I nonni avevano ancora vivido il ricordo della guerra e dell'occupazione tedesca, d'altronde erano passati solo una trentina d'anni, era come per noi avere il ricordo degli anni novanta, il muro di Berlino, Mani Pulite, Eltsin e Clinton. Avevano ancora forte il terrore del soldato tedesco in ritirata, e la paura dei bombardamenti, c'era un ricognitore che di notte passava sopra la casa, ronzava come un calabrone, lo chiamavano beffardamente Pippo, Pippo portava le bombe (alleate). (sulla leggenda di Pippo, da wikipedia). Nonna raccontava che finché sentivi il fischio della bomba voleva dire che era lontana, quando ce l'avevi proprio perpendicolare sopra la testa la bomba ti uccideva in silenzio, senza preavviso. Bombardavano a casaccio, dicevano, di notte, al solo chiaror d'un lumicino. Una bomba era caduta in campagna distruggendo il rustico, l'avevano scampata bella, ancora qualche metro e oggi non sarei qui a raccontarvelo. La zona era strategica, a ridosso del Po, a pochi chilometri dal Garda. I tedeschi in ritirata sparavano alla gente, erano incattiviti, affamati, cercavano qualsiasi cosa per attraversare il fiume con i ponti distrutti, ci davano dei traditori. Il racconto epico della traversata del Po, nelle tinozze, a nuoto, i soldati tedeschi affogavano, accompagnati dalle grida di esultanza degli italiani. Arenato in una secca, ancora negli anni ottanta, spuntò un carrarmato tedesco con dentro i resti dei soldati (leggenda o verità? Chi lo sa). Sembra niente la guerra quando la vedi in televisione, un buco nel soffitto, tutto il terrore sterilizzato, solo delle immagini lontane fra un piatto di pasta e una scaglia di formaggio. Niente di meglio che farsela raccontare la guerra, con tutti i suoi terrori ingigantiti nella memoria, fissati nelle leggende, per averne un orrore vivo, per fuggirla con tutte le tue forze.
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