E che cos'è l'incivilimento se non un modo per dirottare l'istinto, la libido, la Volontà entro i binari del comportamento socialmente accettabile? Il punto è che questi comportamenti non ci sono dati una volta e per sempre ma si muovono con noi attraverso i secoli. Anche in questo momento si muovono nonostante sembrino immobili, tanto che se anche uno decidesse di puntare i piedi sarebbe tutto il terreno a muoversi con lui e non è detto che se ne renderebbe conto. Per esempio, tutte queste campagne in difesa della famiglia tradizionale: il senso della famiglia cambia, è già cambiato, un tempo non ci si faceva nemmeno scrupolo di rispettare le diversità. Le pulsioni, in fondo, sono sempre le stesse, le stesse che agitavano l'uomo della pietra, sono solo cambiante le loro proiezioni sociali, cioè le forme che devono assumere in società per essere considerate accettabili. Ci aveva visto giusto Schopenhauer, siamo agiti da forze che precedono la nostra volontà e che ci fanno credere di essere noi a volere. La civiltà è lo scafandro, l'armatura, dentro si agitano le stesse forze di sempre, le stesse che condividiamo con gli animali, solo che loro hanno la crosticina più sottile e la Volontà più esposta. Le convenzioni sociali sono per gli uomini le forze di attrito che rallentano l'adattamento. In sè non c'è nulla di giusto o di sbagliato, perché come abbiamo visto anche il giusto e lo sbagliato sono concetti che seguono la sensibilità del momento. Certo, il mio terrore ontologico per la nullificazione dell'essere mi spinge poi a credere che "non uccidere" e non cagionare nocumento siano le uniche regole auree da tenere ben salde nella generale trasmutazione di tutti i valori, ma purtroppo nemmeno questo dipende da me, essendo un argomento che non trova nessun vero appiglio se non in relazione alla mia personale sensibilità. Tutto si muove in superficie, le ragioni profonde restano le stesse.
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