È normale ciò che è a norma ma la norma poi emerge per convenzione e non perché la norma è in sé emanazione del giusto, e d'altronde dove si troverebbe questo giusto, in quale iperuranico anfratto della realtà? La fede dice che la fonte del giusto è in fondo al cuore di ognuno di noi, ma la fede è più la speranza che vi si trovi che l'evidenza che ci sia. Non è allora per capriccio che siamo costretti al relativismo: la connessione fra giusto e norma che lo traduce in pratica è qualcosa di magico, il giusto è fantasmatico, per dirla come il professore, è l'effetto di molte convinzioni circostanziali, l'unica certezza è il destino, e cioè quel che accade per come accade e per come viene creduto che accada. (questo è quello che penso, non vuole essere una lezioncina).
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