sabato 2 marzo 2024

Storia dell'arte: Basquiat, Lichtenstein, Rothko, Pollock

Vidi una mostra di Basquiat a Lugano, ci andai con le cugine, mi aggiravo per le stanze del museo, immerso in quella sacralità tipica di chiesa laica con la speranza che finissero tutti quegli scarabocchi e di ritornare alla luce del sole, a rivedere il lago. Basquiat assomiglia a quelle operazioni che spiegano i complottisti su internet, un'operazione psicologica dei servizi segreti volta a distruggere i valori della civiltà ed elevare il vandalismo ad arte inclusiva. Il capitalismo che trova il modo di fatturare sulle sue stesse rovine, cannibale che si rosicchia i calcagni. Come Roy Lichtenstein: un giorno ha appoggiato il bicchiere su un fumetto e dal fondo mistico di Glen Grant un retino offset gli ha sussurrato all'orecchio: con me ci farai i soldi. Diverso il caso di Rothko, dipingeva figure all'inizio, Hopper depresso, ma non se lo filava nessuno, sicché, dai e dai, al culmine dell'esasperazione, anche lui ha la sua illuminazione e ti riempie il mondo di "color fields", poi si suicida: qualis artifex pereo. E quell'altro imbianchino ubriaco di Pollock: "Pollock trae le proprie immagini direttamente dall'inconscio", Gesù Cristo nelle uova strapazzate. Miti che la cultura americana si è creata ad arte per accreditarsi nel mondo dell'arte, per farci il business, un grande impero deve diffondere il suo gusto imperiale, Carhenge nel deserto del Nebraska. Nebraska: "acqua cheta" in lingua chiwere.

4 commenti:

  1. A proposito di arte e cultura americana. Tu che traduci Joyce mi spieghi il senso di "Art is anything you can get away with" (Andy Warhol) ?

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    1. Boh, ora come ora mi viene in mente che sotto l'ombrello dell'arte puoi far passare per arte qualsiasi cosa, ma questo sarà solo uno dei sensi possibili.

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  2. ti mando un bacio
    ciò che vale per la cosiddetta arte pittorica vale anche quasi sempre per l'architettura contemporanea

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