"[...] La nostra conoscenza di queste è stata molto oscurata e confusa, e siamo stati indotti a errori molto pericolosi con il supporre una duplice esistenza per gli oggetti dei sensi: l'una intellegibile o nella mente, l'altra reale al di fuori della mente; per la quale si ritiene che gli oggetti non pensanti abbiamo una sussistenza naturale in sé stessi, distinta dall'essere percepiti […]. Questa, che, se non sbaglio, è stata mostrata essere una nozione assurda e assolutamente infondata, è la vera radice dello scetticismo; poiché, finché gli uomini riterranno che le cose reali sussistano al di fuori della mente, e che la loro conoscenza sia reale soltanto nella misura in cui è conforme alle cose reali, seguirà che non potranno essere certi di avere una qualsiasi conoscenza in genere. Infatti come si potrà sapere che le cose che sono percepite sono conformi a quelle che non sono percepite, ossia le cose che esistono senza la mente [exist without the mind]?".
(Trattato sui principi della conoscenza, G. Berkeley)
La filosofia moderna, con Berkeley ma anche con Cartesio, Hume e Kant, avverte la necessità di indagare il rapporto che sussiste fra la mente che rispecchia la realtà e la realtà che costituisce l'oggetto di quel rispecchiamento.
A tal proposito interverrà Kant con la sua soluzione elegante: ad essere universale è il modo in cui percepiamo le cose non percepite, la certezza del modo in cui ci rappresentiamo la realtà costituisce la verità (qui per "cose non percepite" si intende il mondo esistente di per sé, senza una mente che lo rispecchia, la "cosa in sé" kantiana).
Perché nel profondo dell'inconscio di noi tutti c'è ormai la convinzione che esista una realtà materiale oggettiva che esiste indipendentemente da noi e che viene rispecchiata dall'attività pensante della mente, la quale non è che una sorta di allucinazione ben organizzata prodotta dalla chimica del cervello, il quale, di per sé, non è che un semplice ammasso di materia: 77-78% di acqua, 10-12% di lipidi, 8% di proteine, 1% di carboidrati, 2% di sostanze organiche solubili, ecc. Come può, dunque l'acqua, associata ai lipidi e alle proteine, pensare?
Berkeley offre la soluzione più estrema, più estrema di quella kantiana che pur teneva ferma l'esistenza di una realtà in sé: non esiste alcun rispecchiamento di un mondo isolato dalla mente, la realtà è solo ed effettivamente quell'idea che si mostra nella mente, fascio di percezioni immateriali che vanno a costituire l'idea stessa della "materialità".
Certo, Berkeley attribuirà a Dio la prerogativa della mente suprema che raccoglie tutte le idee entro di sé, ma noi contemporanei non abbiamo più bisogno di pensare a un Dio per giustificare certe conclusioni. Speriamo di esserci capiti.