Quando nonno mi costrinse a far la scuola di ballo mi prese per le lezioni due mocassini neri in vacchetta con le suole di cuoio, leggeri, morbidi, calzavano come un guanto, "così li porti anche a scuola", sì, col ca. Te lo immagini tu Simon Le Bon a scuola coi mocassini del nonno? Via via. Passi i mocassini, li mettevo i mocassini, ma erano scamosciati tipo Timberland, due croste che non avrebbero portato nemmeno i Piedi Neri, con le suole di caucciù che quando pioveva diventavano due skateboard (il caucciù, contrariamente al ca, col freddo si indurisce, diventa marmo). Nella lingua Algonquan, il termine calzature viene tradotto proprio con il termine mocassini. Figuratevi il vostro formamentis coi mocassini di cuoio, alla scuola di ballo, a ballare il liscio e la mazurka, la polka, coi piedi che dovevano toccare il sedere, tutto documentato, ci sono le foto, non le vedrete mai. Il maestro urlava: scalciate, scalciate! dai, sul sedere! West Point, Full Metal Jacket. Platone faceva il pancrazio, io il liscio, che credibilità volete che abbia un filosofo che ha fatto il liscio? Nulla, zero. È anche per questo che ho abbandonato ogni prospettiva di gloria, sono ricattabile, ho un passato da nascondere. I mocassini di cuoio, che vergogna. Meglio mettere tutto nero su bianco prima di presentarsi allo Strega.
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