sabato 14 luglio 2018

Il progressista

Il progressista stile Repubblica ha bisogno di specchiarsi nelle narrazioni edificanti, magari non avrà il Rolex e l’attico a New York come i progressisti più à la page ma in qualche modo lui l’ha risolta la sua vita e nel tempo libero si dedica ad amare l’umanità. L’amore per l’umanità è un bisogno secondario, sorge quando il bisogno primario di garantirsi la propria comfort zone è già stato soddisfatto. Noi che viviamo di espedienti abbiamo invece troppa rabbia in corpo per amare l’umanità, il progressista stile Repubblica no, a lui basta un editoriale di Scalfari per sentirsi intelligente. La sua rabbia, che in lui si è sedimentata a un livello più profondo e viene perciò distillata in velenosa perfidia, la riserva tutta per i vari Berlusconi, Trump e Salvini. Tipi umani alla Federico Rampini, alla Massimo Gramellini. Pensano in totale buona fede che i sogni e i bisogni del ciabattino di Kabul siano gli stessi che animano l’impiegato della biblioteca comunale. Ma il ciabattino di Kabul non sfila al gay pride. Il progressismo stile Repubblica è una malattia senile dell’occidente appagato ma oggi l’occidente è arrabbiato e viene meno anche il brodo di coltura di quel particolare tipo umano. 

La realtà è che l’umanità è un accrocco più complesso di un insieme di uomini animati da buoni sentimenti che aspettano solo di essere portati maieuticamente alla luce.