Se si intende la politica come mera tecnica della creazione e del mantenimento del consenso si capisce bene come l’idea che si vuole difendere passerà in secondo piano rispetto allo scopo che ci si prefigge, se invece intendiamo la politica come mezzo per raggiungere il “giusto scopo”, allora qui entriamo in un terreno spinoso, vale a dire quello della verità “ideale”, che probabilmente non ci restituirà alcuna certezza, solo “buona volontà” (e si sa quanto sia incerto e soggettivo il criterio della “buona volontà”). (Per esempio: che cos’è giustizia sociale? Ad un’uguaglianza dei diritti spesso non corrisponde una equivalente uguaglianza dei doveri, e già questo basta per mandare tutto all’aria). (va da sé che sono idealisti anche i thatcheriani, al pari dei keynesiani). La politica è un qualcosa di situato troppo storicamente per pretendere da lei una qualsiasi parvenza di incontrovertibilità, e per tanto che noi pensiamo che sia giusto mantenere la pace e la concordia fra i popoli, questo pensiero, seppur nobile, rimarrà sempre e solo un intento, un proponimento sorretto dalla buona volontà e mai una verità valida universalmente di per sé, ed è questo il motivo di infiniti grattacapi.
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