Foster Wallace, di cui non ho letto nulla, pare fosse ossessionato dai dettagli e dal problema della comunicazione esatta fra individuo e individuo, il classico problema delle isole che comunicano solo attraverso il linguaggio, e da qui il suo interessamento per i tipi alla Wittgenstein, che avevano ridotto la realtà a un problema di grammatica. A me, personalmente, la questione non ha mai appassionato, e intendo l'incommensurabilità fra il pensiero e la sua rappresentazione linguistica, per esempio a me pare che quel che avevo in mente l'ho detto e per di più in poche righe, ma io non sono Foster Wallace. In ogni caso non credo mi metterò a leggere un suicida perché al momento sono troppo impressionabile, meglio stare sereni.
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