martedì 28 novembre 2023

Fin da ragazzo, cioè da adolescente, mi guardo allo specchio e non mi riconosco, devo fare un certo sforzo per ammettere che quell'immagine che vedo riflessa nello specchio sono io. Tra me e la mia immagine c'è un intoppo, e la sensazione di quell'estraneità è qualcosa di straordinario. Ricordo ancora la prima volta che l'ho provata: Moglia di Sermide, metà anni ottanta, specchiera del bagno di nonna, mi guardo e improvvisamente sento che quello che mi restituisce lo sguardo mi è completamente estraneo, che io sono altro, non un altro, ma totalmente altro. Non mi feci prendere dal panico, non mi pensai più di tanto pazzo, era una questione personale tra me e me, qualcosa di numinoso ("numinose fantasime non irreali, tangibili", Montale). Con la depressione questo fenomeno si acuì, ricordo che vagavo per Milano quando andavo all'università in preda alla derealizzazione. Ne ho passate delle belle. Ricordo anche che in piazza Duomo vidi Di Pietro, e una volta Fabio Fazio sbucare dalla Rinascente, perché almeno gli altri li ho sempre riconosciuti. Comunque, se non associato a particolare ansia, dicono sia un fenomeno nemmeno così raro. Io lo considero un segno di intelligenza.

2 commenti:

  1. Anche a me è successa una cosa analoga e alla stessa età. La prima volta che ho ascoltato la mia voce registrata. Non mi sembrava la mia e non mi è piaciuta per niente: mi sembrava uguale a quella dell'orso Yogi. E per qualche tempo ho evitato di parlare con gente sconosciuta, per paura che si mettesse a ridere. Pare che la fonoagnosia sia un segno di fobia sociale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello è normale, non riconoscere la propria voce, poi averne vergogna è un altro paio di maniche. Comunque anch'io a fobie sociali sono messo bene.

      Elimina