Qualcosa di Hegel lo avevo pur capito ma volevo più che altro capire perché costituisca ancora oggi un totem soprattutto per molti filosofi della storia e potenziali teorici della rivoluzione (e della reazione).
L’idealismo tedesco. Per l’idealismo tedesco, si sa (o si dovrebbe sapere), nulla rimane al di fuori della coscienza che pensa il mondo, l’Assoluto di cui parla l’idealismo è “concretamente” costituito da tutto il pensabile e da l’intero cosciente, posto che la realtà coincida con la coscienza della realtà. Per noi contemporanei questo concetto non è scontato: noi pensiamo kantianamente che esista una realtà in sé che sopravvive alla coscienza delle cose e che addirittura la produce: la “cosa in sé”. Senonché l’idealismo nota che ogni tentativo di pensare una “cosa in sé” rientra fatalmente nell’attività stessa della coscienza, l’idealismo dunque elimina quella che pensa come una contraddizione: il nous, la mente, la coscienza è la “sostanza” originaria di cui facciamo diretta esperienza nel nostro essere, nel nostro pensiero.
“Nihil est in sensu, quod prius non fuerit in intellectu [non vi è niente nell’esperienza dei sensi che non sia già stato nell’intelletto], nel significato generale che il noús [mente], o, intendendolo piú profondamente, lo spirito, è la causa del mondo,”
(F. W. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio)
Il vero è l’intero. Su questa base gnoseologica si inserisce il pensiero peculiare di Hegel: la verità non è un semplice indicare una corrispondenza con la realtà effettiva delle cose, la verità si disvela nella totalità del processo che conduce alla verità, cosi che l’Assoluto di Hegel non è che l’esito (”Resultat”) di tutto il processo che conduce alla verità.
“Il vero è l'intero. Ma l'intero è soltanto l'essenza che si completa mediante il suo sviluppo. Dell'Assoluto si deve dire che esso è essenzialmente Risultato, che solo alla fine è ciò che è in verità;”.
(Fenomenologia dello Spirito, Prefazione)
La dialettica. Da questo consegue che la storia del mondo, che è poi la stessa storia dello Spirito, del nous, o della stessa coscienza che prende coscienza di sé, è un processo eternamente “in fieri”, cioè in costante divenire, in costante via di formazione e di attuazione. Hegel mostra qual è il processo che permette al mondo di divenire, movimento che corrisponde al progressivo “incarnarsi” dello Spirito Assoluto nella storia dell’uomo.
Primo movimento: Tesi, o momento intellettivo astratto. Il concetto viene isolato dal suo contesto (astratto), preso in sé e per sé come se non fosse invece connesso a tutte le altre determinazioni grazie alle quali riceve il senso che ha.
Secondo movimento. Antitesi, o del negativo razionale. La ragione avverte che per attribuire un senso a un concetto occorre appunto metterlo in relazione con la sua negazione.
Terzo movimento. Sintesi, o del positivo razionale. E’ il momento in cui la ragione comprende, si potrebbe dire in senso eracliteo, che ogni concetto è costituito dal nesso che si forma fra significati contrari necessariamente connessi, è il momento dell’Aufhebung, cioè del “togliere” (Auf), “conservando” (hebung). (”notte” e “giorno”, per esempio, trovano la loro sintesi nel concetto di “giornata”, la quale è ciò che è proprio in virtù della periodica alternanza fra il giorno e la notte). Ogni momento del concetto in formazione conduce a una sintesi in cui gli aspetti dei concetti precedenti vengono conservati e superati. Dalla sintesi poi si riparte per un nuovo processo dialettico, la sintesi diviene un’ulteriore tesi che troverà poi la sua antitesi che darà vita a un’ulteriore sintesi, e così via.
Conclusione. Sicché, cosa rende così affascinante Hegel agli occhi dei rivoluzionari e dei reazionari allo stesso tempo? L’idea che ogni momento storico sia animato da uno Spirito dotato di un’intrinseca razionalità che conduce necessariamente al ribaltamento delle condizioni esistenti, l’idea che la giustizia si compia secondo ragione.
La sinistra hegeliana vedrà infatti in Hegel lo scopritore del processo razionale che conduce al compimento definitivo della giustizia sociale, la destra hegeliana il giustificatore dello stato etico di ispirazione religiosa, visto come momento assoluto del compimento dello Spirito (santo).
C’è un Hegel per tutte le stagioni.