"Trascendentale" è una parola che usano spesso i filosofi, sta ad indicare ciò che trascende l'esperienza o che si regge e si giustifica in sé e per sé e perciò è sempre valido indipendentemente dal contesto perché è la condizione stessa del contesto, praticamente l'uovo di Colombo. Ecco, io chiamerei "trascendentale" il destino, e cioè l'impossibilità di essere veramente incondizionati. Per quello che si è scritto qui sotto, e cioè che il temperamento già costituisce il dato a priori entro il quale si gioca l'esistenza di ciascuno, ma non solo. Il bello è che io, in tutto questo, non ci vedo una dolorosa limitazione della mia libertà personale, la quale è libertà pur sempre condizionata, trovo invece definitivamente più campata in aria l'idea secondo la quale saremmo padroni del nostro destino, idea foriera di molti più dolori, e il fatto che oggi la si consideri perlopiù come vera costituisce la cifra della pazzia del mondo (è tutto uno spreco di energie questo mondo, a cominciare dalle nostre, per tanto che ti agiti sarai comunque destinato a ritornare al punto di partenza, ad uscire dal mondo così come ci sei entrato, e allo spreco non ci si può sottrarre).
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