Allora, mi sono messo a leggere Legge e Caso di Severino, come sempre illuminante. Il problema trattato, che interesserà a pochi, è di quelli che solleticano il mio interesse: se le cose emergono dal nulla, come del resto sostiene la fisica (creare materia e antimateria dal nulla, Le Scienze; fluttuazione quantistica), allora si pone il problema di come una Legge, in questo caso della fisica, possa prevedere e dominare il comportamento di un qualcosa che, provenendo dal nulla, è completamente slegato da ogni principio e da ogni ipotesi di legislazione deterministica o anche solo probabilistica (il Caso, appunto).
“Ciò che esce dal niente incomincia in modo assoluto, non ha tendenze, vocazioni, inclinazioni, propensioni, non ha scopi, non è sottoposto a regole, leggi, principi. Dietro di sé non ha nulla, il suo affacciarsi all’esistenza non è affidato a nulla, non ha scopi, non ha ragioni. Il niente è niente e non può esserci una ragione che spinga il niente in una direzione piuttosto che in un’altra. Proprio perché è stato niente tutto ciò che nel divenire incomincia a essere è puro caso”. (Legge e Caso)
In altre parole se le cose emergessero veramente dal niente non si spiegherebbe quella certa regolarità del loro accadere che sono le leggi della natura: ma esisterà davvero, poi, questo niente, questa minaccia assoluta del divenire niente, questo nostro essere precari abitatori del tempo che nascono e poi svaniscono per sempre nel nulla da dove erano usciti?
Qui c’è in ballo anche la nevrosi fondamentale di noi moderni che ci sentiamo in dovere di vivere tutto e subito e senza possibilità di appello perché destinati a una morte accidentale e definitiva. Ne riparleremo.
(qui non c’entra Dio, il quale non è che una forma di dominio sognato sopra il caso che irrompe minaccioso dal nulla).
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