martedì 12 marzo 2024

Si parla di Shakespeare nel nono episodio dell'Ulisse, Scilla e Cariddi, è complicato tradurlo ma stilisticamente omogeneo, mi sto divertendo. Qui di seguito un passo che fa il verso, nella forma, ai drammi di Shakespeare, si parla appunto di Shakespeare, fra teorie eterodosse sulla vita del bardo e suggestioni letterarie:

STEPHEN

(Stringendo.) Egli ha nascosto il suo stesso nome, un bel nome, William, nei drammi, qua una comparsa, là un giullare, come un antico pittore italiano infilava il suo volto in un oscuro angolino della tela. L'ha rivelato nei sonetti dove c'è una sovrabbondanza di Will. Come a John O'Gaunt il suo nome gli è caro, caro quanto il blasone che si è guadagnato a forza di piaggerie, una lancia oro e argento placcato su banda nera, honorificabilitudinitatibus, più caro della sua fama di maggior shakera-scene della nazione. Cosa c'è in un nome? È quello che ci chiediamo da fanciulli quando scriviamo il nome che ci han detto essere il nostro. Una stella, una stella diurna, una meteora, spuntò alla sua nascita. Brillò di giorno sola nel cielo, più brillante di Venere la notte, e la notte brillava sopra il delta di Cassiopea, la reclinata costellazione che è il segno della sua iniziale fra le stelle. I suoi occhi la osservavano, bassa sull'orizzonte, a oriente dell'orsa, mentre egli attraversava a mezzanotte i sonnolenti campi estivi, di ritorno da Shottery e dalle braccia di lei.

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