sé e che non ha bisogno di essere dimostrato.

Fra Essere ed ente, sostiene Heidegger, cioè fra la condizione dell’esistenza e le cose che esistono effettivamente nella realtà, vi è una fondamentale e insuperabile differenza ontologica, L’Essere non è l’ente. Vi è dunque un piano ontologico che riguarda la riflessione sull’Essere in sé (l’Essere, per così dire, trascendentale), e vi è un piano ontico, cioè relativo all’esistenza degli oggetti particolari e individuati che si mostrano nel mondo.

E qui siamo al punto: per Heidegger l’Essere è dunque l’apparire degli enti, è quella cosa, diversa dalle cose, che lascia apparire gli enti. E’ Aletheia, “verità” per gli antichi greci, cioè non-nascondimento, disvelamento (a- come alfa privativo di lethe, cioè “nascondere”).

Da questo conseguirà poi tutta una serie di riflessioni para-esistenziali sul senso dell’Essere come temporalità, cioè Essere precario, mai assoluto, ma in balia del divenire tanto quanto l’ente (perché dell’ente è il suo lasciarlo mostrare nella luce dell’esistenza, finché è, e il suo abbandonarlo nel buio dell’inesistenza, quando non è più).

Infine, la questione della tecnica. Heidegger vede come nella società l’uomo sempre più intende il suo rapporto con l’Essere che disvela le cose come un rapporto utilitaristico, gli enti hanno valore solo in misura della loro utilità. Da qui tutta una riflessione sulla necessità di ritornare a un senso più autentico delle cose che solo il linguaggio poetico potrà restituire, da questo punto in poi Heidegger scivolerà sempre più verso lo stallo della Gelassenheit, una sorta di quieta accettazione dello stato delle cose con una vaga e flebile speranza in un futuro cambiamento epocale.

Heidegger incarna lo spirito della filosofia della seconda metà del secolo scorso, quella che porterà al post-moderno e al pensiero debole.

Se Heidegger vi sembrerà un po’ farraginoso non è solo un’impressione.

Divinazione

In un remoto futuro ormai alle porte non ci sarà più bisogno del Parlamento inteso come luogo fisico, Montecitorio diventerà un museo visitabile comodamente da casa, così come le decisioni riguardo ai provvedimenti di un governo che si riunirà a sua volta in videoconferenza saranno prese direttamente dai cittadini comodamente seduti sul divano, basterà un click. Quindi quando vedete nei film di fantascienza quelle sedute plenarie di fantomatici senati galattici con esseri arrivati da ogni angolo della galassia, sappiate che sono solo fantasie senza costrutto, in un futuro ormai alle porte le informazioni viaggeranno istantaneamente trasportate dalle onde gravitazionali e quello che ci serve per vivere ci verrà direttamente fornito dalla Rete, non avremo più bisogno di esistere per vivere veramente.

venerdì 23 marzo 2018

Le organizzazioni politiche e sociali saranno destrutturate

Le leggi fascistissime, cioè l’insieme di leggi che instaurarono di fatto il regime fascista, vennero annunciate nel gennaio del 1925, nel marzo dello stesso anno il filosofo Giovanni Gentile affermava che avendo il popolo italiano “ritrovato la sua unanimità… non è più il caso di misurare e contare i singoli uomini”. 

“La democrazia diretta, resa possibile dalla Rete, ha dato una nuova centralità del cittadino nella società. Le organizzazioni politiche e sociali attuali saranno destrutturate, alcune sono destinate a scomparire. La democrazia rappresentativa, quella per delega, sta perdendo via via significato. E ciò è possibile grazie alla Rete”.

mercoledì 21 marzo 2018



Chissà dov’era puntato lo sguardo di Nietzsche, in nessun luogo del mondo, ormai guarito dalla malattia dei mortali, al di là del bene e dell’utile, divenuto divenire, che nel suo infinito e incessante mutare, incapace di soffermarsi per un attimo su una cosa, si sofferma contemporaneamente su tutte, restituendo una completa e definitiva immobilità.

martedì 20 marzo 2018

La congettura della morale

Il problema della morale è così strettamente connesso a quello del libero arbitrio che i due problemi, di fatto, coincidono. Se il libero arbitrio esiste, allora esiste anche la morale, se il libero arbitrio non esiste, allora non esiste nemmeno la morale, almeno non nel senso che le attribuiamo abitualmente.

Se la morale scaturisce prima di tutto da un sentimento, quel sentimento rappresenta il libero arbitrio molto meno rispetto alla volontà, la volontà è la facoltà arbitraria per eccellenza, il sentimento in quel caso è altro rispetto alla volontà, il sentimento costringe ad ascoltarlo nel momento stesso in cui si manifesta, non possiamo decidere di non provarlo.

Visto e considerato però che il libero arbitrio non appare incontrovertibilmente alla coscienza, e cioè non appare incontrovertibilmente che quel che accade poteva anche non accadere, bisogna considerare la morale come una congettura alla stregua della volontà, non c’è scampo.

domenica 18 marzo 2018

Impossibile

Ciwati si è dimesso da segretario e con lui tutto il gruppo dirigente, "non sono riuscito a dare una speranza al paese".

Perché Ciwati ci credeva davvero di poter dare una speranza al paese, quando si dice sovrastimare la percezione di sé e della propria portata storica. Lui e il suo partitino fondato nella cameretta, con quel logo scacciaelettori che sembra un senso vietato, un divieto assoluto di transito, di qui non si passa. Lo so, doveva accennare all’uguaglianza (forse per il simbolo si sarà fatto aiutare da suo fratello che ha disegnato anche il logo di Liberi e Uguali, quello che sembra la marca di un detergente intimo ai frutti di bosco). Insomma, non ci si improvvisa segretari di partito, non basta conoscere uno pratico di Illustrator. Il dubbio è che Ciwati la lotta di classe l’abbia vista solo dentro Lady Oscar e che quando parla di quella sua fantomatica sinistra in perenne fase di rilancio e di rifondazione non sappia nemmeno lui bene cosa sia, un vagheggiare pallido e assorto, nell'attesa il popolo ha già provveduto per conto suo. Ciwati come paradigma della sinistra da cameretta.

sabato 17 marzo 2018

La situa

Voglia di certezze

E' il sentimento di sicurezza che ci guida, non puoi pretendere che gli uomini siano pronti ad essere cittadini del mondo, proiettati verso il progresso scientifico e culturale se poi questo progresso universale toglie loro le certezze da sotto i piedi, prima di tutto quelle economiche. La globalizzazione è una sfida troppo grande per nazioni poco organizzate e che non sanno garantirsi quella fetta del benessere planetario che serve alla loro sopravvivenza, la chiusura è un riflesso automatico che risponde a una certezza quasi matematica (ti saluto industria 4.0, ti saluto scienza che vede e provvede e che toglie sempre le castagne dal fuoco, il guaio sarà quando ci accorgeremo che nemmeno il protezionismo economico e culturale porterà i benefici sperati).

Ah, e comunque la globalizzazione è un processo che non si ferma perché lo dicono Trump e Salvini, quella procederà beata per conto suo anche senza di noi, e ci presenterà il conto.

lunedì 12 marzo 2018

Generazione Agamennone

E meno male che Renzi in squadra aveva lo psicologo specializzato in supercazzole lacaniane che capiva al volo la psicologia degli elettori.

Sulla volontà di volere

Sei sicuro di sapere cosa vuoi, quando vuoi, oppure vuoi tanto per volere? La risposta è: vuoi tanto per volere.

“Io voglio che rivince il PD!”

Tieni presente che il PD non saprebbe tirare fuori un paese dalle sabbie mobili nemmeno attaccandolo con un gancio al trattore.

“Allora io voglio che perdono gli altri!”

Ah ecco, adesso ci siamo.

Epistème

C’è questa cosa chiamata “epistème”, cioè “lo stare sopra”, il “mantenersi al di sopra”, che è la pretesa da parte della filosofia e di ogni “vera scienza” di stabilire la verità incontrovertibile, non ulteriormente dubitabile, così che da una parte abbiamo l’episteme teologico-metafisica della filosofia, che intende dire l’ultima parola su quell’Essere che controlla il divenire degli enti, dall’altra l’episteme tecnico-scientifica, che pretende di stabilire invece le leggi incontrovertibili dell’accadere dei fenomeni e che sembra essersi indirizzata, almeno nella parte che interessa la materia, verso un sapere di tipo probabilistico (vedi teoria dei quanti).

In questo scontro epocale fra episteme filosofica ed episteme scientifica che valore volete che abbia la pretesa di questa o quella fazione politica di imporsi come verità incontrovertibile sulle altre? Nessun valore, la politica è sostanzialmente una fede, una profezia autoavverante, quando va bene, un inutile dispendio di energie, quando va male.

domenica 11 marzo 2018

L’uomo produce congetture come le api il miele

Se si intende la politica come mera tecnica della creazione e del mantenimento del consenso si capisce bene come l’idea che si vuole difendere passerà in secondo piano rispetto allo scopo che ci si prefigge, se invece intendiamo la politica come mezzo per raggiungere il “giusto scopo”, allora qui entriamo in un terreno spinoso, vale a dire quello della verità “ideale”, che probabilmente non ci restituirà alcuna certezza, solo “buona volontà” (e si sa quanto sia incerto e soggettivo il criterio della “buona volontà”). (Per esempio: che cos’è giustizia sociale? Ad un’uguaglianza dei diritti spesso non corrisponde una equivalente uguaglianza dei doveri, e già questo basta per mandare tutto all’aria). (va da sé che sono idealisti anche i thatcheriani, al pari dei keynesiani). La politica è un qualcosa di situato troppo storicamente per pretendere da lei una qualsiasi parvenza di incontrovertibilità, e per tanto che noi pensiamo che sia giusto mantenere la pace e la concordia fra i popoli, questo pensiero, seppur nobile, rimarrà sempre e solo un intento, un proponimento sorretto dalla buona volontà e mai una verità valida universalmente di per sé, ed è questo il motivo di infiniti grattacapi.

Di quel cibo che solum è mio

«Venuta la sera, mi ritorno in casa ed entro nel mio scrittoio; e in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandargli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia; sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte; tutto mi trasferisco in loro. E perché Dante dice che non fa scienza sanza lo ritenere lo avere inteso, io ho notato quello di che per la loro conversazione ho fatto capitale, e composto uno opuscolo de Principatibus».

(Niccolò Machiavelli, Lettera a Francesco Vettori, 10 dicembre 1513)

mercoledì 7 marzo 2018

Balsamo

Il governo in questo paese è la trappola tesa sul cammino trionfale degli eroi cosmici, guarda per esempio la parabola dei Cinque Stelle, dal vaffanculo al garbatissimo “siamo aperti al dialogo con tutti”, si son fatti più gentili, veri amici a quattro zampe. Va da sé, le istituzioni acquietano, i governi rammolliscono, tempo cinque anni e Di Maio non lo distingui più da Forlani.

Morale

Nutro seri dubbi sull’esistenza di quella cosa chiamata “Morale”, istintivamente non riesco a concepirne l’idea. L’ho sempre considerata un costrutto sociale, un’abitudine appresa, una sorta di psicologia della Gestalt che vede emergere un disegno dove invece ci sono solo nuvole. Esiste un impegno che ci prendiamo con gli altri, per educazione, ma non si sa bene da dove provenga, da cosa muove. Forse è questione di indole caratteriale, e questo spiegherebbe perché per tanto che ci si danni a inculcare la cosiddetta “morale” in soggetti che ne sembrano naturalmente sprovvisti, non si riesce a cavare un ragno dal buco. Ma poi la morale cambia verso a seconda dei parametri di riferimento (si sentono morali anche Salvini e Berlusconi, cosa credete?). La morale è quella cosa per cui ci si pensa uomini per bene per darsi un tono, come guardarsi allo specchio e vedersi magri, un caso di dismorfismo che interessa la psiche.

sabato 3 marzo 2018

Constipation blues

Io poi quando vado a votare dopo mi sento più libero, come quando riesci ad andare di corpo (chi era quello che tirava lo sciacquone nella cabina elettorale?). Io già so come andrà a finire, niente aspettative, niente delusioni: una debacle senza precedenti per i miei colori, intendo i colori del progressismo illuminato. E domani c’è pure il derby, che perderemo. Dice: come faranno ad andare a votare i calciatori? Eh, capirai, son tutti stranieri. Ce n’era uno intelligente e che aveva studiato, adesso non ricordo più il nome. A tutti gli altri gli garantisci il diritto di giocare alla playstation e gli sgravi fiscali sui tatuaggi che son già contenti. State sereni.

Il nemico

Bisogna scegliersi un nemico, focalizza. Siete tristi, vi sentite insoddisfatti, non sapete più che fare della vostra vita? Sceglietevi un nemico e dategli la colpa. Scaricando le responsabilità verso l’esterno allenterete la pressione verso l’interno. E’ colpa dei russi, è colpa di Soros, è colpa del capitalismo e del libero mercato, è colpa del comunismo. Anche un po’ del Vaticano, sicuro. Del resto quando uno ha colpa, ha colpa, basta solo riuscire a dimostrarlo. Ma non lo vedi, dice chi si è scelto per nemico la produzione capitalistica, che voi al nord non pensate altro che al lavoro, sempre a produrre, produrre, produrre. Non avrei obiezioni se corrispondesse un guadagnare, guadagnare, guadagnare, l’egualitarismo economico così come non mi riempie le tasche non mi riempie nemmeno il cuore (ti sfruttano. Benissimo, allora dammeli tu i soldi per la merenda). E l’altro: Ma non li vedi i segni dell’invasione, è un piano ben congegnato, lo finanziano gli ebrei. Non c’è bisogno degli ebrei per spedire in Europa gente che è di troppo perfino per gli stessi africani. Allora è la natura il nemico, forse dovrebbero tenere a bada il piccione. Eh no, perché se vai contronatura poi diventi un globalista sradicato e apolide che avalla la distruzione demografica dell’occidente. Non se ne esce. Sceglietevi bene il vostro nemico, dalla scelta del vostro nemico dipende quello che diventerete nella vita, l’importante è che non andiate contro voi stessi.

Albascura

Domani faremo i conti con la storia che irrompe impetuosa nelle nostre vite, e io qui ad angosciarmi per la mia situazione finanziaria e lavorativa. Che ingenuo. Da domani tutto risolto. Ah, dovessi un’altra volta ripartire per la tangente con le mie cose sentimentali, fatemi il piacere, stoppatemi subito. La vita è troppo cinica e bara per darle la soddisfazione di patire per lei. Sono in una nuova fase dell’esistenzialismo, direi che mi sto spostando verso un esistenzialismo del tipo celiniano prima maniera, prima che sbarellasse con le sue robe antisemite. Ma poi, esistenzialista a fasi alterne, che una volta che trovo un qualsiasi lavoro che mi permette di ritirarmi alla sera ai miei studi e alle mie letture, tutto ritorna bello e degno di vivere. O quasi. Le donne sono complicate, è vero, che non si capisce cosa vogliono, gli uomini non sono più quelli di una volta e pure la fatina di Frozen diventa lesbica. Peccato, ci avevo fatto un pensierino. Ah, quanti danni la modernità! Sta di fatto che moderno o non moderno io mi ci ritroverei ugualmente bene in questo mondo, sempre ad avere il mio angolino. Domani votiamo contro la modernità, ci chiudiamo dentro la nostra nazione, in compagnia del nostro popolo, noi, chiusi dentro la stanza e tutto il mondo fuori. Ho mangiato avanzi.

Revanscismo

C’era un gruppetto di africane alla fermata che discutevano come vaiasse a voce alta, come fosse casa loro, con quelle treccine che parevano scope di saggina e i culi in bella mostra dentro i leggings, una roba sguaiata che non vi dico, e allora due vecchietti coi cappottoni di lana che erano seduti sulla panchina ad aspettare l’autobus si sono alzati e in un impeto di orgoglio patrio gli hanno urlato contro: “Maleducate! Ma da domani si cambia registro!”. Quelle si sono girate e si sono messe a ridere masticando il chewing gum, poi dicono che succedono le disgrazie.

La sacra alleanza

Dice: “la fai facile, tu, abbiamo il Vaticano”. Ma il Vaticano se ne sta lì dove sta proprio perché prospera sulla mentalità clientelare-assistenzialista che ha contribuito ad alimentare soprattutto nel meridione, dove ha trovato un fertile terreno di coltura, vale a dire il familismo (”vincolo di solidarietà tra i membri di una stessa famiglia, quando prevale su quello riguardante il gruppo sociale”). Per rendere innocuo il Vaticano bisognerebbe invece accogliere quella modernità priva di remore morali riguardanti la produzione di beni e di merci che è il nemico comune della dottrina sociale della chiesa e del pensiero comunista-comunitarista. (una volta non ci pensavo, poi me l'hanno fatto notare e me ne sono convinto).

Weberiana

Io sono weberiano, nel senso dello spirito del capitalismo che si riallaccia all’etica protestante, per cui è inutile che qui nel nostro meridione si affidino ai cinquestelle sperando in non so quale rivoluzione civile e culturale, è questione di mentalità, o ce l’hai o non ce l’hai, perfino l’Estonia funziona meglio di una qualsiasi regione del nostro meridione, e continuerà a funzionare meglio, non c’è partita.

La nazione [l’Estonia] è passata all'euro il 1º gennaio 2011, divenendo il diciassettesimo membro dell'eurozona, nella quale è uno dei Paesi col più basso debito pubblico.

Tu te le immagini la Calabria o la Sicilia entrare in Europa da sole con il più basso tasso di debito pubblico? Ci siamo capiti.

Si dirà: ma la tua tanto sbandierata Germania è governata da un partito cattolico. Certo, con un’attitudine laica che nemmeno il primo dei nostri anticlericali e delle nostre femministe. 

Pensare che basti lo sforzo della volontà dei molti, senza cambiare profondamente quello che siamo - e per cambiare profondamente un’attitudine collettiva ci vuole il lento lavorio della storia, comprensiva di tutte le sue variabili -, pensare che per cambiare le cose basti la sola buona volontà dei molti è sforzo inutile e vano (da qui a qualche anno saremo da capo, nulla sarà cambiato se non qualche deluso in più).

giovedì 1 marzo 2018

Atto di fede

In fondo la politica è un atto di fede, funziona nella misura in cui ci credi, cioè credere che possa risolvere davvero i problemi come il meccanico risolve il guasto al motore. Io non ci credo ma le concedo il beneficio, altrimenti il gioco non regge. Io non credo nella volontà. Ci ho provato, non ci credo. Vedo più dei destini che si intrecciano come le trame di un tessuto (deformazione professionale), e i cosiddetti “leader” che vanno a rimorchio, vince il più lesto a cavalcare l’onda.