Stavo leggendo Putnam, Hilary Putnam, quello dei cervelli nella vasca, il quale sostiene, in linea con il suo realismo del senso comune, che pure i fatti sociali possiedono una loro oggettività e porta l'esempio della storia della sessualità, descrivendo come un tempo l'omosessualità fosse ritenuta un peccato mortale, poi una malattia legata a una disfunzione organica e quindi a una devianza psichica, fino alla situazione attuale in cui non viene considerata nemmeno più come una malattia. Putman ritiene che basti questo percorso a provare "l'errore morale" (lo chiama proprio così) in cui incapparono i nostri incolti antenati, affidando alla scienza il compito di formare la più corretta descrizione della realtà. Un po' ingenuo, il nostro (e infatti pure si definisce un realista ingenuo). La pensavo anch'io come Putnam qualche tempo fa, ma mi sbagliavo. Soprattutto in campo sociale, la scienza non dimostra nulla con la forza sufficiente per imporsi in modo incontrovertibile sugli argomenti degli avversari, la scienza dimostra finché la lasciano dimostrare, finché viene riconosciuta come principale criterio di verità, ma tolta l'investitura, tolta la funzione pedagogica. L'argomento di Putman ricorda inoltre da vicino quello dell'intellettualismo etico di socratica memoria, e cioè che il male sia in buona sostanza ignoranza del bene, come se il bene fosse sempre oggettivamente riconoscibile in quanto tale, non è così, la questione è molto più complessa. L'attuale mutata sensibilità nei confronti dell'omosessualità è figlia di una particolare combinazione di fattori inerenti a un certo tipo di società, non è tanto una conquista della scienza medica e psichiatrica quanto un episodio storico, e converrà agli amici omosessuali sperare che questo episodio possa protrarsi il più a lungo possibile, perché non ci sarà nessun ombrello sotto il quale ripararsi in caso di maltempo.
domenica 28 febbraio 2016
Auguri
Si sa che io non metterei al mondo figli, che quando mi sembrò di sentire in me la pulsione fu più che altro per spirito di emulazione, ma una volta che i figli vengono al mondo non c'è più posto per la filosofia e li si cresce al meglio, o almeno così dovrebbe essere. Non possiamo dunque che fare gli auguri al bimbo di Nichi Vendola e del suo compagno, nato nel bel mezzo della battaglia, trascinato suo malgrado nell'agone, come del resto si viene trascinati in vita, volenti o nolenti, nell'esser-ci e nel Dasein. I cattolici penseranno a solito capriccio, che i loro, di capricci, vengono custoditi al riparo di ciò che la natura vuole, trasfigurati, elevati a virtù, ma quel che rimane è pur sempre un venire al mondo e così sia.
Chi vive sperando
Insomma, c'è Speranza che vuole costruire l'alternativa a Renzi ripuntando sull'identità di sinistra, ma questa "sinistra", in buona sostanza, che cos'è? E' un semplice catalogo di rituali romantici scampati alla furia iconoclasta dei rottamatori o è qualcosa di più concreto? E' solo un segno che rimanda a un particolare stato emotivo o c'è dietro un vero piano d'azione? Per me, per esempio, la sinistra era più che altro un segno che rimandava a un particolare stato emotivo, ed era questo il motivo principale dei suoi fallimenti: prima ci ponevamo davanti il grande ideale, poi, una volta gonfiato il petto e rimarcata la differenza antropologica fra "noi" e "loro", consideravamo al limite il problema dei contenuti. E così continuano a fare anche gli speranzosi, i quali, per loro stessa natura, gettano prima il cuore oltre l'ostacolo nella speranza poi di non restare i soli a raccoglierlo, ennesimo rito di autosuggestione collettiva per certi versi molto prossimo all'autolesionismo.
giovedì 25 febbraio 2016
Opera Nazionale Maternità e Infanzia
Piuttosto, sempre divertenti quelli del Foglio: non è vero che le coppie di fatto fondate sull'amore fanno più figli (meglio le coppie sposate fondate sul dovere), ci estingueremo, moriremo tutti. E' una possibilità, certo, del resto l'estinzione è cosa di per sé naturale, come il matrimonio fra uomo e donna. E in più se ci estingueremo gli storici ci ricorderanno come quel mitico popolo del Mediterraneo amante dell'arte e della dolce vita, inventori della pizza. Questa odierna ossessione demografica ricorda a tratti quella del ventennio, la tassa sul celibato. Ma non è colpa nostra, e l'articolo pure se ne avvede, è colpa della società, della moda, dell'ideologia, del sentire comune. Io oserei dire dell'odierna società di mercato, dove uomini e donne devono per forza darsi da fare per tirare a campare, altro che idillio, altro che famiglia del Mulino Bianco o di maschi alpha e di donne beta che stanno a casa a tirar su la prole, l'attuale precarietà del mondo si oppone ad ogni possibile progetto di stabilità. Ma potremmo stare qui a discuterne all'infinito, come ho già detto la soluzione è bella che pronta: chi se la sente faccia un figlio anche per me per riequilibrare i conti, apposto così.
Se in frigo hai la cicoria
Se volevate una legge "super-civile", con pieno riconoscimento ed equiparazione dei diritti, bisognava prima eleggere un parlamento super-civile, qualcosa di laico, di laicissimo, ce lo abbiamo mai avuto un parlamento del genere? Non credo. Sempre c'era una componente cattolica che si opponeva e per quieto vivere si decideva di lasciare cadere la cosa. Questa legge, bella o brutta che sia, è figlia dello stato dell'arte. Poteva il Movimento Cinque Stelle fare da stampella a Renzi sulla Cirinnà? Ne sarebbe comunque uscita una maggioranza variabile, con chissà quali ripercussioni sulla tenuta del governo. Ancora ne deve fare di strada la secolarizzazione in casa nostra. Piuttosto sono risibili le recriminazioni della minoranza interna ed esterna al Pd, tutti a prendersela con Renzi perché ha ceduto al compromesso, lo aspettavano al varco, inviperiti: e che poteva mai fare? Toccava a Bersani vincere e stravincere e così non si sarebbe nemmeno posto il problema Renzi, toccava a D'Alema e a Prodi quando ne ebbero la possibilità, o forse coscientemente non vollero perché fiutarono in anticipo il complotto che li voleva fare vincere, chissà. Io so solo che a forza di tentennare la vecchia guardia si è alienata gran parte del suo tradizionale bacino elettorale e questi sono i risultati, chi è causa del suo mal...
martedì 23 febbraio 2016
Più per fama che per contezza
Ho ritrovato quel libro, non era finito al macero, si tratta di "Bentornata Realtà - Il nuovo realismo in discussione" a cura di Mario De Caro e Maurizio Ferraris, titolari della pippa mentale in questione. Qui ho ritrovato il contributo di Eco, un saggio dal titolo "Di un realismo negativo", e rileggendolo ancora una volta, ancora una volta per scrupolo, posso dire che il giudizio rimane sostanzialmente lo stesso: grande sfoggio di erudizione, umorismo da settimana enigmistica, citazioni colte, soprattutto dell'amato San Tommaso (quel medioevo chic così ben tradotto sullo schermo da Sean Connery), per arrivare alla fine a dire che, beh, sì, esiste una realtà irriducibile che resiste ad ogni possibile interpretazione. Se lo dice lui sarà vero. «La testimonianza peggiore in favore di un'opera è l'entusiasmo con cui la massa si rivolge ad essa», la stessa massa che oggi lo celebra senza averci capito un tubo, quasi a voler riscattare la propria ignoranza omaggiandolo del suo affetto postumo, ma più per fama che per contezza.
domenica 21 febbraio 2016
Solo perché non senti la ruota del destino girare
Funziona la democrazia anche se dovesse vincere Trump? E' pieno di gente che pensa che sarebbe come dare il mondo in mano a una scimmia. Eco avrebbe detto che Trump non legge abbastanza libri. Basta dunque leggere Kant prima di addormentarsi (e non per addormentarsi) per meritarsi la democrazia? Tempo fa anch'io ragionavo in questi termini, e cioè che occorresse prima di tutto educare l'elettorato per avere una democrazia degna di questo nome, ma sarebbe stata una contraddizione in termini. Perché non mettere direttamente i professori di semiologia, che di libri ne hanno letti tanti, a capo delle nazioni? L'idea non è nemmeno così nuova. Il fatto è che i repubblicani sono in confusione e Trump a modo suo rappresenta l'antipolitica, una specie di Berlusconi ma ancora più ricco e ancora più spaccone, e l'antipolitica non si può mettere fuori legge. In buona sostanza, quello che ti tocca democraticamente te lo devi tenere. Sono in ballo fattori economici e politici, c'è in ballo la psicologia, quella che Trump rappresenta è un'idea e per batterlo bisogna lavorare sulle idee, un lavoro immane. Magari l'idea rappresentata dalla sig. Clinton riuscirà a spuntarla su Trump, magari quella di Sanders no, ma tanete ugualmente presente questo: «Non c'è nulla da fare. Tutto è già stato fatto. Ora il Progetto sta semplicemente svolgendosi. Solo perché non senti la ruota del destino girare e le campane suonare non significa che esiste una minore certezza.» (I. Asimov, Fondazione e Impero).
Grandi intellettuali del nostro tempo
Eco era una caricatura dell'uomo colto, grande collezionista di nozioni, lettore di Topolino, non dico una figura alla Bouvard e Pécuchet, però quasi. Non ci mancherà particolarmente perché in fondo non diceva nulla di particolare, con i suoi pensierini banali sulle masse zotiche e incolte e i suoi calembour semiotici da quarta liceo. Roba da gruppo Espresso-La Repubblica, tale e quale. Per scrupolo lessi anche il suo contributo al dibattito sul nuovo realismo, una roba talmente insulsa che nel corso del trasloco mi sa che è finita direttamente al macero, perché dovevo ottimizzare lo spazio, ma soprattutto perché i libri inutili mi indispongono. Pace all'anima sua, che la nostra si è già messa in pace.
venerdì 19 febbraio 2016
La fissa
Ma pure io la penso come Giuliano Ferrara, ma ci mancherebbe: "il contrario del matrimonio non è il divorzio, è il non matrimonio: basta non sposarsi". Tutto apposto. Macché. A ben vedere se non ti sposi mica c'hai il diritto di scopare («pippe, pippe, pippe»), è come insegnare al gattino a farla nella sabbietta, per il sesso c'è luogo e modo, con il suo bel fine. Intendiamoci, niente di personale, il problema è linguistico, è culturale (sottoponiamolo all'Accademia della Crusca). E' che Ferrara sta in fissa, c'ha il demone del fine polemista che lo
rode dall'interno, se tutti stanno nel mezzo lui deve per forza
stagliarsi di tre quarti, vorrebbe un mondo ben ordinato entro le sue
leggi come un presepe di porcellana, ma così, per posa intellettuale. Ma chi l'ha mai visto questo diritto naturale? Boh, se non altro valga come criterio estetico. Ci sono solo gli uomini
con le loro occasionali giustificazioni mascherate da grandi principi
etici e morali? Però che belli i grandi principi etici e morali, non andranno più di moda ma sono degli splendidi oggetti di antiquariato, oggi invece va di moda l'impiallacciato, non è forse l'Ikea il primo agente della secolarizzazione?
mercoledì 17 febbraio 2016
Voglio la mamma
Quello che abbiamo capito è che al Movimento Cinque Stelle non piacciono i canguri, lo sai tu il perché? Perché sono dei marsupiali della famiglia dei macropodidi, e nel marsupio chissà cosa nascondono, dicono che ci tengono le unioni civili ma in realtà ci nascondono l'eugenetica e i matrimoni misti fra uomo e lesbica, brrrr. Oppure, come dice il maître à penser, sì ai diritti per coppie gay, ma il papa ha ragione: non tutto è famiglia ("mi accontento della linea aristotelica sulla famiglia, per cui la
razza umana per riprodursi ha bisogno di un uomo e una donna; del resto
anche gli omosessuali sono nati così"). Io per conto mio voglio la mamma, e la voglio così tanto che ne vorrei due o tre, del resto anche una lesbica, aristotelicamente parlando, è pur sempre una donna. Ma io che devo fare con Diego? Ricordo quando ai tempi trafficavamo coi rispettivi siti di filosofia e ci scambiavano pareri sul forum degli eroi... ma che gli è successo? Non c'è dubbio che i gay nascano da un uomo e una donna, e ve ne dirò pure un'altra: pure i figli dei gay! Famiglia è dove c'è casa e i casi della vita sono tanti, milioni di milioni, e non è il papa che tiene il registro delle coppie degne di tale titolo e qualifica, checché ne dicano Fusaro, Aristotele, Hegel, Marx o Martino Heidegger.
martedì 16 febbraio 2016
Al di quà del principio di piacere
Si sceglie ciò che dà piacere o ne veniamo scelti? Se siete lettori abituali sapete già come la penso, e cioè che dal piacere veniamo scelti, comandano le impressioni, gli stati d'animo, loro tirano il carretto e noi arranchiamo appresso. Quindi si sceglie di essere gay o è l'essere gay che sceglie noi? La seconda, non si capisce altrimenti come un gay possa esserlo per vanità e dispetto anche quando rischia la forca, son mica dei kamikaze (ma, sapete com'è, siamo un paese talmente cretino che la cretineria pretende addirittura di avere corso legale).
lunedì 15 febbraio 2016
Tutto torna
Tutto è chimica per il paradigma scientifico, tutto questo sfavillio di idee messe su monitor che a loro volta suscitano altre idee indotte e prodotte chimicamente, il che non fa che confermare un sospetto, e cioè che l'esistenza, nella sua espressione cosciente, sia in buona sostanza un trip allucinogeno, roba buona autoprodotta dall'argonismo, mica le piantine che vi fate crescere di nascosto in giardino. S'intende che io per le droghe ho una repulsione istintiva, la stessa che a ben vedere nutro per la condizione esistenziale quando mi capita di ricadere nella paranoia, tutto torna.
Un'ultima cosa
Che poi, come dicono i saggi, ci si innamora dell'amore, ammesso che ne capiscano qualcosa. Per cui si può dire che una storia finisce quando la controparte non corrisponde più alla nostra idea di amore, la quale è sempre in divenire (capirai la complessità). La controparte, come dicevo, è solo un pretesto, l'occasione per dare sfogo a un'allucinazione di medio o lungo termine, dipende tutto dalla risposta della serotonina. Ora, non so se sia legge universale ma si addice perfettamente al caso mio (abbiamo la scienza dalla nostra). E ora basta parlare d'amore che non siamo mica dalla parrucchiera.
domenica 14 febbraio 2016
In occasione del ventennale
Foster Wallace, di cui non ho letto nulla, pare fosse ossessionato dai dettagli e dal problema della comunicazione esatta fra individuo e individuo, il classico problema delle isole che comunicano solo attraverso il linguaggio, e da qui il suo interessamento per i tipi alla Wittgenstein, che avevano ridotto la realtà a un problema di grammatica. A me, personalmente, la questione non ha mai appassionato, e intendo l'incommensurabilità fra il pensiero e la sua rappresentazione linguistica, per esempio a me pare che quel che avevo in mente l'ho detto e per di più in poche righe, ma io non sono Foster Wallace. In ogni caso non credo mi metterò a leggere un suicida perché al momento sono troppo impressionabile, meglio stare sereni.
Refrattario
Se penso quanto ero fesso, mi angustiavo perché non mi sentivo amato, che poi era la cosa a cui riducevo l'amore, certi San Valentino tristi... passata la suggestione, più niente, sto in periodo refrattario da anni, ho perso la fede nell'amore come si perde la fede in Dio, poi è difficile recuperarla, non ti fidi più, non tanto della persona in sé, la quale è solo un pretesto, quanto dell'idea in sé. Oggi accetterei più di buon grado una convivenza schietta, che con la suggestione dell'amore abbia già fatto i conti e non abbia più nulla da chiederle, perché è l'amore che divide, e tutto il resto a tenere unito.
Diagnosi
Il predisposto geneticamente alla depressione, al netto delle cure palliative, si domanda perché mai gli è toccata in sorte questa condanna, e non riceve risposte. Sono resistente ai farmaci, non mi cura nemmeno il Prozac, sono un caso da studiare. Una volta ho fatto una cura per un mese o due di non so quale farmaco, alla fine del trattamento ero più malinconico di prima. Cambio farmaco, nulla, sempre quel groppo in gola che non se ne andava e la testa come avvolta in un nuvolone nero, uno sfasamento spazio-temporale, una sensazione di irrealtà, un passaggio di onde gravitazionali. "E' perché inconsciamente non vuole guarire", mi dicevano, "ci deve mettere del suo", e io mi domandavo come mai, se è solo questione di chimica, deve intervenire anche la volontà. Allora sono andato in analisi, altri soldi buttati. "Lei deve capire che ci deve convivere con la depressione", come il poveretto che nasce sciancato e non c'è nulla da fare, lo puoi rimettere un po' in sesto con la fisioterapia, ma poi la magagna riprende il sopravvento. Chi non conosce la depressione non può capire il guaio di non poter disporre dei propri stati mentali, non la si risolve con la buona volontà, non c'è rimedio.
sabato 13 febbraio 2016
Cronache della Galassia
Parliamo di cose leggere. Quando sono triste per autoripararmi mi rifugio nella nostalgia, e allora ho ripreso in mano il primo libro che lessi a 15 anni, Cronache della Galassia di Asimov. Si tratta del primo libro del ciclo della Fondazione, vera pietra miliare della fantascienza. In realtà si tratta di un grande romanzo storico ricalcato in parte sulle vicende della caduta dell'impero romano e in parte sull'ascesa del nazismo, la fantascienza è solo un pretesto. Saltano subito all'occhio le analogie con la saga di Star Wars: il grande impero galattico, le trame politiche, la capitale Trantor presa a modello per Coruscant, il Mulo nella parte di Dart Fener, gli psicostoriografi in quella degli Jedi. Tutto gradevolissimo, compresa qualche tenera ingenuità, come per esempio l'uso dei microfilm nell'era dei viaggi iperspaziali e lo smodato consumo di sigari vegani (cioè di Vega). Ma la cosa più interessante è l'idea della psicostoriografia, roba che Auguste Comte ne sarebbe uscito pazzo. Una scienza che studia il comportamento delle masse attraverso algoritmi matematici ed è in grado di predire il futuro con la precisione della fisica. Tant'è che Hari Seldon, il fondatore della disciplina, apparirà all'umanità ad intervalli regolari per mezzo di messaggi olografici registrati in vita, e le predizioni risulteranno quasi sempre azzeccate. Ma il destino dell'umanità viene sconvolto dall'apparizione del Mulo, personaggio clownesco dotato però di poteri psichici che gli permetteranno di conquistare la galassia. Chiaro qui il riferimento a Hitler (Asimov era ebreo) e appunto l'assonanza con la figura di Dart Fener, capace di condizionare la mente di chi gli sta di fronte. Il Mulo è dunque la bizzarria individuale, il caso speciale che irrompe nel determinismo storico della psicostoria e ne fa saltare i piani. Asimov scrisse i primi tre libri negli anni quaranta, solo negli anni ottanta aggiunse i sequel e i prequel (esattamente come per Guerre Stellari), fino a ricongiungere le vicende della Fondazione con la linea temporale dei robot (altro tema caro a Asimov), così da formare un universo unico e solidale. E' bello ritrovare i vecchi amici. (spero che questo mio omaggio possa risultare gradito a qualche appassionato di passaggio).
Nulla contezza
Le onde gravitazionali erano il segreto di Pulcinella, ma siccome il popolone non ne aveva contezza ora subiranno la stessa sorte dei buchi neri, spettacolarizzati oltre il necessario, con una loro rubrichetta personale sul canale 56 del digitale terrestre. Ve l'avevo fatto presente, no, che lo spazio-tempo si contrae? L'aveva detto Einstein, come «un gigantesco mollusco flessibile», solo che il popolone è flessibile in tutto fuorché nella zucca. Piuttosto qualcuno aveva sollevato dei dubbi circa la reale possibilità di misurare queste onde, visto che gli strumenti di misurazione si sarebbero mossi assieme allo spazio-tempo, ma gli scienziati dicono di esserci riusciti e se lo dicono loro non c'è ragione di dubitare.
venerdì 12 febbraio 2016
Misteri eleusini
Stavo spiegando al telefono che è inutile la vita del ricco come del povero, te la vivi tutta, quella che ti tocca, bella o brutta che sia, una volta che è finita non ha più senso di quando era appena cominciata. Il solito disfattista. E allora io un'idea ce l'ho, ma me la tengo per me.
mercoledì 10 febbraio 2016
Non si scappa
"Trascendentale" è una parola che usano spesso i filosofi, sta ad indicare ciò che trascende l'esperienza o che si regge e si giustifica in sé e per sé e perciò è sempre valido indipendentemente dal contesto perché è la condizione stessa del contesto, praticamente l'uovo di Colombo. Ecco, io chiamerei "trascendentale" il destino, e cioè l'impossibilità di essere veramente incondizionati. Per quello che si è scritto qui sotto, e cioè che il temperamento già costituisce il dato a priori entro il quale si gioca l'esistenza di ciascuno, ma non solo. Il bello è che io, in tutto questo, non ci vedo una dolorosa limitazione della mia libertà personale, la quale è libertà pur sempre condizionata, trovo invece definitivamente più campata in aria l'idea secondo la quale saremmo padroni del nostro destino, idea foriera di molti più dolori, e il fatto che oggi la si consideri perlopiù come vera costituisce la cifra della pazzia del mondo (è tutto uno spreco di energie questo mondo, a cominciare dalle nostre, per tanto che ti agiti sarai comunque destinato a ritornare al punto di partenza, ad uscire dal mondo così come ci sei entrato, e allo spreco non ci si può sottrarre).
Prima gli uteri italiani
Avrà pensato: già le ucraine si fanno pagare per lavare il culo ai vecchi, niente niente che fiutano il business dell'utero in affitto, e poi chi rimane? I filippini brave persone ma non tengono la forza per sollevare nonno a peso morto, ci vogliono le amazzoni. Io poi sono per l'utero e i buoi dei paesi tuoi, prima gli uteri italiani.
[parodia]
martedì 9 febbraio 2016
Quel che muove
La terra è il luogo dell'errore, l'errore sta a monte, è tutto storto dall'inizio, a voglia di dannarsi per rimettere apposto le cose. Per carità, il tentar non nuoce, tiene occupati, ma alla fin fine ognuno è alla mercé del suo dáimōn e concepisce la libertà solo come estrema fedeltà a quello che gli comanda il suo cuore e il suo temperamento. Prima viene il temperamento, poi l'argomento. Lo stesso uomo di scienza, a seconda del carattere che gli è toccato in sorte, te lo puoi ritrovare tra le fila dei tradizionalisti come dei progressisti, dipende dall'ossessione che lo muove. Il dato oggettivo viene piegato all'interesse di parte, si trova sempre il modo.
lunedì 8 febbraio 2016
Non regge
Circa l'inviolabilità del limite naturale è invece chiaro che nel momento in cui si invoca la sua inviolabilità è segno che oramai quel limite lo si è violato, d'altronde, che razza di limite naturale sarebbe un limite che eventualmente si lasci violare e che ha bisogno di essere difeso per non essere oltrepassato? La volontà non basta quando è la realtà ad emanare la sua sentenza, bisogna farsene una ragione.
Auguri e figli sani
Voi sapete che dove alcuni vedono diritti naturali io ci vedo solo diritti positivi (e non sono il solo), i diritti si conquistano, quando non emergono per necessità in ragione delle mutate sensibilità del tempo, non vi sono limiti che non rientrino nel gioco della volontà umana. Detto questo, che vi devo dire? E' naturale che si nasca da un padre e una madre, almeno finché non inventeranno uteri artificiali. Piuttosto risulta vano pensare che si possa inchiodare la famiglia alla "forma di riproduzione tradizionale" (sì insomma, quella) quando ve ne sono altre a disposizione. Lo scopo è il più nobile e alto, e cioè quello di creare nuova vita, darle tutto l'amore e l'affetto di cui ha bisogno (vedere alla voce "Galimberti"). Purtroppo io non sono il più indicato a discuterne, non mi posso iscrivere d'ufficio a nessun partito, io personalmente avrei preferito non essere mai stato, difficilmente mi riesce di mettermi nei panni di chi con tanto sforzo vuole a tutti i costi un figlio. Detto questo, per l'amor di Dio, non sia mai che un cinico o peggio ancora un depresso venga a rovinarci la festa: auguri e figli sani, che è poi l'unica cosa che conta.
Segnalazione
Potete anche leggervi questo articolo apparso su Salto.bz in cui non ho ben compreso se si è ben compreso il tono parodistico del mio post, in sostanza una presa in giro del machismo tradizionalista (specificare è sempre brutto, toglie tutta la poesia). Poi mi direte.
domenica 7 febbraio 2016
La noia
La noia, gente, la noia, evidentemente il problema sono io, perché di temi interessanti sui quali scrivere ce ne sarebbero a iosa, dalla legge Cirinnà alle primarie di Milano, ma che vi devo dire? Niente. Mi faceva sorridere questa cosa di Giuseppe Sala vincitore in sezione Gramsci, ma giusto un mezzo ghigno alla Eastwood, quando non sai se ha mosso davvero il labbro o se è stata solo una tua suggestione. Piuttosto sto giocando a QuizCross, lo trovo interessante, si imparano un sacco di cose... va beh, poi mi ritornerà la voglia, sono periodi così, bisogna lasciarli passare. E ho pure freddo ai piedi, cosa che non credo possa interessare, giusto per tirarla un po' per le lunghe. Sapete quella notte che sono rimasto senza corrente elettrica e per conseguenza senza acqua calda e riscaldamento? Era un cavo che si era bruciato giù in cantina, il palazzo è vecchiotto, era da un po' che la luce sfrigolava. Stavo facendo un backup di sicurezza, caso vuole che il cavo abbia ceduto proprio in quel momento. Lo choc per la vita di merda che faccio è stato tale che ho cambiato le mie priorità. Tra queste priorità non ci sono né la legge Cirinnà né le primarie di Milano. Au revoir, gente, state bene.
martedì 2 febbraio 2016
Estinzione
Il ddl Cirinnà, quante energia profuse per un non nulla. Pensavo, ma se togli l'indignazione, se proprio non riesci più ad indignarti, qual è il criterio che informa la condotta morale? Con l'imperativo categorico non andiamo molto lontano: «Agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di legislazione universale». Entrambi i contendenti sono convinti che la massima della loro volontà valga come principio di legislazione universale. E allora, dove la ragione non dirime, interviene il sentimento, l'indignazione, appunto, che sgorga dai più profondi recessi dell'anima e riproduce fisiologicamente l'esperienza della verità. Ma, da capo, entrambi si indignano in egual misura, entrambi si sentono nel giusto. Se giunti a questo punto non sapete più che pesci pigliare, provate a fare un esperimento, provate a spegnere l'indignazione come si soffoca la fiamma di una candela, e scoprirete che dove prima c'era il problema poi rimane ben poco (ma mi raccomando, da non usare come principio di legislazione universale).
lunedì 1 febbraio 2016
La posta
I gay non sono dei malintenzionati, è che pure loro cedono alle suggestioni della famiglia, ricadono nei tradizionali schemi sociali, cercano la normalità fra pannolini e biberon, e nemmeno si può pretendere di ingabbiarli nella figura dei libertini senza un domani, sarebbe comodo e per certi versi rassicurante, ma non corrisponde alla realtà. Il punto è che sulla famiglia entrano in competizione coi legittimi proprietari del marchio, e se a quelli gli togli il diritto di prelazione poi si incazzano, è l'unica cosa in cui si possono specchiare, altri argomenti non ne hanno. Per cui, alla fin fine, sotto lo scontro di superficie fra le avanguardie della modernità razionalista e i difensori della tradizione oscurantista che si oppone alla pratica dell'utero in affitto, cova la lotta per la posta in gioco di sempre, quella della discendenza di sangue. Chiamatemi cinico.
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